Stuard era riuscito appena ad intravedere con la coda dell’occhio un baluginio dorato che si avvicinava velocemente da est e puntava pericolosamente nella loro direzione. Purtroppo, avendo gli occhi fissi sull’imponente e minaccioso mezzorco che aveva davanti, non fu in grado di capire bene di cosa si trattasse e quando la sfera di fuoco lo investì fu troppo tardi. Riuscì a malapena ad alzare l’antico e solido scudo di Trenèt all’ultimo momento, per sperare di limitare i danni. Estellen per puro miracolo fu protetta dall’estremo ma decisivo movimento difensivo dell’amico, per cui la fiammata le bruciacchiò soltanto un po’ i capelli, ma senza crearle più serie conseguenze. Destino diverso toccò invece al cavaliere.
Parallelamente a questo incredibile e inaspettato fenomeno, poco distante, un gigantesco uomo munito di martello a due mani e apparso dal nulla, iniziò a combattere con foga assassina contro Meridian, mentre un mago dalla veste grigia, che aveva ancora alcune piccole fiammelle che gli correvano tra le dita, si stava dirigendo a passo deciso verso di loro.
La giovane sacerdotessa strisciò verso Stuard che stava urlando dal dolore. Lo scudo infatti aveva preso un colore rossastro, come se fosse uscito in quel momento dalla forgia, ed emanava un calore assurdo, insostenibile, mentre i legacci e la pelle con cui era stato foderato, si erano fusi con il braccio del povero cavaliere! Estellen rimase inorridita per ciò che il suo amico d’infanzia le mostrò, quando lei andò ad esaminare il suo braccio offeso. Tuttavia, nonostante la grande preoccupazione, la portavoce di Paladine gli sorrise, rassicurandolo. Poi impose le sue mani su di lui e concentrò la sua volontà sull’unico obiettivo possibile, che era quello di guarire quella ferita così straziante. Questa volta non era sicura nemmeno lei di potercela fare. Tuttavia, molto lentamente i pezzi di cuoio, metallo e corda cominciarono a staccarsi dalle carni riarse del giovane e l’orrenda bruciatura iniziò a rigenerare gradatamente e spontaneamente.
Estellen teneva gli occhi chiusi, completamente raccolta sul nuovo miracolo che stava perpetrando: lo sforzo fu però davvero indicibile. Quando una piccola figura, ammantata di nero e molto simile alle due che l’avevano poc’anzi minacciata con le balestre, si avvicinò silenziosamente alle sue spalle, armata di daga e pugnale, nemmeno se ne accorse. Fortunatamente però Stuard era rimasto vigile e, nonostante il terribile dolore, riuscì ad inarcare la schiena e a menare un poderoso fendente verso quel minuto assassino con la spada di famiglia. L’antica ed incantata lama, rimandava una luce bluastra dalla gemma incastonata sull’elsa, affiancandosi adesso al riflesso smeraldino, che si era invece palesato all’inizio dell’imboscata. Il colpo di Stuard fu veloce e preciso e sembrò esser destinato a tagliare in due il loro scuro ed esile avversario, tuttavia tanto fu lo stupore del cavaliere quando si accorse che il filo della spada non aveva invece nemmeno sfiorato il proprio bersaglio, poiché egli si era diviso in due (!), rivelando adesso due piccoli identici assassini che si muovevano incredibilmente all’unisono. Uno dei due scartò velocemente di lato, lasciando di stucco lo sconcertato cavaliere, ma prima che potesse affondare la daga o il pugnale nel suo fianco, venne costretto a deviare il proprio attacco dagli altri due piccoli segugi muniti di balestre, che erano intervenuti evidentemente per salvare Stuard da un attacco probabilmente mortale.
Con Morduk fuori gioco e Stuard ferito, il campo di battaglia vedeva i quattro piccoli e scuri figuri combattere l’uno contro l’altro per sopravvivere e Meridian e l’altro grosso guerriero che anche loro lottavano per la loro vita. Solo il mago era rimasto libero di agire, ed aveva tutta l’aria di essere in procinto di salmodiare un altro terribile incantesimo com’era stato il precedente.
“Leon, ferma i tuoi uomini! Non siamo venuti qui per combattere tra di noi: queste sono le nostre prede, le abbiamo cacciate per primi e voi non state rispettando le regole imposte dalla gilda dei mercenari!”.
Il grosso guerriero che brandiva il martello, che rispondeva evidentemente al nome di Leon, rispose così al severo monito del suo avversario:
“E’ tanto tempo che rimandiamo la resa dei conti, Meridian! Pagherai per quello che avete fatto a Darijn! Oggi moriranno tutti e nessuno saprà un bel niente su chi avesse ragione e chi invece torto. Noi riporteremo al mago veste i soldi e la testa della donna e sarà stato tutto più bello, visto che voi seguirete il loro stesso fato!”
Nel bel mezzo del parapiglia, Stuard sapeva che la situazione avrebbe rischiato di degenerare molto velocemente, inoltre il braccio stava sì guarendo, ma combattere era dannatamente difficile nelle sue condizioni. Incrociò lo sguardo con Estellen e sembrò trasmetterle per osmosi queste sue ansie. Gli occhi violetti della giovane donna si indurirono. Quindi si tirò su. Sapeva che era sola e avrebbe dovuto pensare lei a salvaguardare le loro vite, ma questa consapevolezza non la impaurì affatto.
