Escol e Krispin guizzavano di cantuccio in cantuccio, di angolo in angolo, tenendosi il più possibile sotto vento, decidendo di evitare non solo le pattuglie, ma anche qualunque esemplare maschio di questa strana specie di “segugi infernali”. Attratti da questo immenso falò al centro di un villaggio, che pareva più una tendopoli di tipo tribale che non uno di quelli umani post invenzione dell’aratro, i due compagni iniziarono a farsi un’idea ben precisa di dove diavolo fossero finiti. Sebbene molto arretrate tecnologicamente (non avevano notato alcun oggetto metallico o suppellettile lavorato), queste creature avevano comunque un’organizzazione sociale molto ben strutturata, con la maggior parte dei giovani maschi che si occupavano della caccia e della difesa del villaggio e pochi altri anziani che invece rappresentavano la voce saggia della comunità, oltre a saper gestire le “abilità magiche”. Abilità che l’elfo definì sottovoce “innate”. Quando arrivarono in prossimità del grande fuoco ardente, notarono subito che la gente di questo posto mangiava ogni cosa, ma principalmente carne. Inoltre, dai teschi impilati che adornavano quasi tutta l’area e dal nano che era stato cotto su uno spiedo e parzialmente divorato attorno al fuoco, i due amici non ebbero dubbi sui loro gusti alimentari. Notando che Alarien ed Eofaulf ancora non erano stati fortunatamente spogliati dei loro vestiti e gettati dentro un pentolone per essere lessati o arrostiti, Escol spronò il compagno a seguirlo in fretta. Con un agile balzo superò una rozza staccionata divisoria e si accucciò di fianco ai suoi amici, che erano ovviamente attoniti e spaventati dalla fine che avrebbero fatto in poco tempo. Sussurrò loro tra i denti di rimanere tranquilli ed in silenzio, aspettando il suo segnale per alzarsi e fuggire insieme a lui e Krispin da quel posto d’incubo. Poi pregò l’elfo di estendere la sua magia anche allo scout e all’elfa, ma quando una di quelle creature, uno degli anziani, si alzò da terra, appoggiandosi pesantemente al suo bastone e si avvicinò claudicante, Escol afferrò il braccio del comandante e gli disse di attendere. Lo sciamano si fermò a pochi passi da loro ed iniziò ad annusare l’aria. L’humus che li ricopriva e il fatto che rimanessero costantemente sotto vento, non potevano aver rivelato la loro posizione, pertanto quel vecchio mostro stava percependo qualcosa di diverso. Proprio come aveva fatto Krispin nella foresta, egli aveva “sentito” la magia del suo incantesimo. Si guardava a destra e a sinistra confuso, bisbigliando qualcosa in una lingua sconosciuta e gutturale. Poi sembrò quasi puntarli, come se fosse riuscito ad individuarli, anche se Escol sapeva bene che questo non poteva essere possibile. Quindi si schiarì la gola e in un comune molto approssimativo, disse: “Voi, spiriti dell’aria… sento vostra presenza. Io parlo vostra lingua, rivelatevi a me! Parlate con me, se volete indietro la vostra gente…” Escol guardò Krispin dubbioso, ma nonostante lo sciamano continuasse ad incalzarli e a spronarli a mostrarsi, l’elfo fece di no con la testa, poichè una volta che si fossero lasciati vedere, il suo incantesimo sarebbe svanito e le chance di uscire vivi di lì sarebbero drasticamente calate. Escol allora si alzò in piedi, sfoderò Enwel e decise di giocare comunque d’astuzia: avrebbe lasciato un messaggio sulla terra prima di far sparire Eofaulf ad Alarien! Sperando che oltre a parlare la loro lingua lo sciamano sapesse anche leggerla, egli gli avrebbe intimato che “gli spiriti dell’aria e della Terra” non avrebbero tollerato altre negligenze da parte della sua comunità nei confronti di queste persone! Tuttavia, prima di poter mettere in pratica il suo ingegnoso piano, un grosso guerriero entrò strafottente nel campo, stufo probabilmente delle continue chiacchiere del vecchio. Lo scosse con violenza, per poi scaraventarlo a terra senza ritegno né rispetto. Al che Escol invitò Krispin a fare la sua magia e l’elfo non si fece pregare oltre. Si concentrò e dopo tre secondi lo scout e