I nostri eroi ci misero parecchio tempo prima di uscire dal maniero di Lord Darkhan. Primo perché erano semplicemente devastati e secondo perché vollero ricomporre i corpi dei loro alleati.
Pertanto, una volta che Morduk fu in grado di reggersi in piedi, decisero di accatastare i cadaveri da una parte, in attesa dei rinforzi da Vantal e darli alle fiamme e sistemarono su delle rozze panche quelli di Trenèt, sua moglie Elène e di Thrak, per dar loro invece una degna sepoltura. Al calar della sera, sfiniti oltre ogni immaginazione, ripresero i cavalli e tornarono in città. Il sole ed un cielo terso avevano sostituito il temporale e le nubi plumbee, ed Estellen sentì che per Shrentak questo sarebbe stato davvero un nuovo inizio, una nuova alba.
La giovane sacerdotessa di Paladine teneva Margaret sempre vicino a sé e aveva notato che la piccola non parlava, probabilmente in seguito al profondo trauma che aveva subito durante le ultime ventiquattro ore.
In ogni caso il gruppo raggiunse la locanda e sia l’oste che la cameriera, si mostrarono ben felici di offrire delle stanze a coloro che li avevano finalmente liberati dall’oppressione dei signori della guerra.
Passarono tre lunghi giorni prima che Estellen e le cure di Patricia, la cameriera, rimettessero in sesto i nostri eroi, tanto erano state profonde le loro ferite. Giorni in cui solo la sacerdotessa di Paladine ebbe la possibilità di fare qualcosa di produttivo, come per esempio andare nella casa di Margaret per trovarle dei vestiti puliti e qualcosa che potesse aiutarla a superare questo momento davvero terribile. Entrare dentro quella casa fu per entrambe un’esperienza durissima: Estellen perché vedeva chiaramente i segni di effrazione e i punti precisi dove la moglie e la figlia di Trenét erano state rapite e percosse e per la piccola ovviamente vincere quel ricordo traumatico che l’aveva portata a perdere entrambi i genitori. Estellen trovò dell’acqua pulita e riuscì a togliere il sangue e il lerciume dal corpo di Margaret, poi la rivestì con degli abiti puliti. Quindi prese degli oggetti personali del padre e della madre della piccola e li portò via con sé: probabilmente sarebbero stati gli unici oggetti che la piccola avrebbe conservato dei propri genitori.
Estellen camminava verso la locanda con la bimba in braccio, ma non si sentì affatto tranquilla quando sfiorò il boschetto vicino il porto. Occhi indiscreti la fissavano, spiando i suoi movimenti, ne era sicura. Certo, con la morte di Garshek e Kiridian forse erano solo sue paranoie, ma il suo sesto senso la stava avvertendo che i pericoli non erano affatto finiti in quella maledetta città.
Quando Stuard scese dalle scale del primo piano della locanda, la mattina del terzo giorno, Estellen lo accolse con un grande sorriso. Il cavaliere mangiò di buon gusto e attese che la sua amica gli facesse un riassunto di quello che si era perso.
Quando lo mise al corrente delle sue sensazioni, Stuard annuì dicendo che in effetti un pericolo ancora c’era: Oleg si era salvato e con lui tre uomini di Garshek. Se non fossero stati così saggi da fuggire da Shrentak e troppo avidi per aver cara la pelle, il cavaliere ipotizzò che avrebbero potuto rimanere nella foresta, in attesa di capire come si sarebbero svolti gli eventi.
Quando Kail li raggiunse, facendo emettere a tutti un sospiro di sollievo, confermò purtroppo i timori di Stuard.
Quindi il gruppo si decise a tenere ancora alta la guardia, ed andare ad indagare su una teoria del mezzelfo che avrebbe avvalorato o smentito le loro ansie. Al corpo di guardia infatti erano stati fatti prigionieri due uomini, tra i migliori di Kiridian e il gaglioffo che avevano dato in consegna loro stessi, salvando una famiglia alla periferia di della città, che era stato immediatamente arrestato da uno dei soldati del capitano. Così si alzarono e andarono immediatamente a controllare, notando che nonostante i vessilli di Vantal ancora erano alti sui bassi torrioni dell’edificio, la struttura era completamente vuota. Vuota di soldati, ma anche di prigionieri. Questo comprovò la loro tesi: qualcuno era entrato nell’avamposto del borgomastro e aveva liberato i detenuti senza resistenze.
