Il gruppo rimase interdetto sul da farsi per diversi minuti. Era ancora mattina presto e nessuno avrebbe potuto giurare che quella guardia di nome Sikler avrebbe recapitato il loro messaggio alla persona giusta. Dopo un confronto serrato, Kail suggerì di andare intanto a recuperare un po’ d’informazioni in giro e decisero di iniziare dalla locanda dove stavano alloggiando.
Stranamente il mezzelfo notò che invece del nano, dietro il bancone adesso c’era un uomo alto e snello e la cosa gli parve un po’ strana, visto che generalmente chi faceva quel mestiere lo ereditava dal padre o dalla madre.
Invece “l’oste” rivelò che quella taverna, come quelle del “Drago Nero” e del “Drago Rosso”, facevano capo ad un unico proprietario: un mercante molto ricco di nome Dacarrt, il quale circa due anni prima era giunto a Vantal, ed aveva acquistato tre delle cinque taverne della città. Dopo appena un anno, era lui che controllava il mercato di cibo e bevande della città, ed il re non si era stranamente mai opposto al suo monopolio. Infatti, secondo il racconto dell’oste, questo Dacarrt, aveva completamente ristrutturato le taverne, rendendole molto più accoglienti e organizzate, ed aveva dato lavoro a tante persone, che si alternavano con turni non asfissianti e ben pagati. La cosa strana era che costui non si era mai fatto vedere di persona: mandava i suoi emissari per la riscossione degli incassi e per i pagamenti dei dipendenti, versando le tasse direttamente presso la cassa personale del re, con il quale aveva instaurato da subito ottimi rapporti. D’altro canto perché Wilhem avrebbe dovuto dubitare di lui? Dacarrt era un uomo d’affari e finché avrebbe fatto il bene di Vantal e dei suoi abitanti, al re non poteva che star bene.
Uno degli uomini migliori vicini al ricco mercante si chiamava Darlas, un mago dalle vesti grigie dai molteplici talenti. Sembrava che negli ultimi mesi, questo sedicente mago fosse diventato consigliere personale del re, in quanto aveva aiutato Wilhem a risolvere delle spinose e controverse situazioni con gli elfi e i kender. Da quel momento non aveva più lasciato la vicinanza al trono: pareva come se il re non potesse più fare a meno del suo consiglio, nemmeno per sbrigare i compiti più facili. Secondo l’oste questo malcontento generale e crescente nell’animo del popolo, scaturiva proprio dal consiglio velenoso e fuorviante di Darlas, che, in qualche modo, era riuscito ad inquinare la mente del re; o addirittura a fargli capitare qualcosa di peggio. Tutti i nobili vicini alla casa reale erano stati allontanati, ed ora a corte c’erano solo persone vicine al mago o che lui poteva controllare; almeno secondo le voci che circolavano per le taverne.
Insomma si stava dipingendo un quadro piuttosto complesso, dove questo potente mercante, Dacarrt, aveva via via preso peso politico a Vantal, acquistando le taverne e diventando indispensabile per gli approvvigionamenti della città. Inoltre uno dei suoi uomini, questo mago di nome Darlas, pareva fare molto bene il suo lavoro, tanto da offuscare col tempo il corretto giudizio del re. Quale fosse il suo scopo finale ancora non si sapeva, ma Kail scommetteva che era legato al draconiano Kraag, a questo Dorian e più in generale alla guerra ormai scoppiata e alle porte di Vantal!
Il gruppo cercò di ricomporre le informazioni ricevute dall’oste della taverna del “Drago Verde”, per poi decidere di andare a conoscere il perché i proprietari delle due locande rimaste indipendenti avevano deciso invece di non vendere al ricco mercante.
Quella del ”L’orco buono è l’orco morto”, era una taverna certamente molto vissuta, probabilmente la prima edificata a Vantal. Si vedeva che non aveva subito ristrutturazioni recenti: molti tavoli erano graffiati e recavano scritte con i nomi degli avventori e parecchie pareti avevano forse necessità di essere rimbiancate. Tuttavia aveva un aspetto usurato ma non trasandato e le patate speziate della cuoca Marie erano davvero favolose!
Rentak era un oste generazionale, burbero ma fiero: suo padre aveva gestito quella taverna e suo nonno prima di lui. Prima offrì birra e sidro ai nostri eroi, poi confessò che Dacarrt gli aveva fatto un’ottima offerta per rilevarne la proprietà un anno prima, ed altre ancor migliori negli ultimi mesi, ma lui si era sempre rifiutato di vendere. Non aveva mai ceduto, nemmeno di fronte a minacce velate da parte degli uomini del mercante. Lui e Kadmos, il proprietario della “Voce del Blodehelm”, che anche lui non aveva venduto e aveva subito la stessa sorte di Rentak, avevano fatto rapporto al re su queste minacce, ma nessuno a corte aveva mai accolto o raccolto le loro petizioni. Pertanto si aspettavano ritorsioni da un momento all’altro, ed erano convinti che solo a causa della recente crisi politica con gli elfi e i kender, che aveva assorbito totalmente gli affari del re e della sua corte negli ultimi mesi, non erano ancora stati aggrediti da qualche sgherro di Dacarrt o di Darlas. Parere che Kail si sentì tra l’altro di condividere con loro.
Cosa ci volesse fare poi il facoltoso e misterioso mercante con tutte e cinque le taverne, lui non lo sapeva.
“Magari controllare l’andirivieni delle informazioni di Vantal per esempio”, rispose freddamente Kail. I suoi informatori sarebbero stati sempre sul pezzo in ogni punto della città e lui avrebbe agito quasi sempre per primo, prevenendo qualunque tipo di rivolta o colpo di testa da parte di qualche facinoroso rivoluzionario. Inoltre che Dacarrt avesse utilizzato i nomi di tre dei cinque dragoni colorati legati a Takhisis per denominare le taverne, gli parve perlomeno una coincidenza molto strana e di cattivo gusto. Insomma, c’era qualcosa in questi due personaggi che non lo convincevano affatto.
Prima di tornare al “Drago Verde”, passarono alla “Voce del Blodhelm” e, parlando con l’oste che per l’appunto si chiamava Kadmos, ebbero la conferma di tutto ciò che Rentak aveva confidato loro poco prima.
Pertanto, abbastanza soddisfatti, tornarono infine alla loro taverna, ma non prima di passare al posto di guardia per denunciare la proprie armi, come il codice di Vantal stabiliva per i visitatori. In pratica non avrebbero potuto portare armi per la città, se non quando fossero diretti all’uscita.
Alla fine si erano fatte circa le sette di sera e quando rientrarono in locanda, trovarono il nano della sera prima che aveva iniziato il proprio turno di lavoro dietro al bancone. Stuard gli confermò che sarebbero rimasti un altro giorno e pagò il conto per tutti. Prima che i nostri eroi potessero però riposarsi un secondo e ristorarsi con una bella birra ghiacciata, qualcuno di inaspettato varcò l’entrata della taverna facendo sobbalzare l’oste e tutti gli altri avventori.