Kail propose la sua idea al re alle prime luci dell’alba, e Wilhelm si mostrò subito disponibile a collaborare con lui. La proposta del mezzelfo era più o meno questa: sicuramente Oleg taceva su molte cose riguardo Attilus e tutto il gruppo si era convinto che non aveva detto del tutto la verità rispetto alle vere intenzioni dell’elfo e al suo modus operandi. Probabilmente era davvero impazzito dopo la storia triste che aveva riguardato la sorella, ma mettere a soqquadro la città nel modo in cui lui aveva fatto in poche ore, indicava una rabbia immotivata, un risentimento atavico e malriposto nei confronti di persone che, anzi, l’avevano liberato dal giogo dei signori della guerra. C'era qualcosa che non quadrava. Quindi ecco il punto: Kail pensava di concedere la grazia ad Oleg, totale ed incondizionata, a patto che il farabutto rivelasse informazioni essenziali al fine di capire le vere intenzioni di Attilus, la sua posizione riguardo Shrentak e coloro che la abitavano e perché aveva rapito quella bambina innocente. Wilhelm preparò in pochi minuti il documento che avrebbe scagionato completamente Oleg in caso avesse collaborato secondo i punti elencati dallo stesso, poi lo consegnò nelle sapienti mani del mezzelfo, augurandogli dal profondo del cuore di ottenere risposte utili per il ritrovamento di Margaret.
Il gruppo si mosse subito, andando a parlare con Oleg nelle prigioni. Il corpulento lestofante all’inizio si mostrò reticente a parlare, ma quando Kail gli mostrò il foglio con il sigillo del re di Vantal che l’avrebbe condotto di nuovo alla libertà, fu molto più disposto ed aperto alla conversazione.
Tuttavia il fratello di Kiridian rivelò solo alcune informazioni davvero rilevanti, nonostante Kail gli avesse fatto notare che quanto aveva riportato non era sufficiente per avere una piena assoluzione. Una di queste fu l’esatta ubicazione di Attilus, al momento in cui lui l’aveva affrontato per prendersi la bambina. Si trattava di un luogo che Stuard conosceva molto bene e che non apprezzava affatto per via dei brutti ricordi che esso gli rievocava alla mente: il rifugio dei briganti nel bosco. Solo che Oleg si riferiva all’altra parte del campo, quella che il cavaliere non aveva potuto ispezionare perché bloccata dalle fiamme.
Kail non volle perdere un solo secondo e lasciarono Oleg sospeso tra la vita e la morte, dicendogli di pregare intensamente uno dei suoi dei corrotti, affinché riuscissero a trovare qualcosa di vagamente utile nel bosco o altrimenti per lui non ci sarebbe stata via d’uscita dalla forca.
Così si recarono di nuovo nel covo dei briganti, in mezzo ai ruderi dell’antica città che sorgeva nella zona est di Shrentak, molti secoli prima. Il cavaliere guidò i suoi amici in mezzo alla brughiera ancora fumante, notando con tristezza buona parte dell’equipaggiamento dei soldati morti sparso qua e la, lasciato sul posto perché ormai inservibile. Aggirarono dunque il cerchio scuro sul terreno, chiara testimonianza di un incendio esteso appena sopito e trovarono subito “gli alloggi” della banda di Kiridian.
In particolare Estellen notò un giaciglio preparato da poco, con vicino del latte non ancora raffermo e della frutta non ancora andata a male. Sicuramente Attilus aveva portato lì la bimba e quindi Oleg probabilmente aveva detto la verità su ciò che era successo laggiù con l’elfo e Margaret, appena poche ore prima.
Quelle che ancora rimanevano incomprensibili erano le sue intenzioni rabbiose riguardo Shrentak e i suoi cittadini e la cattura della figlia del capitano Trenét. Ciò che fortunatamente invece pareva evidente, era che iI kagonesti non aveva mostrato di aver trattato la piccola con scarsa attenzione o crudeltà: si stava anzi prendendo cura di lei e questo fatto perlomeno rincuorò un poco Stuard e gli altri.
