Il gruppo di Escol si radunò in una’ampia radura, appena fuori il grande bosco adiacente al territorio di caccia di quello strano ed insolito popolo guerriero che li aveva braccati ed inseguiti per ore. Fu una corsa a perdifiato tra rovi e cespugli, durante la quale nessuno di loro si concesse nemmeno un minuto per riposare o cercare rifugio. Era troppo rischioso. I tamburi suonavano incessantemente e, malgrado avessero un certo vantaggio sui loro inseguitori, la sensazione di essere costantemente in pericolo e col fiato sul collo durò fino a quando il limitare della foresta era stato valicato. Il figlio del Duca aveva pensato di sfruttare a proprio vantaggio tutta quella ferocia e quella costanza, utilizzando quella stessa gente dalla scura pelle, così selvaggia e combattiva, per aprirsi un varco tra le linee nemiche creando un diversivo e seminando il caos, ma non era stato possibile. Infatti, una volta superata la grossa macchia di alberi, i tamburi sferzanti si erano immediatamente sopiti e lo scalpiccio ininterrotto attorno a loro, di passi e di ramoscelli spezzati, si era arrestato d’improvviso. Erano rimasti solo silenzio ed ombre. La compagnia dunque decise di sfruttare quella calma apparente perlomeno per riposare. Erano talmente sfiniti che, nonostante fosse ormai l’alba, dormirono quasi fino alla sera seguente. Tra un pisolino ed un altro, Escol ne approfittò per studiare da sopra la collina cosa li avrebbe attesi a valle, giù, tra le montagne e ciò che vide non gli piacque nemmeno un pò. Oltre ad un’immensa distesa di tende di legionari imperiali, che avrebbe impedito sicuramente il passaggio di una fiumana di nani in fuga a sud, notò che anche il fronte nord era presidiato molto bene. Un imponente avamposto, costruito su antiche rovine naniche, sorgeva ad ovest, ed ospitava, secondo Slanter, almeno centocinquanta mercenari. Insomma: “un piano b” non era assolutamente applicabile, se qualcosa con la magia fosse andato storto. Inoltre, davanti l’entrata delle miniere, proprio al di sotto della parete nord della montagna, stanziavano sempre almeno due guardie, che non potevano essere aggirate, ma dovevano per forza essere eliminate in fretta per entrare. Tuttavia, erano i “più o meno” dieci o quindici mercenari che pattugliavano la baraccopoli dei nani lì vicino, che lo preoccupavano di più. Slanter infatti rivelò che laggiù vivevano le famiglie degli schiavi impiegati nelle miniere, tra cui probabilmente anche i suoi stessi parenti. Krispin scuoteva la testa affranto: il suo potere era appena sufficiente per aprire un portale: pensare di poterne evocare un secondo dentro le miniere era escluso. Quindi si trattava di scegliere se salvare i nani nelle baracche, oppure gli schiavi che lavoravano nelle miniere. Escol si incupì. Conosceva molto bene la cocciutaggine dei nani, perché lui più di chiunque altro era loro amico: nessuno delle loro famiglie si sarebbe lasciata portare via di lì, se prima non avessero avuto la certezza che i loro cari avrebbero seguito la stessa sorte. Era davvero una decisione difficile da prendere. Il gruppo ne approfittò intanto per sbocconcellare qualcosa, aspettando che il figlio del Duca stabilisse cosa fare in merito e quindi passasse a sviluppare un piano d’azione, ma Escol era caduto in un silenzio inquietante. Poi Alarien, che era di guardia, allertò il gruppo che qualcuno si stava avvicinando! Si trattava di un anziano nano, che subito si apprestò ad alzare le mani in segno di resa. Egli era andato nella foresta per raccogliere un po' di cibo per la sua gente. Quando notò Slanter, rimase a bocca aperta, incredulo. Lo riconobbe subito e i due si abbracciarono affettuosamente. Il nano si chiamava Nanàin, ed era uno degli anziani del villaggio. Escol gli spiegò subito le intenzioni della compagnia, aggiungendo che tra loro c’era un mago che poteva portare in un rifugio elfico, attraverso un portale mistico, tutti i nani dislocati nella baraccopoli. Tuttavia, commentò anche che per i minatori l’estrazione sarebbe stata più difficile, perché solo un unico varco incantato poteva essere aperto a tale scopo. Nanàin all’inizio scosse la testa: reazione che Escol aveva previsto, ma quando il figlio del Duca si alzò dalla roccia su cui era seduto e con sguardo truce aveva esclamato: “Non temere, buon nano: andremo a salvare anche i minatori, ma avrò bisogno del tuo aiuto. Li faremo uscire di lì in un’altra maniera.", Nanàin gli aveva creduto. Stranamente, anche senza potergli mostrare i doni preziosi che aveva ricevuto come segno di amicizia dai principi dei nani, doni che aveva perduto dopo la battaglia con Arios, il vecchio nano sapeva che quel ragazzo non mentiva. Bastò guardare in profondità nei suoi occhi intensi e determinati