Estellen decise di non rispondere subito alla terribile e disperata richiesta dell’amico e rimandare a dopo eventuali discussioni sul perché avesse deciso di attivare quel dannato medaglione scientemente!
Anche se in effetti non faticava molto ad intuirne da sola il motivo.
Ciò che il mezzelfo aveva visto fare agli elfi era stato certamente più che barbaro: bambini seviziati e poi buttati nella fossa come spazzatura, donne stuprate e anch’esse poi cestinate come scarti, vecchi e feriti uccisi e perfino divorati: insomma ogni genere di amenità, come anche Morduk poté confermare qualche minuto dopo. Era comprensibile quindi che Kail avesse perso la ragione e quindi che avesse desiderato vendicarsi, ma in questo modo, se avesse continuato a cedere all’odio e alle emozioni, prima o poi avrebbe perso anche l’anima.
Estellen cercò di accarezzarlo e sostenerlo, ma Kail era completamente zuppo di sangue e altre cose di cui, per chi era debole di stomaco, non era saggio scoprirne la natura e perfino la sacerdotessa di Paladine provò un certo disgusto a trovarsi questa volta così vicina a lui. Tuttavia fece lo stesso ciò che doveva, invitando poi l’amico ad alzarsi e a lavarsi in un barile poco distante.
Quando la dama bianca incontrò Stuard, di ritorno dalle tende degli orchi, si intristì ancora di più, visto quello che il cavaliere le aveva riferito.
Donne e bambini orchi, altri innocenti insomma, erano stati smembrati e fatti a pezzi in quelle tende.
Quello era il prezzo dell’odio.
Prima di lasciare definitivamente quel campo e quel massacro, i nostri eroi recuperarono un carro, alcuni cavalli da guerra e perfino qualche provvista. Poi tornarono dagli elfi e scambiarono con loro qualche parola, prima di congedarsi definitivamente.
I profughi erano spaventatissimi, un po’ per la recente convivenza forzata con gli orchi, sicuramente poco felice, un po' per l’incontro con Kail, anch’esso altamente traumatizzante, ma maggiormente per ciò che si erano lasciati alle spalle a Silvanesti. Estellen cercò di rassicurarli e gli elfi, primi figli di Paladine, riconobbero in lei qualcosa di affine e infine si quietarono, cercando di rispondere alle domande della dama bianca.
In buona sostanza, i più lucidi tra loro, parlarono di un “incubo” nella foresta, il cui epicentro partiva da Silvanost, la capitale, ma che aveva infettato ormai tutto l’immenso bosco che era la loro casa. Quest’incubo aveva trasformato la selva, verde e rigogliosa, in un mostro tenebroso e oscuro: “Un mostro con le ali”. Lo definirono gli elfi, forse impropriamente. Insomma ci doveva essere un antico e malvagio sortilegio in atto, che partiva dalla capitale e si dipanava per tutto il reame boscoso: a sentire loro sarebbe stata un’impresa perfino camminare tra gli alberi, perché essi sembravano vivi e i loro occhi sempre vigili e dappertutto! Infine gli elfi rivelarono che solo un esponente della casa reale poteva conoscere l’ubicazione del tempio di Paladine, ove Silvanost in persona aveva nascosto il suo famoso “libro bianco” millenni prima e questo portò i nostri eroi a fissare proprio la capitale come prima tappa del loro viaggio all’interno della foresta.
Sempre che la dea Chislev fosse stata d’accordo, ovviamente.
Dopo questa difficile chiacchierata, Stuard e Morduk prepararono per loro il carro, legando ad esso quattro robusti cavalli da guerra. Diedero agli elfi tutte le provviste commestibili che trovarono nella riserva degli orchi, recuperarono perfino delle armi per la loro difesa e si raccomandarono che seguissero il sentiero principale verso Shrentak o Vantal, ormai entrambi dei porti sicuri. Per nessun motivo avrebbero dovuto recarsi alla “Morning Dew” o cambiare la strada maestra, perché altrimenti per loro sarebbe stata la fine.
Poi, nonostante l’ora tarda, decisero di ripartire subito per la prossima tappa: le rovine di Men – Ban, ma non prima di aver dato alle fiamme le tende e i corpi di questo ormai ex presidio degli orchi.
Kail fermò il gruppo poco prima di mezzogiorno. Trovarono un buon posto per mangiare e per dormire qualche ora, poi ripartirono fermandosi nuovamente per cena.
Durante il tragitto avevano visto dei piccoli gruppi di orchi andare e venire per le terre selvagge, segno che i loro accampamenti si tenevano costantemente in contatto e che presto qualcuno di passaggio avrebbe visto le fiamme guizzare alte in quello di Black – Stain e avrebbe dato certamente l’allarme.
Tuttavia i nostri eroi arrivarono indisturbati alle rovine di Men - Ban, dove era stato approntato il secondo accampamento in mezzo alle rovine, ma notarono che per fortuna, in questo, nonostante la consueta bieca brutalità degli orchi nei confronti dei prigionieri elfi, non erano presenti né donne, né bambini e nemmeno minotauri. Questa situazione “neutra”, permetteva agli orchi di concentrarsi solo sugli affari e non sul loro sadico modo di divertirsi e quindi, vista la situazione più “tranquilla”, a malincuore il mezzelfo si lasciò convincere a proseguire oltre, fino al terzo campo, che seguiva più o meno il sentiero principale.
Quello di Sinking – Wells era praticamente l’ultima loro speranza di trovare i prigionieri minotauri che tanto bramavano, a meno di dover deviare forzatamente verso sud, verso la costa e gli ultimi due campi degli orchi conosciuti, allestiti nelle ultime due città in rovina.
Il morale era decisamente basso e serviva assolutamente a tutti una buona notizia.