Prima di dividersi le camere per la notte, il gruppo decise di spendere un po’ di tempo a riconsiderare meglio l’offerta di Lord Descent. In buona sostanza Estellen si rese conto che viaggiare squattrinati, in territori pericolosi, senza alcun riferimento o aiuto, avrebbe potuto compromettere seriamente il buon esito della sua sacra cerca. Pertanto, tenendo a mente il fatto che il bastone di Heinrich, per quanto affascinante e bizzarro come oggetto magico, non rispondeva per niente al suo controllo, rischiando più volte di diventare letale per i suoi amici, propose di venderlo al mago veste, primo consigliere di Zacharia.
Tuttavia volle conoscere il parere dei suoi amici prima di prendere una decisione definitiva.
Stuard si mostrò subito d’accordo con lei: quel dannato bastone sfuggiva al suo controllo e spesso causava più danni che benefici, quindi Estellen avrebbe fatto bene a venderlo, ovviamente dietro lauto compenso, visto che il mago aveva proposto “qualunque cifra” pur di averlo. Una posizione simile a quella del cavaliere sembrò essere quella di Morduk, che nel frattempo aveva finito di sistemare con Khorkh i dettagli per la partenza del giorno dopo. Il grosso minotauro sbiascicò poche, ma incisive parole in proposito, sottolineando la pericolosità della magia in generale e di quella verga in particolare e che quindi Estellen avrebbe fatto molto bene a disfarsi di quella sciagura, latrice di guai, il prima possibile. Poi sbadigliò e, alzandosi senza troppa grazia, disse a tutti che sarebbe andato a coricarsi nella stanza adiacente a quella. L’unico che dissentì sul concedere quello che evidentemente era un oggetto magico sì imprevedibile, ma evidentemente anche piuttosto ambito, ad un uomo che già era potente di suo in quanto ricchissimo, potente e armato di magia, fu Kail. Il mezzelfo non si fidava di quello stregone dalle vesti rosse, poiché pensava, e non a torto, che spesso le rosse vesti fossero ancor più pericolose di quelle tinte di nero. Non provava piacere dunque nel rendere quel mago ancor più micidiale ed influente di quanto già non fosse per conto suo. Tuttavia si rimise alla decisione di Estellen come sempre e ribadì per l’ennesima volta che comunque avrebbe seguito e sarebbe rimasto al fianco della sacerdotessa di Paladine, qualsiasi strada lei avesse imboccato. Anche la più sgradevole.
Estellen ascoltò tutti con pazienza e poi rivelò la sua decisione finale: avrebbe venduto il bastone incantato, ma solo a certe condizioni e a fronte di una montagna di denaro. Denaro che sarebbe servito a rendere certamente più agevole il loro viaggio verso Silvanesti, ma anche in futuro, per aiutare a ricostruire sulle macerie, dopo che la guerra fosse passata su tutte le terre libere come un devastante ed impietoso tsunami.
Nessuno obiettò alcunché.
I nostri eroi si prepararono dunque per la notte, optando per risolvere la pratica con Descent l’indomani mattina di buona lena. Tuttavia, proprio in quel momento, qualcuno di assolutamente inaspettato bussò alla loro porta.
Si trattava di un altro paggio: un elfo di nome Tendor, che asseriva di servire un uomo, un Lord di nome Ariakas, nientemeno che il proprietario diretto del pass per la distribuzione del 20% del “Mead”. Insomma qualcuno potente tanto quanto Zacharia o forse anche di più.
Il suo padrone in buona sostanza voleva incontrare Estellen e parlare con lei di affari. Lord Ariakas si scusava sentitamente per l’ora tarda, ma promise di rubare solo dieci minuti alla “dama bianca”, come la definì in maniera abbastanza pertinente, sostenendo che la sua proposta sarebbe stata ritenuta da lei comunque molto interessante, indipendentemente se l’avesse accettata o meno.
Così i nostri eroi andarono a svegliare Morduk, che brontolò sonoramente ma li seguì, e poi permisero al paggio di accompagnarli al terzo piano, dove c’erano gli alloggi dei famosi cinque“distributori” della famosa bevanda.