I tre amici restarono parecchio sul posto a parlarne e realizzarono che tutte le piste su Attilus finivano lì, dentro quel rifugio. Nessuno infatti avrebbe potuto trovare un elfo selvaggio in mezzo ad un bosco, pertanto probabilmente non avrebbero mai stanato il kagonesti, se lui non avesse voluto farsi trovare.
Sconsolati i tre amici tornarono al posto di guardia.
Stuard portò con sé per tutto il tragitto, quella stessa sensazione di essere continuamente scrutato e spiato che aveva avuto la sera prima, ma il cavaliere tenne nuovamente per sé quella insolita e angosciante percezione. Giunti al posto di guardia, scoprirono che la maggior parte dei soldati erano scesi con il re e Dorian/Dacarrt ai moli per assistere e proteggere Wilhelm.
Si sperava che il discorso del monarca spronasse i sudditi ad aiutarlo con la ricostruzione del maniero e della taverna, oltre che delle navi e gli utensili e vettovaglie varie, per le case e i negozi. Dacarrt aveva stanziato diverse centinaia di monete d’oro per sostenere il popolo di Shrentak, per cui i lavoratori avrebbero dato alle proprie famiglie più del necessario per il loro sostentamento. Finalmente tutti i lavoratori, animati di buona volontà, avrebbero potuto vivere in maniera decente!
Quando Estellen e i suoi amici raggiunsero il porto, capirono che i cittadini di Shrentak avrebbero risposto con entusiasmo alle proposte del re e di questo furono contenti. Tuttavia Stuard non riusciva a scrollarsi di dosso un velo di amarezza, perché pur avendo rischiato la vita per quella città, probabilmente non sarebbe stato più ben visto in futuro laggiù e nelle province di Vantal.
Il re e la sua scorta e molta della gente del posto, andarono poi al maniero a recuperare i corpi di Trenét, di sua moglie e del minotauro Thrak e li portarono immediatamente con dei carretti al cimitero antistante la città. Esso sorgeva proprio di fianco alla via che portava al l’ex rifugio di Garshek, proprio al di sotto della piccola collina che lo fiancheggiava. Qui i nostri eroi trovarono Morduk, venuto per presiedere l’inumazione del suo compatriota. Il re parlò direttamente con lui, chiedendogli cosa volesse farne del corpo di Thrak, se magari poteva avere delle usanze tipiche della propria razza per questo genere di cose, ma l’anziano minotauro accettò di far seppellire il giovane consanguineo con gli eroi umani, caduti su un comune campo di battaglia, scelta che il re apprezzò non poco.
Poi, dopo che Estellen e Stuard ebbero speso parole di conforto per i defunti e i presenti, invocando il nome di Paladine e di suo figlio Kiri – Jolith, i soldati fecero scendere dai carri i cadaveri e tutti quanti poi intonarono una vecchia preghiera popolare, in onore di coloro che erano trapassati e che amavano la loro piccola città nonostante le sue imperfezioni.
Infine i corpi degli eroi vennero tumulati, con Wilhelm che spese parole molto toccanti soprattutto nei confronti del suo amico Trenét, ma poco prima che il cadavere del capitano fosse calato nella sua fossa, un cavallo pezzato ancora lontano cominciò ad approssimarsi alla processione.
Il destriero non aveva sella e portava in groppa un singolo passeggero.
Estellen non riusciva a credere ai suoi occhi: il cavallo stava accompagnando da loro proprio la piccola Margaret, la figlia di Trenét!
Stuard rimase senza fiato per la felicità, mentre Kail iniziò a guardarsi a destra e sinistra, temendo una qualche tipo di sortita o un astuto trucco da parte di Attilus. Il re ruppe subito gli indugi e si avvicinò al destriero, alzando la mano per tenere indietro i soldati in ansia per la sua incolumità. Poi prese in braccio la bambina e la strinse forte al petto.
Tuttavia i colpi di scena non erano ancora finiti: ce n’era un altro che stava arrivando e che ammutolì tutti i presenti, al pari del precedente.