Estellen aveva chiuso gli occhi e si era abbandonata all’oblio, un oblio fatto di luce e gioia.
Mentre si preparava a fondersi con questo rassicurante riverbero dorato, una forza ben oltre la sua comprensione l’aveva pungolata, scossa, costringendola a destarsi. Estellen si mosse nella luce, ben sapendo che qualcosa non andava, poi cominciò a udire un brusio leggero, come dei lievi sussurri. All’inizio era solo un soffio, un bisbiglio delicato, poi iniziò a crescere, ad amplificarsi e fu in quel momento che qualcosa la trascinò a forza fuori dalla luce e la costrinse a seguire ciò che era diventato un rumore assordante. Sgranando gli occhi, ed emettendo un respiro intenso e affannato, come se fatto per la prima volta, la giovane si tirò su con la schiena, sorretta da Kail, che continuava a domandarle insistentemente come si sentisse e a ribadire che non poteva permettersi di morire.
Il mezzelfo era corso da lei davanti la locanda e aveva sentito subito che il battito del cuore l’aveva abbandonata, ma non si era arreso: l’aveva sollevata e di corsa, l’aveva portata alla casa del borgomastro, dove aveva implorato Dorian di salvarla. Il mago aveva ordinato di farla stendere su uno dei letti della camerata dei soldati e di portargli acqua pulita e bende. Kail aveva spezzato la freccia prima di recarsi al posto di guardia, pertanto Dorian poté estrarla e poi cauterizzarla con l’aiuto della sua magia, senza rischi ulteriori. Quindi applicò un incantamento sulla pelle della giovane, mascherando quella deturpazione sopra il suo seno, con una piccola cicatrice a mezzaluna. La magia, disse, sarebbe durata per sempre, a meno di essere rimossa da un altro mago potente quanto lui.
Estellen si svegliò in quel momento e non riuscì nemmeno ad urlare per il dolore. Kail la tenne stretta e ringraziò tutti gli dei del firmamento che quella freccia non avesse toccato evidentemente organi vitali.
Tuttavia Dorian lo smentì quasi subito, sussurrando:
“Mi dispiace contraddirti, ma quella ferita avrebbe ucciso chiunque. E’ lei che ha scelto di non morire… lei o chi per lei. Immagino che la tua amica morirà quindi, solo quando sceglierà di farlo. Il che non so bene se sarà davvero un bene o un male.”
Le parole di Dorian confusero non poco il mezzelfo, ma i fatti sembravano confermare la sua teoria: Estellen era morta, laggiù alla locanda. Eppure adesso respirava, anche se a fatica. Come poteva essere possibile? Il mago aggiunse poi che la giovane avrebbe comunque dovuto riposare e recuperare le energie: aveva dei grandi poteri, ma il suo corpo era pur sempre umano. Quindi Kail la adagiò sul rozzo lettino e si fece dare delle coperte per coprirla bene, poi si alzò e chiese al mago se poteva aiutarlo a spegnere l’incendio alla locanda. Così i due sellarono due cavalli e si mossero velocemente verso l’edificio ancora in fiamme.
Stuard aveva raggiunto il mezzelfo che stava cercando di fare qualunque cosa per cercare di salvare la vita ad Estellen.
Il cavaliere era morso dalla preoccupazione per la sua amica, ma sapeva che era in buone mani, mentre dentro la locanda c’erano perlomeno tre persone che potevano beneficiare del suo aiuto. Affidò quindi la sua migliore amica alle sapienti mani del mezzelfo e si catapultò dentro l’edificio in fiamme.
Sentì subito una voce femminile chiamare aiuto e una maschile risponderle a fatica. Quindi scavalcò il bancone della taverna e stando bene attento ai pezzi di legno che crollavano dal soffitto e al fumo che aveva avvolto ogni cosa, entrò nelle cucine. Qui trovò Patricia per terra, bloccata da una trave di legno e vicino a lei, Philippe, che tentava di aiutarla. Quindi si mosse con solerzia e in due riuscirono a liberare la cameriera da quella trappola mortale. Il cavaliere prese poi Particia in braccio e la portò immediatamente fuori, poi aiutò Philippe ad uscire da quel disastro di fiamme rossastre, latrici di morte sicura.
