Il primo a destarsi fu l’ultimo a perdere i sensi.
Stuard annaspava per respirare e aveva gli occhi gonfi, come solo sua sorella riusciva a farglieli quando da piccoli si azzuffavano per giocare alla guerra. E poi c’era l’odore. Un tanfo terribile che permeava l’ambiente: un misto di chiuso, sudore, putrefazione ed escrementi, che per poco non lo costrinsero a vomitare da un lato. Il cavaliere fece una fatica immensa a tirarsi su e andò subito a controllare come si sentiva Estellen. Poi girò gli occhi su Kail e vide che anche il mezzelfo, con una smorfia di disgusto e dolore, stava lottando per tornare cosciente.
“Ehi, c’è qualcuno lì dentro? Mi sentite?”
La voce, calda e profonda, ruppe il silenzio della stanza, rimbalzando tra le pareti di roccia solida e umida.
Kail si alzò più velocemente che poteva e si diresse barcollando alle sbarre. La sua vista da mezzelfo gli permise di individuare nella cella davanti una vaga sagoma umanoide, grazie al chiarore delle due torce poste una di fronte all’altra per tutta la lunghezza del corridoio. Il mezzelfo si sporse il più possibile per sbirciare a destra e a sinistra, notando che c’erano almeno altre quattro o cinque prigioni, una di fianco all’altra e da entrambi i lati del corridoio stesso. Anche se non riusciva a vedere bene, era quindi ovvio che tutte le celle ne avessero una dirimpetto.
Kail rispose alla voce presentandosi.
Stuard invece aveva tristemente notato che qualcuno gli aveva portato via l’armatura.
“Purtroppo vi hanno spogliato delle vostre armature quando vi hanno portato quaggiù.”
Disse l’uomo con voce solida, evidentemente notando la reazione furibonda del cavaliere.
Nel frattempo Estellen e Stuard avevano raggiunto il loro amico davanti alle sbarre della cella.
“Ci hanno provato anche con voi milady. Hanno tentato di togliervi il medaglione, ma a giudicare da come strillava quel mezzo serpente, non era stata una buona idea pensare di sottrarvelo. Invece con il vostro è stato più facile, mi dispiace.”
Kail si guardò immediatamente addosso e oltre a notare che anche a lui avevano sottratto l’armatura, si rese con rabbia conto, che qualcuno gli aveva rubato anche il medaglione!
“Per quel che riguarda me, non so cosa mi sia successo, i miei più recenti giorni sul trono risultano confusi, annebbiati. E’ come se mi fossi appassito lentamente e avessi vissuto le ultime settimane in un incubo costante, fino a qualche ora fa...”.
Terminò la voce, facendo chiaramente intuire che si trattava proprio di Wilhem, re di Vantal!
Kail fece alcune domande al re, per capire come mai era finito qui e che percezione avesse avuto di quello che era accaduto qua sotto, considerando le parole di Estellen circa “un grande male” che aveva avvertito proprio da queste parti. Wilhem spiegò che era stato ingenuo a fidarsi di Darlas e di quel maledetto mercante. Raccontò di quanto il mago veste grigia, che poi Kail spiegò essere in realtà una veste nera, avesse risolto nei mesi precedenti una spigolosa problematica tra Vantal e i regni di Silvanesti e Kendermore. Riferì quanto fosse stato sagace e astuto a risolvere la questione e quante volte il suo consiglio gli era stato prezioso per altre faccende meno importanti. Adesso che aveva appreso che era stato raggirato e poi scalzato dal trono come un fastidioso insetto, si sentiva allo stesso tempo furioso e dispiaciuto. Il mezzelfo spiegò che in realtà il vero nome del mago veste grigia era Dorian e non Darlas. Egli era l’apprendista del mercante stesso, il quale non si chiamava Dacarrt, ma Dracart, e non era nemmeno un mercante, ma un arcimago molto potente, che aveva progettato di arrivare a controllare Vantal da molti anni. La sua ricchezza e i suoi propositi, come quelli del suo apprendista, avevano avuto l'unico obiettivo di ingraziarsi il re, per poi sbarazzarsene e prendere il suo posto al momento opportuno. Tutto questo perché Dracart era a conoscenza che quaggiù, nelle rovine della città vecchia degli orchi, era nascosto qualcosa per lui prezioso oltre ogni immaginazione. Qualcosa che lui bramava oltre ogni misura. Nel giro di pochi anni, attraverso le informazioni che circolavano nelle taverne e il controllo sull’approvvigionamento, si rese dunque indispensabile per la città. Il resto era storia recente e quello che loro e il popolo di Vantal stavano vivendo adesso, erano le conseguenze dell’atteggiamento bonario del re nei confronti di questi due estranei e facinorosi individui!
