“Buongiorno a tutti, è un vero piacere rivederci di nuovo tutti qui. Alcuni purtroppo non hanno potuto presiedere a questo secondo incontro per gravi problemi logistici, ma confido che i presenti riusciranno ugualmente ad intavolare una conversazione civile e produttiva, che porterà ad una decisione che garantirà benefici a tutti e…”
“… e a tale scopo crediamo vivamente che la soluzione più giusta ed equa sia quella di affidare il “Globo dei Draghi” ai cavalieri, vista la prossima campagna militare nella Solamnia. L’aiuto che potrebbe offrire alla nostra gente sarebbe inestimabile!”
Lord Gunthar aveva iniziato a parlare ai membri del Concilio cercando prima di tutto di creare le condizioni affinché ci potesse essere un clima più sereno e disteso possibile, ma era stato interrotto bruscamente da Lord Crownguard che evidentemente invece voleva andare dritto al punto. Il vecchio cavaliere aveva messo una mano sulla spalla di Gunthar, interrompendo il suo discorso introduttivo e questo causò un certo disappunto al più giovane cavaliere che storse la bocca, ma tornò a sedere lasciandogli la parola.
“Voi non perdete tempo in chiacchiere Lord Crownguard! Questo aspetto del vostro carattere potrebbe anche piacermi, se le vostre parole così dirette non esprimessero in maniera inequivocabile l’indifferenza che nutrite nei confronti degli altri popoli qui, tutti, equamente rappresentati.”
Sentenziò Solostaran, accavallando le gambe e mostrando a tutti cosa pensava della soluzione proposta dall’anziano cavaliere. Questa dichiarazione da parte del re degli elfi di Qualinesti, diede inoltre il “la” ad un susseguirsi di frasi piccate e provocazioni sfacciate, la maggior parte delle quali poco utili al contesto, tra gli umani da una parte e gli elfi dall’altra. Tutti gli esponenti delle altre razze, votanti e non, rimasero invece in silenzio, ciascuno probabilmente per motivi diversi, a causa di considerazioni certamente diverse.
Dopo più di due ore in cui si girava intorno alla questione, senza che nessuno osasse arrivare a proporre di votare e magari provare a partire da quel punto, Lord Gunthar, che era sprofondato in un silenzio inquietante, invitò i suoi “colleghi” a sentire perlomeno i “Testimoni”. Magari attraverso le loro considerazioni dirette, siccome avevano visto all’opera l’artefatto in questione, si poteva sperare di ammorbidire alcune posizioni un po’ troppo rigide ed arrivare ad un terreno fertile per un proficuo confronto.
Il signore del maniero Uth Wistan sapeva bene che la situazione non era facile per entrambi i due regni elfici. Sicuramente la loro condizione, al momento attuale, era ben peggiore di quella degli umani. Certo, bisognava essere però lungimiranti e tenere conto del fatto che la Solamnia sarebbe stata presto schiacciata dalle forze del nemico e che tutto sommato un certo status di stabilità i Qualinesti e i Silvanesti l’avevano per fortuna raggiunta, nelle loro colonie momentanee di Silvamori e Qualimori. Tuttavia questo non cancellava le loro sofferenze e la loro incertezza per il domani: ecco perché il “Globo” era utile per tutti, anche se in modi probabilmente differenti.
Quando Lord Gunthar chiamò a parlare Estellen, la giovane portavoce di Paladine comprese a stento la sua richiesta. Infatti, da quando quell’oggetto era entrato in quella sacra radura, lei si era sentita oppressa e confusa, come quando aveva messo piede a Silvanesti. C’era come un leggero sussurro aleggiante, nascosto tra le pieghe del vento, che arrivava ai suoi orecchi come una specie di lieve bisbiglio malevolo, che le suggeriva di alzarsi ed andarsene, di lasciare quel posto malsano dove le persone erano grette, meschine e prive di fede.
Stuard fu costretto a richiamare due volte l’amica prima di riportarla alla realtà.
Sotto gli occhi diffidenti di quasi tutta la piana della pietra bianca, Estellen si alzò, si schiarì la voce e disse:
”Abbiamo constatato personalmente la terribile ferocia e pericolosità di questo iniquo oggetto e siamo giunti alla conclusione che esso sia quasi incontrollabile. Sappiamo ben poco su di esso, a parte che un suo uso non corretto potrebbe portare centinaia di persone, forse migliaia, alla follia e alla disperazione. Pertanto proporrei che esso venisse custodito dai cavalieri, ma non utilizzato da essi: non sono affatto certa infatti che ci sia qualcuno tra le loro fila in grado di controllarne il terribile potere.”