Mentre Kail cercava di convincere Zop a farlo tornare immediatamente indietro, visto che la situazione poteva essersi fatta rovente tenendo conto che i suoi amici, specialmente Morduk, non erano certo i tipi che mollavano facilmente, ad un certo punto il ranger, che fino a quel momento si era sempre opposto alle preghiere avanzate dal mezzelfo, abbassò di scatto l’arco, aggrottò le sopracciglia ed esclamò preoccupato:
“Nerea, Leon è all’accampamento dell’incantatrice. Lucius e gli altri due gemelli sono con lui! Dobbiamo andare, presto!”
Inaspettatamente, il mezzelfo era dunque di nuovo libero: Nerea e Zop gli avevano detto di andare di corsa dai suoi amici e che avrebbero parlato di affari a crisi finita.
L’uomo e la donna risalirono una china, dove avevano legato i cavalli, proseguendo poi per una rocciosa collina impervia, mentre Kail si mosse a piedi, ma su un terreno nettamente più adatto a incedere velocemente. Kail correva a perdifiato, scalando, saltando e facendo attenzione ad ogni percorso potenzialmente più breve, come solo un mezzelfo era in grado di fare. Quando arrivò sul campo di battaglia però, rimase diversi secondi interdetto per capire cosa diavolo stesse succedendo.
Persone assolutamente sconosciute stavano combattendo contro altre, altrettanto sconosciute. Insomma un parapiglia in cui non sapeva identificare chi fossero gli amici e chi invece i nemici. Poi vide un mago rinnegato che aveva appena evocato una lingua di fiamme dalle sue mani protese e stava per scagliarla su Estellen. La sua giovane amica però non aveva alcuna intenzione di scappare e lasciare Stuard da solo, rannicchiato a terra. Alzò invece la mano destra e con un semplice gesto risucchiò via la magia dalle infide mani dello stregone rinnegato di nome Lucius.
Kail non sapeva bene gli altri chi fossero, ma certamente quell’incantatore doveva essere un nemico, visto il comportamento ostile di Estellen. Pertanto afferrò l’arco e puntò una freccia in direzione dell’incredulo stregone. Poco distante c’era un guerriero enorme che lo spronava ad uccidere Estellen con una tempesta di fuoco, pertanto il mezzelfo non ebbe più dubbi e colpì con la freccia la veste grigia ad una gamba.
Proprio in quel momento il suono di un flauto fiaccò dall’alto le urla del combattimento: tutti si girarono verso un picco soprastante, poiché Nerea era arrivata e con lei l’uomo che si faceva chiamare Zop. Vedendo il mal partito, Leon urlò al mago e ai gemelli di ritirarsi e lo stregone ferito riuscì a stento a richiamare una coltre di fumo ove potersi rintanare per poi sparire. Così la battaglia all’improvviso terminò, così come era iniziata e finalmente Kail poté riabbracciare i suoi amici.
Tuttavia il pericolo non era affatto passato : Zop infatti si presentò ad Estellen e Stuard, ed iniziò immediatamente a parlare con la giovane, spiegandole che assalti come quello sarebbero stati assai frequenti fintanto che avesse portato con sé quei soldi maledetti. Tuttavia, se avesse consegnato a lui quel documento, nessuno si sarebbe fatto male, né quel giorno e né nei successivi, perché avrebbe dichiarato al suo mandante e alla gilda dei mercenari, che lei e il suo gruppo erano stati infine uccisi. In questo modo avrebbero perso i loro averi, ma avrebbero conservato le loro vite.
Estellen stava quasi per cedere a quella proposta, poi però notò che uno dei due piccoli uomini vestiti di nero si era accasciato improvvisamente al suolo. L’altro sembrava quasi impazzito: cercava di scuoterlo, di tirarlo su, ma quando rinvenne solo sangue sulla sua mano, iniziò a lamentarsi e disperarsi come un bambino. Allorché Estellen si avvicinò timidamente e chiese se poteva aiutare.
Imponendo le sue mani e desiderando curare quella pur sempre creatura di Paladine, risanò quasi immediatamente la sua ferita, sotto lo sguardo allibito dei presenti. Quando il miracolo terminò, Zop le domandò che genere di incredibile potere potesse mai possedere un mago che non aveva bisogno di componenti, né di incantesimi, ma solo della propria volontà, ed Estellen laconicamente rispose così:
“Nessun mago, che sappia io, ma solo i figli di Paladine…”.
Ammutolendo dinnanzi alla vista di un vero chierico, Zop ci pensò su e poi aggiunse:
“Avete salvato Theo, milady. Questo è un dettaglio che non posso tralasciare. Ordunque vi farò questa nuova proposta: cedete a noi la vostra pergamena, in maniera tale che potremmo riscuotere la nostra paga e chiudere qui la faccenda con la gilda dei mercenari. Faremo poi in modo di riprenderla dalle mani del nostro commissionante e di restituirvela quando riterrete opportuno. A patto che mi diate la vostra parola d'onore che il dieci percento di quella somma, venga girata poi ai miei uomini. Che ne pensate?”
Kail annuì dicendo che era una proposta tutto sommato onesta e anche Estellen pareva incline ad accettare, ma c’erano ancora dei dettagli che andavano stabiliti prima di prendere una decisione del genere.
D’altronde, diecimila pezzi d’oro erano davvero una bella somma e fidarsi della parola di cacciatori di taglie era pur sempre un azzardo!