Escol si svegliò alle prime luci dell’alba, anche se era difficile rendersi conto di quanto fosse realmente avanti la giornata rispetto alla luce del sole nascente. La nebbia infatti era diventata talmente fitta e compatta da assomigliare ad un denso fumo, come quando un’intera foresta prendeva fuoco. Inoltre, l’odore intenso di zolfo era esploso talmente tanto, da farsi quasi insopportabile adesso anche per l’olfatto degli esseri umani. Inutile sottolineare come stessero gli elfi ed i mezzelfi, visto che i loro sensi erano molto più acuti di quelli degli uomini. Gli occhi lacrimavano e le narici gocciolavano per il disagio. Dopo una frugale colazione, il gruppo riprese a salire la montagna, finché Slanter non fu costretto a fermarsi definitivamente e a commentare affranto che non sarebbe stato più saggio procedere oltre. Egli infatti sarebbe forse riuscito a seguire il sentiero nonostante la scarsa visibilità (del resto conosceva molto bene quel territorio essendoci nato e cresciuto), ma dubitava fortemente che il gruppo sarebbe riuscito a seguirlo senza perdersi o, peggio, senza cadere in un dirupo. Escol ci pensò un pò su, poi ordinò di legarsi l’uno all’altro con delle corde, in maniera da rimanere ancorati al nano, senza rischiare di essere inghiottiti dalla nebbia e magari finire in un burrone. Detto fatto, la compagnia si assicurò così di restare compatta e il più possibile in fila indiana: il resto del viaggio non sarebbe stato comodissimo, ma almeno si sarebbero limitati i danni collaterali al minimo. Il vero problema era che mancava ancora più di un giorno alla fine di questa erta salita attraverso il bosco e, ciechi com’erano, sarebbero stati esposti ad eventuali agguati senza nemmeno potersene rendere conto. Ad un certo punto il comandante Krispin sospirò. Operò un piccolo incantesimo di rivelazione e spronò tutti a rimanere guardinghi e attenti. Quella nebbia infatti, che ormai era arrivata ad impedire completamente la visuale, era chiaramente di natura mistica! Qualcuno l’aveva evocata dunque e qualcosa suggeriva al figlio del Duca che questo forte puzzo di zolfo che l’accompagnava era strettamente collegato a questo qualcuno. DIrettamente o indirettamente. Poco prima di sera infatti, quasi a fare da eco ai suoi cupi pensieri, accadde qualcosa che scosse la situazione, rivelando il vero volto di coloro che Slanter tanto temeva. Delle ombre scure iniziarono a sciamare intorno a loro: all’inizio guardinghe, come se stessero studiando la loro pericolosità, poi sempre più aggressive, iniziando ad attaccarli da ogni lato. Come facevano le fiere. Erano alte e scure, ma Escol non riuscì a vederle bene a causa della nebbia e si limitò a fronteggiarle con la sua lama elfica e a tenere un orecchio sui suoi compagni più vicini in caso di necessità. Purtroppo, quegli esseri scuri erano davvero avversari terribili da affrontare, in più si muovevano nel loro ambiente naturale e alla fine, dopo aver abbattuto molti di loro, Escol dovette arrendersi alla loro forza e a cadere sul campo di battaglia. La mancanza di un’armatura all’altezza della sua spada si fece sentire e quando riaprì gli occhi, stanco e ferito come poche volte ricordava di essere stato, fu consapevole di quanto vicino fosse stato alla morte questa volta. Il comandante Krispin era chino su di lui e lo aveva curato quel tanto che bastava per rimetterlo in piedi, il resto lo fece la pozione di guarigione che il figlio del Duca assunse per guarire completamente dai postumi della feroce battaglia appena conclusa. La nebbia si era leggermente dissipata, così come il fortissimo odore di zolfo, che ora avevano avuto conferma provenisse dalle creature stesse. I cadaveri erano stati tolti dal terreno dello scontro e, dettaglio sconcertante, anche Alarien ed Eofaulf erano scomparsi! Il resto della compagnia era ferito, ma non gravemente e Stee ne era uscito addirittura illeso. Escol distribuì ai suoi compagni delle pozioni d’ambra per aiutarli a riprendersi, poi incalzò Slanter nel seguire le tracce di quelle creature immediatamente. Il nano pareva un pò restio a mettersi sulla loro scia: secondo il suo parere quelle terribili e feroci creature avevano probabilmente già ucciso Alarien ed Eofaulf, ma si guardò bene dall’aggiungere il perchè si fossero prodigati nel portar via i loro cadaveri. Evitò di rivelare le voci che giravano tra i nani, riguardo le