I nostri eroi ci misero un bel po’ a riprendersi, soprattutto perché Bartolomeo Tablespoon non ne voleva proprio sapere di smettere di parlare e questo non aiutava certo a sopportare il forte mal di testa che li stava facendo impazzire.
Pian piano però Estellen e i suoi amici superarono il trauma della "riconnessione" corpo/anima, tornando alla realtà e decisero, prima di muoversi verso Shrentak, di dare degna sepoltura a quei fagotti che circondavano l’altare, alcuni dei quali probabilmente caduti in silenzio, senza che nessuno potesse nemmeno ricordare i loro nomi nelle preghiere notturne. Quindi Kail e Stuard radunarono i loro oggetti personali da una parte e sistemarono le misere spoglie da un’altra. Poi raccolsero un gran numero di pietre per edificare dei tumuli improvvisati per quei disgraziati, ed iniziarono a ricoprirli con cura, sasso dopo sasso. Infine, attraverso le parole di Estellen, diedero l’estremo saluto e la protezione di Paladine alle loro anime smarrite. Alcuni “corpi” dovettero tumularli insieme ad altri, perché alcuni cadaveri erano lì da mesi, forse anni e non era rimasto molto di essi da mettere sotto le pietre.
Tuttavia, sebbene fosse stato un macabro lavoro, alla fine, verso sera, tutti quei fagotti, laceri e decomposti, erano stati tumulati accanto alla “Voce del Chaos”. Un vero e proprio cimitero accanto al tempio dell’Irda.
Vicino al fuoco, i nostri eroi presero poi fiato e si divisero quei pochi oggetti che ancora potevano essere utili per il loro lungo viaggio per Silvanesti. In particolare, quelli che spiccavano di più furono: un bastone da mago, un anello incantato e una balestra (che prese Estellen), uno scudo, una daga e una cotta di maglia (che prese Stuard), un sigillo della gilda dei ladri di Palanthas, delle mappe e delle interessanti erbe dall'odore intenso (che prese Kail). Le poche monete rinvenute, vennero invece equamente divise tra il mezzelfo e la sacerdotessa di Paladine.
Dopo che l’equipaggiamento fu ridistribuito tra i vivi, Stuard andò a ringraziare i morti: il giovane cavaliere mise un ginocchio in terra e appoggiandosi all’antica spada, fece una preghiera di ringraziamento alle loro anime, invocando Kiri – Jolith di vegliare sempre su di loro.
Nel frattempo Estellen, che volle dare un’occhiata più approfondita al coltello recuperato nel tempio dell’Irda, scoprì suo malgrado che era sparito e Kail non ci mise molto ad addossare la colpa al kender. Bartolomeo aveva detto ad Estellen che avrebbe viaggiato volentieri con loro, se fossero partiti subito. Visto però che soprattutto Stuard voleva dare una degna commemorazione ai defunti, confidò che a malincuore avrebbe dovuto lasciarli, poiché i suoi compagni lo stavano aspettando e lui era già molto in ritardo. Comunque affermò anche che si sarebbero certamente ritrovati a Shrentak e suggerì loro di visitare per prima cosa la casa del borgomastro, che era il rappresentante di Vantal nella città portuale. Poi afferrò il suo hoopack e fischiettando si era allontanato per la sua strada. Lì per lì il mezzelfo aveva tirato un sospiro di sollievo, ma ebbe subito una strana sensazione che lo avvertiva che quel kender avrebbe causato loro, prima o poi, una marea di guai. Come volevasi dimostrare, il fatto di doverlo per forza andare a cercare a Shrentak, era diventata ora una priorità e al mezzelfo non piaceva molto questa prospettiva. Avrebbe voluto seguire il consiglio di Knoss: entrare, prendere il più anonimamente possibile tutto ciò che poteva essere utile al viaggio per Silvanesti, ed uscire, senza ficcare il naso in affari che non lo riguardavano. Adesso era quasi certo che non sarebbe stato così purtroppo: i kender erano per natura oltremodo chiassosi, poco inclini alla discrezione. Lo avrebbero sicuramente trovato in mezzo a qualche disputa o qualche magagna. In ogni caso ormai la frittata era fatta e ora conveniva soltanto dormirci sopra.
Così il gruppo fece.
L’indomani i nostri eroi ripresero il cammino, con i cavalli che erano piuttosto affamati ed assetati. Tuttavia Kail li spinse ugualmente al limite e in tarda mattinata giunsero finalmente a Shrentak: lì, certamente, avrebbero trovato delle stalle per ristorare i loro puledri.
La città portuale sembrava una vera e propria città fantasma: costruita sui ruderi della vecchia città andata distrutta dal cataclisma, era perlopiù formata da case o meglio catapecchie, distribuite lungo il perimetro del golfo, su un immaginario ferro di cavallo. L’odore salmastro e di pesce decomposto si poteva sentire anche da così lontano e i nostri eroi si prepararono mentalmente ad un altro viaggio in mezzo al dolore, alla povertà e alla disperazione.