Una volta fuori notò che Kail non c’era più lì davanti, ma non ebbe il tempo di pensare a dove fosse potuto andare, perché Philippe gli rivelò che Morduk, il minotauro, era salito al piano di sopra e poi non era più sceso.
Dunque Stuard tornò dentro a quell’inferno di fuoco e fumo, schivando a fatica tizzoni ardenti che iniziavano a piovere dall’alto, aprendo la porta che portava al secondo piano. Purtroppo notò che la scala era in parte crollata e che non c’era altro modo per salire, che tentare di saltare ed aggrapparsi alla sezione rimasta sana della gradinata di legno. Stuard non ci pensò sopra molto: prese un po’ di rincorsa e si lanciò. Fu fortunato, perché il legno fu ancora abbastanza saldo da sorreggere il suo peso. Con molto sforzo quindi si tirò su e iniziò la difficile ricerca del minotauro tra fuliggine e vampe.
Il cavaliere iniziò a urlare il suo nome e Morduk, tossendo ed ansando, lo guidò alla stanza dove era rimasto incastrato. Infatti il grosso uomo toro aveva ispezionato le stanze della taverna, ma era sprofondato con una gamba nel pavimento e a causa del suo peso, non era riuscito più a tirarsi in salvo. Stuard si precipitò da lui e lo aiutò a disancorare l’arto dalle travi ormai spaccate. Solo la forte tempra di Morduk l’aveva fatto resistere tutto quel tempo, ma la stanza era in fiamme, ed il calore era fortissimo, così come il fumo, che oscurava ogni cosa. L’unica alternativa che avevano per salvarsi la vita era quella di calarsi dalla finestra: sarebbe stata una brutta caduta, ma non abbastanza da ucciderli. Quindi, senza perdere altro tempo prezioso, aprirono al finestra e si calarono giù: prima uno e poi l’altro. Fortunatamente caddero abbastanza bene, nonostante la mole di entrambi: avrebbero zoppicato per un po’ di giorni, ma niente che si sarebbe rivelato invalidante in maniera permanente.
Pochi minuti dopo, i dieci soldati richiesti da Stuard al re fecero irruzione sul piazzale antistante la taverna e né il cavaliere, né il minotauro vollero perdere un secondo di più per andare a stanare Oleg e i suoi maledetti sgherri. Soprattutto dopo quello che avevano fatto ad Estellen! Pertanto salirono a cavallo e sparirono nell’oscurità.
Nel frattempo Kail e Dorian arrivarono alla locanda in fiamme pochi secondi dopo e il mago chiese al mezzelfo di far allontanare i curiosi dall’edificio, mentre invocava i poteri della sua magia. Scatenò dunque un violento nubifragio sulla zona, sopendo l’incendio in pochi secondi.
Finito l’incubo occorso alla locanda, Kail ringraziò Dorian e capì dalle tracce lasciate lì intorno, che il suo amico cavaliere e alcuni soldati a cavallo erano probabilmente andati a stanare la banda di Oleg nella foresta. Per cui chiese all’incantatore di tornare alla casa del borgomastro e di vegliare su Estellen, mentre lui raggiungeva Stuard e Morduk.
Proprio in quel momento però degli uomini provenienti dal molo li avvertirono che una nave mercantile era stata attaccata con delle frecce incendiarie e quindi data alle fiamme!
Il mezzelfo iniziò dunque a credere che avrebbero dovuto combattere non uno sparuto gruppetto di uomini senza alcuna conoscenza tattica, ma qualcuno che invece sapeva il fatto suo. Si ricordò che Trenèt aveva catturato il braccio destro di Kiridian, che ovviamente non poteva essere suo fratello per ovvie ragioni che aveva verificato sul campo di battaglia e si convinse che c’era costui dietro questi agguati così mirati e ben congegnati.
Senza perdere altro tempo richiamò Dorian e insieme a lui si recò in fretta e furia al porto! Aveva la sensazione che qualcuno stesse giocando al gatto con il topo con loro.