Kail guidò i suoi amici lungo scoscesi sentieri di rossa pietra per tutta la giornata. Il tempo era ottimo, faceva freddo ma il sole era alto e confortante e nessuno, a parte il minotauro, si lamentò dei ritmi serrati che il mezzelfo faceva mantenere al gruppo. Dopo aver attraversato ripidi dirupi e risalite ardue e faticose, la luce del sole, alfine, lasciò spazio all’oscurità dell’imbrunire e Kail optò per un ottimo riparo sotto uno spuntone di roccia, come punto strategico per accamparsi per l’incombente notte.
I quattro amici spesero un po’ di tempo per parlare tra loro prima di coricarsi, con Estellen che ne approfittò per dare uno sguardo al libro di preghiere regalatole da Wilhelm, re di Vantal, qualche tempo prima. Poi, come di consueto, dopo aver messo qualcosa sotto i denti, si divisero i turni di guardia e accesero un allegro fuocherello per riscaldarsi dal freddo delle terre selvagge.
Il turno di Kail passò senza problemi, ma quando l’onere scivolò su Stuard, un potenziale pericolo si avvicinò inaspettato da ovest, nel canyon sottostante.
Un gruppo di quattro poderosi orchi a cavallo infatti, galoppavano veloci lungo gli intricati budelli che si dipanavano tra le pareti di roccia della stretta gola che li fronteggiava. Fortunatamente, il mezzelfo aveva scelto una zona rialzata per accamparsi e fu davvero una scelta azzeccata, poiché gli orchi sembrarono non aver fiutato la loro presenza. Tuttavia il loro passaggio era un campanello d’allarme importante: se infatti quegli orchi erano diretti a Sinking – Wells, lo stavano certamente facendo per allertare l’accampamento di ciò che era successo a Black – Stain. A quel punto, non ci sarebbe stato modo per i nostri eroi di agire di soppiatto, poiché il campo sarebbe stato messo in guardia e gli orchi li avrebbero attesi sul piede di guerra. Quindi il cavaliere svegliò immediatamente i suoi amici, spiegando cosa stava succedendo.
Senza aggiungere inutili commenti, raggiunsero quindi i cavalli e li spronarono freneticamente al galoppo lungo il sottile ma sicuro sentiero soprastante lo stretto e contorto canyon. Ben presto Stuard e Kail raggiunsero e superarono gli orchi, che avevano il loro daffare per seguire invece i ben più tortuosi passaggi sottostanti. Poi il mezzelfo scese da cavallo e si appostò dietro una roccia, a ridosso di una stretta gola che poi piegava drasticamente verso est. Stuard continuò invece a cavalcare a perdifiato, fino a trovare un piccolo sentiero che fiancheggiava un corto dirupo, che lo condusse di sotto, poco oltre la gola.
Quando Kail avrebbe tirato le sue micidiali frecce, sarebbe stato suo e del minotauro il compito di tagliare la strada agli orchi sopravvissuti, ed impedirgli di proseguire fino a destinazione.
Presto Morduk lo raggiunse, mentre Estellen affiancò Kail dietro al suo nascondiglio.
Fu una questione di secondi e gli orchi spuntarono da dietro la gola, procedendo di corsa ed in fila indiana. Estellen chiuse gli occhi e domandò umilmente a Paladine di prendersi cura dei suoi figli durante il combattimento imminente. Così, appena li ebbe a tiro, il mezzelfo si affacciò e dalla sua posizione rialzata, scagliò due precise e veloci frecce in direzione dei primi due orchi che stavano sopraggiungendo. La prima freccia purtroppo si piantò sul collo del cavallo, che non cadde poiché addestrato a ben più difficili situazioni di quella, ma che però costrinse il cavaliere a tenere con difficoltà il controllo sull’animale. La seconda freccia invece colpì dritto in testa il secondo orco, che lasciò andare le redini e cadde dal cavallo, schiantandosi rovinosamente a terra.
Nel frattempo sia Stuard che Morduk partirono al galoppo contro gli orchi, armi in pugno. Stuard riuscì con un abile affondo a straziare le carni del primo orco, ancora sbilanciato dall’attacco di Kail al suo poderoso destriero. L’antica lama del cavaliere penetrò facilmente sotto l’ascella dell’orco, che cadde, ruzzolò per alcuni metri e non si mosse più.
