I nostri eroi partirono quando il sole non era ancora sorto in cielo, dirigendosi verso sud, sud est, in direzione di Vantal. Stuard, che dava il ritmo alla cavalcata, manteneva un passo sostenuto ma non veloce, con l’obiettivo di arrivare in città verso il secondo pomeriggio.
Le prime ore passarono tranquille: il gruppo ebbe perfino l’opportunità di consumare un pasto smontando dai cavalli e Kail di controllare le condizioni della spalla di Estellen. Quando il mezzelfo iniziò a medicarla, rimase sbalordito: la capacità di recupero di quella ragazza era davvero formidabile! Sembrava che la frattura si fosse già ricomposta dopo nemmeno 24 ore! Se avesse continuato con questi ritmi, tra tre o quattro giorni si sarebbe completamente ristabilita.
Estellen si fece medicare con pazienza, sopportando stoicamente il dolore, poi riprese il discorso sull’oscurità che sentiva latente in lui. Kail gli rispose che nemmeno lui sapeva bene cosa fosse questa cappa di negatività che percepiva nel suo animo e nel suo retaggio, ed aggiunse che, qualora fosse riuscito a scoprirlo, si sarebbe certamente confidato con lei. Tutto ruotava attorno alla figura di sua madre, che però lui non aveva mai incontrato.
Estellen annuì e con un sorriso comprensivo accolse le osservazioni dell’amico; anche quelle che narravano cosa gli fosse captato quando si era allontanato da loro per rincorrere il sicario di Roderick. Kail aveva raccontato ai suoi amici di Kraag e dei draconici, del loro contatto a Vantal e soprattutto dell’uomo misterioso che voleva incontrare Estellen.
Il mezzelfo si era mostrato davvero mortificato, ma non c’era davvero altro modo per uscire da quella difficile situazione. Estellen lo rincuorò, dicendogli di non preoccuparsi: lei aveva Paladine a proteggerla e nulla poteva farle del male. Il suo amico la guardò con un cupo cipiglio e in cuor suo si augurava con tutto sé stesso che il suo dio l’avrebbe difesa, perché l’oscurità che aveva visto in quel sudicio vicolo di Langtree era profonda come un crepaccio senza fine.
Dopo la seconda tappa, Stuard mise all’erta i suoi amici: all’orizzonte si stavano avvicinando dei cavalieri, i primi esseri viventi che avevano incrociato da quando erano partiti dalla fortezza del barone. Se avessero saputo che la strada per Vantal non sarebbe stata poi così pericolosa, avrebbero evitato di perdere tempo a Langtree e rischiare di essere lapidati.
Tuttavia questi pensieri sulla presunta inutilità della loro sosta alla fortezza del barone e sul suo (apparentemente inutile) lasciapassare, vennero ben presto smentiti dai soldati che li fermarono lungo la strada. Essi dissero loro che avrebbero dovuto aggirare Vantal, perché quelle strade dovevano esser lasciate sgombre per ordine del Re. Stuard si fece dare il lasciapassare di Ivor, ma nemmeno questo documento bastò al militare per farli passare oltre. Solo grazie all’astuzia di Kail la situazione riuscì a sbloccarsi.
Il mezzelfo infatti fece il nome di Dorian, un vocabolo che significava poco per il soldato che aveva appena ispezionato i loro documenti, ma che evidentemente aveva un altro valore per l’ufficiale di riferimento del drappello. Il capitano Boghal infatti, che per diversi secondi aveva tenuto lo sguardo su Estellen, si era introdotto nella discussione, approvando alla fine il passaggio dei nostri eroi per Vantal. I soldati rimasero perplessi per la sua decisione, ma nessuno obiettò niente. Quando Boghal restituì il lasciapassare controfirmato, Kail si sentì di esprimergli la sua gratitudine, ma il capitano gli rispose a bassa voce di aspettare prima di ringraziarlo. Deglutendo, il mezzelfo capì in quel momento che quell’uomo doveva avere un qualche legame con Kraag, con Dorian e probabilmente con il misterioso uomo che voleva incontrare Estellen. Tuttavia non avevano fatto così tanta strada per cedere ora, pertanto ripresero il cammino.
Un altro paio di drappelli di soldati li fermarono lungo la strada, ma nessuno fece loro problemi dopo aver visto la firma di Boghal. Questo spiegava il perché lungo la strada per Vantal non ci fossero creature ostili: un gran numero di soldati sorvegliavano l’area, ben oltre il raggio d’influenza della città. Il motivo di tale pattugliamento per ora restava sconosciuto.
Verso le sei del pomeriggio i nostri eroi arrivarono a Vantal, la capitale del Blodehelm.
Era una città molto grande, ma anche molto particolare. Le mura di cinta non seguivano un percorso regolare, ma circondavano la città abbracciandone i confini frastagliati ed irregolari: quasi fosse un villaggio sul quale poi fosse stata costruita una città. Vantal aveva un profumo esotico: sembrava una città non edificata da uomini, anche se i materiali e molti tratti architettonici erano certamente propri della razza umana. Alte guglie svettavano imponenti quasi a sfiorare il cielo, minareti maestosi e complicate decorazioni abbellivano palazzi, ministeri e mercati. Perfino le semplici abitazioni dei cittadini erano bianchissime e decorate in molti punti. Le strade erano pulitissime, piene di gente che andavano e venivano, con mercanti che imboccavano vie che portavano a spazi specifici dedicati agli scambi commerciali e soprattutto gremite di soldati, dall’aspetto molto più marziale di quelli che avevano visto a Langtree.
Insomma Vantal era un vero e proprio gioiello, eppure Estellen percepiva che qualcosa non andava, che quella città stava nascondeva un terribile segreto. Lo sentiva negli sguardi tristi e preoccupati delle persone.
Mentre riflettevano su questo strano connubio tra multiculturalità e regime marziale, Stuard ebbe finalmente l’occasione di ottenere qualche risposta.