Il “fantasma di Huma”, perché è di questo che si parlava, aprì benevolmente le braccia innanzi al suo pubblico rapito e, sorridendo, rivelò delle cose che, come Estellen aveva sapientemente predetto, sarebbero risultate essenziali nel determinare il prossimo futuro dei nostri eroi.
“Salute, valorosi viaggiatori. In questi tempi bui di guerra e morte, torno da voi recando con me la speranza. Tra le numerose lance non benedette dal “Soffio di Paladine” alla “Montagna del Drago”, c’è la mia “Dragonlance”: proprio colei che trafisse Takhisis e quasi la uccise centinaia di anni fa. Prendetela e portatela al generale che comanderà gli eserciti dei “draghi metallici” che affronteranno le forze del male. I “draghi buoni” la riconosceranno subito e si compatteranno attorno ad essa. In quel momento, drago e cavaliere saranno di nuovo una sola cosa e insieme libereranno ancora una volta i popoli virtuosi dall’oscurità e dalla sofferenza. Fatene buon uso e ricordate: quando questa guerra finirà, la lancia dovrà tornare al suo posto, perché non sarà l’ultima volta che Krynn ne avrà un disperato bisogno. Buona fortuna miei prodi. Rammentate bene anche queste parole: questa guerra, comunque andrà, non rappresenta la fine, ma un inizio… un inizio di gloriosi propositi, di pace e prosperità, perché Paladine è tornato e resterà al nostro fianco per sempre. Siate forti, fratelli e sorelle!”
Estellen provò ad inserirsi in quel monologo, a porre alcune domande importanti, a chiedergli come avrebbero fatto per esempio a capire quale fosse la vera “Dragonlance” in mezzo a tante altre e cosa fosse davvero il “Soffio di Paladine”, ma lo spirito del grande cavaliere aveva già abbandonato quella cappella, lasciando i suoi occupanti con un mucchio di interrogativi irrisolti.
Tuttavia, in base alle parole dello spirito di Huma, due cose si erano capite bene:
1) Una, tra quelle ottanta lance, non solo era autentica, ma era proprio la sua: un artefatto che non era solamente rarissimo e benedetto dagli dei, ma un simbolo di vittoria, addirittura su Takhisis in persona. Chiunque l’avesse impugnata e brandita e fosse stato motivato e sospinto da un grande coraggio, avrebbe trascinato seco chiunque fosse stato con lui. Quindi avrebbero fatto bene a impegnarsi per trovarla e a consegnarla tosto a Lord Kanthor, il quale si sarebbe poi prodigato per far sì che essa arrivasse il prima possibile nelle mani del generale che avrebbe guidato gli eserciti delle “forze del bene”. La primavera era ormai alle porte e, dai piani che si erano stabiliti a “Whitestone”, durante più o meno quel periodo sarebbe dovuta scattare la controffensiva dei popoli liberi di Krynn contro l’oppressore. Controffensiva che avrebbe ricacciato i “signori dei draghi” e le loro sudicie armate direttamente nell’abisso che li aveva generati.
2) Il “Soffio di Paladine” non era solo “la scintilla” che avrebbe acceso, in qualche modo ancora sconosciuto, la “Sacra Forgia”, ma una vera e propria “benedizione del dio”, per parafrasare le parole del fantasma dell’antico cavaliere. Quindi, soprattutto Flint e Theros, avrebbero dovuto cercare una maniera che avrebbe prodotto un effetto meccanico per attivare la fucina, ma attraverso un procedimento che aveva più che altro il profumo intenso di un atto spirituale. Ovviamente gli occhi di tutti si voltarono verso Estellen, ma la giovane portavoce di Paladine non era affatto convinta di aver compreso bene come innescare questo “meccanismo spirituale”, almeno non senza ottenere qualche informazione in più dai due volenterosi fabbri.
Tornata sulla terra, dopo che lo spirito di Huma si era dissolto, Estellen indurì subito gli occhi, muovendosi a grandi passi verso l’esterno della cappella. La sacerdotessa era davvero furiosa e decisa a dirgliene quattro a quel mago dalle rosse vesti, così avventato e privo della più elementare prudenza, che li aveva costretti a seguirlo subendo un percorso che avrebbe evitato di fare molto volentieri. Tuttavia fu costretta a rallentare e poi a fermarsi: “qualcosa di soprannaturale” infatti stava di nuovo accadendo, questa volta però fuori dal tempio.