Nel frattempo Morduk aveva ingaggiato il terzo orco della fila, menando un potente fendente con l’ascia. Tuttavia anche l’orco colpì il minotauro con la sua lunga spada bastarda. Entrambi finirono dunque in terra con un rovinoso capitombolo, ed Estellen, che stava seguendo le sorti del combattimento dei suoi amici, trattenne il respiro preoccupata. I due contendenti si rialzarono con grande fatica, ma per fortuna solo Morduk sembrava illeso: Paladine l’aveva infine protetto come promesso, ed Estellen sorrise alla grazia che il suo dio aveva appena donato al suo amico.
Tuttavia la giovane sacerdotessa non ebbe il tempo di gioire troppo per il miracolo concesso da Paladine, perché l’ultimo orco, non curandosi dei suoi compagni caduti, feriti o morti, proseguì la sua folle corsa oltre la gola del canyon.
Kail urlò per il disappunto: il grosso cavallo da guerra dell’orco infatti era troppo veloce e lui troppo distante per poterlo fermare con una freccia, mentre Stuard, aveva appena girato il suo destriero e stava provando a rincorrerlo, ma il mezzelfo sapeva bene che il cavaliere non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungerlo. Così guardò Estellen in maniera eloquente. La giovane alzò le mani al cielo e invocò di nuovo il potere del drago di platino. D’improvviso l’accecante luce del sole, ancora ben nascosto sotto il confine dell’orizzonte, si destò improvvisa, abbagliando tutti per pochi ma intensi secondi. L’orco, molto più sensibile alla luce diurna rispetto ai nostri eroi, fu costretto a ripararsi gli occhi con un braccio: fu un gesto istintivo, ma che gli costò, nella sua folle corsa, di finire per urtare uno sporgente sperone di roccia con la spalla e schiantarsi su un frastagliato ed acuminato costone di pietra rossa, proprio sulla piega della curva che non aveva potuto vedere.
Estellen non riuscì a dispiacersi per lui, visti i modi barbari in cui gli orchi solevano trattare le creature di altre specie, tuttavia era preoccupata e molto per la sorte di Morduk. Quando vide la possente ascia del minotauro staccare di netto la testa del suo avversario, tirò un profondo sospiro di sollievo.
Il gruppo si riunì dabbasso.
Gli orchi erano morti, ma due dei loro cavalli erano fuggiti nella direzione di Sinking - Wells. Tuttavia nessuno, nemmeno Kail, si azzardò a suggerire di seguirli: erano tutti troppo stanchi per farlo, ed il giorno seguente sarebbe stato davvero difficile per loro. Preferirono quindi sperare nella buona sorte, pregando che i cavalli non finissero la loro galoppata solitaria proprio all’accampamento degli orchi. Trovarono dunque un punto ideale per riposare ancora qualche ora e poco dopo l’alba tosto ripartirono, dopo aver consumato una frugale colazione.
Kail costrinse i cavalli a tenere un andamento veloce per l’intera giornata e quindi verso sera giunsero finalmente a destinazione.
Fortunatamente lungo il tragitto avevano poi ritrovato uno dei cavalli e si erano preoccupati di rispedirlo nella direzione opposta, tuttavia il secondo possente destriero da guerra sembrava scomparso e questo aveva lasciato un po’ tutti in preda all’ansia.
Dopo aver nascosto i cavalli dietro una grossa pietra levigata, i quattro amici si affacciarono verso il basso, rivelando, finalmente, il terzo campo degli orchi.
Sinking - Wells si snodava attorno ai ruderi di un antico avamposto orchesco, forse una piccola città o un grande villaggio strutturato, ed era fornito di tre gruppi di tende. Uno, più grande degli altri, posto a nord est, ospitava certamente gli orchi, visti quanti ne entravano ed uscivano di continuo. Un altro a sud ovest accoglieva i prigionieri elfi, perlomeno da come gli orchi stavano malmenando un silvano, trascinato malamente fuori di lì; ed infine l’ultimo, che fece nascere la speranza nel cuore di Morduk, a sud est, che non aveva però ancora rivelato informazioni preliminari su chi vi risiedesse all’interno.
Allorché Kail optò per andare ad indagare meglio, mentre gli altri restarono ancora nascosti, per osservare meglio il campo degli orchi. Un grosso fuoco era stato acceso al centro del “villaggio” improvvisato, mentre tre enormi carri erano stati sistemati accanto alle tende degli orchi. Inoltre un'intensa litania gutturale saliva dal campo e i nostri eroi capirono che ciò a cui stavano assistendo, doveva essere la preparazione ad un momento assai solenne nella cultura orchesca. Si stava infatti per svolgere un combattimento rituale e da lì a poco, quando le cose sarebbero divenute più chiare a tutti, Morduk trasalì per lo sconcerto.