I nostri eroi rimasero in silenzio per diversi minuti, raccolti dentro la confortante luce della torcia di Kail. Poi lo seguirono, come sempre, attraverso gli insidiosi cunicoli che si dipanavano sotto la città di Vantal.
Ognuno di loro si sentiva ancora scosso, in maniera diversa l’uno dall’altro, fiaccato comunque per qualcosa di terribile, che quest’ultima esperienza aveva lasciato per sempre dentro la propria anima: un’orrenda eredità che li aveva cambiati tutti nel profondo. Inoltre anche i loro corpi urlavano disperati, reclamando per un po’ di riposo, del cibo, dei vestiti puliti. Insomma, i tre amici avevano raggiunto il loro limite: psicologicamente e fisicamente.
Tuttavia né Stuard, né Estellen, avevano la minima intenzione di cedere, pertanto con un sospiro ostinato, si fecero coraggio e assecondarono le scelte del mezzelfo, che sembrava mostrare da subito il controllo della situazione. Il dedalo di ormai asciutti cunicoli sotterranei si snodava per centinaia di metri, ma Kail sembrava sapesse esattamente dove dovesse andare e, dopo due ore di cammino, condusse i suoi amici di fronte a una grande frana, dalla quale sembrava provenire aria pulita. Infatti, controllandola meglio, scoprirono che essa aveva un grosso buco tra i pesanti massi accavallati e Kail assicurò che, con un po’ di fortuna, sarebbe stato possibile raggiungerlo ed attraversarlo, arrampicandosi solo per qualche metro.
Il mezzelfo passò quindi la torcia al cavaliere, poi, agilmente, raggiunse il passaggio tra le rocce e si issò su. Gli vennero quasi le lacrime agli occhi a riveder le stelle, le lune, Solinari e Lunitari, nel loro vorticoso abbraccio e l’aria fresca della sera che sferzava la sua pelle. Tuttavia non ebbe nemmeno il tempo di ringraziare tutti gli dei della volta celeste, che notò che, a poche decine di metri dalla sua posizione, c'era chiaramente uno scoppiettante fuoco acceso e probabilmente degli uomini attorno ad esso, visto che due cavalli erano stati lasciati liberi di pascolare lì vicino.
Stanco, affamato e infreddolito, Kail si rese davvero conto in quel momento quanto la sua situazione e quella dei suoi amici fosse disperata. Aveva anche perso tutti i suoi soldi durante i vari scontri con i draconici e le terribili ore di prigionia nelle segrete del palazzo del re.
Tuttavia non si perse d’animo, bisognava pensare una cosa alla volta e gettò quindi una voce ai suoi amici.
Stuard issò dunque Estellen sulle sue poderose spalle, permettendo a Kail di afferrarla e tirarla su alla meno peggio.
La prima cosa che fece la giovane portavoce di Paladine quando uscì da quei maledetti sotterranei, fu quella di cercare in cielo la costellazione del drago di platino nell’atto di fronteggiare la dea oscura e trovò confortante, malgrado tutto ciò che le era successo, il fatto che “Egli” fosse ancora lì. Ancora lì per lei. Poi propose al mezzelfo di chiedere aiuto a chiunque stesse bivaccando, una volta che Stuard li avesse raggiunti.
Il giovane cavaliere osservò per qualche secondo il piccolo anello che il re gli aveva donato come ringraziamento per averlo salvato, prima di iniziare ad arrampicarsi sulle insidiose rocce. Era un sigillo importante, perché nessuno a parte il re avrebbe potuto fregiarsi di indossarlo e questo avrebbe potuto aprire per loro porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse, lungo il tragitto che li divideva da Silvanesti. Perché il problema ora si faceva sentire forte e chiaro nel cuore del cavaliere: finora avevano potuto seguire le indicazioni di Maquesta, attraverso l’impervio e pericoloso territorio del Blodehelm, ma adesso, oltre Vantal, avrebbero dovuto navigare a vista; ed il marinaio che navigava a vista, senza le stelle o un sestante a guidarlo, era destinato a perdersi in mezzo alla vastità dell’oceano.
Stuard fu destato dalla voce di Estellen che lo invitava a non indugiare oltre a raggiungerli, poiché forse c’era speranza di ricevere aiuto.
Quando il cavaliere uscì dal pertugio, anche lui lì per lì si rinfrancò all’idea di esser tornato in superficie a respirare finalmente aria che non fosse viziata. Tuttavia, quasi subito, lo assalì un freddo terribile che gli gelò le ossa.
Kail tremava da una parte, mentre Estellen non rammentava un giorno, nemmeno quando era molto piccola e si divertiva a rincorrere gli animali nell’aia dei suoi genitori, in cui si era sentita tanto sporca e trasandata.
