Trenèt aveva già dato le spalle a Kiridian, mettendocela davvero tutta per non staccargli la testa dal collo. Il capitano aveva con grande sforzo preferito lasciare quella fogna di posto e andare a cercare la sua famiglia, ma quando aveva sentito la sua assurda pretesa, si era fermato, si era voltato e l’aveva bruciato con lo sguardo. L’ex cavaliere di Solamnia sottolineò con parole dure che nessuno sarebbe rimasto indietro quel giorno, tanto meno una giovane fanciulla come Estellen, che era sotto la sua protezione.
La tensione saliva e capendo che Kiridian non avrebbe mai mollato l’osso, Kail provò allora ad intervenire e a bluffare spudoratamente. Il mezzelfo era perfettamente consapevole che i loro avversari erano più numerosi e lo spazio per combatterli era davvero esiguo: qualcuno avrebbe potuto dunque rimanere ferito o peggio ucciso, ed ovviamente il suo primo pensiero andò ad Estellen. Quindi avanzò di qualche passo e mostrò al signore della guerra il sigillo della gilda dei ladri di Palanthas. Poi gli domandò cosa sarebbe successo a lui e ai suoi uomini, se la stratificata e tentacolare organizzazione, che aveva occhi e orecchie dappertutto, avesse saputo che aveva minacciato o peggio ferito uno dei loro sicari, in missione per loro conto. Kiridian, che certamente dimostrò di possedere poca lungimiranza, rispose laconicamente che la gilda dei ladri non avrebbe fatto nulla, se quel giorno il mezzelfo e i suoi amici, fossero stati uccisi in quella dannata locanda. Infatti le informazioni potevano diffondersi solamente se qualcuno fosse rimasto vivo per farlo. Kail a quel punto tacque: mettendo le mani sulle elfiche lame, attese gli sviluppi di quella situazione che dubitava qualcuno sarebbe riuscito a disinnescare pacificamente.
“Forse non mi sono spiegato bene. Non è una richiesta la mia… o lasciate qui la donna o oggi morirete tutti!”.
Furono le aspre parole pronunciate dal signore della guerra: una vera e propria sentenza di morte! Egli si guardava intorno continuamente, notando bene lo sguardo indagatore dei suoi uomini: anche se avesse voluto trattare con Trenèt, non lo avrebbe mai fatto, perché temeva di perdere il consenso dei lestofanti che lo seguivano e che aspettavano solo un segno di debolezza per poterlo destituire. Kiridian si limitò quindi a fischiare e gli uomini fuori dalla bettola fecero immediatamente capolino all’interno della piccola e angusta sala.
Fortunatamente per i nostri eroi, solo tre uomini potevano entrare senza impedire i movimenti ai loro compagni e questo vantaggio tattico venne sfruttato dal capitano alcuni istanti dopo. Infatti, all’ennesimo rifiuto di Trenèt, Kiridian urlò ai suoi uomini di ucciderli tutti e il capitano rispose immediatamente al signore della guerra ordinando ai suoi soldati di incrociare le lame con i tre gaglioffi davanti la porta, impedendo così un’aggressione di massa dall’esterno.
Lo scontro fu lungo e cruento: sia Kail che Stuard mozzarono teste ed arti e subirono qualche lieve ferita di poco conto. Purtroppo però, come il mezzelfo aveva previsto, due dei tre uomini di Trenèt vennero barbaramente trucidati e anche il capitano subì una brutta ferita alla spalla.
Per quel che riguarda Estellen, cercò anche lei di dare il suo contributo durante lo scontro. Dapprima sfruttando il fatto che i suoi avversari temevano i maghi e quindi riuscendo a tenerli a distanza con la sua sola presenza e roteando minacciosamente il suo bastone incantato. Poi sfruttando la sua balestra, ma con scarsi risultati a dire il vero: l’unico dardo che era riuscita infatti a scagliare, per poco non aveva fatto saltare un orecchio a Stuard. Le armi decisamente non erano il suo forte!
Tuttavia la giovane aveva percepito che qualcosa dentro di lei era drasticamente mutato: la presenza di Paladine rimaneva forte in ogni cosa che vedeva, ma la Sua volontà a sostenerla un po’ meno. Tutte le recenti esperienze l’avevano cambiata e lei avrebbe dovuto rifletterci sopra con calma e prendere le misure con la sua attuale, nuova condizione.
