L’ovale traslucido sotto l'altare sembrava li avesse letteralmente risucchiati al suo interno e poi lanciati con forza verso il basso a velocità inaudita e mentre stava precipitando, il mezzelfo pensò che aveva scelto il modo più stupido per morire prematuramente. Venti metri di caduta libera erano infatti davvero troppi: nessuno di loro tre ce l’avrebbe mai fatta a sopravvivere. Kail chiuse gli occhi dunque e si abbandonò all’oblio.
Tuttavia non sentì alcuno schianto o rumore di ossa che si frantumavano quando arrivò al livello del suolo. Riaprì gli occhi e si ritrovò in piedi, notando che Stuard stava controllando se avesse qualcosa di rotto, ma il suo sguardo eloquente ed incredulo, mostrava con chiarezza invece che stava benissimo.
Estellen si era evidentemente già ripresa e stava esaminando una parete che presentava affreschi e iscrizioni rupestri. Kail diede una pacca sulla spalla all’amico e insieme raggiunsero la giovane sacerdotessa di Paladine, che sicuramente doveva aver compiuto l’ennesimo miracolo.
Gli affreschi mostravano una splendida città, edificata su un’isola. Gli abitanti assomigliavano terribilmente all’uomo che Estellen aveva visto all’entrata del tempio, anche se non tutti avevano i capelli bianchi. Kail guardò la compagna, rapita dai disegni. Poi le domandò se sapesse qualcosa su quelle persone, vista l’insistenza con cui le osservava fin nei minimi dettagli. Estellen si voltò a guardare i suoi amici e nei suoi occhi violetti si potevano scorgere delle piccole lucine color platino che, tutte insieme formavano la costellazione di Paladine. Quando parlò, risultò evidente a tutti che lei era solo il tramite di quelle parole.
Estellen raccontò una storia antica: la storia degli Irda, i primi nati! Rivelò che fu Takhisis a crearli e che anticamente il loro nome originario era stato “Ogre”: creature simili agli orchi ma molto più intelligenti, armoniosi e crudeli. In breve tempo gli “Ogre” avevano schiavizzato tutto il mondo antico, finché alcuni di loro avevano chiesto aiuto a Paladine, perché non apprezzavano i metodi esageratamente brutali propri della loro razza e della loro dea. Paladine li ascoltò e tutti i dissidenti furono da lui trasformati negli Irda, una razza superiore, magnificente e dalle capacità magiche incredibili. A loro affidò alcuni sacri e importanti compiti: uno di questi fu di custodire la gemma grigia, a qualsiasi costo, rivelando loro la profezia del ritorno di Padre Chaos. Fece loro dono di un’isola, segregata dal resto del mondo e disse di attendere che la pietra si fosse rivelata. A quel punto loro avrebbero dovuta nasconderla e tenerla al sicuro, finché i tempi non fossero stati maturi e loro avrebbero saputo cosa fare.
Stuard guardò Estellen con infinita ammirazione: quella era la sua amichetta d’infanzia, la bimba con la quale giocava a “salta la pozzanghera”. Adesso aveva gli occhi di Paladine e probabilmente reggeva sulle sue fragili spalle il destino di Krynn. “Forse le sue spalle non sono poi così tanto fragili”, pensò il cavaliere tra sé, abbozzando un lieve sorriso.
Poi Estellen tornò in sé e Kail prese a guidare come sempre i suoi compagni attraverso i meandri del tempio. Si trattava di una costruzione certamente sotterranea, con delle colonne di pietra e mattoni, che reggevano la volta superiore. Anche le pareti erano in pietra e moltissime presentavano rappresentazioni visive, ed iconografie, di quello che la loro amica aveva appena raccontato su questo strano e antico popolo. Proprio mentre ne stavano esaminando una parecchio interessante, una vocina stridula alle loro spalle per poco non fece prendere un infarto a tutti e tre i nostri eroi.
