La seconda tappa del viaggio dei nostri eroi verso Silvanesti iniziò in maniera abbastanza complicata: Kail scelse di percorrere la linea di confine posta tra il Bloodhelm e le Pianure delle Polvere, convinto che questa sua decisione avrebbe preso il meglio delle due aree, evitando così predoni Gnoll e Tuareg. Tuttavia il mezzelfo non tenne conto che viaggiare su questa “border line”avrebbe avuto come conseguenza anche accollarsi il peggio delle due aree, purtroppo.
Un terreno roccioso, inospitale e ostile, riarso dal sole estivo appena calato da qualche settimana, coesisteva con continue folate di graffiante sabbia, che costrinsero Estellen a velarsi il viso per evitare di finire con la bocca piena di polvere e le guance sferzate di continuo. Quando finalmente arrivò la sera, Stuard fu costretto a togliersi gli stivali per scrollarsi via dai piedi almeno due dita di sabbia e tutti notarono quanto la temperatura si fosse drasticamente abbassata più ci si avvicinava alla notte.
Insomma sarebbero stati forse più protetti dagli attacchi dei predoni, ma sarebbero state comunque due settimane d’inferno!
Il mezzelfo fece di tutto per trovare qualcosa per accendere un confortevole fuoco da campo, ma non trovò nulla di utile e alla fine dovette improvvisare: recuperò dunque delle ossa di un imprecisato animale transitato da quelle parti e morto probabilmente di stenti e con esse, della stoffa e dell’olio, confezionò una specie di grossa torcia che avrebbe bruciato sicuramente per diverse ore, tenendo caldi tutti almeno fino all’alba. Così il gruppo si apprestò a passare la loro prima notte nelle terre selvagge e, visto comunque la pericolosità della zona, stabilirono dei precisi turni di guardia.
Kail fece notare a tutti, una volta che ognuno si era sistemato nel proprio sacco a pelo, che i cadaveri degli elfi che riempivano il territorio limitrofo alla città – nave qui non c’erano più. Questo gli pareva un chiaro segnale che la massiccia presenza di elfi morti laggiù, messi in quella posizione poi così strana, dovesse avere una qualche spiegazione collegata a quella dannata bevanda, altrimenti, se quei resti fossero appartenuti solo a schiavi fuggitivi, raggiunti e uccisi sul posto dai loro aguzzini, avrebbero dovuto trovare la stessa cosa qui, ad appena dieci chilometri di distanza. Mentre Estellen si addormentava, riflettendo sul ragionamento del compagno ed osservava la meravigliosa costellazione del drago di Platino, Kail iniziava il suo turno di guardia.
Ad un certo punto, dopo circa una mezzora di noioso piantone, il suo udito sopraffino percepì distintamente dei suoni anomali rispetto a quelli tipici del luogo deserto e selvaggio in cui si trovava. Si trattava di una melodia. Una melodia coerente, prodotta da uno strumento musicale: un flauto per la precisione. Il mezzelfo si tirò su e cercò di identificare che tipo di armonia qualcuno stava evidentemente suonando a relativa poca distanza da lì, ma non ci riuscì. Sembravano ballate da taverna, motivetti molto allegri e divertenti e si alternavano l’uno all’altro continuamente, nella distanza di un paio di minuti.
Una volta sicuro di non aver avuto le traveggole, il mezzelfo svegliò Stuard per avvertirlo di questa stranezza. Il cavaliere uscì di scatto dal sacco a pelo, mettendo immediatamente la mano alla spada, ma Kail gli spiegò prontamente il motivo per cui lo aveva destato di soprassalto. Nonostante i suoi sforzi, il giovane guerriero non riusciva proprio ad udire le armonie che Kail invece sosteneva di percepire in lontananza, ma aveva imparato a fidarsi dei sensi sviluppati del suo amico mezzelfo e non mise in dubbio le sue parole. Così, mentre Kail decise di andare a controllare, Stuard affibbiò una leggera pedata a Morduk per svegliarlo e metterlo all’erta. All’inizio il minotauro si mostrò reticente a tirarsi su, maledicendo gli umani per essere così paranoici, poi però, quando Estellen lo pregò di prendere la cosa seriamente, afferrò sbuffando la sua ascia a due mani e si affiancò alla sacerdotessa di Paladine.
