Kail, con aria circospetta, collocò non visto la clessidra sul terreno erboso, approfittando del trambusto che avevano causato l’arrivo di Fizban e soprattutto quello di Theros Ironfeld e la sua lancia scintillante. Scambiandosi un’eloquente, preoccupata occhiata con i suoi amici, capovolse poi la clessidra, ed attese con una certa ansia che qualcosa di terribile accadesse a lui e ai suoi compagni.
Fortunatamente per tutti, non successe niente.
Perplesso, Kail afferrò la clessidra, assicurandosi che la sabbia all’interno scendesse correttamente attraverso il piccolo foro e si riversasse effettivamente dabbasso. Constatando che tutto pareva funzionare, fece spallucce e si tirò in piedi. Dopo qualche minuto, la clessidra si svuotò del tutto e dopo qualche altro secondo ancora, fu Stuard il primo ad accorgersi che qualcosa non andava.
Tutto intorno a loro sembrava infatti rallentare. Finché, dopo meno di un minuto, l’intera radura sembrava essersi bloccata in un fermo immagine: un momento eterno ma impreciso nel tempo, nel quale tutto sembrava ombrato di grigio, spento e senza colori.
Tuttavia non fu quella la cosa che li inquietò di più. Infatti dal passaggio infiorato, una mago dalle vesti rosse si stava avvicinando a grandi passi, mettendo all’erta i nostri eroi, vista la loro precedente, altalenante esperienza, col “cronomante” di nome Dorian.
In realtà l’incantatore cremisi si mostrò molto più affabile dello spigoloso e spesso velenoso suo collega dalle nere vesti, ma fu ugualmente latore di informazioni molto delicate e problematiche, che richiedevano da parte loro un’imminente, imprescindibile collaborazione.
“Ci risiamo!” Pensò tra sè Kail, vorticando gli occhi esasperato. Stuard si grattò il mento nervosamente: anche lui non amava troppo i maghi, soprattutto di quel tipo.
Fortunatamente per loro, Estellen aveva una naturale predisposizione alla comunicazione, pertanto iniziò a parlare con lui e a farsi dare qualche altro dettaglio di quella che presumibilmente sarebbe divenuta la loro prossima missione. Intanto scoprì che il mago si chiamava Keegal e che in effetti era decisamente più cordiale di Dorian. Inoltre scoprì che si trovava lì per rimediare ad un problema causato da qualcuno o qualcosa che lui definì un “sabotatore”. Una presenza di qualche tipo, decisamente potente, con una certa propensione ai comportamenti malvagi, che aveva alterato questa linea temporale in quello che spiegò essere: "uno snodo importante”. Talmente importante che avrebbe rischiato seriamente di compromettere la linea temporale stessa, alterandola in maniera insanabile. Come “Guardiano del Tempo”, aveva dunque il dovere di aggiustare le cose, ed era per questo che all’interno del disegno complessivo, tutti, perfino Fizban e Duncan Redhammer, stavano facendo il possibile per offrire il loro contributo e sistemare le cose.
Keegal confermò ad un perplesso Stuard, a proposito del nano Redhammer, che loro avrebbero dovuto in effetti scortare Theros a Qualinesti per recuperare il “braccio d’argento”, ma avendo appreso “per tempo” del sabotaggio, i "Guardiani" e i loro alleati avevano cambiato idea, decidendo di dirottarli prima nel tempio di Paladine, a Silvanesti, visto che era per loro di strada e poi in questa nuova missione di cui lui stava accennando. Infatti il “sabotatore” era riuscito a sottrarre una piccola parte del mistico argenteo artefatto, che era indispensabile a forgiare la “Dragonlance” e con l’aiuto di Cyan Bloodbane, a nasconderla all’interno di un posto impenetrabile: il tredicesimo, invisibile livello, dentro il Tempio inviolabile di Silvanesti. Certo, “Egli” non aveva fatto i conti con Estellen e i suoi amici, che erano riusciti comunque a recuperarlo dopo grande fatica. Questo perno, serviva a snodare il “braccio d’argento” all’altezza del gomito, garantendo così al fabbro piena autonomia nei movimenti.
Questa era stata parte della loro missione a Silvanesti (oltre a quella principale della ricerca del “libro bianco di Paladine”, che tutti sapevano bene come fosse finita), ma non erano stati i soli ad essere dirottati verso obiettivi alternativi rispetto agli originali. Anche gli stessi eroi di Solace avevano subito "alterazioni" rispetto la loro “tabella di marcia naturale”. Infatti il gruppo si sarebbe dovuto dividere dopo aver recuperato il globo dei draghi alla muraglia di ghiaccio. Invece, grazie ad una fanciulla elfica di nome Silvara, che poi non era affatto un’elfa, ma un drago in forma elfica, erano stati scortati tutti da lei sull'isola di Sancrist, un po’ come aveva fatto Deneva con loro, in attesa di conoscere l'esito del “Concilio di Whitestone” e di incontrarli personalmente per permettere di sistemare il “braccio d’argento” di Theros.