Dopo l’ultima frase di Estellen, il gelo calò sulla radura sacra e molti di quegli sguardi, all’inizio soltanto diffidenti, mutarono velocemente in riprensione e sdegno. Come al solito, la dama bianca aveva detto la verità, ma nessuno era abbastanza preparato a volerla sentire. Tutti cercavano di aggrapparsi ad una speranza, a quella speranza, che però lei aveva appena dichiarato che non avrebbero mai trovato in quell’oggetto malevolo.
“Penso sia il caso chiedere a qualcuno che abbia davvero potuto constatare il potere e le qualità di questo artefatto miracoloso, anziché affidarsi alle parole di qualcuno che millanta poteri divini, quando è risaputo che nessuno, da secoli, possiede più simili capacità. Non voglio tacciare alcuno, uomo o donna che siano, di ciarlataneria, visto che questa… ragazza… fa parte della schiera dei nostri gentili ospiti Uth Wistan, ma mi affiderei a pareri più autorevoli se non vi spiace!”
Affermò con determinazione e un pizzico di scherno l’imperatore Mir Kar – Thon. Sospirando, Vedendo che nessuno aggiungeva altro, Lord Gunthar fece un gesto eloquente con la mano, invitando qualcuno dei “Testimoni” di Solace a prendere la parola. Tutti avevano gli occhi puntati sul cavaliere, Sturm Brightblade, ma fu l’elfa dai capelli color miele ad intervenire che, in buona sostanza, non fece altro che ribadire la versione di Estellen, ma con diverse parole. Ella narrò di quanto il loro viaggio fosse stato lungo e difficile alla Muraglia di Ghiaccio e di quanto pericoloso fosse l’artefatto stesso. Esso poteva causare danni irreparabili, ed essendo di natura malvagia e dotato di una volontà propria, era assai probabile che potesse schierarsi con il nemico se la mente di chi tentava di controllarlo non fosse stata abbastanza forte.
Quando Laurana terminò di presentare la sua testimonianza diretta e vedendo che gli altri suoi compagni non aggiunsero né tolsero nulla ai suoi commenti, iniziò un vero e proprio parapiglia tra i membri votanti e gli alleati. Soprattutto l’imperatore ergothiano e Lord Crownguard da una parte e i due reggenti elfici dall’altra arrivarono ad un punto di rottura quasi inevitabile.
Finché Lord Gunthar alzò la voce e riuscì a zittire tutti presenti. Mostrando prove evidenti di quanto fosse inutile protrarre ancora quella discussione, invitò tutti i membri a votare.
Sotto, oltre ai fatti, sono riportati alcuni stralci di conversazione, sapientemente registrate nelle cronache di Astinus di Palanthas:
Sia Lord Gunthar che Lord Crownguard, votarono per i cavalieri di Solamnia. Così come il governatore Mar – Thasal, con un lapidario:
“Appoggio, senza aggiungere altro, la richiesta dei cavalieri.”
Serdin, non aveva quasi mai proferito parola, palesando disagio e insofferenza. Quando era iniziato il trambusto poi, sembrava non vedesse l’ora di potersi alzare e togliere volentieri il disturbo. L’imperatore ergothiano si mostrò invece contrario a votare per i cavalieri, portando un certo stupore tra le fila dei solamnici.
“Con tutto il rispetto, non credo che dopo i recenti fatti, sia auspicabile che il Globo dei Draghi rimanga in questo maniero. Il mio voto è contrario.”
Kail sapeva bene il perché: Lord Kerwin aveva provato a stipulare un accordo con il principe Sedun. Accordo che evidentemente egli non aveva rispettato, da quello che suo padre aveva appena detto. Ovviamente Crownguard non poteva sapere il perché, quindi, ribollendo per la rabbia, si limitò a sbiascicare parole pesanti contro Kar – Thon e ad attendere i voti degli altri membri votanti.
Dopo esser stato costretto a ripetere più lentamente la sua dichiarazione, Gnosh III disse:
”Apprezziamo l’ospitalità ricevuta, ma sono costretto ad essere d’accordo con il l’imperatore Mir Kar – Thon. Un furto è avvenuto nel nostro accampamento, ed è perlomeno plausibile che ciò possa avvenire di nuovo con il "Globo dei Draghi". Il nostro voto è dunque contrario”.
