Fu una vera fortuna che il mezzelfo, in testa al gruppo, riuscì a scorgere in tempo un breve ma intenso riflesso in alto, in cima ad una ripida e imponente parete scoscesa. Infatti, quando la frana cominciò a cadere roboante dal cielo, Kail fu in grado di mettere se stesso e i suoi amici in salvo all’interno di una stretta gola, che si infiltrava sinuosa attraverso le maglie della rossa roccia che lui e i suoi compagni stavano fiancheggiando.
Ovviamente lo scout non ci pensò due volte a spingere il gruppo in quella angusta direzione: sarebbe stato infatti l’unico modo certo per aver salva la vita. Con i cavalli spronati al galoppo, i quattro amici procedettero in fila indiana, il più possibile adiacenti alla parete sinistra della gola, in maniera tale di dare meno campo visivo agli assalitori, che avevano iniziato a tempestare di mortali frecce i fuggiaschi.
Tuttavia Estellen, che non era certo un’abile cavallerizza come i suoi compagni, non riuscì a mantenere per molto la presa salda sul possente cavallo da guerra che la stava trasportando, soprattutto quando un appuntito dardo vagante ferì alla coscia il suo destriero pezzato. Il puledro si inalberò (cit), crollando miseramente a terra con le zampe anteriori e sbalzando la giovane sacerdotessa dalla sua sella come fosse stata un fuscello. Morduk, che seguiva Estellen da presso, poté scorgere per intero l’inaspettato volo e la successiva tremenda caduta della giovane e coraggiosa sacerdotessa, ed il cuore gli si fermò nel petto perché ben sapeva che nessun umano poteva sperare di sopravvivere a un tale rocambolesco capitombolo.
L’anziano minotauro gettò ordunque una voce ai suoi amici e poi smontò tosto da cavallo, parandosi davanti la giovane umana e sfidando con fiero disdegno chiunque osasse farsi avanti per farle del male. La sua enorme ascia bipenne sarebbe stata probabilmente un significativo deterrente per qualunque avversario avesse voluto affrontarlo corpo a corpo, ma gli assalitori codardamente rimasero in alto, preferendo non rischiare un attacco diretto contro un nemico del genere e aggredirlo invece da lontano con le loro micidiali frecce. Prima che Stuard arrivasse a difendere i suoi compagni con lo scudo di Trenèt, passarono diversi secondi e questi furono purtroppo sufficienti ai predoni per ferire di striscio Morduk ad una gamba.
L’acciaio temprato dell’ampio scudo triangolare respingeva indietro tutte le pericolose frecce, tanto che Kail lo utilizzò come trincea improvvisata per sferrare qualche sporadica controffensiva ai vili assalitori, ancora ben nascosti dietro un costone di roccia sopraelevata.
In particolare, una freccia ben tirata da parte del mezzelfo si piantò nella testa di uno dei più incauti predoni, che lasciò andare l’arco e precipitò per circa quindici metri, per poi schiantarsi a terra stecchito. Vedendo il mal partito, i dissennati corsari optarono per un’opportuna ritirata, che fece rifiatare un poco i nostri eroi.
Stuard controllò subito le condizioni di Estellen, che sembrava avesse la schiena spezzata o comunque parecchie costole rotte. Il dolore che la giovane provava solo per respirare infatti era intollerabile, tanto che Kail dovette costruirle un improvvisato bustino rigido, con frecce, spago e tanta pazienza.
Tuttavia, prima di pensare alla sua amica, il mezzelfo volle andare a controllare il cadavere del loro assalitore, scoprendo che si trattava di una creatura esotica che non aveva mai visto prima e di cui aveva solo sentito parlare nei racconti di taverna: un micidiale predone gnoll delle pianure della polvere! Il fatto di aver incontrato questi esotici esseri così fuori dalla loro abituale zona di caccia, rappresentava una strana anomalia per delle creature così abitudinarie e territoriali.
Kail avvisò i suoi amici di quanto scoperto e delle sue deduzioni e si dedicò dunque ad Estellen, ma prima che potesse finire il meticoloso lavoro, quattro creature antropomorfe, ma dalla testa di felino, uscirono da dietro un costone di roccia, agitando delle rozze ma affilate spade e urlando e ruggendo contro di loro. Immediatamente Stuard e Morduk andarono incontro ai loro nemici, per nulla spaventati dal loro aspetto, seguiti quasi subito da Kail, che non desiderò certo lasciarli soli nel combattimento incombente. Fu proprio in quel momento che Estellen si destò leggermente dal suo torpore e, allungando la mano verso il suo bastone incantato, impose la sua volontà su di esso nell’alzare polvere e sabbia quel tanto che bastava per confondere i predoni gnoll e dare così un vantaggio tattico ai suoi amici guerrieri.