Estellen ne comprese immediatamente la natura quando una figura, piccola ed eterea, dai contorni bluastri, uscì dalla nebbia andando dritta verso Kail ed Aric. Lei sapeva bene che si trattava di “Holy”, nello specifico la proiezione astrale del drago di bronzo che li aveva salvati nella galleria ghiacciata sotto la “Montagna del Drago”. Lei ci aveva già parlato, prima di iniziare la traversata che era quasi costata a tutti la vita e fortunatamente aveva scoperto di avere ottimi rapporti con lui da diversi secoli (!).Tuttavia, sia Aric che il mezzelfo rimasero di stucco davanti a quella apparizione imprevista, anche se lo stregone aveva riconosciuto perfettamente cosa si celasse dietro quel bambino dal volto così innocente. Il piccolo salì i tre gradini e coprì il poco spazio che ancora li divideva velocemente, poi si fermò davanti ad Aric e disse:
“Sono contento che ti sia salvato, “mago”. Il “cronomante” che mi ha avvicinato quasi quindici anni fa, mi ha parlato molto di te. Di quanto sarai importante in futuro. Spero abbia avuto ragione: mi è costato davvero un considerevole sforzo proteggere il tuo corpo in attesa che tu venissi liberato.”
Le parole del bimbo arrivarono alle orecchie di Aric come tanti coltelli affilati. Il contrasto che la sua voce stridula ed acerba aveva con i contenuti che egli aveva espresso, aveva creato un effetto ancor più surreale nella mente dello stregone.
Se egli diceva il vero dunque, la sua prigionia era stata premeditata sia da chi aveva voluto che lui rimanesse bloccato nel ghiaccio per sempre, sia da chi averebbe dovuto invece provare ad impedirlo. Infatti Belize o chi per lui, aveva preso accordi con il "wurm dei ghiacci", mentre questo famigerato “cronomante” ne aveva fatti altri con questo “fanciullo”, che era evidente fosse soltanto una maschera di un essere dal grande potere mistico. Insomma sembrava ci dovesse essere un “momento giusto” per tirarlo fuori dal ghiaccio, ma intanto lui aveva perso dieci anni della sua vita lì dentro!
Aric sorrise amaro a quelle deduzioni, domandando quale genere di accordo potesse mai valere abbastanza per vincolare un essere, potente ed antico come quello che aveva innanzi, a quel luogo per così tanti anni. Il bimbo schioccò le labbra, sorpreso per la portata di quella domanda. Poi rispose calmo:
“Si, stregone…il “cronomante” mi ha proposto un accordo troppo allettante da poter rifiutare: rivelarmi il futuro, l’arrivo imminente della guerra, di Takhisis, che sarebbe tornata con propositi di vendetta su questo sacro luogo che oggi rappresenta il principale testimone della sofferenza che un tempo patì sul piano materiale. Quindi della necessità assoluta di riaprire il passaggio segreto per accedere alla “Montagna del Drago”, per avere almeno una chance di forgiare di nuovo la vera “Dragonlance” e sconfiggere i “signori dei draghi”. Ovviamente mi ha parlato anche di Brellan e di cosa avrei dovuto fare con lui. Curare le sue ferite, dopo l’assalto alla "Tomba" da parte dei “fratelli di ghiaccio”, dargli un compito per la vita fino al vostro arrivo. Perfino il dono dell’ocarina faceva parte del piano. In cambio … beh, in cambio avrei dovuto sincerarmi che tu, mago, rimanessi vivo finché ti unissi a Lindaara e ai suoi compagni.”
Il bimbo sorrise ad Estellen, subito dietro Aric.
Lo stregone lo seguì con lo sguardo, ma non condivise la loro giovialità reciproca, tornando a posare immediatamente gli occhi cupi su di lui. Lindaara poi. Chi diavolo era Lindaara?
Quindi non solo esisteva un momento specifico nel tempo in cui qualcuno sarebbe dovuto intervenire per salvarlo dal ghiaccio, ma questo qualcuno aveva anche un nome preciso. A quanto pareva, quindi, Estellen custodiva un altro segreto dentro di sé: l’ennesimo, che cambiava le carte in tavola.
Aric pensò saggiamente che avrebbe ripreso in un altro momento “l’argomento Lindaara” con lei: adesso gli interessava conoscere qualche dettaglio in più su quel “cronomante”. Purtroppo, anche stavolta non fu particolarmente fortunato.
“Il “cronomante” mi ha vietato di parlarti di lui, stregone… ne sarebbe andato della scelta che un giorno avresti dovuto fare: da che parte avresti dovuto metterti nella disputa eterna tra “Guardiani e Reietti”, ma è tutto quello che so sull’argomento. O perlomeno, tutto ciò che posso condividere con te.”