sparizioni di donne e bambini nani nella sua comunità. Ciò che si vociferava capitasse loro dopo esser rapiti. Abbassando tristemente lo sguardo, si limitò a provare a convincere il figlio del Duca che era molto probabilmente inutile seguire quei mostri fin dentro alla loro tana.Tuttavia Escol si mostrò intransigente su questo punto: finché non l’avesse visto con i suoi occhi, i suoi amici erano ancora vivi e lui avrebbe fatto tutto il possibile per salvarli da un destino dannato! Alla fine Slanter sospirò e riprese il cammino, adesso leggermente più agevole, attraverso la foresta. Dopo un giorno di marcia forzata, praticamente senza tappe, la compagnia arrivò alla fine della loro ascesa lungo la montagna e finalmente fuori dalle continue macchie verdi della foresta. Essa infatti apriva su una grande vallata, dove evidentemente viveva questa comunità di esseri strani e feroci. Le tracce portavano giù ovviamente e non dovevano avere più di un paio d’ore di vantaggio su di loro. Era giorno pieno e questo ovviamente avrebbe creato degli impedimenti in più ad Escol ed i suoi amici, che avrebbero dovuto tentare il salvataggio con il sole che splendeva alto in cielo. Soprattutto perché i loro nemici non sembravano essere “creature notturne”. Probabilmente cacciavano di notte per praticità, ma da quel che vedevano dalla loro posizione rialzata, la loro comunità brulicava di vita e di movimento lì sotto! Escol sospirò, poi disse chiaramente a tutti che entrare senza una copertura sarebbe stato impossibile, quindi avrebbero dovuto attendere per forza la notte Krispin scosse la testa poco convinto. Secondo il suo parere, quelle creature vedevano molto bene anche di notte, pertanto avrebbero rischiato le vite di Eofaulf ed Alarien inutilmente. Dovevano agire subito e lui sapeva cosa fare per creare una copertura sufficiente: tra i suoi incantesimi infatti disponeva di una magia di invisibilità, che avrebbe potuto mantenere per una mezz'ora e avrebbe potuto estendere fino a quattro persone. Escol batté una mano sull’altra soddisfatto, ed esclamò che avrebbero fatto così dunque: si sarebbero resi invisibili e sarebbero calati fino alla “tendopoli” di questa strana comunità. Poi avrebbero sfruttato ogni secondo per trovare i loro amici e li avrebbero riportati indietro con l’aiuto del silenzio e dell’invisibilità. Stee voleva seguire il figlio del Duca in questa impresa, così come Slanter invece lo pregò di non essere coinvolto in questa ennesima follia, ma Escol aveva già deciso: sarebbe andato con Krispin da solo. Era l’unica scelta sensata per salvare l’elfa e lo scout. Quindi l’elfo mago fece il suo incantesimo e, una volta invisibili, i due compagni si avvicinarono velocemente al campo nemico. Incontrarono subito un posto di guardia e poterono finalmente osservare meglio quelle creature quasi surreali. Esse parevano dei veri diavoli! La loro pelle era nera come la pece, ed avevano gli occhi rossi e i canini pronunciati. Inoltre possedevano una coda flessuosa e pronunciata ed un naso molto simile a quello dei felini. Erano alti quasi due metri e i loro corpi erano fasci di muscoli intrecciati. Armati di lancia e vestiti di pelli, rappresentavano una specie mai vista prima da entrambi. Come Krispin ed Escol si avvicinarono per aggirarli, essi si tirarono in piedi annusando l’aria e agitando le loro lance. Il giovane guerriero si fermò, capendo che l’olfatto di queste due sentinelle sarebbe stato infallibile per individuarli tanto quanto la loro acuta vista. Pian piano i due compagni arretrarono e l’elfo decise che bisognava improvvisare qualcosa per riuscire a passare oltre. Deviò pertanto nella foresta e raccolse dell’humus con il quale cercò di sopraffare il suo odore e quello di Escol. L’escamotage funzionò, anche se solo in parte. I due dovettero trovare un punto un po' più distante per penetrare nell’accampamento di questi strani e temibili segugi. Fortunatamente ci riuscirono, anche se furono costretti a perdere un pò di tempo per evitare di incrociare gli adulti della comunità, in maniera da tenere lontani i guai più seri per quanto possibile. Notarono quasi subito un grande falò al centro del villaggio e un grande clamore crescente, ed ebbero l’illuminante intuizione che laggiù avrebbero potuto trovare i loro amici. In effetti fu così, ma insieme a loro scoprirono altre cose e nessuna di esse si rivelò piacevole.