Tuttavia la verga di Heinrich, così bizzosa e imprevedibile, reagì in maniera assai diversa al comando telepatico di Estellen. Un vero e proprio tornado in miniatura infatti, sollevò tutti e quattro gli gnoll, portandoli a quasi quindici metri d’altezza, per poi dissiparsi in un battibaleno, lasciando coloro che erano stati presi nel suo polveroso abbraccio sospesi nel nulla. Purtroppo, mentre Stuard e Morduk erano riusciti a tenersi dietro l’improvviso ed inaspettato uragano, Kail ne fu travolto insieme ai suoi avversari e come loro fu costretto ad affrontare una caduta probabilmente mortale. Infatti tre gnoll morirono sul colpo, mentre lui e il quarto predone riuscirono sì a sopravvivere, ma probabilmente solo per pochi altri angosciosi istanti ancora.
Stuard implorò Estellen di curare il loro comune amico finché c’era ancora tempo, ma la giovane riusciva a stento a muoversi e a parlare: la sofferenza era lacerante! La frustrazione, il dolore e la disperazione di Estellen crebbero di attimo in attimo, finché il suo potere fu di nuovo richiamato sulla terra in tutta la sua possanza. Spire di energia azzurrina le infarcirono gli occhi, mentre un’espressione crucciata e angosciata si faceva spazio tra i sui suoi zigomi alti e le sue guance grinzate allo spasimo. La voce della giovane era diversa e distorta mentre impediva alla morte di prendersi il suo amico e alla fine tutta l’energia che conteneva venne sprigionata in un breve ma intenso riverbero bluastro. Subito, le ossa rotte di Kail si rinsaldarono, così come quelle dello gnoll, che si rialzò incredulo di essere ancora vivo e fuggì via. Perfino la ferita alla gamba di Morduk e quella alla coscia del cavallo si richiusero all’istante, mentre la giovane, spossata da tanto sforzo, alla fine perse i sensi e si addormentò.
Il mezzelfo si tirò in piedi, ancora una volta salvato dal potere, apparentemente senza limiti, della sua amica. Il giorno in cui lei avesse imparato a dominarlo, sarebbe divenuta certamente la creatura più potente di Krynn, pensò tra sé Kail e questa condizione non era detto che sarebbe stata una cosa buona per la sua amica e per tutte le razze libere del pianeta. Fino a quel momento però, i suoi miracoli fortunatamente avvenivano solo in alcune particolari circostanze, che purtroppo o per fortuna Estellen non sempre riusciva a controllare.
“Nessun essere vivente dovrebbe avere un potere simile…”.
Sibilò perplesso il grosso minotauro, mentre aiutava il cavaliere ad issare la giovane sul cavallo.
“Estellen non ci farebbe mai del male…”.
Rispose il cavaliere senza mostrare esitazione. Morduk grugnì, assicurandosi che la giovane sacerdotessa di Paladine rimanesse dritta con la schiena e non rischiasse di cadere di nuovo. Tutti si erano convinti che la loro amica fosse praticamente immortale e che presto la brutta caduta e le ossa rotte sarebbero state solo un lontano ricordo, ma non valeva certo la pena rischiarle altro dolore e sofferenza gratuiti.
I giorni successivi ebbero la riprova di ciò che Morduk e Kail sospettavano: quando arrivarono a scorgere “la città della rugiada del mattino” infatti, Estellen si era quasi completamente ristabilita.
Così come Kail, che nei giorni precedenti aveva potuto anche esaminare la zona circostante minuziosamente e senza particolari affanni.
Il territorio era diventato via via sempre più arido e polveroso e più si avvicinavano alla loro meta, più i cadaveri o i loro miseri resti che rinvennero in giro si fecero sempre più frequenti e numerosi.
A ridosso della “città” arrivarono a notare disseminate in ogni dove vere e proprie distese di ossa, di animali, ma anche di persone. Umani, orchi ed elfi principalmente.
Una curiosa particolarità riguardava i corpi e i resti degli elfi, che rinvennero sempre riversi in posizione supina, con la pancia rivolta verso il terreno e mostravano sempre ferite mortali subite vigliaccamente alla schiena. A differenza di orchi ed umani, che invece erano trapassati in modi e pose assai diversificate. Il gruppo si scervellò per tentare di capire il perché di quelle morti così peculiari che erano toccate agli elfi, ma nessuno del gruppo azzardò una teoria soddisfacente per intuire cosa davvero fosse successo laggiù a tutti quei morti dalle orecchie a punta.
Tuttavia, quando il “grande accampamento” più che “una piccola città” si aprì alla loro vista, con centinaia di viaggiatori assembrati che, sotto il loro sguardo allibito, si scambiavano merci, libagioni ed armi, per poi continuare il loro cammino ai quattro angoli di Krynn, ogni altro momentaneo pensiero circa gli elfi sparì.
E quando notarono la grande nave da guerra conficcata nel terreno, adibita ad unico ed enorme edificio, perimetrata e controllata da milizie probabilmente private, non riuscirono a credere ai loro occhi.
“Laggiù c’è un grande male….”.
Sussurrò Estellen, mentre seguiva Kail scendere il costone di roccia che li avrebbe portati a destinazione.