Un mago dalla veste grigia e quattro guardie, che torreggiavano su di lui, fecero irruzione nella taverna. Le prime due si assicurarono che non ci fossero pericoli all’interno, le altre che nessuno sguardo indiscreto potesse vedere da fuori cosa stava per succedere dentro la locanda. Poi tutte e quattro si tirarono da parte, permettendo a Darlas di raggiungere il centro della sala in assoluta sicurezza.
Qui il mago esortò tutti i presenti, ad eccezione dei nostri eroi, ad uscire immediatamente dalla locanda. Di corsa, tutti gli avventori lasciarono la sala, compreso l’oste. Poi due delle guardie uscirono fuori, mentre altre due rimasero dentro di picchetto alla porta.
Il mago grigio sfoggiò un accattivante e benevolo sorriso, ma Estellen sapeva bene che quello era un uomo malvagio. Molto malvagio. L’oscurità che percepiva in lui avrebbe potuto tagliarla con un coltello, talmente era densa come un’aura scura attorno alla sua persona.
Perfino Kail subì l’effetto di quella oscurità, nel momento in cui il suo medaglione iniziò a vibrare in maniera insistente. Perplesso, il mezzelfo non sapeva come interpretare tale fenomeno, ma Darlas venne immediatamente in suo soccorso. Gli spiegò che l’oggetto che portava al collo probabilmente stava provando ad avvertirlo, come fosse un campanello mistico, dell’illusione che avvolgeva il suo grigio interlocutore e, a tal proposito, come prova di assoluta neutralità nei loro confronti, affermò di voler mettere subito le carte in tavola senza inutili sotterfugi di sorta. Pertanto salmodiò alcune brevi parole arcane e il velo di camuffamento che nascondeva le sue vere fattezze venne dissolto come cera al sole. Una leggera e brillante luce azzurrina trasformò in nere le vesti grigie, rivelando un vero e proprio mago veste davanti allo sguardo allibito degli avventurieri!
Nessuno di loro aveva mai visto un autentico mago dell’ordine e anche se indossava le vesti nere, che rappresentavano Nuitari, la dea della magia oscura, rimasero comunque affascinati dal suo carisma e dal suo charme sovrannaturale. Il mago fece passare alcuni secondi per lasciare che i suoi interlocutori si abituassero alla sua inquietante presenza, poi iniziò a parlare.
“Buonasera signori, mi scuso per l’impertinenza e l’ardire, ma la questione è parecchio spinosa come potrete immaginare e va gestita con una certa discrezione.”
Darlas tacque per alcuni intensi momenti, cercando di capire se i suoi interlocutori volessero infilarsi nella sua asserzione. Quindi continuò.
“Il mio vero nome è Dorian, ma a Vantal mi conoscono come Darlas, un mago veste grigia, che in passato ha consigliato molto bene il buon re Wilhem”.
Dorian fece un’altra significativa pausa, permettendo a Kail e ai suoi amici di digerire quell’informazione. Dunque Darlas e Dorian erano la stessa persona! Questo spiegava il comportamento del capitano Boghal, che evidentemente era a conoscenza di chi fosse in realtà Dorian e perché invece molte altre guardie non avevano mai sentito parlare di lui, in quanto lo conoscevano come Darlas. Ignorando la confusione che notava nei loro sguardi, Dorian andò avanti.
“Come sapete la guerra è alle porte e il re non vuole farsi trovare impreparato. Molto presto la milizia di Vantal dovrà fronteggiare la calata degli orchi da nord e dovremo essere molto saldi, se non si vorrà cedere alla forza del nemico”.
A questo punto Stuard obiettò che probabilmente era proprio lui il “nemico” o comunque un alleato degli orchi, a loro volta milizia di Takhisis, ma Dorian non si lasciò sedurre da questa provocazione. Fingendo di non aver sentito, passò avanti.
“Il re purtroppo non sta bene e la pesante responsabilità di consigliare il suo trono momentaneamente vacante è ricaduta su di me. Tuttavia non disperate, sono più che convinto che lui ce la farà: è avanti con gli anni, ma possiede una tempre molto forte.”
Estellen si offrì con entusiasmo di aiutare il re se Dorian avesse voluto, anche se ammise con molto candore che il senso di tutti quei suoi sottintesi non le erano molto chiari, ma si espose ugualmente come volontaria se c’era la possibilità di salvarlo. Dorian annuì solennemente all’enfasi della giovane, ma non aggiunse un commento e Kail intuì molto bene che metà delle parole di quel mago erano solo fuorvianti per loro: avevano l'unico scopo di confonderli e di trascinarli nella fitta rete delle sue mire personali. Dopo aver finito di assecondarla, Dorian le sorrise e le sussurrò candidamente:
“Wyrlish l’oscuro, non vuole perdere tempo con voi mia signora. Preferirebbe uccidervi subito. Non voglio essere scortese, solo pratico. Tuttavia il mio maestro Dracart, il secondo al rituale, pensa che voi potreste invece essergli molto utile e Harkiel, cuore nero, sembra essere d’accordo con lui. D’altronde, le fitte trame che si stanno ordendo sulla scia di questa nuova guerra che porterà al suo volgere nuovi giochi di potere, renderà più forti chi riuscirà a restare ben saldo sulla cresta dell’onda. Chi non lo farà, per troppa dedizione alla causa o per troppa avventatezza, è destinato a rimanere indietro, tra i deboli o tra i morti. Dunque mia signora, chi volete essere voi, debole o morta?”