Ovviamente i cavalieri provarono a giustificarsi, a giurare che la profezia supposta dal dignitario del monte Nonimporta non si sarebbe concretizzata mai, ma niente smosse il giudice degli gnomi a cambiare idea. Così toccò all’ultimo membro votante: il dignitario nano seduto sullo scranno vuoto dei loro cugini di Thorbadin. Egli venne infine interpellato e rispose in questo modo:
“Noi nani di collina, essendo imparziali e non interessati a tenere per noi il "Globo", daremo il nostro voto solo alla maggioranza già acquisita. Non faremo pendere l’ago della bilancia da nessuna parte. Quindi per ora mi astengo dal votare, attendendo ulteriori risvolti in questo Concilio.”
Entrambe le delegazioni elfiche, reclamarono il “Globo” per loro stessi e per i loro interessi, chiedendo a Mar – Thasal perché avesse affidato il suo voto ai solamnici tanto presto. Il governatore di Gavin fu però lesto a replicare:
“Il destino di Sancrist è legato indissolubilmente a quello dei cavalieri, pertanto pur non avendo intenzione di richiedere alcun utilizzo esclusivo sul “Globo”, ritengo che la fazione più adatta per custodirlo ed eventualmente utilizzarlo siano loro. Vorrei sottolineare comunque che per me quello è un oggetto maledetto, che ha portato alla morte e alla follia troppe persone! Dovremmo in effetti riflettere bene, prima di affidarlo a mani sbagliate.”
Immediatamente Quinath replicò stizzito:
“Quali sciocche insinuazioni volete addurre? Che il nostro re non è stato sufficientemente forte per dominare l’artefatto? Ci sono state delle conseguenze, è vero, ma le forza dei signori dei draghi sono state scacciate da Silvanesti! Essendo un artefatto elfico, è a noi che dovrebbe andare.”
Al dignitario elfico rispose come una furia Lord Crownguard:
“E’ fuori discussione! Avete già tentato e avete fallito, non possiamo rischiare così tanto un’altra volta, mentre la nostra gente muore già al nord, proteggendo il fronte solamnico!”
A quel punto anche Solostaran disse la sua:
”Ci sarebbero anche gli elfi di Qualinesti, cugini di quelli Silvanesti. Perché scartate questa idea a prescindere?”
“Mio signore Solostaran, credo che il problema risieda nella vostra natura. Poco importa in che punto di Krynn viviate. Inoltre il vostro invito qui è solo formale: avete la facoltà di consigliare, ma non di votare. Pertanto perché non utilizzate le vostre capacità diplomatiche per convincere perlomeno gli gnomi a cambiare il loro parere?”
Replicò piccato Lord Crownguard, indicando con la mano Gnosh III.
“Non sono un pupazzo nelle vostre mani Lord Crownguard. Qualcuno ha tentato di delegittimare la nostra presenza qui, attraverso vili accuse di aver… partecipato… ad un efferato omicidio. Non parlerò mai a vostro favore!”
In un angolo Lord Gunthar scuoteva la testa affranto. Il Gran Maestro dell’ordine della Corona invece continuò nella sua assai poco diplomatica strategia comunicativa.
“E voi, imperatore Kar – Thon, perché avete cambiato idea? Il vostro voto sarebbe sufficiente a lasciare che i cavalieri possano utilizzare il “Globo”. Vostro figlio sembrava entusiasta all’idea. Cos’è cambiato?”
Il volto del vecchio imperatore cambiò letteralmente espressione.
“La volontà di mio figlio … non sempre … coincide con la mia … non ho altro da dire in merito! Semmai lasciate a noi il privilegio di gestire l’artefatto. Vi promettiamo che aiuteremo la Solamnia nella sua guerra imminente!”
Insomma il clima generale stava per esplodere: più volte Quinath e Kar – Thon si erano alzati in piedi, minacciando di lasciare il Concilio. In tutto questo marasma, i nostri eroi sedevano cercando di rimanere calmi, consapevoli, dalla reazione di Estellen, che una presenza malvagia aleggiava su tutti i presenti, inasprendo gli animi e facendo circolare livore e indisponenza. Inoltre la dama bianca aveva percepito una punta paura nell’imperatore ergothiano. Paura e preoccupazione per suo figlio, come se avesse intuito che la sua follia non fosse affatto temporanea e che non era certo stata causata dalle droghe, ma da un potere malvagio e maledetto. Stava quasi per giocarsi con lui l’asso che teneva nella manica, quando Lord Crownguard si alzò dal suo scranno, urlando:
“Non se ne parla nemmeno! Dopo aver scoperto la vostra complicità nell’effrazione? Pensate che siamo degli idioti? Piuttosto sarebbe da chiedervi per chi avete lavorato? Che cosa vi hanno promesso i nostri nemici? Eh? Parlate!”
