Dopo lungo discorrere, i nostri eroi decisero di prendere la strada più breve, anche se quasi sicuramente sarebbe risultata la più insidiosa. Quindi, alle prime luci dell’alba, si rimisero a cavallo e proseguirono a scendere lungo la costa.
I guerrieri avevano riposato, ma non completamente, dato che Kail aveva preferito fare dei turni di guardia. Secondo il mezzelfo, il fuoco non sarebbe stato un deterrente sufficiente per tenere lontani eventuali aggressori notturni e quindi aveva proposto di rimanere vigili e pronti a tutto. Ovviamente Stuard acconsentì, soprattutto per salvaguardare l’incolumità di Estellen. La giovane infatti, era diventata per entrambi gli amici quasi una reliquia da difendere, più che un’alleata con cui condividere le fatiche e il peso della loro comune missione. Missione che poi era la sua: dettaglio che Estellen evidentemente non era riuscita a far comprendere del tutto ai suoi un po’ troppo protettivi amici.
Comunque, dopo qualche ora di viaggio, il profumo del mare e della salsedine iniziarono a solleticare le narici e Kail, che portava Estellen dietro il suo cavallo, ebbe una strana sensazione d'angoscia. Perfino il suo destriero pareva irrequieto.
Il territorio percorribile, dopo poche altre decine di metri, si restrinse bruscamente, per poi incanalarsi su una specie di rialzamento di terra e pietra (del resto tutto il territorio del Blodehelm sembrava roccioso, spoglio e arso), che apriva su una piccola vallata. Gli occhi acuti del mezzelfo notarono che sotto la vallata si rendeva evidente una biforcazione piuttosto netta: una risaliva verso l’alto e verso una striscia di terra transitabile, che poi si sarebbe riunita con la strada principale. L’altra scendeva ancor più verso il basso, ma dalla posizione in cui si trovava il mezzelfo non riusciva a notare altri dettagli rilevanti.
Kail fermò il cavallo per esaminare meglio le opzioni, si confrontò con i suoi amici e non avendo molte altre possibilità che non scendere per la vallata, spronò con finta spavalderia il cavallo verso di essa. Nel momento in cui raggiunse il bivio per risalire la china, un tempio molto semplice, di base quadrata e aperto a nord e sud, apparve alla sua vista e a quella dei suoi compagni. Si trattava sicuramente della “Voce del Chaos”, tempio misterioso di cui aveva parlato Knoss, mettendoli in guardia la sera prima.
Il gruppo decise dunque di ignorarlo e proseguire verso l’alto, riprendendo il sentiero principale, tuttavia la “Voce del Chaos” non fu dello stesso loro parere. Infatti Estellen notò che qualcuno vestito di rosso era fermo alla base del tempio, che distava non più di cinquanta metri dalla loro posizione. L’uomo pareva essere molto alto e lei sentì un richiamo fortissimo che esigeva lì la sua presenza: come una disperata richiesta d’aiuto. Non percepiva nessuna minaccia nell’aria e le sue sensazioni non erano per nulla negative riguardo quell’uomo e quel posto. Tuttavia non se la sentì di ignorare o sottovalutare tutte le raccomandazioni da parte di Knoss e ne parlò quindi prima con i suoi amici.
Né Kail e né Stuard però riuscivano a vedere l’uomo vestito di rosso e questa stranezza mise in guardia il mezzelfo. Cercò di convincere la sua amica che avevano altre priorità, che la missione di Paladine veniva prima di qualunque cosa, ma Estellen rispose che la missione di Paladine era prima di tutto rimanere vigili, attenti al suo richiamo in mezzo alla gente, nel mondo. Dare sollievo ai bisognosi, aiutare i deboli e quelli che si trovavano in difficoltà: quella era la vera missione di Paladine, innanzitutto. Lei sentiva che quell’uomo aveva bisogno di lei: magari era solo un trucco, un inganno, ma aveva il dovere di indagare, perché se le sue percezioni fossero state vere e quelle dei suoi amici in qualche modo false, poi non sarebbe mai potuta riuscire a perdonarsi se l’avesse condannato alla disperazione e alla morte. Vedendo che non c’era modo di convincere la sua amica a desistere dalla smania di cacciarsi in una palese trappola, almeno dal suo punto di vista, Kail le propose di non rischiare in prima persona e di lasciare che fosse lui ad andare per primo a controllare la situazione. Estellen annuì con riluttanza.
