I tre amici erano rimasti fuori dal posto di guardia, seduti su un muretto rialzato a discutere sulle prossime mosse da fare.
Le loro posizioni erano come al solito abbastanza contrastanti: il cavaliere spingeva per rimanere ed aiutare il re a trovare la piccola Margaret. Kail invece rimarcava molto il fatto che avevano perso un mare di tempo e che tre mesi scarsi, per arrivare al tempio di Chislev, attraversare Silvanesti e poi tutto il continente per presiedere al consiglio di Whitestone, sarebbe stata un’impresa assai ardua. Infine Estellen sembrava la più moderata: avrebbe voluto aiutare il re, ma si rendeva anche conto che quell’elfo, quell’Attilus, se non avesse voluto farsi trovare, nessuno sarebbe riuscito a stanarlo. Questa semplice e ovvia constatazione avrebbe reso ogni giorno di permanenza in più a Shrentak perfettamente inutile. Alla fine Kail si rimise alla volontà della sacerdotessa di Paladine, ma Stuard non sembrava molto convinto di assecondarla questa volta.
Tuttavia il gruppo fu ad un certo punto distratto da un evento strano: i soldati stavano lentamente lasciando da parte i lavori di ristrutturazione dell’edificio, per entrare tutti nelle ampie sale della gendarmeria, adesso accuratamente svuotate di tutta la mobilia usurata e degli accessori troppo rovinati per tornare utili nei mesi a venire. Questi sarebbero stati sostituiti con altri trasportati nei carri direttamente da Vantal, oppure costruiti sul posto da falegnami pagati dal re. Morsi dalla curiosità, i tre compagni decisero di capire cosa stesse accadendo nel posto di guardia, per cui si alzarono e andarono a controllare.
Stuard aveva uno strano presentimento, come di occhi e orecchi indiscreti che lo stavano scrutando e ascoltando, ma era troppo buio per rendersi conto se quella sensazione potesse avere un fondo di verità.
All’interno della stanza della guerra, un dispiaciuto ma determinato Wilhelm, stava parlando con i suoi uomini, commentando le tristi morti che avevano investito Shrentak negli ultimi giorni e sottolineando con fermezza i prossimi passi da fare per ricostruire la città, sia in credibilità che nella sua economia. Il re presentò ai soldati, che ancora non lo conoscevano di persona, l’eccentrico Dacarrt, affermando che il ricco mercante di Vantal avrebbe approvvigionato, con eventuali investimenti, qualsiasi opera di ristrutturazione e di abbellimento della città, a cominciare dalla taverna andata in fiamme quella stessa notte. Scendendo nei particolari, il re fissò a tre gli impegni per il giorno seguente: la tumulazione degli eroi che avevano liberato Shrentak dalla brutale morsa dei due signori della guerra, un incontro diretto con i cittadini ai moli, dove avrebbe spronato i lavoratori a non cedere alla paura e a collaborare con lui e i suoi uomini, partecipando attivamente alla ricostruzione del maniero di Lord Darkhan, che sarebbe stato presto rinominato: “maniero Trenét”, e a tante piccole migliorie necessarie per rendere Shrentak il gioiello che meritava di essere. Wilhelm sottolineò inoltre l’importanza del ripristino immediato delle rotte commerciali, attraverso l’aiuto di Dacarrt e dei mercanti finalmente approdati al porto e salvati da Kail alcune ore prima. Il monologo del re fu insomma accorato e partecipe e tutti i soldati ne furono toccati e motivati.
Quando gli uomini cominciarono a sfollare, Estellen si avvicinò al monarca e gli comunicò che loro erano piuttosto incerti sul da fare, visti gli imminenti impegni ormai procrastinati più del dovuto. Tuttavia Stuard parve irremovibile almeno sul punto che riguardava Margaret. Il cavaliere non se ne sarebbe mai andato senza recuperare prima la figlia di Trenèt. Wilhelm accolse con piacere il suo desiderio di collaborare, ma le parole che pronunciò sugli eventi che avevano portato la morte dei suoi uomini nel bosco, non furono affatto piacevoli per il giovane Uth Breannar.
“Il sergente Derek mi ha riferito che non c’era modo di prevedere la natura dell’agguato, pertanto non mi sento di accusarvi direttamente, cavaliere. Tuttavia… e questo è certamente innegabile… voi avevate la responsabilità dei miei soldati e quindi siete anche responsabile delle loro morti. Ovviamente non sto certo dicendo di consegnare le armi ed essere messo alla gogna, ma non sarete più ben visto a Vantal e nelle sue province come prima. Non posso esimermi dal pronunciare questo decreto e ovviamente non riguarderà i vostri compagni. Avrete una proroga fin quando rimarrete a Shrentak, ma uscito dalla città, se per qualche motivo dovreste poi rientrare, lo farete a vostro rischio e pericolo cavaliere. Purtroppo non ho scelta: lo devo alle famiglie di quelle vittime…”
Stuard abbassò gli occhi e si disse d’accordo con la decisione del re e quel giorno capì quanto fosse difficile avere il comando su un battaglione o una brigata di soldati. Capì il peso che gravava sulle spalle di chi dava ordini, ordini che avrebbero procurato morti decidendo semplicemente di andare a destra invece che a sinistra. Questo comunque non mosse di una virgola la sua intenzione di trovare la bambina: anzi, fu per lui uno sprone in più a voler cacciare quel maledetto elfo che gli aveva procurato quel disonore.