Aric abbassò gli occhi sconsolato. Qualcuno l’aveva manipolato, probabilmente dal giorno stesso in cui era nato. Il monastero, la stanza del mago, tutto sembrava esser stato messo lì apposta per lui, per condizionare le sue scelte recenti, durante il suo studio clandestino delle arti magiche, alla prova che aveva brillantemente superato, fin quando aveva deciso di portare il prezioso artefatto alla “Torre di Wayreth”. “Artefatto” che tra l’altro era scritto che dovesse perdere laggiù, proprio davanti alla sua gabbia ghiacciata. Perfino la sua prigionia stessa era stata già predisposta da chissà quanti anni, indietro o avanti nel tempo. Affranto, si passò una mano sulla testa, stringendo il bastone fino a sbiancare le nocche. A quel punto il bimbo sospirò, percependo probabilmente il suo disagio e la sua angoscia. Si avvicinò di qualche passo allo stregone e bisbigliò a stento:
“Portava una veste nera… con delle rune dorate di protezione ricamate sopra… e un cappuccio… un cappuccio pesante sempre calato sul viso… non doveva esser più giovanissimo, ma il suo potere era grande come ”Guardiano del Tempo”. Non posso davvero dirti e darti di più, anzi, ho già osato troppo… buona fortuna, mago.”
Poi il bimbo scartò di lato e si diresse verso Estellen. Regalandole un altro genuino sorriso, ricambiato dalla sacerdotessa di Paladine, si accomiatò da lei e dai suoi amici, pronunciando queste ultime parole.
“Ho la sensazione che ci vedremo prestissimo, Lindaara. Tuttavia, se ciò non dovesse accadere, ci rincontreremo tra qualche settimana a Palanthas. Prenditi cura di te stessa, amica mia.”
Il fanciullo entrò dentro la “Tomba di Huma” e sparì all’interno del suo sepolcro, come se fosse stato assorbito da esso.
A quel punto Aric provò a domandare ad Estellen chi fosse Lindaara, ma la portavoce di Paladine decise di non rispondere a quella domanda. Non era ancora certa di potersi fidare di lui, pertanto rimase sul vago su quello che era il suo principale e più intimo segreto, riparandosi dietro parole come “fiducia” e “collaborazione”, concetti che ancora non erano stati chiariti bene tra di loro. Lo stregone annuì, intuendo che Estellen non aveva affatto preso bene la sua iniziativa di “scivolare” letteralmente via, attraverso quel “varco” sul muro. Più che altro non le era andata giù che l’avesse fatto da solo. Pertanto accettò il riserbo un po’ acido della donna e decise invece di concentrarsi su ciò che bisognava fare, giunti a quel punto.
Tutti condivisero la decisione di tornare indietro, intanto per scovare quale fosse la vera “Dragonlance” tra le ottanta disponibili, sperando nel frattempo che Flint e Theros fossero riusciti almeno a cavare un ragno dal buco riguardo la fucina. Inoltre Aric parlò con estrema insistenza sulla necessità di verificare cosa fosse la fonte di magia che percepiva nitida poco più avanti nella valle. Era convinto che svelare questo mistero potesse fare la differenza nella creazione di un piano per uscire da “Foghaven” che non li portasse a morte certa.
Quindi i nostri eroi rientrarono nella cappella, i più diedero un ultimo saluto mentale al grande cavaliere e poi saltarono nel pertugio sotto l’altare, questa volta però due alla volta.
Il viaggio di ritorno fu meno traumatico di quello dell’andata, ma ugualmente destabilizzante. Quando il gruppo mise i piedi di nuovo al “Livello del Cuore”, esalò comunque un sospiro di sollievo. Pur essendo comodo come sistema di collegamento, il viaggio non lo era affatto per i deboli di stomaco.
Mentre Estellen, Kail e Stuard si fiondarono alla rastrelliera, il mago volle verificare prima una sua teoria, solo che stavolta non disse niente ai suoi compagni, né tantomeno ad Estellen. Si recò tosto alla “Galleria Superiore” ed entrò nel buco sul muro, questa volta però con maggiore fermezza. Si ritrovò dopo appena cinque secondi di nuovo al “Livello del Cuore”, trovando conferma di quello che pensava: quel secondo “passaggio” serviva a tornare alla base della costruzione, quando il tour dei pellegrini, attraverso le meraviglie dell’edificio sacro, si era esaurito. Soddisfatto, lo stregone decise poi di raggiungere il resto del gruppo, sicuro che l’avrebbe trovato ancora lì ad armeggiare con la “Dragonlance”.
Probabilmente con l’aiuto di Estellen sarebbero riusciti infine a capire quale tra le ottanta fosse la vera lancia di Huma, ma riteneva e non a torto, che senza l’intervento di Theros, non l’avrebbero affatto scoperto in tempi brevi. Quindi, prima di salire da loro, domandò l’ausilio dell’eburneo fabbro, il quale questa volta decise di andare ad aiutarli. Insieme si riunirono alla compagnia, la quale finalmente adesso si trovò tutta radunata nella medesima stanza.
Tutti meno Flint, che cocciutamente, da buon nano qual’era, rimase alla forgia ad impazzire da solo.
Nella "Tomba di Huma".
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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