Estellen rimase di stucco. Non si aspettava quel cambiamento di atteggiamento nei suoi confronti. Quell’uomo la confondeva: aveva i modi di qualcuno che avrebbe potuto ucciderla o offrirle la cena con la stessa identica naturalezza e nonchalance.
Kail fece qualche domanda al mago su questo Wyrlish, su Kraag e i draconici e sulle loro future prospettive di sopravvivenza a Vantal e Dorian si mostrò stranamente prodigo di risposte.
Wyrlish era un chierico di Takhisis, il più fedele e oscuro di tutti. Kraag e i draconici furono creati dalle uova dei draghi buoni, distorcendone l’anima e i corpi, tramite un rituale innominabile che aveva per l’appunto Wyrlish come primo al rituale. Il secondo al rituale, Dracart, maestro di Dorian e delle arti oscure, aveva utilizzato la magia nera per depravare le uova, mentre Harkiel, cuore nero e terzo al rituale, del quale Dorian si rifiutò di dare alcuna definizione o descrizione, diede loro il soffio della vita. Il mezzelfo deglutì dalla paura dopo l’impatto con quelle rivelazioni. Quindi si domandò se il mercante Dacarrt e questo Dracart fossero la stessa persona, ed effettivamente la cosa avrebbe avuto anche senso se ci si pensava bene. Solo non riusciva ad immaginare quale fosse la funzione di Vantal nei piani di questo arcimago potentissimo, che era stato in grado insieme a quegli altri due folli, di creare creature orrende e abominevoli come Kraag.
Perché gli interessava questa antica città degli orchi, governata da un vecchio cavaliere ai confini del mondo conosciuto dagli uomini? Pertanto azzardò solo una semplice domanda, alla quale Dorian rispose così:
”Il mio obiettivo è saggiare quanto la vostra Signora sia disposta a fare per evitare che Takhisis torni su questa terra, portando caos e distruzione. Non è mio compito rivelare gli scopi del mio maestro, solo valutare se il suo tempo possa valere l’incontro con voi. Per cui mi perdonerete se faccio domande spesso scomode: se incontrarvi non porterà a lui alcun vantaggio infatti, questo mi costerà la vita.”
Estellen rispose solo che lei non sapeva dove l’avrebbe condotta Paladine, non conosceva il suo disegno. Non era un chierico, né una sacerdotessa come questo Wyrlish. Lei non sapeva chi fosse e quale fosse il suo destino. Seguiva solo la volontà di Paladine e nulla più. Dorian rifletté qualche secondo sulle sue parole, poi le chiese se poteva verificare una sua teoria e le giurò che non le avrebbe fatto alcun male, anche perché in caso contrario Dracart lo avrebbe spellato vivo. Riponendo la pipa da una parte, estrasse una piccola sfera di cristallo dalle pieghe della veste e chiese alla giovane di toccarla. Estellen, che stava già pregando il suo dio affinché la difendesse da quella che sembrava una minaccia alla sua incolumità, decise alla fine di fidarsi del mago e sfiorò con un dito la magica sfera, che in risposta andò in mille pezzi.
Dorian sobbalzò dal dolore e dovette sfilarsi uno per uno i pezzi di vetro dal palmo della mano, prima di poterla disinfettare con delle erbe contenute in una delle sue sacche da viaggio e poi fasciare. Non disse nulla ad Estellen circa le sue valutazioni su quell’esperimento, ma il mezzelfo notò bene che c’era ammirazione e anche una punta di paura nello sguardo attonito del mago.
Quindi lo stregone tirò fuori tre biglietti dalla tasca della veste. Erano inviti a cena a palazzo per l’indomani sera. Li mise sul tavolo, aspettando una decisione da parte di Estellen e i suoi amici.
Cosa avrebbero scelto? Sarebbero stati tra i “deboli” o tra i “morti”?
Avrebbero accettato l’invito e avuto salva la vita e dunque la possibilità di continuare la loro missione, oppure avrebbero rifiutato la mano tesa di Dracart, schierandosi contro tutto e tutti e presumibilmente andando incontro alla morte, cadendo mentre attraversavano il Blodehelm?
Era una decisione difficile da prendere, ma Kail voleva essere sicuro che tutti avessero ben chiaro il quadro della situazione prima di prendere quei biglietti o passare la mano.