Mentre il cavaliere parlava con il re, Kail fu messo in guardia da un sinistro movimento fuori dalla finestra della stanza e chiese a Wilhelm, per la sua incolumità, di uscire immediatamente, scortato dalle guardie. Il mezzelfo controllò subito l'esterno della struttura, ma non vide altro che oscurità. Allora fece il giro dell’edificio e notò un impercettibile segno scuro sul muro sotto la finestra, come se qualcuno si fosse sporto, dandosi la spinta con il piede, per osservare ed ascoltare quello che succedeva dentro la stanza. Quindi si mosse lungo il perimetro della struttura alla ricerca di altri indizi.
Ne trovò uno inequivocabile poco più avanti, ai margini di una piccola macchia di alberi adiacente al lato ovest del posto di guardia. Si trattava di un lembo di stoffa impigliato in un cespuglio intricato di rovi e arbusti. Essendo uno scout esperto, Kail notò che c’erano tracce di un nascosto passaggio in quel punto: qualcuno era svicolato con estrema destrezza di lì nemmeno cinque minuti prima! Prima di seguire la scia però, il mezzelfo avvertì i suoi compagni che lo raggiunsero immediatamente: non sarebbe stato saggio infatti inoltrarsi nel bosco da solo. Dopo aver allertato i soldati di un possibile contatto con l’elfo di nome Attilus, il gruppo penetrò nella macchia.
Dopo qualche minuto giunsero in una piccola radura, che si apriva per una cinquantina di metri quadrati prima di essere fagocitata di nuovo dalla fitta vegetazione incontaminata. Kail chiese a tutti di aspettare indietro qualche metro, poiché aveva visto qualcosa di strano.
Legato ad un albero infatti gli pareva ci fosse un uomo imbavagliato ed incappucciato.
Cautamente lo scout si avvicinò e quando raggiunse il voluminoso uomo e gli tolse il cappuccio, rimase di sasso: si trattava di Oleg, stordito ma ancora vivo. Il mezzelfo alzò gli occhi leggermente obliqui verso i rami alti della brughiera, quasi spinto da un presentimento, e prese a fissare gli alberi più vicini alla ricerca di qualcuno che aveva la sensazione lo stesse spiando già da diversi secondi. Dopo pochi istanti colse la figura scura del kagonesti in equilibrio su un grosso ramo che, proprio in quel momento, stava scoccando una mortale freccia verso la sua direzione.
Estellen e Stuard rimasero col fiato sospeso, ma per fortuna il dardo non colpì il loro amico, ma si piantò a pochi centimetri dalla nuca di Oleg. Kail aggrottò le sopracciglia e poi scoprì che, attaccato alla freccia con una speciale mistura di resine, spiccava uno degli orecchini di Elène, la mamma di Margaret. Uno di quelli che Estellen aveva recuperato a casa dei genitori della piccola e che le aveva consegnato qualche ora prima. Poi il mezzelfo alzò di nuovo la testa verso Attilus, ma l’elfo era già sparito nel sottobosco.
Quindi, con Estellen e Stuard, si accinsero ad interrogare uno spaventatissimo Oleg, che raccontò di aver provato a sottrarre la piccola all’elfo, ma che aveva ricevuto in cambio soltanto le brutali attenzioni del kagonesti, che l’aveva evidentemente tramortito e trascinato nella foresta. Era chiaro che Attilus li avesse portati lì di proposito e quindi permesso di catturare Oleg, ma perché ancora teneva con sé la bambina? Quale poteva essere il suo gioco?
Oleg sottolineò che l’elfo era impazzito da tempo e che le sue motivazioni potevano sembrare sciocche e folli alle orecchie di chi prestava loro ascolto. Tuttavia Estellen sentiva che c’era dell’altro, ma il fratello di Kiridian si rifiutava evidentemente di parlarne. Quindi lo slegarono e lo portarono al posto di guardia, dove immediatamente il re lo fece arrestare.
Tuttavia Kail aveva in mente qualcosa di diverso per lui rispetto ad un’esecuzione sommaria, anche se più che meritata. Un’idea che forse poteva metterli sulla pista giusta per trovare finalmente l’elfo. Nessuno sapeva però se avrebbe funzionato e quanto sarebbe stata pericolosa.
Attilus, il kagonesti.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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