Il campo di battaglia si delineò immediatamente: da una parte c’era Stuard, che fronteggiava con coraggio il temibile mezzorco, dall’altra c’erano Estellen e Kail, che vennero immediatamente circondati dagli uomini di Oleg. Quando una dozzina di altri farabutti al soldo di Garshek uscirono da loro nascondiglio improvvisato e si riversarono contro di loro, tutti intuirono immediatamente che non avrebbero mai visto l'alba del giorno dopo.
Tuttavia Zurgo fece segno ai suoi uomini di passare oltre ed occuparsi degli altri due, poiché il cavaliere sarebbe stata una sua preda. Sua e sua soltanto, senza interferenze.
Quindi questo non facilitò affatto le cose per Kail che, preso dalla più profonda angoscia, decise di tentare una cosa che non aveva mai fatto prima e che aveva pregato per tutta la vita di non trovarsi mai nella condizione disperata di dover fare: scatenare senza freni il potere del medaglione contro dei nemici non appartenenti alla progenie di Takhisis. Scegliere di liberare quel tipo di male, contro esseri di natura non di base malvagia come gli umani, poteva essere molto pericoloso. Poteva portarlo a perdere definitivamente il controllo sul proprio corpo. Infatti, se il demone avesse assaggiato l’estasi di vittime di natura più pura, non si sarebbe mai più fatto da parte: l’avrebbe infine dominato per tutto il resto della sua vita, trasformandolo in una macchina di orrore e morte.
Tuttavia, quando il mezzelfo udì le grida sguaiate degli uomini di Zurgo, capì che non aveva altra scelta. Pertanto avvertì Estellen di allontanarsi immediatamente da lui, poi impugnò un pugnale e si ferì alla mano. Quindi avvinghiò il medaglione con entrambe le mani, subendo istantaneamente un'incredibile trasformazione che Estellen osservò in tutta la sua terribile manifestazione.
La pelle di Kail divenne tirata e bianchissima, come quella dei cadaveri. Scure vene fuoriuscivano come funi dalla sua carne nuda, i capelli divennero bianchi come la neve e gli occhi giallastri e fessurati come quelli dei serpenti.
Insomma, si trasformò in un vero e proprio demone.
La giovane tentò di allontanarsi, di fuggire, lì per lì atterrita da ciò che aveva appena visto, ma “quella cosa” aveva risucchiato tutta la luce e tutto ciò che era buono in quella stanza, rivelando la presenza maestosa della dea dalle cinque teste di drago in tutta la sua terribile e odiosa magnificenza. Istintivamente, la giovane seppe che fuggire non era la soluzione al problema: lei era stata creata per quello, per opporsi a Takhisis.
Come era stato davanti al portale per l’abisso.
Ancora non aveva capito bene in che modo, ma sapeva che doveva rimanere lì se aveva a cuore la vita e l’anima del suo amico mezzelfo.
Kail cominciò a mietere nemici con le sue micidiali lame. Si muoveva troppo velocemente per qualunque essere vivente che Estellen avesse mai visto o di cui avesse mai letto sui libri. Nella durata di un passo dei suoi nemici, ne aveva già colpiti a morte due. Tuttavia sapeva che per ogni nemico che abbatteva, una piccola parte della sua anima evaporava, dando vantaggio al demone nel medaglione di prendere il sopravvento su di lui.
Se non fosse stato per Estellen, probabilmente Kail non sarebbe riuscito a resistere a lungo, ma grazie appunto all’aiuto della sacerdotessa di Paladine, che letteralmente un paio di volte lo aveva ripescato dall’inferno dove era stato cacciato, il suo spirito, la sua anima, non si erano dissolti definitivamente. Così, Kail potè scegliere di non spingersi oltre i limiti: dopo aver ucciso in maniera truculenta ben otto avversari nel giro di cinque secondi, riuscì con fatica a ricacciare indietro quel male oscuro e tornare semplicemente sé stesso.