l’elfa erano spariti! Ci fu un attimo di sconcerto attorno al falò, con lo sciamano, ancora a terra, che invitava il guerriero a lasciar perdere, che quelle prede erano probabilmente troppo pericolose per la comunità. Tuttavia il guerriero non aveva intenzione di mollare l’osso e ben presto iniziò ad urlare ordini nella sua lingua tenebrosa e gutturale. Nel frattempo Krispin sorreggeva Alarien, mentre Eofaulf si appoggiava stancamente ad Escol. Il figlio del Duca aveva dato delle pozioni d’ambra ai suoi due amici per rendergli le cose meno difficili, ma uscire dal villaggio fu comunque un’impresa epica. Quando raggiunsero Stee e Slanter, Krispin quasi svenne per lo sforzo di tenere in piedi la sua magia d’invisibilità, ed Escol fu costretto ad aiutare con un elisir ricostituente anche lui. Quando i tamburi iniziarono a risuonare dappertutto, la compagnia capì che per loro erano iniziati i veri guai. Ben presto avrebbero avuto l’intero villaggio addosso, ed Escol invitò il nano a correre via come un forsennato, per portarli oltre quella dannata vallata e dall’altra parte della foresta. Il giorno successivo fu a dir poco estenuante. Il gruppo corse senza sosta fino a notte fonda, finché individuò alcuni praticabili e nascosti punti sugli alberi, che avrebbero potuto ospitarli e farli riposare poche ore. I loro inseguitori si rivelarono dei veri e propri segugi, come Escol aveva immaginato. Inoltre quando se li ritrovarono a qualche passo di distanza, notarono che avevano gli occhi rossi, come se fossero forniti anche di una sorta di “visione notturna naturale”! Erano davvero degli esemplari incredibili: una specie concepita apposta per essere i perfetti predatori! La compagnia non fu in grado di evitarli per sempre. Nonostante l'abilità di Slanter, alcune piccole pattuglie riuscirono a stanarli o ad intercettarli, ma per fortuna erano in pochi e loro avevano Stee nel gruppo. Escol fu costretto ad attingere diverse volte alla sua riserva di pozioni di guarigione, poiché ogni scontro costava sempre parecchio alla compagnia, in termini di ferite subite e stanchezza accumulata. Fortunatamente qualche ora dopo l’alba del giorno dopo, il nano, letteralmente stravolto dalla spossatezza, indicò un punto poco distante oltre gli alberi più luminosi:la via per la salvezza! Al di là di una piccola macchia di pini infatti, si apriva un’altra grande vallata, dove spiccava un vasto accampamento di legionari e una torre, antica e solenne, probabilmente il luogo dove oggi vivevano ed operavano i mercenari che collaboravano con l’impero. Sulla parete nord invece, come il nano aveva predetto, si intravedeva l’entrata delle miniere: la meta finale della loro terribile escursione. Francamente, nella testa di Escol, essere stati inseguiti fin lì da predatori così feroci poteva rivelarsi una cosa positiva, se fosse riuscito a trascinarli lì sotto. Avrebbero in questo modo ottenuto il diversivo di cui tanto avrebbero avuto bisogno. Tuttavia, nel momento in cui lui e i suoi amici misero un piede fuori dalla foresta, i tamburi, fino a quel momento martellanti e continui, smisero di suonare e i fruscii, costanti e frequenti dietro di loro e in generale in tutta la macchia, pian piano si assopirono fino a scomparire del tutto. Il figlio del Duca fece una smorfia di disapprovazione in merito: sembrava chiaro che quelle creature sarebbero rimaste dentro i confini della foresta. Inoltre avrebbe voluto scoprire qualcosa in più su di loro, ma la priorità rimaneva sempre salvare le loro vite e quella dei nani nelle miniere e il rischio era troppo grande di metterla sulla diplomazia, con degli esseri che erano abituati a vedere le altre specie senzienti solo come cibo. Ordinò dunque di spostarsi di qualche altra decina di metri per sicurezza e riposarsi fino all’arrivo della notte. Ne avevano tutti assolutamente bisogno.
Capitolo 5 - Un popolo oscuro e misterioso.
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- Scritto da Jack Warren
- Categoria: Eord
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