Quindi Kail la fece scendere e mosse il cavallo in direzione del tempio. Come attraversò la biforcazione e scese ancor più verso il basso, il suo scuro medaglione cominciò a vibrare forsennatamente e a quel punto lui si fermò, girò il cavallo e tornò senza pensarci sopra dai suoi perplessi amici. Tuttavia non riuscì a raggiungerli, poiché nonostante tutta la sua incredibile forza di volontà, c’era qualcosa che lo stava richiamando laggiù, in quel tempio antico. Avvertì dunque e di nuovo i suoi compagni che sarebbe andato a controllare, come fosse inebetito. Voltò nuovamente il suo destriero e si diresse quindi per la seconda volta verso la strana e antica costruzione come se nulla fosse.
Stuard ed Estellen, capirono senza troppi sforzi che il mezzelfo doveva aver subito una qualche sorta di controllo mentale o di ammaliamento e si mossero subito per aiutarlo. Stuard però ordinò alla sua amica di non muoversi, perché sarebbe andato lui a recuperarlo. Estellen provò ad obiettare che forse non sarebbe stata una scelta azzeccata, che sarebbe dovuta andare lei a riportare indietro Kail, ma il cavaliere non volle sentire ragioni. Purtroppo però, come Stuard spronò il cavallo in direzione di quello del mezzelfo, anche lui cominciò a comportarsi in maniera strana. Solo grazie alla sua incrollabile fede in Kiri – Jolith, riuscì a tornare indietro e a mettere Estellen in allarme sullo stato confusionale in cui doveva trovarsi anche il suo amico cavaliere.
Prontamente, la giovane afferrò le redini del cavallo e tirò in salvo Stuard, fuori dalla portata dell’incantesimo di ammaliamento che evidentemente permeava tutta la zona.
Tuttavia Kail era quasi arrivato al tempio e non c’era tempo da perdere se avesse voluto salvarlo! Pertanto Estellen ordinò a Stuard di scendere da cavallo e poi utilizzò il suo destriero per raggiungere il suo amico e riportarlo indietro. La giovane portavoce di Paladine non subì alcun irretimento da parte del tempio o dell’uomo che vedeva ancora immobile a guardia dello stesso, aveva avvertito soltanto, sempre più forte man mano che si era avvicinata ad essi, un urlo di supplica disperata di aiuto, quasi doloroso per le sue orecchie, ma niente che sembrasse una minaccia alla sua incolumità. Pertanto decise di andare ad indagare da sola.
Estellen pregò Paladine affinché togliesse il velo di intorpidimento che aveva afferrato le menti dei suoi amici e poi li informò sulla sua scelta. Entrambi si opposero fermamente, soprattutto Kail, che non vedeva il motivo di rischiare la vita per qualcosa di cui non conosceva nemmeno la natura. Tra l’altro la sua "percezione", questa famosa “richiesta d’aiuto” di cui sentiva così forte il richiamo, avrebbe potuto tranquillamente essere un tranello, teso da quel tempio insidioso, sul quale lei sapeva benissimo ci fosse appesa una cattiva nomea. Troppa gente c’era andata per cercare risposte e nessuna era tornata indietro: valeva la pena dunque abbandonare la strada maestra, la sua cerca del libro bianco di Paladine, per deviare su una rotta pericolosa ed incerta? Estellen spiegò che Paladine si muoveva talvolta su terreni impervi, ma mai una volta l’aveva consigliata male. Anzi, era stata lei a scegliere di non ascoltarlo un paio di volte e quando l’aveva fatto, sapeva molto bene che stava sbagliando, che avrebbe dovuto agire come il suo dio le aveva suggerito. Adesso non avrebbe ignorato la sua guida e loro, lui e Stuard, avrebbero fatto meglio a rispettare la sua decisione e a non trattarla più come fosse una bambina alla prime armi! La giovane non parlò ai suoi amici con aspre parole, ma mai nessuno di loro l’aveva vista così determinata, così fiera di sé stessa e consapevole della sua forza. Alla fine, si arresero e la lasciarono andare con la morte nel cuore.