per credere fermamente che stava dicendo il vero. Pertanto si radunarono e ascoltarono il piano di Escol. Nanàin sarebbe tornato alla baraccopoli e avrebbe radunato tutti nella sala delle assemblee, mentre Stee, Alarien ed Eofaulf, si sarebbero occupati delle ronde che sciamavano per l’accampamento. Infine, lui, Krispin e Slanter, sarebbero entrati di soppiatto nella baraccopoli e avrebbero raggiunto subito la sala delle assemblee. Il mago doveva essere protetto ad ogni costo, ed Escol quindi non voleva assolutamente rischiare la sua incolumità: questo era il motivo per cui egli sarebbe andato con lui, per proteggerlo con la sua stessa vita se fosse stato necessario. Il gruppo annuì e ciascuno iniziò a prepararsi per svolgere al meglio il compito che gli era stato assegnato. Quindi, subito dopo la mezzanotte, Nanàin si mosse e raggiunse la baraccopoli per mettere in allerta la sua gente. Dopo poco meno di un’ora, il gruppo, protetto da un solido incantesimo di invisibilità di Krispin, raggiunse senza problemi il limitare della baraccopoli, per poi dividersi e fare la propria parte al meglio. Quando Escol arrivò a destinazione, con l’elfo e Slanter, Nanàin aveva già raggruppato tutto il suo fiero popolo: più o meno cento persone, stanche, marchiate a fuoco come animali da soma, ma mai dome. In mezzo a quelle donne, vecchi e bambini, Slanter toccò il cielo con un dito quando ritrovò i suoi cari, miracolosamente incolumi. Le sue lacrime di gioia furono un momento molto toccante, che riscaldarono il cuore di Escol e del mago al suo fianco. Mentre Krispin iniziava a concentrarsi per aprire il portale, il giovane guerriero andò di fuori, ed attese il ritorno dei suoi compagni. Il primo a raggiungerli fu Stee. Dal sangue che aveva sulle mani ed in faccia, il mezzelfo doveva aver fatto il grosso del lavoro. Qualche minuto più tardi, anche Alarien ed Eofaulf si ritrovarono al rendez vous. Dopo aver rassicurato quella gente che i loro cari non sarebbero stati abbandonati (e in questo le intercessioni di Slanter e Nanàin si dimostrarono essenziali), i nani iniziarono ordinatamente ad entrare nel violaceo portale che Krispin nel frattempo aveva evocato. L’elfo stava spingendo i suoi talenti al massimo limite possibile: sembrava chiaro che già nell’aprire un singolo mistico varco, lo sforzo nel collegarsi da così lontano all’albero incantato presente nell’avamposto elfico, lo stava stremando. Tuttavia coraggiosamente tenne botta, ma quando l’ultimo di loro passò dall’altra parte, il mago cadde a terra sfinito. Alarien si occupò subito di lui, mentre Escol raggiunse Slanter e Nanàin, complimentandosi con loro per il coraggio di essere rimasti, anziché seguire al rifugio il proprio popolo. Purtroppo non ci fu molto tempo per rifiatare: presto i mercenari si sarebbero accorti che le loro ronde erano state eliminate e quindi si doveva entrare nelle miniere in fretta. Rimasti di vedetta, Eofaulf ed Alarien recuperarono dai cadaveri di due mercenari, che si stavano avvicinando un po' troppo alla compagnia, le loro tipiche armature. Tosto le indossarono e poi tornarono da Escol per mettere in opera la seconda parte del suo piano. Nanàin guidò la compagnia all’entrata delle miniere, dove due sentinelle però intimarono subito l’alt. Escol, che indossava la divisa di un sottufficiale imperiale, spiegò con voce decisa che erano lì per un’ispezione. Nonostante Krispin e Stee fossero rimasti indietro, ed Alarien indossasse la maschera che modificava i suoi lineamenti rendendoli umani, le sentinelle non cedettero alle intimidazioni del figlio del Duca. Vedendo il piano a rischio, lo spietato mezzelfo decise di eliminarle in fretta: nemmeno un battito di ciglia in più e due affiliati pugnali avevano già trafitto un occhio di entrambi, uccidendoli all’istante. Escol e Slanter trascinarono via i cadaveri, poi, al loro ritorno, il figlio del Duca ordinò ad Alarien ed Eofaulf di rimanere di guardia all’entrata. Indossando le loro armature, erano gli unici che potevano passare inosservati e proteggere la loro fuga, depistando eventuali mercenari che si mostrassero un po' troppo sospettosi. Il resto del gruppo sarebbe entrato nelle miniere, ma tutti sapevano che non c’era molto tempo per agire una volta arrivati laggiù: prima o poi qualche ronda o cambio di guardia avrebbe indagato sul silenzio presente nella baraccopoli, scoprendo che i nani erano spariti e che almeno una dozzina di mercenari erano stati ammazzati brutalmente. Pertanto, finché avrebbero goduto dell’elemento sorpresa sarebbero stati al sicuro, ma per quanto? Forse fino all’alba, ma poi sarebbero rimasti senza via di fuga. Incastrati nelle miniere come topi in trappola. Restavano appena tre ore, per salvare i nani e anche le loro vite.