Mentre discendevano il costone di roccia, le orecchie sensibilissime del mezzelfo captarono alcune voci e dal loro tono capì che si stava consumando un’aggressione poco distante. I nostri eroi scesero quindi da cavallo e seguirono Kail in mezzo ad una piccola macchia di alberi. Il trapper aveva scoperto infatti delle tracce di un carro, che era stato fatto deviare dalla strada maestra e condotto in un anfratto, una piccola radura, ben nascosta tra gli alberi. Qui, due brutti ceffi avevano appena finito di rapinare una famiglia e adesso li stavano minacciando malamente:
“Se non hai nient’altro da offrire, ci prenderemo il tuo carro, tua moglie e tuo figlio… Grashek paga bene schiavi come loro. Tu invece sarai più fortunato..”
I due tipacci si stavano rivolgendo ridacchiando ad un uomo che stava implorando di lasciar andare sua moglie, oggetto delle premure lascive dei due gaglioffi. Stuard a quel punto irruppe sulla scena e gridò ai due uomini di fermarsi immediatamente.
“Che diavolo vuoi tu? Vattene finché se in tempo o ce la prenderemo anche con te!”
Esordì uno dei due, confuso dall’entrata in scena del giovane e aitante guerriero. Stuard li invitò a farlo e i due uomini sguainarono dunque le armi e si avvicinarono minacciosi al cavaliere. Nemmeno il tempo di provare ad aggredirlo, che una freccia si piantò tra gli occhi di uno dei due. L’altro, capendo che il loro avversario non era solo, cercò di fuggire a quel punto, ma il cavaliere riuscì a fermarlo colpendolo violentemente con il piatto della spada. Il lestofante finì a terra, privo di sensi. A quel punto Estellen uscì dalla radura e prestò subito soccorso alla donna, ma utilizzò degli unguenti per lenire le sue escoriazioni, preferendo non mostrare a nessuno la sua vera natura e le sue incredibili capacità soprannaturali.
Kail si preoccupò invece di legare ed imbavagliare il prigioniero, mentre Stuard scambiò qualche parola con il capo famiglia. L’uomo disse di chiamarsi Eric e di essere giunto a Shrentak per imbarcarsi per l’isola di Schallsea, dove si diceva esistessero grandi opportunità di lavoro, anche in un periodo buio come quello che stavano vivendo.
“Stiamo andando lì perché abbiamo saputo che laggiù si può ricominciare una nuova vita, per chi abbia voglia di lavorare sodo…”. Furono le sue poche parole.
Stuard raccolse la refurtiva dai corpi dei due malfattori e la restituì ai suoi legittimi proprietari, poi afferrò la spada di quello che Kail aveva ucciso e la porse all’uomo, dicendogli che Shrentak era un posto davvero difficile e che avrebbe dovuto lottare per difendere la sua famiglia, se avesse voluto sopravvivere.
Poi si girò e notò che il bambino lo stava osservando con grande ammirazione e rivide se stesso in quegli occhi, quando da piccolo sbirciava suo nonno che tornava al maniero dopo aver cacciato via i goblins dalla gola di Servent. Quello sguardo lo riempì d’orgoglio, ma anche di pesanti responsabilità. Scoprì in quel momento quanto fosse difficile essere un vero cavaliere: essere un modello d’ispirazione per i più giovani, laddove gli altri venivano perdonati se avessero sbagliato, a lui questo lusso non sarebbe mai stato concesso.
Questo doveva essere un cavaliere di Solamnia: l’espressione degli occhi di quel bambino!
Quando il carro ripartì per la sua strada, Kail interrogò brevemente il gaglioffo, scoprendo che si chiamava Kodras ed era un uomo di Kiridan, uno dei due signori della guerra di Shrentak. Alcune volte capitava che gli interessi dei due signori della guerra si incrociassero, soprattutto perché gli orchi erano continuamente alla ricerca di schiavi: umani o elfi non faceva differenza. Ecco perché Kodras aveva minacciato di venderli come schiavi a Grashek.
Inoltre la città era stata divisa letteralmente in due: la parte nord dell’anello apparteneva a Grashek, quella a sud a Kiridan, mentre il
borgomastro, sotto l’egida di Vantal e di re Wilhelm, poteva fare ben poco per arginare le scorribande dei due potenti capi banda. Soprattutto dopo i recenti fatti, che avevano visto il re disinteressarsi delle questioni della città portuale.
Kodras minacciò pesanti ripercussioni per quello che era appena successo, e per la morte del suo amico, ma Kail gli tirò una violenta pedata sul volto, mettendolo di nuovo a dormire. Poi Stuard lo issò sul cavallo e lo coprì col suo mantello. Quindi ripresero a scendere verso Shrentak, verso l’ennesima situazione che avrebbe messo pesantemente a rischio le loro vite e la loro missione.
In viaggio verso Shrentak.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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