L’uomo che era seduto davanti alle braci, ormai quasi del tutto spente, era abbastanza avanti con l’età. Sembrava emaciato, malato, ed era rimasto completamente immobile fino a quel momento. I suoi occhi spenti erano velati e senza luce.
Estellen azzardò alcune timide domande su di lui, ma Dracart non le rispose, invitandola piuttosto ad avvicinarsi di più per osservarlo meglio. Dai quadri al piano di sotto, Stuard riconobbe in lui i tratti reali e il blasone della casata di Wilhem: suggerì quindi ad Estellen che quello poteva essere davvero il re di Vantal! La giovane sacerdotessa di Paladine chiese conferma al mago. Dracart rispose così:
“Si, giovane prescelta. Costui rappresenta proprio Wilhem. Egli si è ammalato stando a contatto con gli oscuri sortilegi che vengono perpetrati in questa stanza da mesi, ma se vorrete, potrete certamente provare a sanarlo. Anzi, sarei molto curioso di assistere ad un simile prodigio. Secondo Dorian voi siete diversa da chiunque dei “risvegliati”… cioè i diversi benedetti dagli dei di ambo le fazioni, che negli ultimi mesi si sono per l’appunto “risvegliati” dal loro “sonno di fede” e hanno preso a viaggiare per lungo e per largo su Krynn, alla ricerca di improbabili oggetti sacri o armi benedette necessarie per vincere la guerra incombente. Il mio apprendista sostiene che voi siete la candidata giusta e vorrei che me lo dimostraste adesso.”
Dracart sorrise benevolmente all’indirizzo di Estellen, indicando con la mano l’uomo seduto sul divano, ma la giovane sapeva bene in cuor suo che quel mago stava solo cercando di metterla alla prova. Tuttavia non si tirò certo indietro: il re aveva bisogno del suo aiuto e lei l’avrebbe aiutato. Si accovacciò dunque vicino a lui, prendendogli la mano con la sinistra e premendogli la fronte con la destra. Chiuse poi gli occhi e pregò Paladine. Una sensazione di calore e di benevolenza le afferrarono il cuore. Sorridendo riaprì gli occhi, convinta che il re adesso potesse sentirsi meglio. Tuttavia le cose non erano cambiate: quell’uomo era ancora gelido come un morto, ed il suo aspetto smunto ed emaciato perdurava.
Estellen rimase colpita da questa mancata risposta di Paladine: era la prima volta che il suo dio non le aveva concesso il suo favore. Provò altre due volte, ma il risultato fu sempre lo stesso. Dracart, che stava seguendo con curiosità ed attenzione le gesta della giovane attraverso una sfera di cristallo simile a quella che aveva usato Dorian la sera prima, sembrò invece soddisfatto dei suoi risultati. Infatti, dopo il suo secondo tentativo aveva già riposto la sfera magica in una delle pieghe della veste.
“Come mai non siete riuscita a curarlo mia cara?”.
Commentò Dracart notando l’espressione triste di Estellen. La giovane sussurrò che probabilmente curare il re non rappresentava la volontà di Paladine.
“Il vostro dio vi ha mai negato il suo aiuto?”.
Rispose freddamente il mago. Estellen ammise che quella era la prima volta.
“Quindi cosa può essere accaduto? Dove si nasconde la verità?”.
Incalzò ancora Dracart. La giovane portavoce gettò uno sguardo ai suoi amici che erano lì vicino a lei. Poi rispose con coraggio che lei era solo uno strumento nelle mani del suo dio e nulla più: non poteva certo sapere quali fossero il suo ruolo o quello del re nel suo disegno divino. Dracart non fu d’accordo con questa sua posizione, esponendole un altro punto di vista.
“Non concentratevi allora sulle cause, ma solo sugli effetti. Non è possibile scrutare una mente divina, è vero. Tuttavia è possibile analizzare gli effetti di ciò che "Egli" vi concede tutti i giorni. I vostri miracoli sono un fatto incontestabile e costante: voi stessa mi avete detto che Paladine mai vi ha mai voltato le spalle… ed è su questo che dovete concentrarvi. Quindi ve lo ripeterò una seconda volta: che cosa deve essere successo qui? Perché il vostro dio non ha sanato il re?”.
La giovane ci pensò sopra e disse che se non dipendeva dalla volontà di Paladine, poteva solo significare che quello non era re Wilhem, che si trattava di un’altra illusione molto più potente delle precedenti. Dracart annuì. Poi dissipò l’incantesimo d’illusione, ma questa volta Kail notò un dettaglio davvero inquietante: mentre il mago mormorava poche parole arcane, il libro dalla copertina blu notte si era mosso da solo, sfogliando le pagine in maniera autonoma. Quando la magia venne dissolta, Estellen fece un passo indietro: stava toccando la fronte e le mani di un cadavere, morto soltanto da qualche ora! Il mago si prestò ad aiutarla ad alzarsi, ma lei preferì l’aiuto di Stuard, che non aveva mai smesso di starle vicino. Senza dire una parola, Dracart si diresse quindi verso il lungo tavolo di legno al centro della sala e proprio in quel momento Dorian tornò nella stanza con la cena.