Estellen puntò verso il tempio con fermezza, dirigendosi verso l’uomo vestito di rosso, in attesa. Si fermò a qualche decina di metri da lui e scese da cavallo. In effetti era molto alto, sicuramente più di due metri, aveva capelli bianchi, occhi color argento e la pelle leggermente bluastra. Una strana creatura, sicuramente aliena, ma che lei in qualche modo inspiegabile sentiva affine.
Appena gli si avvicinò, l’uomo aprì le braccia e disse con voce perentoria:
“Salve, figlia di Paladine, il mio nome è Deimos. È bello rivederti dopo così tanto tempo. Tutti coloro che ti hanno preceduto non potevano capire il significato delle mie parole e purtroppo non ce l’hanno fatta: la loro natura mortale gli ha impedito di coglierne il senso e la portata, ma forse tu potrai intenderle, ed entrare nel tempio per fare ciò che devi: “non per brama né per potere la chiave del tempio potrai ottenere, se dal desiderio distoglierai la vista, facilmente troverai la giusta pista”. Queste sono le mie parole e tu devi ascoltarle e capirle, poiché se non lo farai, tra pochi anni tutto quello che vedi intorno a te verrà cancellato: il Padre di tutti gli Dei sta per tornare e la fine si abbatterà su tutti noi. Sii forte, figlia di Paladine: sei probabilmente l’ultima speranza per il creato!"
Lo strano uomo fece poi un gesto plateale con la mano e le mostrò un altare rialzato posto dentro il tempio aperto, circondato a terra da strani fagotti che lei però non riuscì a vedere bene. Poi si ritirò dentro il tempio e giunto vicino all’altare, sparì.
Estellen, a quel punto, smise di percepire quella richiesta d’aiuto angosciosa che le batteva nella mente di continuo, ma era consapevole che gli avvertimenti di Deimos erano ancora assolutamente reali, presenti ed autentici. Il pericolo persisteva e lei doveva saperne assolutamente di più.
Doveva dunque trovare un modo di entrare nel tempio, ma non poteva farlo da sola. Per cui tornò dai suoi amici, spiegò loro la situazione e li convinse a credere alle sue parole. Prese poi le loro mani, li invitò ad aver fede in lei, se non in Paladine e insieme tornarono pian piano al tempio, incolumi.
Tuttavia, quando salirono i pochi consunti scalini, sia Stuard che Kail furono aggrediti da suoni incomprensibili e poco armoniosi, che li costrinsero a tapparsi le orecchie per il fastidio. Estellen spiegò loro che probabilmente avevano appena udito le arcane parole dell’uomo vestito di rosso, parole incomprensibili per orecchie mortali.
Estellen ripeté quindi la strana frase che Deimos le aveva riportato invece con chiarezza, per cui adesso avevano qualcosa di intellegibile su cui ragionare e da cui partire. Qualcosa che sarebbe stato infinitamente utile, visto che tutti e tre avevano visto apparire dal nulla sull’altare qualcosa di incredibilmente prezioso, ma diverso per ognuno di loro.