“Salve, meno male che siete arrivati, altrimenti non avrei saputo proooprio come fare ad uscire di qua. Mi sono ricordato di quella volta in cui zio Trapspinger è uscito di prigione solo grazie ad un cucchiaio ed una barbabietola da zucchero, ma evidentemente qui non funziona… e che non mi si dica che non ci abbia provato!”.
Disse un piccolo kender, facendo effettivamente vedere che tra le mani aveva proprio un cucchiaio arrugginito e una barbabietola smozzicata.
“Piacere io mi chiamo Bartolomeo Tablespoon e immagino che voi siate quelli che sanno uscire da questo posto… vero? Vero?? Vero???”
Kail istintivamente si allontanò di qualche passo, nemmeno avesse visto un draconico, mentre Stuard ed Estellen lo guardarono con curiosità: era chiaro che non avessero mai incontrato prima un kender!
Tuttavia il mezzelfo li mise subito in guardia, perché i kender erano famosi per la loro incredibile loquacità e la loro rinomata cleptomania.
Nonostante gli avvertimenti di Kail, Estellen non riuscì a non sorridere al giovane kender e a impostare una conversazione con lui e, mentre parlavano, il mezzelfo riuscì a guardarlo meglio, trovando delle incredibili somiglianze con il kender che avevano trovato morto in superficie.
Nel frattempo, la giovane sacerdotessa di Paladine aveva chiesto a Bartolomeo come avesse fatto ad arrivare sotto il tempio, ad eludere l’influenza della gemma grigia, ed il piccolo kender rispose così:
“Non so come sono finito qui, ho solo pensato: se tutta questa gente intorno all’altare è morta, deve essere perché hanno tutti voluto prendere il tesoro luccicante… quindi Bartolomeo, che è più intelligente di loro, cercherà invece l’entrata del tempio così da trovare una montagna di tesori luccicanti! A quel punto cominciai a guardarmi intorno, ed infatti notai quella specie di disco sotto il tesoro luccicante e pensai: “Bartolomeo, quel disco ha a che fare con l’entrata: lo sento nelle budella!”… di contro, mia mamma mi diceva sempre: “Bartolomeo, non toccare sempre tutto quello che vedi, è pericoloso...”, ed... eccomi qui!”
Terminò il kender, abbassando leggermente il capo. Poi lo rialzò e il velo di tristezza che aveva mostrato due secondi prima era già stato dimenticato. Estellen si presentò e presentò anche i suoi amici, poi rivelò che purtroppo non sapevano come uscire dal tempio, ma presto avrebbero trovato qualcosa di utile alla causa che li avrebbe sicuramente tirati fuori d’impaccio: loro erano persone in gamba e certamente l’avrebbero salvato, non doveva aver paura. Insomma, Estellen fece del suo meglio per rincuorare Bartolomeo, ma gli occhi di Stuard e Kail non erano per nulla fiduciosi a riguardo.
Il mezzelfo propose di esplorare la struttura, alla ricerca di qualcosa di interessante da cui partire, ma Bartolomeo commentò in questo modo:
“Ho già esplorato tutto il tempio, non è molto grande e non c’è molto da vedere… l’unica cosa importante è lì, ma non ho capito quello che bisogna fare. Venite, ve lo mostro.”
Il piccolo kender si allontanò di qualche passo e i tre amici poterono quindi parlare con relativa tranquillità. Kail fece notare a tutti la somiglianza del kender con quello che avevano trovato morto accanto all’altare, ed Estellen si convinse che non poteva trattarsi di una coincidenza, ma di qualcos’altro, qualche strana e potente magia che aveva strappato le loro anime dai loro corpi e le aveva trascinate qui sotto. Questo avrebbe anche spiegato il perché erano precipitati per venti metri senza sfracellarsi al suolo. Inoltre quel kender la portava a pensare che anche qualcun altro, oltre a lui, avrebbe potuto raggiungere questo luogo sotterraneo, anche non capendo le parole di Deimos: il piccolo Bartolomeo lo aveva appena dimostrato. Quindi teoricamente potevano essercene degli altri ancora vivi: altri viaggiatori, esploratori, studiosi, che avevano trovato il modo nei secoli di arrivare a quello strano ovale smerigliato posto sotto l’altare, senza la guida dell’Irda. D’altronde aveva senso: Deimos cercava disperatamente aiuto, la gente che era morta non era stato certamente lui ad ucciderla, ma probabilmente proprio la pietra del Chaos. Magari anche indirettamente, sfornando desideri che nessuno poteva gestire, al fine di creare una selezione. Una selezione di pochi eletti che fossero stati in grado di meritare il premio finale. Forse proprio quel glorioso artefatto di cui parlava Knoss la sera prima: “Qualcosa in grado di cambiare da solo le sorti di una guerra…”.