L’apprendista di Dracart prese posto al tavolo, mentre il suo maestro ordinò ai draconici di lasciarli soli. Obbedendo immediatamente al suo comando, i tre “mercanti” uscirono dunque dalla sala da pranzo e lasciarono che i presenti consumassero in pace la loro cena.
Il pasto fu soddisfacente e né i maghi, né i nostri eroi fecero altro che consumarlo, persi nei propri pensieri. Quando la cena terminò, l’arcimago riprese la parola:
“Spero che il cibo sia stato di vostro gradimento signori. Abbiamo poco tempo per parlare, poi voi sarete impegnati in alcune faccende, ed io in altre. Ora vi spiego in maniera semplice perché siete qui. Anni fa sono riuscito a scovare un tomo molto potente e proibito: uno dei libri di Fistandantilus: il più grande mago di tutti i tempi. Su questo libro non vi è semplicemente descritto come fare a diventare un mago potente o il più potente tra tutti. Su questo libro è descritto come fare per diventare un dio!”
Dracart prese tempo, sorseggiando del vino rosso, dando modo ai suoi ospiti di afferrare il punto. Lo sguardo di Stuard indugiò per qualche secondo sul leggio d’osso che sosteneva il libro dalla copertina blu notte e non riuscì a far altro che deglutire dal nervoso.
“In questo libro è descritto un rituale pericoloso, ma unico nel suo genere, per aprire "IL" portale verso l’Abisso, dove risiede Takhisis. La dea oscura, vedendo un passaggio per il mondo dei mortali, arriverà senza indugi con l’intenzione di varcarlo, ma proprio in quel momento di transizione diventerà vulnerabile e, utilizzando alcuni specifici incantesimi, sarà possibile risucchiarle tutto il potere e ascendere a nuovo dio oscuro di Krynn. Per riuscire a far questo, un mago dalla veste nera e una sacerdotessa di Paladine devono collaborare. Ecco perché vi ho scelta: voi avete il potere di tenere aperto il portale e permettermi di affrontare Takhisis e scalzarla dal suo trono oscuro per prendere il suo posto!”.
Dracart enfatizzò il discorso con una certa animosità. Animosità che congelò i presenti sulle loro sedie.
Estellen provò a obiettare che questo compito, che egli intendeva affidarle, non rappresentava la volontà di Paladine e che anche se lei avesse deciso di farlo, il suo dio non gliel’avrebbe mai permesso. Takhisis la ripugnava, ma chi era lei per decidere di spodestare un dio a favore di un altro?
“Mia cara, voi avrete l’onore più grande di tutti: grazie a voi infatti, Takhisis e il suo regno di terrore cadrà e non rivedrà più la luce. D’altro canto io sarei un dio molto più lungimirante di lei. Nelle mie ambizioni c’è solo la conoscenza e il potere. Non ho mire su questo misero mondo, credetemi.”
Commentò asciutto il signore delle illusioni.
“Pensateci, forse è per questo che Paladine vi ha creata: quale suo altro strumento potrebbe avere il potere e la possibilità di distruggere il suo più mortale nemico?”.
Estellen ribadì che distruggere Takhisis non era stato ciò che Paladine aveva voluto che lei facesse, ma l’arcimago tenne duro su questo punto:
“Questo non potete saperlo mia cara. Da quello che il mio apprendista mi ha detto su di voi, non conoscete niente sul vostro retaggio. Siete davvero sicura che non abbiate il compito di fermare questa apocalisse imminente, distruggendo una volta per tutte la dea oscura?”
Dracart fece una pausa intensa.
“Io non darei tutti questi problemi a Krynn, semplicemente perché non mi interessano le questioni di questo mondo. Non cerco alcun dominio, né conquiste. Solo conoscenza e potere… l’equilibrio avrebbe comunque il suo dio oscuro, ma molto meno problematico di quello attuale.”
Il mago sorseggiò un altro po’ di vino.
“Che ne pensate dunque della mia proposta? Certo è una domanda retorica, non che abbiate molta scelta dato quello che sta per succedere, ma ci tengo a conoscere la vostra decisione.”
Uno per uno i nostri eroi si mostrarono riluttanti, per ragioni diverse e ovviamente non in maniera esplicita, nei confronti di un simile, folle progetto. Semplicemente perché sembrava una pazzia assoluta! Tuttavia Dracart non rispose in alcun modo alle loro obiezioni e dubbi. Pareva piuttosto che stesse attendendo qualcosa.
Quando Estellen crollò sul tavolo, Kail e Stuard si alzarono all’unisono, preoccupati. Il mezzelfo riuscì a reggersi alla sedia per qualche secondo prima di svenire, finendo in terra, ma Stuard che era di costituzione più forte, ci mise un po’ di più a perdere i sensi. Capì comunque che erano stati avvelenati o drogati e l’ultima cosa che riuscì a sentire prima di abbandonarsi all’oblio, fu Dracart che ordinava a Dorian di portare i loro ospiti nelle prigioni sottostanti. Poi un grande buio avvolse la sua mente e il cavaliere perse i sensi come i suoi amici avevano già fatto da alcuni secondi.
Gloriosi propositi.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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