A quelle profonde e terribili accuse, tutti i membri, votanti e non votanti, ad eccezione dei “Testimoni di Solace”, di Gnosh, Hammerrock e Mar – Thasal, iniziarono ad insultarsi a vicenda. Principalmente elfi contro umani e viceversa. Lord Gunthar stava quasi per sciogliere il Concilio con un nulla di fatto, quando un piccolo Kender si avvicinò al trespolo, sfilò il Globo dal pertugio dove era stato incastrato e lo gettò in terra, facendolo in mille pezzi!
I nostri eroi, così come tutti in quella radura, rimasero senza parole, ma Estellen fu la prima a percepire che qualcosa stava finalmente cambiando nell’aria. La pesante cappa di malvagità che permeava ogni cosa se ne stava andando, com’era capitato a Silvanesti. Anzi era stata sostituita da una folata di vento benevola che la rese felice, dopo tanto tempo a sguazzare nell’oscurità, ed una volta tanto la giovane si inebriò di queste vibrazioni positive e benigne.
Sentendo gli occhi esterrefatti di tutti puntati addosso, Tasslehoof cercò di spiegare con la sua vocina stridula, che quell’oggetto era maledetto e che con il suo invisibile linguaggio blasfemo stava mettendo tutti gli uni contro gli altri, quando invece in quella radura avrebbero dovuto parlare di come unirsi in un unico fronte comune e diventare fratelli di guerra. Purtroppo la reazione che ebbero i presenti non fu quella che il Kender sperava e nessuno, né i nostri eroi né quelli di Solace, avrebbero potuto proteggerlo dalla reazione infuriata di tutte o quasi tutte le parti in causa.
Tuttavia, prima che Tasslehoof venisse linciato o ucciso seduta stante, una voce imperiosa, che mise a tacere qualunque velleità di violenza, si levò tra le tante, zittendole tutte immediatamente.
“Nessuno tocchi quel Kender!”
Sentenziò, senza ammettere repliche.
Un vecchio barba grigia dal cappello a punta, seguito da presso da un ergothiano, si fermò davanti ai membri del Concilio e aggiunse, puntando un dito severo contro di loro:
“Volete una speranza? Questa è una speranza!”
L’ergothiano aveva uno strano braccio scintillante, fece alcuni passi avanti superando il vecchio, mise in posizione di tiro una specie di lunga lancia che impugnava come fosse un bastone da passeggio e la scagliò sulla Pietra Bianca, al centro della radura. La punta della lancia, incredibilmente, passò la roccia come burro, conficcandosi dentro di essa per una buona metà!
Capendo immediatamente cosa fosse, Lord Gunthar quasi si commosse, mentre Lord Crownguard sprofondò nel suo scranno senza riuscire a dire una parola.
Stuard sorrise, contento di rivedere Fizban e poteva scommetterci i baffi che quell’uomo accanto a lui fosse Theros Ironfeld, il fabbro che avrebbe dovuto accompagnare, insieme ad i suoi amici, a Qualinesti a recuperare il braccio d’argento. Tuttavia da quello che poteva vedere, egli aveva già trovato il mitico arto metallico che insieme al martello di Kharas serviva a forgiare le formidabili Dragonlances: le uniche armi che potevano sconfiggere i draghi malvagi!
Ai pochi che ancora inveivano contro il Kender, insistendo che egli li aveva condannati tutti, Fizban rispose:
“Egli non vi ha condannato, ma vi ha salvato! Solo la fede in Paladine e i suoi figli, ci farà vincere la guerra e non un artefatto malvagio dalla discutibili origini e dalle nefaste motivazioni personali.”
Alcuni tra i presenti avrebbero voluto reagire, ordinare che il vecchio venisse arrestato e il Kender giustiziato, ma la voce di Fizban era troppo potente. Intimoriti, essi si limitarono a chiedere chi lui fosse, ed egli rispose grattandosi la folta barba:
“Già, è questo il problema. Io chi sono? Non me lo ricordo bene, ma credo di chiamarmi Fizban. Ed ora tornate subito a sedere, abbiamo molto da fare.”
Estellen sorrise, entusiasta dalla piega che avevano preso gli eventi, tuttavia quando Kail le mostrò la clessidra che aveva dato loro Dorian mesi prima, che vibrava e si muoveva da sola come se stesse lanciando un evidente richiamo, tutti seppero che quando il mezzelfo l’avrebbe girata, sarebbero per loro arrivati i problemi.
Problemi seri.