L’elfo pareva particolarmente emaciato, ed aveva una strana particolarità che adesso tutti notarono con chiarezza: intorno e dentro i suoi occhi, permaneva una persistente patina bluastra che, oltre a renderlo inquietante, suggerì a tutti che molto probabilmente aveva fatto uso della bevanda incriminata! Nessuno sapeva però se fosse stata una sua decisione o quella di qualcun altro.
Dopo aver girato qualche minuto per il terzo livello della nave, passando attraverso navate e diverse intercapedini di collegamento, tutte di pregevolissima fattura, giunsero dinnanzi ad una porta chiusa in legno massello, che recava sullo stipite uno strano simbolo inciso su una placca di metallo. Sembrava un uccello stilizzato o forse più uccelli insieme, non si capiva bene.
Tuttavia quando il gruppo entrò nella stanza, si accorse subito che l’uomo che li aveva chiamati non era un semplice mercante, avido, gretto e senza scrupoli, ma un possente uomo d’armi, a giudicare dall’imponente armatura nera posta su un trabiccolo in bella mostra. La sua lunga spada poi, dal pomello intarsiato e a forma di teschio, aveva l’aria di essere davvero letale se brandita dalle giuste mani. Inoltre il suo aspetto era davvero maestoso: alto quasi due metri, aveva i capelli lunghi e gli occhi scuri come la notte e, cosa assai più inquietante, Estellen non riusciva a leggere niente dentro quegli occhi spenti e privi di luce. Capì subito dunque che costui non poteva essere un guerriero o un capitano qualsiasi, bensì un discepolo accorato di qualche dio, probabilmente oscuro, che proteggeva la sua anima da troppo intimi sguardi, indiscreti e indagatori come il suo.
Ariakas si presentò e spostò subito la conversazione in un ambiente più consono e gradevole: un salotto finemente decorato e munito di comodi e costosissimi sofa, abbellito da quadri e drappi antichi e preziosi. Il possente guerriero accolse dunque con garbo e gentilezza i nostri eroi, permettendo a tutti di rilassarsi un po’ e sentirsi leggermente di più a proprio agio.
Quindi versò a tutti da bere e venne poi subito al punto: propose qualunque retribuzione Estellen avesse voluto, a patto che lei rimanesse con lui alla grande nave e diventasse suo consigliere personale!
Aveva infatti saputo che Descent l’aveva avvicinata poche ore prima e semplicemente raddoppiò qualunque offerta quell’infido mago dalle rosse vesti potesse averle fatto per accaparrarsi i suoi servigi.
Estellen lo ringraziò molto educatamente, ma riferì anche con estrema fermezza che Descent non le aveva affatto chiesto di entrare a far parte della sua squadra, ma solo di voler acquistare il suo bastone incantato, che gli mostrò prontamente. Sottolineò anche il fatto che non avrebbe potuto accettare l’intrigante offerta che lui le aveva proposto, perché si trovava in quella zona per uno scopo preciso, che però preferiva non rivelare.
Ariakas la ascoltò attentamente, senza mai staccare lo sguardo da lei, poi sembrò pronunciare alcune parole e la giovane capì che egli era in comunicazione con il dio che serviva (!), cosa strana per un semplice discepolo.
Insomma quell'imponente uomo, come lei, doveva essere un chierico e anche decisamente potente, dalle difficoltà che stava incontrando a capire cosa albergasse davvero nel suo cuore. Egli l’aveva all’inizio scambiata per un mago, come avevano fatto un po’ tutti, ma adesso il suo atteggiamento sembrava mutato, come se si fosse accorto chi fosse lei veramente.
Con estrema pacata cordialità, Ariakas si alzò e scortò quindi personalmente i suoi ospiti alla porta, ringraziandoli per la loro disponibilità. Tuttavia Estellen sapeva che la sua era solo una facciata: quell’uomo era pericoloso: il più pericoloso di tutti quelli che avevano incontrato finora! Chissà quello che avrebbe potuto fare con il "Mead": un uomo del genere avrebbe potuto perfino scatenare una guerra!
Inoltre aveva capito chi lei fosse davvero e c’era solo un dio forte abbastanza da contrastare quello che lei serviva: la dea dai cinque volti, Takhisis!
Per un attimo, Estellen si sentì trasportata di nuovo vicino al portale per l’abisso e questa sensazione le rimase nelle ossa fino a molto dopo essersi congedata da lui.