Mentre i nostri eroi cercavano una via facile e veloce per scendere al secondo livello, videro avanzare verso di loro un eccentrico uomo che riconobbero immediatamente. Ammantato con una pesante cappa color cremisi, riccamente adornata da rune ed incisioni arcane, un sorridente Lord Descent stava andando loro incontro a passo spedito.
Il gruppo aveva parlato poco da quando erano usciti dalla stanza di Ariakas: quell’uomo tenebroso aveva turbato un po’ tutti, ed in special modo Estellen, che si era chiusa in un religioso e meditabondo silenzio.
Il mago si mostrò felice e sorpreso di trovarli al terzo piano, mascherando molto bene se fosse al corrente del vero motivo per cui si trovassero davvero lì. Domandò loro se avevano deciso cosa fare riguardo la sua ricca proposta e quando apprese che era stata accettata, non stava più nella pelle nel concludere quanto prima l’affare, invitando i nostri eroi a sigillarlo immediatamente nei suoi studi privati. Estellen acconsentì: anche se si sentiva ancora stordita dal confronto con Lord Ariakas, voleva risolvere questa questione il prima possibile, spalleggiata su questo punto da Kail che era perfettamente d’accordo con lei.
Descent li scortò nell’area destinata ad ospitare il facoltoso mercante Zacharia e il suo seguito di consiglieri e li invitò ad entrare in un’ampia stanza, che pareva più uno studio o un laboratorio di un mago, anche se riccamente adornata con ori e preziosi e finemente ammobiliata con i più pregiati legni di Krynn.
Il mago fece accomodare tutti su delle sedie in noce e si recò poi nei pressi di un piccolo tavolo ricavato da un unico blocco di ossidiana, dal quale prelevò nervosamente alcuni fogli di pergamena. Quindi iniziò a vergare la carta, con una grafia elegante e decisa.
Ad un certo punto lo stregone si fermò, alzò gli occhi verso Estellen e domandò il nome con cui registrare il documento di pagamento e ovviamente la cifra che avrebbe dovuto riconoscere al proprietario del suddetto documento. Spiegò che lui aveva fondi depositati in diverse banche delle più importanti e popolari città dell’Ansalon, pertanto sarebbe bastato mostrare il documento per prelevare più o meno qualunque somma utile per il proprio fabbisogno in quasi ogni luogo civilizzato sul continente.
Quando Estellen espose la cifra che lei avrebbe voluto per cedere il suo bastone, Descent inarcò appena un sopracciglio e nessuno capì se l’incantatore si aspettasse una richiesta maggiore o minore di quella che la dama bianca gli aveva appena fatto. Tuttavia la cifra di centomila pezzi d’oro fu messa nero su bianco senza alcun problema e senza nessuna contrattazione.
La cosa curiosa avvenne quando il mago domandò le proprie generalità alla giovane. Estellen rivelò senza tentennamenti il suo nome, ma in effetti ragionò per la prima volta sul fatto che non avesse mai avuto un cognome. Stava per dire Uth Breannar, il cognome di Stuard, ma poi ne scelse un altro di getto: Uth Monnar!
I suoi amici ebbero una reazione a dir poco strana ad udire quel cognome: per carità, gli Uth Monnar erano una famiglia nobile e valorosa, ma non era mai stata una casata considerata “amica”agli Uth Breannar. Semmai alleata. Entrambi alla fine intuirono che ci doveva essere lo zampino di Ulther dietro la scelta “istintiva” della loro compagna. La giovane arrossì leggermente sotto quegli sguardi indagatori: non sapeva bene nemmeno lei perché avesse deciso di fregiarsi di quel cognome (o forse si), ma l’aveva fatto e, stranamente, a quel pensiero, provava solo gioia nel suo cuore. “Estellen Uth Monnar” fu dunque il nome siglato sulla pergamena e dunque lei e solo lei, avrebbe potuto recarsi in una delle banche citate sul documento a ritirare i soldi che avrebbe ritenuto opportuni per soddisfare le proprie necessità. Ovviamente questo l’avrebbe esposta a dei rischi enormi: rischi che potevano leggersi chiaramente negli avidi occhi dell’incantatore dalle rosse vesti.
Descent soffiò sull’inchiostro per sincerarsi che prendesse aderenza immediatamente, poi arrotolò il documento e lo passò nelle mani di Estellen, la quale fece lo stesso con la verga di Heinrich. La giovane domandò se potesse avere una piccolissima parte di quei soldi subito, per i loro bisogni più prossimi, ed il mago, alzando gli occhi al cielo, racimolò un po’ di monete sparse qua e la per la stanza, passandole poi alla sacerdotessa di Paladine dopo averle raccolte in un sacchetto di stoffa.
Estasiato, lo stregone guardava incredulo la verga incantata con bramosia indicibile, affrettandosi a congedare con un’arroganza insopportabile i nostri eroi attraverso un gesto della mano appena accennato. Kail provò a fargli delle domande sugli elfi e se esisteva un collegamento tra loro e il Mead, ma Descent ormai aveva cambiato atteggiamento nei loro confronti, divenendo scontroso e irascibile: segno che Ariakas aveva avuto ragione su di lui, quando lo aveva dipinto come un” arrogante mago da strapazzo arricchito”! Tentato dallo strappargli di mano il bastone e tirargli in faccia la sua dannata pergamena, il mezzelfo si affrettò ad uscire dalla stanza prima che fosse troppo tardi.