Il re ascoltò senza obiettare il durissimo riassunto dei fatti del mezzelfo, limitandosi ad abbassare il capo. Poi pronunciò queste parole a proposito di quello che invece aveva provato in queste settimane difficili di prigionia.
“Sentivo i passi pesanti di qualcuno attorno a me, lo sferragliare delle celle che si aprivano, i morti che venivano portati via da mostri che assomigliavano a lucertole dalla forma umana. Pensavo fosse tutto un incubo, ma non riuscivo a svegliarmi da solo: ero incastrato in questo sogno oscuro, troppo debole per destarmi senza un aiuto esterno. Poi improvvisamente, alla fine di ogni speranza, è arrivata la “Luce”: un anelito di benevolenza divina che ha portato via l’oscurità e che mi ha guarito. Suppongo debba ringraziare voi milady… mi hanno parlato dei “risvegliati”, ma pensavo fossero solo racconti fantasiosi, privi di fondamento…. stavo davvero per abbandonarmi all’oblio, ma… evidentemente… gli dei vogliono che rimanga vivo. Ditemi voi qualcosa ora, cosa vi è successo? Perché siete qui?”.
Stuard prese la parola e raccontò del loro viaggio, della loro missione per conto di Paladine e del loro arrivo a Langtree. Riferì delle condizioni del barone e della sua lettera di raccomandazione rivolta proprio a Wilhem, re di Vantal. Narrò di come la situazione fosse poi improvvisamente precipitata per via della chiesa dei cercatori, di Roderick e degli orchi con cui aveva stipulato un accordo per rapire i nani, del sicario della gilda dei ladri, dei draconici di Langtree, che avevano ricattato Kail affinché incontrasse un certo Dorian qui a Vantal, ed infine l’invito del mago veste grigia a presentarsi al palazzo del re per incontrare Dacarrt, il finto mercante. Costui la sera prima, a cena, li aveva avvelenati, dopo aver raccontato il suo piano delirante di voler diventare un dio attraverso un portale custodito proprio qui sotto, nella città vecchia di Vantal, ma sottolineando anche che che senza l’aiuto della loro amica, Estellen, sarebbe rimasto inservibile. Ora loro si trovavano in prigione, spogli delle loro armi, con poco tempo a disposizione per raggiungere la loro mèta, in una situazione francamente ben oltre la disperazione e lui non aveva affatto idea di come poterne uscire vivi.
Wilhem cercò di seguire il racconto del cavaliere, ma gli eventi narrati erano troppi e troppo diversificati: dopo un po’ perse il filo del discorso. Tuttavia un punto l’aveva colto in tutta la sua interezza: quegli uomini e quella donna avevano una missione importante per conto di Paladine e dovevano uscire di lì il prima possibile. Pertanto raccontò qualcosa che mai aveva rivelato a persona viva prima.
“Questa prigione è stata edificata da miei avi, sotto la ricostruita Vantal. Qui, oltre questi perduti sotterranei, si dice sorga la vecchia e antica capitale del regno orchesco, ma molte delle aree quaggiù una volta visibili, furono murate e sigillate, quindi non ho potuto mai vederle di persona. Inoltre, un male antico si mormora soggiaccia in questi bassifondi lugubri, ma nessuno dei miei antenati ha mai avuto per fortuna la volontà di approfondire l’argomento, preferendo nascondere tutto sotto tonnellate di mattoni e calce. Tuttavia rammento bene che molti di quei draconici si siano diretti verso le viscere di questi sotterranei nelle ultime settimane e posso giurare di aver sentito rumori di vanghe e picconi sulla pietra fino a pochi giorni fa.”