Scavalcando i morti, Kail, Stuard e Jorad, affiancarono Trenèt, che ancora teneva puntata la spada insanguinata sul corpo agonizzante di Kiridian. Il signore della guerra giaceva sconfitto in un angolo della locanda, gorgogliante e prossimo alla morte.
“Alla fine mi hai ucciso Trenet. Dovresti rallegrartene: era quello che volevi. Ma non è finita qui: i miei uomini stanno tornando, verranno al posto di guardia, ti troveranno e ti ammazzeranno come un cane!”
Tossendo più e più volte, Kiridian lanciò questa oscura maledizione sul suo avversario e poi spirò, soffocato dal suo stesso sangue.
Il capitano sospirò amaramente, poi sottolineò il fatto che per lui le cose non erano cambiate: sarebbe andato lo stesso a riprendersi la sua famiglia, anche da solo se fosse stato necessario. Stuard ribadì il suo desiderio di aiutarlo, ma Kail obiettò che avevano altre priorità in quella fogna di città, come equipaggiarsi adeguatamente e trovare Bartolomeo Tablespoon.
Capendo la delicatezza della situazione, Trenèt decise di lasciare soli i nostri eroi a definire il da farsi, mentre lui e il suo ultimo uomo avrebbero provato a fare pulizia dei cadaveri e i loro pezzi sparpagliati per la locanda. La locandiera aveva tentato coraggiosamente di aiutarli, ma vedendo lo scempio perpetrato sui corpi dei morti, fu costretta a lasciare il lavoro sporco ai due soldati, preferendo rifugiarsi nella latrina e vomitare.
Prima di procedere alla macabra rimozione dei cadaveri, Estellen però decise di guarire i feriti e chiese il permesso di esercitare i suoi talenti per risanare la spalla del capitano. Trenèt si mostrò educatamente titubante, perché aveva scambiato anch’egli Estellen per una maga, ma quando Stuard e Kail gli rivelarono chi fosse veramente la giovane donna, il capitano fu felice di ricevere la benedizione di Paladine attraverso le mani di un vero chierico. Il medaglione di Estellen brillava alla luce del sole che filtrava da una finestra della locanda e Trenèt si commosse ad assistere ad un simile miracolo. Si ritenne fortunato di riceverlo addirittura sulla sua pelle, lacerata e sanguinante.
Tuttavia qualcosa non andò per il verso giusto: Paladine sembrò non rispondere alle preghiere di Estellen, ma per fortuna alla fine la sua volontà bastò ad ottenere lo stesso risultato. Così come poco prima aveva allontanato un aggressore solamente desiderando di farlo.
Sorridendo, Estellen non offrì ulteriori dettagli di ciò che stava cambiando nelle sue abilità, lasciando che il capitano e anche i suoi amici pensassero che fosse stato Paladine a guarirlo. In realtà poi le cose stavano comunque così: era sempre il dio che le aveva donato i suoi nuovi poteri, ma ebbe comunque una strana sensazione. Una sensazione di infinito smarrimento, sulla quale avrebbe dovuto meditare a fondo, quando avrebbe avuto il tempo per farlo.
Dopo qualche interminabile e orripilante minuto, i corpi e altri macabri resti erano stati rimossi e messi dentro alcune lacere e vecchie coperte all’esterno della locanda, tranne i corpi dei due soldati, che erano stati ricomposti e sistemati poco vicino l’entrata su delle stuoie da campo. Certo, l’oste e la locandiera avrebbero impiegato settimane a lavare via il sangue dai muri e dal pavimento, ma almeno la locanda era stata ripulita dagli orrori più evidenti della battaglia.
Poi il capitano e Jorad risalirono a cavallo, attendendo la decisione dei nostri eroi.
Estellen disse infine a Trenèt che lei e i suoi amici lo avrebbero aiutato, nonostante sarebbe stata una vera e propria follia sperare di affrontare un’altra dozzina di uomini di Kiridian rimasti in giro per la città e poi l’intera banda di Garshek. A tal proposito Jorad aveva timidamente proposto di attendere i rinforzi da Vantal, ma Trenèt ribadì che non c’era tempo da perdere: se avessero voluto sperare di trovare vive sua moglie e sua figlia, avrebbero dovuto muoversi immediatamente.
Anzi, forse era già troppo tardi per farlo.
Quindi anche i nostri eroi risalirono a cavallo e seguirono Trenèt verso un quasi certo suicidio.