Due dei draconici presero di mira Stuard e Kail, mentre l’ultimo che apparentemente sembrava non armato, stava deviando verso Estellen, che era la più vicina alla pedana. Wilhem, coraggiosamente si frappose tra lei e colui che la minacciava, ma la giovane sapeva bene che il vecchio e coraggioso re di Vantal non avrebbe potuto fare molto per proteggerla. Quindi si raccolse in preghiera, ed invocò l’aiuto di Paladine su di lui ed i suoi amici. Fu davvero una benedizione per loro, perché stanchi, feriti e privati delle loro armature, non avrebbero potuto contrastare tre esponenti dell’elite dei draconici.
Dracart era nervoso e controllava la situazione da sopra la pedana. Non osava staccarsi dal portale nemmeno di un centimetro.
Poco prima che iniziasse lo scontro, Dorian prese la parola e disse:
“Scusate maestro, ma siete davvero sicuro che convenga rimandare la vostra ascesa? Dopo così tanto tempo di preparazione, posticipare servirebbe solo a rischiare ulteriormente che qualcuno riuscisse ad insidiare il vostro successo. Il portale è qui, la sacerdotessa è qui, voi siete qui. Io vi assisterò come sempre… per quel che riguarda loro, beh…fate bene a volerli morti, sono pericolosi e non sono utili alla vostra causa!”
Estellen rimase di sasso a queste parole, forse rappresentavano la prova definitiva che Dorian fosse soltanto un gran manipolatore e un enorme bugiardo.
Quando l’acciaio cominciò a cozzare contro l’acciaio, la giovane portavoce di Paladine si ricordò del suo pugnale, che il membro della gilda dei ladri di Palanthas, le aveva riportato la sera prima. Tuttavia Estellen, anziché tentare di risalire la pedana e provare a pugnalare Dracart o Dorian, scelse una soluzione assai più imprevedibile: se lo puntò alla gola e ordinò all’arcimago di richiamare i suoi sgherri squamosi o lei si sarebbe tolta la vita, facendo infrangere i suoi sogni di gloria definitivamente.
Dracart trasalì per un secondo, ma poi tornò subito concentrato e disse:
“Ragazza, non fare la sciocca. Vieni qui e fai quel che devi. Assistimi o i tuoi amici moriranno…”
Estellen ribatté che i suoi amici sarebbero stati uccisi comunque, indipendentemente se lei avesse scelto di aprire quel portale o meno. Inoltre ribadì che il portale doveva rimanere chiuso, perché questa era la volontà di Paladine. A dire il vero lei non sentiva avversione da parte del dio della luce nei confronti di quell’azione, ma era anche vero che la vicinanza del portale, oltre il quale c’era Takhisis, rendeva la connessione tra lei e il drago di platino assai difficile da mantenere. C’era troppa oscurità in quel luogo.
“Ti piegherò al mio volere in ogni caso, ti torturerò e alla fine farai ciò che ti ho ordinato!”
Replicò Dracart con voce aspra, colto dall’ira.
Estellen osservò i suoi amici e il re che si stavano sacrificando per lei e tornò cocciutamente a puntare la lama del coltello proprio sulla giugulare. Poi chiuse gli occhi, preparandosi all’estremo sacrificio. D’altronde, le alternative scarseggiavano: presto i suoi amici sarebbero stati sopraffatti e poi sarebbe stato il suo turno. Magari avrebbero potuto minacciare la vita della bambina o le torture che avrebbe dovuto sopportare sarebbero state troppo difficili da tollerare e alla fine avrebbe ceduto. Meglio farla finita subito e senza soffrire. Tuttavia prima che il coltello potesse bere il suo sangue, la voce di Dorian graffiò le sue orecchie, costringendola ad ascoltarlo:
“Permettete mio maestro? Milady, se non farete ciò che il mio maestro vi ha appena chiesto, di sicuro non uscirete mai vivi da qui. Di contro, se lo farete, non tutte le speranze di sopravvivere andranno perdute. Apriremo il portale insieme, se Dracart vi incute un certo, comprensibile timore…”
Dorian era sceso qualche gradino mentre parlava, impedendo a Dracart di vederlo in faccia. Il mago guardò Estellen in maniera eloquente, chiedendole con lo sguardo una complicità che fortunatamente lei colse al volo.
Dracart però guardò a sua volta Dorian con sospetto, ma il mago indovinando immediatamente il corso dei suoi pensieri aggiunse:
“Maestro, aprirò io il portale per voi, così voi risparmierete energie preziose per affrontare Takhisis. Non temete per me, sono sicuro che mi difenderete da "Lei" e da qualunque altra minaccia osi aggredirmi da dentro l’abisso spalancato…”
La voce di Dorian era pacata e determinata e non tradiva alcuna emozione: se stava bluffando, era davvero bravo, pensò la giovane portavoce di Paladine. Passarono alcuni intensi, interminabili, secondi, ma alla fine Dracart annuì e disse:
“Il tuo coraggio mi commuove allievo. Ti devo la vita già una volta, mi hai servito con devozione e hai imparato quasi tutto quello che potevo insegnarti. E sia: tu e la giovane sacerdotessa di Paladine aprirete il portale, mentre io mi preparerò a diventare un dio!”