Nel frattempo Kail aveva percorso un paio di chilometri a ritroso, fino ad arrivare ad una piccola scoscesa scarpata, in fondo alla quale, incredibilmente, c’era una giovane donna dai capelli rossi, seduta tranquillamente davanti ad un fuoco, a suonare un flauto traverso. La donna indossava un’armatura di cuoio e portava i capelli raccolti in una ben curata crocchia per evitare evidentemente che essi potessero infastidirla mentre combatteva. Si trattava infatti quasi certamente di una guerriera, forse uno di quei bardi itineranti che aveva talvolta visto suonare in giro per le taverne di Krynn. Erano uomini e donne che, oltre a guadagnarsi il pane combattendo, giravano per le locande a racimolare qualche moneta di rame in più, intrattenendo la gente con delle melodie che ispiravano danze, schiamazzi e gozzoviglie varie.
Kail tentennò prima di mostrarsi alla giovane donna, ma alla fine la curiosità ebbe il sopravvento e si presentò.
“Chiedo scusa mia signora, ma queste sono terre ostili e difficili e i pericoli sono dietro ogni angolo. Perdonerete se sono stato prudente fino a qualche secondo fa…”
La donna dai rossi capelli lo cercò con gli occhi e rispose di non preoccuparsi per la sua prudenza, poiché era una condizione necessaria se si voleva sopravvivere nelle terre selvagge. Poi affermò di chiamarsi Nerea, ed elargì a Kail un caloroso e cordiale sorriso. Tuttavia le successive parole che Nerea riferì al mezzelfo, cacciarono via da lui ogni possibile, malsana idea, che potesse aver fatto una nuova amicizia quel giorno.
“Invero è proprio così messere: queste terre sono davvero pericolose. Soprattutto per i vostri compagni immagino, giunti a questo punto…”
Kail intuì in quel preciso momento che era stato attirato fuori dal campo con un abile stratagemma e che i suoi amici potevano trovarsi adesso in grave pericolo. Stava quasi per girarle le spalle e scappar via per tornare indietro, quando una voce decisa, questa volta maschile, lo intercettò, intimandogli di fermarsi immediatamente.
Dal suo aspetto, Kail capì che quell’uomo era chiaramente un ranger, esile ma muscoloso quanto lui. Egli stava puntando una mortale freccia nella sua direzione e osservò con tono pacato:
“Io non lo farei se fossi in voi, messere. Non intendiamo uccidere nessuno oggi, anche se il nostro mandante ha chiaramente espresso la sua volontà di eliminarvi. Vi ha definito: “fastidiosi insetti seccatori”. Per vostra fortuna però, noi non lavoriamo così: non uccidiamo nessuno a sangue freddo se possiamo evitarlo. Ora: a questo punto i miei compagni avranno recuperato dalla vostra incantatrice il documento di credito, mi auguro senza bisogno di spargere sangue… che riporteremo subito indietro al nostro mandante, quindi riscatteremo la nostra ricompensa e voi sarete dunque considerati morti e quindi liberi di muovervi in libertà, senza il timore di esser aggrediti da altri cacciatori di taglie ben peggiori di noi. Un buon compromesso non vi pare?”
Kail serrò i pugni per la rabbia: quel maledetto mago veste rossa! Dunque c’era ancora una volta Descent dietro questa aggressione! Aveva pensato che prima o poi quel dannato stregone avrebbe mandato qualche assassino prezzolato a far loro la pelle, solo non immaginava che l’avrebbe fatto così presto. D’altronde però era più che plausibile: una volta giunti alle rovine, in pieno territorio degli orchi, sarebbe stato più difficile trovarli in silenzio e ucciderli. Scuotendo la testa, sperò solo che i suoi compagni riuscissero a cavarsela anche senza di lui.