Grazie al sostegno della sua giovane amica, che vegliava su di lui, ci riuscì, ma il prezzo che pagò fu comunque molto alto: infatti crollò al suolo esausto e divenne facile preda dei nemici sopravvissuti al macello.
Fortunatamente lo scempio che aveva perpetrato in mezzo a loro, non passò certo inosservato: alcuni degli uomini fuggirono terrorizzati di fronte a tanta bramosia di morte e sangue e tra questi anche Oleg, ma cinque di loro rimasero sul posto e presero a minacciare Estellen.
La giovane all’inizio si sentì persa senza i suoi amici a difenderla, poi si ricordò chi era e, consapevole del fatto che i suoi nemici temevano i maghi, provò a confonderli e a spaventarli, mulinando minacciosamente il suo bastone. Quando capì però che questo trucchetto non sarebbe bastato però, invocò una silenziosa preghiera a Paladine che li fulminasse prima che potessero nuocerle, ed infatti uno di loro stramazzò immediatamente al suolo, morto sul colpo per un infarto. Stessa sorte toccò qualche secondo più tardi ad altri due gaglioffi che mostrarono eccessive intenzioni ostili nei suoi confronti.
Indebolita per l’uso ripetuto delle sue invocazioni, Estellen cercava di fare il possibile per tenere a bada gli ultimi due nemici, ma quando vide Stuard cadere a terra esanime sotto i colpi del mezzorco, rilasciò appieno il suo potere senza nemmeno rendersene conto. Terrorizzata per la sorte del compagno infatti, perse qualunque tipo di controllo: si limitò a fare un gesto imperioso con la mano, ed entrambi i suoi avversari finirono addosso alle pareti come insetti, scivolando giù con una scia di sangue che li uccise sul colpo.
Nel frattempo Stuard stava combattendo il mezzorco con ferocia inaudita.
La metà dello scontro vide Zurgo giocare con il suo avversario, ma quando Stuard si ricordò degli insegnamenti del suo maestro d’armi, ed iniziò ad usare lo scudo e la mancina, il mezzorco andò in difficoltà. Quando l’antica spada del cavaliere bevve per la seconda volta il suo sangue, Zurgo capì che per avere la meglio sul suo avversario avrebbe dovuto impegnarsi seriamente.
Da quel momento in poi nacque un combattimento davvero spettacolare, dove entrambi i contendenti avrebbero potuto avere la meglio sull’altro e fu per un beffardo scherzo del destino che andò proprio così alla resa dei conti. Stuard infatti, ansante e ferito in più punti, capì che il prossimo colpo dell’orco lo avrebbe quasi certamente ucciso, poiché lui era sfinito e quel maledetto, avendo sangue d’ogre nelle vene, sembrava ancora in forze.
Quindi decise di sacrificare la sua vita pur di uccidere quell’abominio ambulante.
Lasciò che il mazzafrusto del mezzorco gli fracassasse una spalla, ma in cambio ottenne di trafiggergli il cuore e finalmente ucciderlo con un unico preciso colpo della sua spada.
Estellen sapeva che Kail era vivo, malmesso ma vivo. Quindi si lanciò sul corpo martoriato di Stuard e riuscì a stabilizzarlo per puro miracolo. Poi impiegò i successivi due minuti a controllare lo stato di salute dei minotauri, scoprendo che per Thrak purtroppo non c’era niente che potesse fare, mentre Morduk per fortuna era ancora vivo. Invocò quindi di nuovo il potere di Paladine su di lui e questo aiutò il minotauro a riprendersi un po’.
Tuttavia la giovane non riusciva a capire per quale motivo alle volte il suo potere pareva inarrestabile e altre volte molto, molto più limitato; ma non c’era più tempo per riflettere su questo argomento. La giovane afferrò il suo bastone e si infilò da sola nella tana dell’orco: il suo lavoro non era ancora finito quel giorno, perché c’erano altre due anime da salvare lì dentro.