Il giovane minotauro manifestò una evidente felicità nel riscontrare che Estellen e i suoi amici fossero vivi e vegeti. Fu talmente veemente e inaspettata questa sua contentezza, che li afferrò tutti e tre in un unico e caloroso, esplosivo abbraccio e li tirò su come fuscelli.
Dopo essersi ricomposti, Khorkh domandò di Thrak e purtroppo Morduk dovette spiegare al figlio del suo amico che il suo compagno d’arme era caduto da eroe per difendere Shrentak dai signori della guerra locali. Il giovane minotauro si rabbuiò, ma Morduk si offrì immediatamente di prendere il posto di Thrak nella sua squadra e salvare così l’onore del suo compagno d’armi, ormai tristemente defunto. Inoltre il veterano minotauro gli spiegò che Thorkh, suo padre, era suo amico da moltissimi anni e che non l’avrebbe certamente abbandonato all’oblio e alla disperazione. Khorkh fieramente annuì, ben contento di avere tra le sue fila un guerriero così forte ed esperto come Morduk: in questo modo la memoria del suo caro amico Thrak sarebbe stata preservata, ed avrebbe avuto addirittura più chance di prima di liberare suo padre dal tetro giogo degli orchi.
Inoltre Morduk avrebbe onorato entrambi i giuramenti perpetrati sia da Khorkh che da Thrak. Giuramenti che si sarebbero sciolti o con il successo della loro missione o con la loro morte.
Una volta risolte con successo queste piccole controversie sulle questioni d’onore, tanto care alla loro razza, il giovane minotauro disse a tutti di seguirlo. Sostenne che sarebbe stato meglio andare a parlare in una zona che fosse più confortevole di un anonimo corridoio e li scortò tosto in uno dei tanti “open space” sparsi in giro per la città – nave.
Un impeccabile cameriere servì loro birra e cibo, tra i più buoni che il gruppo avesse mai bevuto o mangiato. Poi Khorkh comunicò ai suoi amici quelli che sarebbero stati i suoi prossimi passi nei giorni a venire.
Come prima cosa il figlio di Thorkh ringraziò gli dei che loro fossero alfine arrivati, poiché nelle sue intenzioni c’era di restare al massimo un altro giorno alla “grande nave”, per poi partire immantinente verso sud. Egli infatti, dal suo rocambolesco approdo a Langtree, aveva seguito diverse piste per rintracciare i pirati orchi che avevano rapito suo padre e la sua ciurma, alcune di esse tra l’altro abbastanza sanguinose ed impegnative e le loro tracce terminavano proprio qui, alla famosa “City Of The Morning Dew”.
Setacciando queste piste e secondo alcune ben retribuite fonti, il gruppo degli orchi si era poi separato: una parte di essi, portando con loro i minotauri più forti ed in salute, si erano recati a Qindaras, dove c’era la più grande arena per combattimenti di Krynn. Qui avrebbero potuto venderli ai ricchi e potenti mercanti locali, che avrebbero sollazzato le platee e riempito le loro tasche con guerrieri formidabili per mesi. Altri invece avevano proseguito verso est, raggiungendo altre piccole cellule di orchi dislocate presso le rovine adiacenti a Silvanesti. Riunitisi infine con i loro simili, gli orchi molto probabilmente avrebbero poi deviato tutti insieme verso nord, raggiungendo il Blode per vendere ciò che rimaneva dei compagni di Thorkh e gli elfi razziati dalla grande foresta.
Ora, Khorkh era sicuro che suo padre e la maggior parte dei suoi marinai, avrebbero seguito il gruppo di orchi diretto a Qindaras, pertanto era proprio lì che lui e i suoi tre compagni si sarebbero diretti l’indomani mattina. Non potendo trovarsi in due posti contemporaneamente, azzardò dunque a chiedere a Morduk e ai nostri eroi se avessero potuto controllare, mentre passavano tra le orchesche rovine, se i minotauri prigionieri fossero ancora vivi, viste le innegabili e conclamate capacità del mezzelfo di riuscire a muoversi molto bene e non visto tra le ombre della notte. Khorkh non domandò espressamente di fare di tutto per liberarli, ma si limitò a chiedere loro di trovare il modo di fargli arrivare questa informazione, così da valutare se fosse il caso arrischiare un pericolosissimo salvataggio nelle terre del Blode oppure no. Ovviamente Morduk gli promise che avrebbe fatto molto di più che segnare il tragitto degli orchi su una mappa, se per pura fortuna avessero trovato dei prigionieri ancora in condizione per essere salvati e Kail sapeva molto bene quello che intendeva dire l’anziano minotauro con quelle parole.
In ogni caso, il gruppo reagì compatto alla richiesta del loro amico: passando di lì avrebbero certamente indagato, facendo il possibile per sostenere Khorkh e la sua audace missione di salvataggio.