Morduk nel frattempo stava andando a prendere i cavalli, mentre Stuard ed Estellen recuperavano gli zaini e l’equipaggiamento. Era passata una mezzora da quando Kail si era allontanato e Stuard stava iniziando a preoccuparsi. Era giunto il momento di muoversi dunque.
Prima però che il minotauro potesse tornare indietro con i loro destrieri, entrambi udirono chiaramente il sibilo di un dardo di balestra, accompagnato pochi secondi dopo da un secondo ancor più sottile e breve, quindi il rumore sordo di un corpo possente che si schiantava a terra, grugnendo e imprecando nella lingua dei minotauri.
Morduk era dunque caduto!
Estellen entrò nel panico, ma prima che la giovane potesse correre da lui e capire cosa diavolo stesse accadendo, qualcosa di massiccio quanto il minotauro aveva travolto Stuard come un cavallo in corsa.
Il cavaliere era riuscito a frapporre lo scudo tra lui e il suo assalitore e questo aveva evitato il peggio anche se era stato trascinato almeno quattro metri indietro, tuttavia il feroce urto che ne era conseguito aveva sbalzato Estellen a terra, scaraventando la torcia che aveva in mano a diversi metri di distanza.
Un enorme mezzorco, che creò un po’ di ansia nel cavaliere al ricordo del terribile Zurgo, si ergeva minaccioso di fronte a lui. Il guerriero mezzosangue non portava armi, se non due grossi tirapugni di metallo e un piccolo ovale metallico sul braccio sinistro. Indossava un’armatura di cuoio borchiato e aveva tutta ’aria di un combattente esperto. Ingaggiò subito con Stuard, ma non sembrava volesse davvero colpirlo per ferirlo o ucciderlo: pareva piuttosto volesse disarmarlo o metterlo fuori gioco.
Vedendo l’amico in difficoltà, Estellen indurì gli occhi e si avvicinò furiosa, con il chiaro intento di spazzare via quel mezzorco dal campo di battaglia. Tuttavia due piccole ombre scure uscirono dal buio della notte, puntando delle piccole balestre contro di lei, ed intimandole di tenere alte le mani. Erano parecchio inquietanti perché parlavano all'unisono.
A quel punto il mezzorco, che si presentò come Meridian, svelò ai due frastornati compagni cosa volessero da loro:
”Milady, credetemi: non desideriamo ferire, tantomeno uccidere nessuno. Nè lei e né i vostri amici. Se avessimo voluto farlo, l'avremmo già fatto. Siamo cacciatori di taglie, ma prendiamo solo lavori che prevedano la possibilità che nessuno si possa far male... lavori come questo. Vogliamo solo il documento vergato dal nostro commissionante. Datecelo e nessuno si farà male oggi… inoltre siete stata fortunata che vi abbiamo trovata per primi: se Leon e la sua squadra vi avesse colto di sorpresa stanotte, come abbiamo fatto noi, sareste già tutti già cadaveri.”
Estellen guardò Stuard con ansia e si ricordò di Morduk, probabilmente stordito o forse ferito vicino all’accampamento dei cavalli. Riflettè che se Descent aveva sguinzagliato diverse squadre di cacciatori di taglie, tutti con l’ordine di ucciderli, essi si sarebbero susseguiti finché alla fine non fossero riusciti ad ammazzarli o avessero recuperato il documento con i centomila pezzi d'oro.
La portavoce di Paladine ovviamente non temeva per sé stessa, quanto per i suoi amici o per gli effetti collaterali potenziali che tenere quella pergamena con loro avrebbe potuto comportare per le persone che amavano nei mesi a venire. Pertanto estrasse il plico dalla borsa e pensò seriamente di cederlo a quei mercenari, che perlomeno parevano ragionevoli.
Quando la sfera di fuoco si abbatté su di lei non se ne rese nemmeno conto!
Cacciatori di taglie.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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