Estellen vedeva una pietra grigia, semplice ma che emanava un potere immenso. Stuard un’armatura meravigliosa, quella che avrebbe sempre sognato di indossare in vecchiaia: ancor più bella e massiccia di quella di suo nonno. Kail infine, due spade incrociate e un ciondolo a forma di lupo che luccicava, posto con cura vicino ad esse. Il mezzelfo non sapeva bene come, ma percepiva che quelle armi e quel ciondolo erano la chiave per comprendere appieno la maledizione dello Witcher. La maledizione che gravava sulla sua testa come una ghigliottina fin da quando era nato!
I due guerrieri si mossero istintivamente verso quei doni meravigliosi, ma Estellen li fermò spingendoli a ripensare alle parole di Deimos. Quello che non riusciva a capire era il perché lei vedesse quella strana pietra, che non poteva rappresentare certo il centro dei suoi desideri e giunse alla conclusione che forse era proprio quella gemma che generava le visioni dei suoi amici: un oggetto incredibilmente potente che evidentemente solo lei riusciva a vedere. Reale o meno che fosse.
La giovane si avvicinò cautamente di qualche metro, osservando bene la zona intorno all’altare e scoprendo cosa fossero quei fagotti sparsi attorno ad esso. Erano cadaveri e tutti nell’atto di raccogliere qualcosa dall’altare stesso! Quelli erano i poveri sventurati che, nel corso dei secoli, non potendo udire il monito di Deimos, avevano cercato di afferrare il loro desiderio più grande, cadendo vittima di chissà quale sortilegio che la pietra grigia aveva evocato per loro.
Estellen spiegò, soprattutto a Kail, che sembrava essere quello più soggetto al richiamo dell’altare, che dovevano volgere lo sguardo altrove se avesse voluto trovare l’entrata del tempio e che se avesse assecondato i suoi istinti, sarebbe finito come quelle persone lì intorno: morto e senza speranza!
La giovane afferrò dunque le loro mani e pregò Paladine di dare forza alla sua voce e alle loro volontà, così i due guerrieri, lentamente, riuscirono a riprendersi e a tornare in sé.
Provarono quindi a controllare se ci fosse una qualche entrata laterale interna, ma non trovarono nessuna porta o passaggio segreto. Sconfortati dalla piega della situazione, stavano quasi per desistere e tornare indietro sui loro passi, quando Kail notò un dettaglio strano, qualcosa fuori posto.
Un po’ più lontano dall’altare, distante dalla zona dove erano ammucchiati i corpi, alcuni di essi ormai solo miseri resti di valorosi avventurieri o potenti maghi, ce n’era uno che sembrava invece ancora ben conservato. Estellen corse da lui, ma era troppo tardi: il suo cuore aveva smesso di battere. Tuttavia il suo corpo era ancora caldo: non doveva essere morto da tanto.
Kail notò che la creatura che aveva sotto le mani la sua amica era un giovane kender, con la sua lunga coda di cavallo, il suo corpo piccolo ed esile e l’immancabile hoopack, poco distante dal suo braccio teso. Il mezzelfo si chinò accanto alla sua giovane amica e cercò di ricostruire la situazione: il kender doveva aver aggirato l’altare, superando, senza avere Estellen che lo aiutasse, la presa del suo più grande desiderio sulla propria mente ed il proprio cuore. Il che era già incredibile di suo. La cosa poi diventava particolarmente sconcertante e strana, quasi impossibile da credere, perché la curiosità rinomata dei kender li portava praticamente sempre a prendere per sé tutto ciò che era vagamente luccicante o attraente. Figuriamoci il loro più grande desiderio!
Comunque così erano andate le cose e spostando leggermente di lato il suo corpicino, poterono vedere cosa avesse trovato sul pavimento, dietro l’altare.
Si trattava di un ovale traslucido, apparentemente simile al vetro, di circa due metri per tre, ma che incredibilmente, al tocco, permetteva di passarci attraverso!
I tre amici si guardarono per un istante intenso. Poi si calarono all’unisono nell’ovale, cominciando però a precipitare come in un pozzo senza fondo!
La "Voce del Chaos".
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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