L’arcimago si voltò dunque verso il portale, evocando il libro di Fistandantilus, che comparve dal nulla e cominciò, mentre levitava, a sfogliare le blasfeme pagine dei suoi potenti incantesimi oscuri da solo. Non c’erano né mani umane, né folate di vento a sostenerlo: pareva che il tomo si librasse autonomamente, permettendo a Dracart di operare più facilmente i sortilegi che conteneva.
Approfittando di questo momento di distrazione, Dorian scese ancor più verso Estellen. Le offrì la mano e disse:
“Milady, siete pronta? Dovete voler aprire il portale: il vostro legame con Paladine farà il resto. Non avete bisogno di pregare il vostro dio, lui non potrà essere d’accordo con una simile azione. Tuttavia credetemi: è davvero imperativo fermare Dracart! Lo è per noi mortali almeno…se l’arcimago non verrà fermato in tempo, significherà la fine di tutto. Di tutto il creato di questa linea temporale.” Estellen non era sicura di potersi fidare di Dorian, né capiva fino in fondo il significato delle sue parole, ma di sicuro sentiva nel profondo della sua anima che se Dracart avesse preso il posto di Takhisis, la profezia di Dorian si sarebbe avverata: tutto il creato sarebbe crollato e lei non poteva permetterlo. Guardò il pugnale. Il pugnale ingioiellato che Ulther Uth Monnar le aveva donato e per la prima volta da quando era partita, si rese conto quanto in cuor suo avrebbe avuto voglia di rivederlo. Ripose dunque la lama alla cintura e afferrò la mano del mago. Dorian le sorrise e per la prima volta, Estellen ebbe la sensazione che forse stava facendo la cosa giusta ad affidarsi al suo giudizio. Giunti sulla pedana Dorian annuì, iniziò a vorticare il suo bastone e a pronunciare arcane parole, mentre Estellen concentrò la sua volontà nel sostenere il mago dalle vesti nere. Insieme dunque aprirono il portale.
Nel frattempo lo scontro si faceva sempre più cruento. Fu solo grazie alla benedizione di Paladine che i draconici non avevano già sopraffatto i nostri eroi. Tuttavia sia Kail che Stuard avevano notato che i giganteschi rettili spesso voltavano la testa in direzione del portale, come se cercassero di capire cosa stava succedendo su quella pedana. Fu in quel momento che Kail decise di giocarsi il tutto per tutto. Tentò, tra un colpo e un altro, di spiegare al draconico quelli che erano i piani di Dracart e che cosa dunque avesse intenzione di fare con il portale: entrare nell’abisso e sfidare Takhisis per prendere il suo posto come nuovo dio dell’oscurità. Stessa cosa provò a fare Stuard, mentre il re, più distante, stava invece soltanto cercando di rimanere vivo, fronteggiando quello che probabilmente doveva essere un draconico mago.
Per sottolineare quanto le sue argomentazioni fossero vere, Kail mostrò al draconico il medaglione di Takhisis, sperando di fortificare le sue parole agli occhi del suo avversario. Tuttavia il draconico non sembrava molto impressionato, accusandolo di averlo rubato chissà a chi e chissà dove. Fu in quel momento che il mezzelfo fece un gesto che cambiò radicalmente il corso del combattimento, influenzando probabilmente anche quello che sarebbe accaduto oltre il portale. Egli si tagliò la mano, giurando sul suo sangue che quello che asseriva fosse assolutamente vero. Tuttavia alcune gocce toccarono il simbolo oscuro che era appartenuto a sua madre e questo causò una reazione che ebbe dell’incredibile. Il corpo di Kail cominciò a mutare e il suo volto ad assumere connotati molto diversi dai suoi. Senza saperlo, aveva attivato il potere dello Witcher! Il mezzelfo, preso dalla furia che scaturiva dalla maledizione, cominciò ad incalzare il draconico, che non si era aspettato certo una trasformazione del genere, né tanta ferocia da parte del suo avversario.
Sotto lo sguardo incredulo di Stuart e del suo avversario, ben presto Kail ebbe la meglio sul grosso uomo drago.
Contemporaneamente il portale si aprì e l’avversario di Stuard capì che forse il giovane cavaliere aveva ragione. Quindi abbandonò il combattimento e andò a parlare con il draconiano mago. Preso alle spalle, il re fu scaraventato via come un fuscello dal draconiano guerriero, rotolò per alcuni metri e non si mosse più.
Stuard corse verso Kail, ma quando vide gli occhi rossi, le vene che fuoriuscivano dalla sua pelle e i capelli bianchi, capì che quello non era Kail, ma qualcun altro. Qualcun altro potente e terribile, molto di più dei draconici che avevano appena combattuto. Il giovane cavaliere però non si perse d’animo: tenendo dritta l’antica spada incantata, gridò a Kail di riprendersi, di tornare in sé. Aggiunse che Estellen era in pericolo ed aveva bisogno di loro, lassù su quella dannata pedana. Il mezzelfo tentennò: si era avvicinato al cavaliere minaccioso, ma poi per fortuna era crollato in ginocchio e pian piano, aveva ripreso i suoi abituali connotati sotto lo sguardo agghiacciato di Stuard.
Alla fine il portale si aprì.
La cornice di pietra mutò all’inizio in cinque colori indistinti, che rappresentavano i cinque volti di Takhisis, poi in cinque volti di drago, mentre l’oscuro ovale cominciò a rivelare l’abisso.
Diventare un dio.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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