Quindi ora c’erano ancora sei farabutti in circolazione: un piccolo gruppo certo, ma pur sempre un seme oscuro in grado di germogliare in una città abituata alla dissolutezza come Shrentak. Un seme che doveva essere estirpato.
Nel pomeriggio, i nostri eroi ne parlarono con Morduk, anche lui completamente ristabilito dalle profonde ferite subite e stavano valutando l’idea di andare a dare un’occhiata nel bosco, quando finalmente accadde un evento tanto bello quanto inaspettato: il re di Vantal e una delegazione di cinquanta cavalieri, entrarono in città in pompa magna! Insieme a loro c’era anche una vecchia conoscenza: Dorian il mago, che ancora manteneva l’aspetto di Dacarrt, il mercante di Vantal.
L’effetto che l’arrivo di Wilhem causò sulla città nelle ore successive fu incredibilmente positivo: le case sbarrate vennero finalmente aperte, le navi nuovamente attraccate ai moli e la gente cominciò a riversarsi di nuovo per le strada e nelle locande.
Stuard accolse il re meglio che poteva, accompagnandolo con i suoi amici nella locanda. L’oste, un po’ impacciato per avere come avventore addirittura il re di Vantal, preparò il miglior pasto di cui poteva disporre nella mensa e portò la migliore birra delle sue cantine.
I nostri eroi ragguagliarono il re su ciò che era successo negli ultimi giorni: gli raccontarono di Kiridian e di Garshek e ovviamente del rapimento della famiglia del capitano. Il re volle sapere il fato di Trenét e disse:
“Dov’è Trenet? Dove sono i suoi uomini?”
Stuard dovette sobbarcarsi l’onere di raccontare a Wilhem i dettagli della morte del capitano e della sua compagnia, caduti da eroi per salvare la sua famiglia. Il re si rabbuiò. Lui e il capitano erano amici da molto tempo, per questo si offrì per avere la custodia di sua figlia Margaret, con la promessa che la piccola sarebbe cresciuta senza più privazioni e un’educazione all’altezza della sua famiglia.
Nel frattempo Estellen e Dorian ebbero una conversazione molto istruttiva sul bastone trovato dalla giovane alla “Voce del Chaos”. Dorian spiegò che quel bastone fu creato dal mago veste rossa Heinrich, durante l’era della potenza. Si trattava di un artefatto molto potente e bizzoso, definito dal suo creatore: “il bastone delle sabbie”. Qualunque cosa volesse significare questa definizione, il mago sotto mentite spoglie, aggiunse queste parole:
“Milady dovete scegliere voi cosa fare. Se volete, posso riportarlo alla Torre di Wayreth, oppure potete tenerlo e farne ciò che ritenete giusto. Potrei dirvi che a voi servirà a poco, ma non sarebbe comunque completamente la verità, perché voi potete fare quasi tutto…”
Estellen come al solito capì ben poco di quello che l’enigmatico incantatore stava cercando di dirle, ma sentì che non era ancora il momento di privarsi del bastone, per cui decise di tenerlo con sé un altro po’.
Il re aveva poi preso a parlare col mezzelfo e diede queste disposizioni:
“Kail potresti occuparti delle navi attraccate? Baldarre mi ha detto che i mercanti non hanno ancora osato mettere il naso fuori dalle loro navi per paura del ritorno dei signori della guerra. Ti andrebbe di avvertirli e farli sbarcare in sicurezza? Prima lo faremo e prima Shrentak tornerà alla normalità.”
Kail sapeva che il re aveva ovviamente ragione, ma non si sentiva sicuro finché Oleg e gli altri della sua banda erano ancora a piede libero. D’altra parte però avevano già perso troppo tempo a Shrentak, forse era venuto il momento di partire.
Cosa avrebbero scelto di fare i nostri eroi?
Finalmente una luce su Shrentak.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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