Bartolomeo li portò all’entrata di un’ampia stanza, dove persisteva un riverbero grigio quasi insopportabile. Il kender mostrò loro che al centro di essa si intravedeva un sottile ma solido piedistallo, che ospitava una pietra di color grigio topo, identica a quella che aveva visto Estellen in superficie. Aguzzando meglio la vista, vi erano inoltre, disseminate attorno ad essa, alcune “statue” che, guardandole meglio, evidenziavano delle fattezze umane impresse nella pietra. Bartolomeo specificò però che quegli uomini non erano stati trasformati in pietra, come Stuard aveva supposto, piuttosto sembravano intrappolati in una specie di ambra lucida, conservandoli per l'eternità, come essa soleva talvolta fare con gli antichi insetti che alcuni maghi amavano studiare.
Stuard cercò di sporgersi il più possibile per notare altri dettagli utili, ma evitando di entrare nella stanza e di nuovo, come in superficie, fu aggredito da suoni fastidiosi ed incomprensibili.
Quando Estellen si affacciò per capire se avesse potuto decifrare quei suoni, ascoltò invece delle frasi di senso compiuto che probabilmente rappresentavano la chiave per attraversare incolumi quella strana stanza.
“Fissa la pietra con coraggio e valore, ciò che più brami non verte dolore, una via vedrai nel grigio terrore e portarti vorrà dal tuo salvatore”.
Così recitavano le parole e la voce apparteneva certamente a Deimos.
I tre amici si confrontarono di nuovo e stabilirono di attraversare la stanza provando intanto a fissare la pietra e aspettando che poi succedesse qualcosa che indicasse loro il giusto cammino da fare. Iniziò Estellen, ed in effetti la giovane, tenendo fissi gli occhi sulla pietra, notò con la coda dell’occhio un tragitto preciso che avrebbe dovuto compiere per arrivare alla gemma. Un tragitto luminoso, ma assai tortuoso. Agli occhi dei suoi amici e di Bartolomeo, la giovane stava seguendo un percorso infatti molto strano, muovendosi alcuni passi dritta, altri voltando a destra e sinistra e perfino facendo qualche passo indietro. Giunta a pochi metri dalla pietra, vide una donna più alta di lei, scura di capelli e con gli occhi violetti come i suoi, posta dietro la gemma, che la sollevò dal piedistallo e gliela porse con un sorriso pieno d’amore. Estellen rispose al suo sorriso e afferrò la pietra con mani tremanti. La donna annuì e poi disse:
“Io sono tutto ciò che non sei, ma che un giorno vedrai… e quel giorno sarà ancor migliore per te sapendo di non esserlo stata.”
Assai criptiche parole, sulle quali avrebbe riflettuto in un momento più opportuno di quello.
Dopo Estellen fu il turno di Stuard, il quale però trovò come interlocutore suo nonno.
“Io sono tutto ciò che non sei, ma che un giorno sarai e renderai migliore.”
Gli disse il vecchio Uth Breannar, dopo avergli dato la pietra. Anche in questo caso, Stuard si sbrigò a prenderla e a raggiungere l’amica, rimandando ad altro momento eventuali considerazioni sulla sua esperienza.
Infine fu il turno di Kail. Lui trovò Victor Astarte, il suo mentore, alla fine del percorso. Il suo padrino gli donò con fermezza la pietra e disse:
“Io sono tutto ciò che non sei, ma che un giorno sarai.”
