Nonostante fosse davvero irritante, Dorian aveva pronunciato il temine “maestro” in maniera quasi derisoria riferendosi a Dracart, dettaglio che Kail notò e annotò in un angolo della sua mente. Quel mago era esageratamente strano. Fin troppo eccentrico, perfino secondo gli standard consumati del mezzelfo: alla fine Kail stava maturando la convinzione che Dorian stesse nascondendo qualcosa d’importante su sé stesso e lui aveva intenzione di scoprire quale fosse il suo segreto.
Estellen gli domandò se davvero stava dicendo la verità su Dracart e se tutto ciò che avevano fatto era stato in qualche modo pilotato da lui. Inoltre gli chiese anche cosa fosse questo “Losarcum” da lui citato e quali fossero le caratteristiche di questo labirinto.
“Certo che vi voleva proprio qui Dracart, dove altro avrebbe voluto che vi trovaste? Tutto ciò che egli brama è mettere le mani sul portale e di conseguenza eliminare il guardiano. Per questo ha inviato me qui, mia signora. In questo modo, insieme, potremo “accontentarlo” e preparare il suo “glorioso” destino. Su Losarcum ci sarebbe davvero tanto da dire… questo luogo è stato costruito ed incantato proprio dai maghi dalle vesti nere della torre della stregoneria di Losarcum, trecento anni fa, prima che essa venisse distrutta dagli sgherri del re sacerdote di Ishtar. Poco tempo prima che arrivasse il cataclisma, essi nascosero il portale qui, ben celato agli occhi degli eventuali folli che avessero voluto utilizzarlo impropriamente. Invece nessuno avrebbe dovuto mai più usarlo, poiché sarebbe stato troppo pericoloso il suo utilizzo senza la connessione agli altri quattro. Esso, da solo, apriva la via per luoghi addirittura innominabili per i mortali. Oltre a nasconderlo, i maghi di tutte e cinque le torri si unirono per porre anche delle restrizioni invalicabili per attivarlo, come quella, quasi impossibile da realizzare, di mettere insieme un mago dalle vesti nere e un chierico di Paladine.”
Il mago spiegò inoltre che un tempo le torri dei maghi erano cinque, tutte collegate tramite questi portali attraverso cui essi potevano entrare ed uscire a piacimento da una torre all’altra. Poi Ishtar iniziò la sua crociata contro la magia, ritenendola tutta, indipendentemente dal colore delle vesti indossate, una fonte di malvagità e inviò i suoi emissari a distruggere le torri e i loro rispettivi portali. Oggi rimanevano in piedi solo due torri: quella di Wayreth e quella nefasta ed abbandonata di Palanthas; e due portali: questo e quello nascosto nella stessa torre maledetta di Palanthas, luogo in cui nemmeno gli emissari del re sacerdote avevano mai messo piede, a causa di una terribile maledizione che ancora perdurava.
Stuard domandò se un portale avesse la capacità di aprire un passaggio solo verso il dominio della dea oscura o anche da altre parti, ma Dorian non rispose a questa domanda. Si limitò a mettere in guardia i nostri eroi e a spronarli a concentrarsi sulla drammatica e concreta situazione attuale. Esisteva infatti la possibilità, nemmeno troppo remota, che tra poco tempo il portale potesse esser utilizzato per aprire un condotto verso l’Abisso: la terribile dimensione oscura dove viveva e comandava Takhisis. Ecco, questo era sbagliato e bisognava fare di tutto per evitarlo!
Kail chiese allora come era stato possibile che Dracart potesse aver messo le mani su una simile conoscenza e su un potere così smisurato da voler sfidare addirittura la dea dalle cinque teste e Dorian rispose che egli aveva avuto questa opportunità quando, durante uno dei suoi viaggi, si era imbattuto per caso in un libro antico e dimenticato. Un libro che era appartenuto al famigerato Fistandantilus, il più grande mago mai vissuto su Krynn. Kail rammentò, sentendo quelle parole, del libro dalla copertina blu scura ornata da rune che aveva visto nella stanza di Dracart e rabbrividì.
“Fistandantilus era a conoscenza di questa informazione riguardo i maghi di Losarcum, perché lui c’era, ma per i suoi scopi scelse di utilizzare un altro portale che era stato nascosto invece a Skullcap. Perché vedete, lui era stato il primo ad aver avuto l’ambizione di diventare un dio. Tutta la sua grandiosa scienza era stata orientata in quella direzione, per sfruttare le debolezze che la “Regina Oscura”avrebbe avuto su questo piano d’esistenza. Diciamo che non sapremo mai se avesse avuto ragione, perché Fistandantilus, azzarderei dire… scelse male il suo portale… finendo sotto migliaia di tonnellate di pietra, prima che potesse utilizzarlo e richiamare Takhisis sul piano mortale. In ogni caso riportò questa rivelazione e tutto ciò su cui aveva lavorato in circa cinquecento anni di vita, su uno dei suoi libri, ora in possesso di Dracart.”
Stuard chiese a Dorian che genere di guardiano proteggeva il portale e Dorian rispose così:
“C’è un guardiano quaggiù, si, ma non del tipo che potreste pensare, uno con mazza e scudo, oppure dai poteri magici pirotecnici per intenderci. Il guardiano ha capacità molto più sottili e presto ognuno di noi se ne accorgerà…”.