Infatti la lancia che il fabbro aveva creato, seppur imbevuta di potere divino, non era una vera e propria “Dragonlance”. Essa aveva bisogno del “braccio d’argento” completo e del “martello di Kharas” per poter essere forgiata correttamente e Theros doveva quindi tornare sulla “strada temporale giusta”: raggiungere la Tomba di Huma e lì creare la vera “Dragonlance”, grazie alle conoscenza che Silvara gli aveva infuso. Inoltre egli avrebbe dovuto subire un’iniziazione, poiché “non era il braccio che forgiava le lance sacre, ma lo spirito”, come la stessa Silvara gli aveva più volte detto.
I nostri eroi avrebbero dovuto dunque fargli da scorta, attraverso soprattutto un percorso iniziatico composto di tre tappe che sarebbero state spiegate loro in seguito.
“Sono qui solo per avvisarvi di questo. Qualunque sia il compito che vi assegneranno i cavalieri o lo stesso “Concilio di Whitestone” unito, diverso da questo, non dovrete accettarlo o questa linea temporale andrà in pezzi. Dovrete seguire le istruzioni che presto riceverete. Quelle e quelle soltanto … o il “sabotatore” riuscirà nel suo intento e tutto sarà perduto.”
Kail provò a domandare qualcosa in più su queste fantomatiche istruzioni, almeno qualche piccolo dettaglio, ma Keegal sottolineò quanto non fosse saggio parlare di queste cose in “spazi temporali così ristretti” come quello. C’erano molteplici orecchi che potevano essere in ascolto, ed era preferibile confondersi e nascondersi nel “flusso temporale normale”, quando si parlava di “contromisure tattiche alternative specifiche”. Il mezzelfo gli fece anche notare che così facendo, loro non potevano sapere se lui stesso fosse il “sabotatore” e a quel punto Keegal, un pò stizzito, si fece scappare un’informazione importante: “il sabotatore” non era un umanoide, ed era troppo potente quasi per ogni “cronomante” che lui conosceva. Solo ricucendo la storia che "Egli" lacerava si poteva sperare di batterlo, poiché il suo unico scopo era l’annichilimento totale, l’implosione della storia attraverso l’accavallamento di tutte le linee temporali deviate.
Comunque il “cronomante” li rassicurò, dicendo loro che potevano chiamarlo, qualora ne avessero avuto bisogno, sfruttando lo stesso sistema che avevano usato in quell’occasione. Anzi, si domandò perché non l’avessero fatto prima e si complimentò per la loro indipendenza e la loro grande forza d’animo.
Poi si chinò, girò la clessidra e ribadì ancora una volta l’importanza di attenersi al piano.
In verità lo disse quasi rattristandosi.
Soprattutto pareva che fosse triste per Stuard.
Il giovane guerriero immaginò che Keegal potesse riferirsi alla sua probabile, imminente investitura a cavaliere e ad una sua magari “obbligata dagli eventi” rinuncia a questa carica, non sapendo che poi, tutto sommato, non è che gli pesasse così tanto la cosa. Infatti l’idea di dover ricusare l’investitura al fine di salvare il mondo, non sarebbe stata poi una decisione così triste da prendere per un cavaliere, anche se non ufficializzato da un Giuramento sul Codice e sulla Misura.
Tuttavia Estellen intravide qualcosa di diverso da quel tipo di tristezza negli occhi e nell’anima del mago: delle conseguenze nefande che sarebbero state generate da questa “strada alternativa” che avrebbero dovuto percorrere, che avrebbero provocato un dolore terribile al suo amico e che non potevano certo dipendere dal cavalierato.
Un brivido scosse il cuore della dama bianca, mentre osservava Keegal allontanarsi e riprendere il condotto infiorato che portava fuori dalla radura. Avrebbe accettato qualunque destino e qualunque sorte per sé stessa, ma non sopportava l’idea di assistere impotente alla sofferenza e all’agonia dei suoi amici.
Un po’ storditi, i nostri eroi tornarono infine alla realtà, ritrovandosi di nuovo dentro al frastuono generato da decine di conversazioni che si erano moltiplicate tra i partecipanti. Stanchi, affamati e confusi da queste nuove e sconcertanti rivelazioni, Kail, Estellen e Stuard si divisero, ripromettendosi di ritrovarsi più tardi nelle loro stanze per fare il punto sulla situazione.
Prima di tornare al maniero infatti, ognuno di loro volle sbrigare delle questioni personali prima di ritirarsi. Così si sparpagliarono nella radura, ciascuno sospinto dalla volontà di conferire con alcuni dei presenti: un’occasione forse unica prima di concentrarsi sulla missione imminente.