Poi per tutti e tre il riverbero grigio terminò, rivelando una porta socchiusa oltre il piedistallo vuoto e gli uomini intrappolati nell’ambra, che adesso erano chiaramente visibili.
I nostri eroi e Bartolomeo, che anche lui trovò evidentemente il modo di uscire dall’area d’influenza della pietra, decisero quindi di varcarla. Come aprirono la porta, una forte luce li abbagliò e un istante dopo, le pietre che avevano in mano scomparvero come per incanto, mostrando un nuovo ambiente: forse l’unico davvero reale in quel dannato tempio e finalmente Deimos, intento ad accendere dell’incenso.
Voltandosi, il vecchio Irda si mostrò meravigliato di vederli, proprio in quella stanza, insieme a lui e dopo qualche attimo di genuino e commosso stupore disse:
“Dopo migliaia di anni di attesa, finalmente la profezia è giunta a compimento. Fra pochi anni, forse qualche decennio, il Padre di tutti tornerà su Krynn per portare caos e distruzione. In molti lo affronteranno. Solamnici, maghi, orchi e draconici si uniranno, ma solo il cuore puro di una creatura priva di bramosia potrà scalfire la sua scorza inviolabile e rinchiuderlo di nuovo nella sua prigione. Io do a voi oggi l’arma che è in grado di fare tutto questo. Abbiatene cura e offritela solo a un puro di cuore”.
Deimos si diresse quindi verso un antico armadio alle sue spalle e afferrò un astuccio lungo pochi centimetri. Rimase qualche secondo a contemplarlo, poi lo aprì. L’intensa luce grigia che emanò, barbagliò intorno a lui per molti secondi, prima di condensarsi nell’oggetto che l’astuccio conteneva e lo fece con tale fulgore, che a Stuard sembrò che tutta l’energia del tempio si fosse riversata dentro di esso.
L’Irda si girò e porse poi ad Estellen qualcosa di ancora indistinto. Quando la luce si affievolì, così come il baluginio grigiastro, la giovane notò che si trattava di un piccolo coltellino. Uno scanna conigli, più che un’arma spaventosa.
“Vi prego signori, portate la sacra arma con voi, ma non fate menzione con nessuno di questo posto. Esso contiene ancora segreti che è meglio tacere finché non sarà giunto il momento di rivelarli. Che gli dei vi benedicano, miei eletti.”
Poi mormorò delle arcane parole e loro si risvegliarono in superficie, accanto all’altare, scoprendo di esser davvero rientrati nei loro corpi.
Ancora intorpidito dalla sofferta "rifusione" e con un mal di testa da impazzire, la prima cosa che Kail dovette ascoltare furono le parole a raffica del kender.
“Non vi ho raccontato ancora come sono arrivato al tempio però… dunque, facevo parte di una delegazione di kender, giunti a Langtree per parlare con il barone di questioni commerciali, insomma cose assai noiose… poi però c’è stato un parapiglia per via di alcuni nani e quindi abbiamo deciso di non perdere altro tempo e di recarci senza scorta a Vantal. D’altro canto, che cosa avrebbe potuto mai succederci? Però pure lì non c’è stato modo di parlare con il re, perché un certo Darlas aveva stabilito che noi non eravamo i benvenuti in città, che il re stava male e che dovevamo tornare l’anno venturo. Allora, da Vantal, io e i miei compagni ci siamo diretti a Shrentak, ma vedendo il tempio lungo il cammino, non ho resistito e mi sono allontanato solo qualche minuto per andare a vederlo da vicino. D’altronde questo è un luogo interessante, non si può certo negare… mi ricordo che una volta mio zio Trapspinger …”
Kail ripensò alla caduta di venti metri che lui e i suoi amici avevano scampato solo qualche ora prima e pensò che forse sarebbe stato meglio se si fossero spiaccicati a terra, piuttosto che continuare a sentire le ciance di quel chiassoso e irritante kender! Che aveva fatto di male per meritare tutto questo?