Estellen ascoltò tutti in silenzio, poi decise che era il momento di agire, ne aveva abbastanza di quella prigione, di quel mago e di quella città: non aveva tempo da perdere! Posò dunque un ginocchio al suolo, ed iniziò a pregare con ardore il suo dio di aiutarli ad uscire di lì.
Kail e Stuard si prepararono ad agire, ma qualcosa, evidentemente, non aveva funzionato a dovere. La giovane portavoce di Paladine era avvolta dalla consueta energia azzurrina, ma questa volta, una bolla di oscurità l’aveva completamente circondata, impedendole di operare correttamente le sue preghiere. Ogni tentativo, le aveva causato un forte mancamento e dunque aveva dovuto sospendere il suo mistico raccoglimento per il momento.
I nostri eroi si scervellarono per capire cosa le fosse successo e alla fine il mezzelfo ebbe un’intuizione interessante. Da un riflesso della luce della torcia, un debole luccichio, che però la sua vista elfica riuscì ugualmente a cogliere, si rese conto che davanti alla loro cella doveva essere stato affisso un oggetto metallico di qualche tipo, cosa che venne confermata prontamente da Wilhem, che riusciva a vederla chiaramente davanti a sé. Il re riportò anche che sulla placca metallica c’era inciso qualcosa: una specie di simbolo magico, una runa forse, secondo il parere del mezzelfo, che in qualche modo aveva la capacità di confondere Estellen. Non solo, la giovane stava lentamente consumandosi. Dopo solo poche ore di permanenza infatti, sembrava molto stanca, emaciata e le sue labbra erano diventate bluastre. Stuard guardò Kail intensamente, ed entrambi si trovarono d'accordo senza bisogno di parlare, che dovevano uscire di lì il prima possibile o la loro amica, molto presto, sarebbe diventata una pedina troppo facilmente manovrabile nelle mani di Dracart.
Il cavaliere allora iniziò a fare domande sui cambi di guardia e su chi avesse la custodia dei prigionieri. Il re non tardò a rispondergli.
“Non so dirvi molto a proposito. Quei dannati uomini lucertola vengono quaggiù due volte al giorno per portare il cibo a chi è ancora in grado di mangiare e portar via i morti ed i secchi con i rifiuti. Suppongo passino a mezzogiorno e alle otto di sera, ma non ne sono sicuro. Ultimamente, come vi ho già detto prima, non riuscivo nemmeno ad alzarmi da questo giaciglio maledetto! La mia mente era annebbiata e francamente, Kiri Jolith perdoni le mie parole, ho sperato che la morte venisse ad abbracciarmi presto….”.
Il mezzelfo fece un respiro profondo e poi spiegò a tutti con calma quale sarebbe stato il loro piano di fuga: quando i draconici sarebbero passati per portare il cibo, loro si sarebbero fatti trovare inermi sui loro giacigli. Una volta dentro, Stuard avrebbe dovuto affrontarli e concedergli qualche prezioso secondo per staccare la placca di metallo da sopra la prigione. A quel punto Estellen avrebbe potuto pregare Paladine affinché li aiutasse in quella difficile situazione. Era un piano ardito, senza dubbio disperato. Tuttavia non avevano altre possibilità, considerando la solidità delle sbarre della prigione e l’inutilità dei pochi oggetti che avevano addosso per tentare di scassinare la serratura della cella.
Kail ammise senza troppi giri di parole che senza armi sarebbe stata davvero durissima per il suo amico cavaliere riuscire a fronteggiare da solo due draconici. Tuttavia dovevano tentare lo stesso: Estellen si era già addormentata e la sua forza di volontà non avrebbe retto molto altro tempo ancora, prima di cedere agli oscuri sortilegi di quel mago maledetto.
Nelle segrete di Vantal.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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