Così, finalmente i nostri eroi poterono andare a riposare qualche ora: si erano alleggeriti del bastone di Heinrich, ma avevano guadagnato centomila pezzi d’oro: una cifra esorbitante che avrebbe aiutato sia loro, che moltissime altre persone a guerra conclusa.
L’alba arrivò troppo presto e Morduk dichiarò senza troppi giri di parole che si sentiva più stanco della sera prima! Tuttavia il grosso minotauro si incontrò con Khorkh e la sua scorta e tutti insieme, dopo aver fatto colazione, scesero al primo livello.
Il loro piano era questo: i minotauri sarebbero andati nelle stalle a prelevare i cavalli e tutto il necessario per il loro fabbisogno durante il viaggio, mentre il mezzelfo e i suoi amici si sarebbero occupati dell’equipaggiamento e delle provviste. Poi si sarebbero ritrovati fuori, nell’atrio e avrebbero cercato un varco tra la folla assiepata per uscire dalla città. Trovata una zona adeguata a nord - ovest, i due gruppi si sarebbero dunque divisi, evitando così sguardi pericolosi e indiscreti.
Tuttavia, come spesso era avvenuto anche in precedenza, il destino aveva in serbo altri piani per loro.
Infatti la vista acuta di Kail notò che un uomo corpulento, sicuramente addetto alla manutenzione e alla pulizia di questo livello, stava trasportando delle lenzuola sporche, dai laboratori di produzione del “Mead” in direzione del secondo livello della nave.
Tuttavia il mezzelfo notò che quel tizio nascondeva qualcosa.
Il modo con cui trasportava le vettovaglie era strano e scomodo: aveva la schiena troppo dritta e le braccia erano mal messe e poste obliquamente a quarantacinque gradi, come se stesse tenendo un asse rigida tra le mani o una grossa scatola.
Il suo sesto senso lo stava avvertendo che qualcosa non andava e decise di capirci di più. Avvertì dunque i suoi amici e poi chiese a Khorkh di andare intanto avanti ad occuparsi dei cavalli, mentre loro avrebbero cercato di portare alla luce la verità su questa situazione che non gli quadrava. Il figlio di Thorkh annuì, ma fu però lapidario nel dire di non esporsi troppo: solo con l’aiuto di un esercito avrebbero infatti potuto sperare di epurare i molteplici loschi affari che giravano intorno al “Mead”, quindi qualunque cosa avessero potuto scoprire sotto quelle sudicie lenzuola, si raccomandò con loro di mantenere un profilo più che basso e di rimandare eventuali ripercussioni ad altro momento.
Così, mentre gli passava accanto, Stuard diede una possente spallata al corpulento uomo delle pulizie, che, in risposta, fece volare con un capitombolo coperte e vettovaglie, ma anche qualche altra cosa. Kail si aspettò che l’uomo si precipitasse a raccogliere e a nascondere immediatamente ciò che gli era caduto dalle mani, ma non fu così. Egli si limitava a guardare verso il basso le lenzuola sparpagliate sul pavimento, come se non riuscisse a capire cosa dovesse fare a quel punto.
Estellen lo aggirò, ed essendo molto più bassa di lui, poté riuscire a vedere che i suoi occhi erano interamente velati di blu come quelli di Tendor, il paggio di Ariakas. Anche quell’uomo dunque doveva aver fatto un largo e sconsiderato uso del “Mead”!
Nel frattempo Kail e Stuard si scusarono con lui e si chinarono a raccogliere le lenzuola. Mentre il cavaliere gliele stava rimettendo in mano una per una, il mezzelfo ebbe così il tempo di controllare cosa stesse nascondendo di tanto prezioso e notò una grossa scatola di legno semi aperta sotto alcune coperte. Vedendo che l’omone sembrava non rendersi conto di quello che gli stava accadendo intorno, diede una sbirciatina alla scatola e rimase atterrito da quello che ci trovò dentro.
Erano orecchie di elfo mozzate! Diverse paia di orecchie di elfo
Rialzandosi disgustato, Kail fece un passo indietro per l’orrore e dopo che l’uomo corpulento aveva ripreso il suo cammino verso il piano di sopra, si confrontò dunque con i suoi compagni.
Kail non era infatti più sicuro di lasciar perdere di indagare su quello che accadeva in quella dannata nave. Infatti lui rimaneva pur sempre un elfo silvano per metà e quei bastardi stavano facendo letteralmente a pezzi i suoi consanguinei, solo per mero interesse personale. Forse era un’idea stupida e sicuramente aveva ragione Khorkh che sarebbe stato meglio tornare lì con un esercito, ma il suo istinto e la sua natura elfica gridava vendetta e questa volta non era così sicuro di riuscire a dominare le sue emozioni!