Nonostante lo sguardo implorante della giovane chierica, Kail raccomandò prudenza, dicendo che sarebbe andato prima in avanscoperta per visionare il bivacco: non aveva alcuna intenzione di affrontare altri orchi o draconici erranti.
Vantal era a nemmeno cento metri dietro di loro e le sue luci confortevoli avevano spinto Stuard a valutare la possibilità di tornare in città per cercare aiuto, ma Estellen non fu d’accordo con lui. Finché i draconici non fossero stati deportati tutti, quella città era da evitare assolutamente. A malincuore, il cavaliere fu costretto a dare ragione alla compagna.
Nel frattempo il mezzelfo tornò e riportò di aver visto alcune cose interessanti. Nell’ordine: due cavalli, un fuoco crepitante con abbondante cacciagione messa a rosolare e un uomo incappucciato seduto a consumare il suo pasto. All’inizio aveva pensato che l’uomo potesse avere un compagno o una compagna di viaggio, visto che i cavalli a pascolare erano due, ma non c’era nessun altro nella zona.
Estellen insistette allora per andare a chiedere aiuto a quell’uomo, magari solamente a condividere con lui un po’ del calore di quel fuoco e alla fine Kail acconsentì. Dunque si mostrarono all’uomo incappucciato e scoprirono con stupore che egli era proprio l’uomo incontrato sui tetti di Vantal e alla locanda di Langtree: il loro contatto con la gilda dei ladri!
Egli fece segno ai nostri eroi di avvicinarsi alla luce e al calore del fuoco e poi li invitò a sedersi con lui e a rifocillarsi. Nessuno se lo fece dire due volte: il sicario dovette alzarsi e mettere altra carne al fuoco, rimanendo sbalordito dalla voracità e dalla velocità con cui i suoi ospiti avessero divorato la sua cena. Poi passò loro acqua e sidro, che i nostri eroi consumarono in pochi secondi. Quando la fame e la sete furono messe a tacere, il gruppo e l’intermediario della gilda dei ladri cercarono di scambiare finalmente qualche parola.
“Francamente… non pensavo foste così messi male da… addirittura… non avere più abiti addosso. Comunque, la gilda di Palanthas e soprattutto il “Sindacato”, ha apprezzato i vostri sforzi e soprattutto il buon esito di questa operazione, molto delicata per i nostri affari. A tale scopo e per sigillare e concludere il nostro patto, vi riconsegno parte del vostro equipaggiamento… quello che sono riuscito a recuperare… e due cavalli ben nutriti per il resto del vostro viaggio…”
Il sicario si alzò e mostrò, legati sui cavalli, l’arco e le frecce di Kail, un paio di coperte, una torcia, una corda e il medaglione di Chislev. Il resto dell’equipaggiamento, confermò che era andato perduto, probabilmente razziato dal momento che non erano più tornati a reclamarlo. Poi l’uomo incappucciato riprese di nuovo l’argomento sulla loro recente, appena conclusa avventura.
“Sembra che Dorian avesse ragione riguardo Dracart e la sua doppia identità… anche se c’è chi mi ha riportato di aver di nuovo visto il mercante dentro il palazzo insieme al re giusto un paio d’ore fa… e questo è strano…”.
Il sicario tacque, aspettando una risposta dai suoi interlocutori e Kail, che stava ancora masticando avidamente la carne di un animale di cui probabilmente nemmeno conosceva il nome, si fermò ad osservarlo incuriosito. Quell’uomo, come la sua gilda del resto, comprava e vendeva informazioni. Avevano occhi e orecchie dappertutto e lo dimostrava il fatto che avevano visto Wilhem e Dacarrt a palazzo, dopo nemmeno due ore da quando il re era tornato in superficie. Questo era il loro potere: così erano riusciti a ritagliarsi la loro fetta di influenza su tutto il mondo civilizzato. Quindi, forse, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto racimolare qualcosa in più per lui e per i suoi amici. Infatti le informazioni che aveva in mano e che aveva vissuto in prima persona, erano davvero inestimabili. Pertanto propose di rispondere alla sua domanda e ad altre che sarebbero arrivate, se in cambio avesse potuto avere dei vestiti puliti e qualche moneta d'oro, per lui e per i suoi compagni.
Intanto si partiva da lì: se la gilda voleva informazioni, era giusto ricavarne qualcosa, se avessero voluto sopravvivere e portare a termine la loro sacra missione in quel territorio pieno di sciacalli e ladri.
Basta essere altruisti e disinteressati: era giunto il momento di sfruttare ogni dettaglio per ottenere dei vantaggi!
A mali estremi, estremi rimedi.