“Ognuno di noi?”
Rispose Kail caustico.
“Se sono qui condividerò il vostro stesso destino, mi sembra ovvio .Tuttavia, io ho un grande vantaggio su tutti voi, mezzelfo… conosco già l’esito di questa avventura, avendola già vissuta. Pertanto ho molte più chance di voi di sopravvivere!”
Replicò Dorian con fare provocatorio.
I nostri eroi si guardarono perplessi. Poi Kail esplose.
“Ci vuoi dire chi diavolo sei tu? Che significa che hai già vissuto questa situazione?”
“Non sono molte le cose che posso dirvi, ma vi basti sapere che anche io sono una specie di guardiano e non è Dracart che dovrà utilizzare un portale, ma un altro mago, molto più potente e pericoloso di lui. Tuttavia questo capiterà solo tra qualche anno e il mio compito è solo quello di spianargli un po’ la strada, correggendo la piega che ha preso questa linea temporale. Vogliamo andare adesso?”.
Estellen domandò timidamente se quindi lui fosse una specie di “protettore del tempo”, ma Dorian non rispose a questa domanda. Kail aggiunse che non aveva mai sentito parlare di un gruppo di maghi che si occupavano di questo genere di cose, ma ancora una volta Dorian scelse il silenzio.
“Continuate a pormi domande sbagliate, se ancora aveste bisogno di farmene. Esiste solo una domanda sensata che possiate farmi, che riesca a chiarire definitivamente questa situazione e la sto ancora aspettando.”
Replicò invece il mago, appoggiandosi in maniera molto teatrale al suo bastone. Vedendo gli sguardi perplessi e decisamente spaesati dei suoi interlocutori, Dorian roteò gli occhi e disse:
“La domanda giusta sarebbe dovuta essere: perché sei venuto qui tu, invece che Dracart? E la risposta sarebbe stata molto semplice: perché se fosse venuto lui, qui, di persona, certamente sarebbe morto. Il guardiano evoca nelle menti dei prigionieri del labirinto la loro più grande paura e voi sapete bene quale sia la sua, non è vero? In questo preciso momento ci sta osservando, ma non può sentirci attraverso la sfera di cristallo. Si limiterà a capire se proverete ad uccidermi oppure mi aiuterete a liberare il portale dalla maledizione del labirinto e a portargli via la sua paura. Solo questo gli importa. Ora vi prego andiamo, non abbiamo più molto tempo.”
Stuard scosse la testa e sussurrò tra i denti:
“Maghi. Io li odio!”.
Estellen gli sorrise e lo rincuorò, poi lo prese sotto braccio e lo spronò ad andare avanti. Kail chiese a Dorian se avrebbe condiviso il loro stesso cammino, ma egli rispose laconicamente che li avrebbe aspettati più avanti, poiché non poteva rischiare di influenzare le loro decisioni con la sua sola presenza. Detto questo, il mago prese le sembianze di un piccolo ratto dagli occhi rossastri e sparì per i corridoi del labirinto.
Confuso, il mezzelfo riprese dunque la testa del gruppo e cominciò a inoltrarsi all’interno dell’intricato dedalo di passaggi, cercando di puntare verso nord come Dorian gli aveva suggerito di fare. Avanzare però risultò però molto complicato e alla fine Kail dovette arrendersi all’evidenza: senza punti di riferimento sarebbe stato impossibile per chiunque puntare a “nord”. Poi Stuard gli fece notare alcuni di quei funghi luminosi che crescevano sulle rocce e Kail provò a passare sopra di essi la fiamma della torcia, ricordando che i funghi rimandavano un bagliore rossastro. Quindi cominciò a maturare un’idea: si poteva puntare a “nord” o una qualsiasi altra direzione, solo escludendo tutti gli altri corridoi che in qualche modo avessero ospitato uno o più funghi luminosi, perché, in questo, caso, avrebbe significato che loro erano già passati di lì.
Attraverso questo stratagemma riuscirono ad evitare perdite di tempo e ad andare avanti per un bel pezzo, finché Stuard non intravide con la coda dell’occhio una figura in armatura che aveva tagliato per il corridoio davanti a loro. Anche Kail e gli altri avevano seguito l’avvertimento del cavaliere, notando che in effetti era davvero passato qualcuno da quella parte. Di corsa raggiunsero il punto in questione e quello che videro li lasciò di sasso.
Ognuno di loro infatti aveva davanti una persona diversa, ferma, in attesa.
A detta di Dorian, quelle figure avrebbero dovuto rappresentare le loro peggiori paure, ed in effetti era proprio così. Stuard si trovò davanti un terribile cavaliere dagli occhi arancioni di cui non conosceva l’identità. Kail, un’esile figura elfica vestita di nero, che lui invece immaginava molto bene chi fosse, mentre Estellen dovette affrontare forse la peggiore di tutte: se stessa, vestita con abiti clericali scuri e fregiandosi del sigillo di Takhisis!
Anche il re e la bambina erano atterriti e spaventati, ma nessuno avrebbe potuto aiutarli: il guardiano era arrivato per tutti i presenti e solo capendo chi o cosa rappresentasse nella loro mente e nei loro cuori, avrebbero potuto avere una possibilità di vincere quella battaglia terribile contro il loro lato oscuro e i loro demoni interiori.