Una volta stabilite le cose da fare nei giorni successivi, il giovane minotauro perse un po’ di tempo, mentre Estellen e Stuard mangiavano a quattro ganasce, per raccontare ciò che aveva scoperto sull’esotico posto in cui si trovavano.
“The Morning Dew” era ancora divisa in tre livelli come nei suoi gloriosi tempi passati: il più basso era però oggi dedicato alla produzione, allo stoccaggio e alla consegna del prezioso idromele conosciuto come “Mead”. Nessuno, nemmeno i lavoranti, principalmente elfi, avevano mai visto il laboratorio dove la prelibata bevanda veniva distillata: essa veniva creata in una stanza blindata e messa a disposizione per le fasi successive della catena di montaggio attraverso dei tapis roulant dedicati, che consegnavano il “Mead” già direttamente imbottigliato nelle confezioni richieste, fossero stati essi pregiati fiaschi, ampie damigiane o imponenti botti. Queste poi venivano prese manualmente o attraverso speciali strumenti, sollevate e stoccate in predisposti magazzini, anch’essi minuziosamente fortificati. La sorveglianza al primo livello era nutrita ma non soffocante, segnale che, una volta prodotta, non si temeva troppo che la bevanda venisse manipolata o rubata da qualche visitatore dalle cattive intenzioni. D’altronde gli avventati ladri dove sarebbero potuti andare? La folla fuori alla nave li avrebbe fatti a pezzi per accaparrarsi appena un’oncia del loro incauto bottino. Forse avrebbero potuto fuggire verso l’alto, ma in pochi potevano disporre di mezzi meccanici così costosi e all’avanguardia e gli spigolosi gnomi inventori, era risaputo, non provavano alcun interesse per il denaro e tantomeno per il “Mead”.
Inoltre Khorkh aveva capito che erano i comportamenti e le azioni dei mercanti e dei visitatori che regolavano il loro prestigio dentro la grande “città - nave” e non certo il denaro o il potere. Dentro al “Morning Dew” c’erano solo persone ricche e influenti e non potevano dunque essere i loro soldi a spostare l’ago della bilancia per determinare chi dovesse detenere il monopolio sulla bevanda.
A proposito del “Mead” poi, il giovane minotauro scoprì anche diverse cose interessanti su di essa, tra cui la più intrigante era che aveva un qualche effetto sulle menti più deboli, causando sicuramente dipendenza, ma anche una certa arrendevolezza di fondo. Almeno questo era quello che si diceva in giro. Per questo motivo Kail preferì mangiare dalla propria bisaccia e bere dalla propria fiaschetta, al contrario dei suoi due più giovani amici, che stavano ancora gustando le prelibatezza della cucina locale.
Il secondo livello del “Morning the Dew” ospitava invece: “l’area ristoro” per gli ospiti (mercanti abituali e visitatori curiosi ed itineranti), “l’area intrattenimento” con comodi sofà e tavoli per le conversazioni da salotto e rilassanti giochi come i dadi e le carte, ed infine un’”area permanenza” per chi volesse pernottare, con circa cento lussuose stanze messe a disposizione dalla proprietà ai visitatori più stanchi o annoiati.
Il terzo ed ultimo livello della città - nave, infine, era assegnato interamente ai cinque azionisti del prodotto, spesso stanzianti ad libitum nella città - nave e quasi inavvicinabili da chiunque, almeno secondo le informazioni da lui raccolte.
Discorso a parte valeva per il ponte, che era considerato una vera e propria attrazione turistica: molta gente ricca veniva alla nave solo per ammirare lo spettacolo del panorama che si apriva davanti ai loro occhi bramosi di emozioni romantiche.
Insomma per quanto “strana” e piena di incognite e contraddizioni, la città - nave rappresentava certamente un caotico crogiolo di attrattive ed attività, alcune esotiche e strambe, ma estremamente affascinanti, per tutti coloro che avevano la possibilità e i soldi di visitarla.
Nonostante la lacerante curiosità crescente, Kail riuscì a convincere i suoi amici a non andarsene in giro a fare i turisti, ma attendere il giorno dopo con pazienza, per poi partire nella maniera più circospetta possibile. Era necessario non farsi distrarre troppo e rimanere fissi sul loro focus o sentiva che sarebbero stati guai seri stavolta.
Avrebbero quindi speso questo tempo rimanente nel comprare, grazie ad alcune gemme messe generosamente a loro disposizione da Khorkh, provviste ed equipaggiamento e poi riposare alcune ore fin quando l’alba non fosse sopraggiunta.
Tuttavia il destino aveva altre idee per loro e durante le lunghe e noiose ore serali, venne a bussare direttamente alla loro porta.