Estellen sembrava un po’ indecisa sul da farsi. Aveva appena trovato quella strana e muta macchia scura sul muro e, dopo un attento esame, aveva capito che fosse un “varco” di natura mistica che conduceva da qualche altra parte, in qualche altro luogo.
I suoi amici sembravano scomparsi, sparpagliati lungo la gigantesca costruzione a contemplarne in solitudine le incredibili meraviglie. D’altronde era anche comprensibile: quello era un luogo ascetico, iniziatico, ed era normale viverne i contenuti da soli e senza contaminazioni esterne. Tuttavia erano ore che si erano divisi e la cosa stava prendendo una pericolosa deriva.
Theros e Flint continuavano a dibattere su come diavolo funzionasse quella forgia, mettendo la propria esperienza a disposizione l’uno dell’altro. Purtroppo però la situazione sembrava languire e i due fabbri erano ancora in alto mare. Estellen aveva deciso ugualmente di rimanergli vicino, anche se praticamente la sua presenza poteva aiutarli solo a tener alto il morale: aveva rifiutato perfino l’appetitoso invito da parte di Stuard di andare a vedere la “Dragonlance”, pur di sostenerli in quel momento difficile e cruciale. Tutti i suoi buoni propositi parevano finire sempre in un buco nero senza fondo.
Sentendosi inutile, aveva iniziato a passeggiare sconsolata per il “Livello del Cuore”, fino a rinvenire questo strano“buco” incantato. La giovane portavoce di Paladine si impegnò davvero a studiarlo, all’inizio per passare il tempo, poi perché intuì che si trattava di qualcosa di importante, che andava assolutamente esplorato.
Sospirando, si preparò mentalmente ad andare a trovare i suoi amici per poi tornare laggiù insieme a loro: in qualche modo “sentiva” che quello sul muro era “una via per giungere a verità fondamentali” per la loro missione, qualcosa che andava quindi “utilizzato”, ma solo dopo averlo esaminato di gruppo. Serviva prima un piano insomma.
Fu proprio in quel momento che la sua silenziosa preghiera di riunirsi ai suoi compagni, senza però dover ispezionare metro per metro l’intera, mastodontica struttura, fu esaudita da Paladine. Quill infatti, sembrò apparire dal nulla, planando dal soffitto e arrivando a posarsi dolcemente e dopo tanto tempo sul suo braccio teso. La gioia di Estellen di rivederlo fu indescrivibile. Lo accarezzò più e più volte per diversi minuti, poi però lo mise subito al lavoro, sussurrandogli di andare a chiamare i suoi amici per farli tornare da lei il più presto possibile.
Nel frattempo, Kail aveva lasciato Stuard alla sua ossessione per la“Dragonlance”, ed era andato a ispezionare la “Balconata”. Non incrociò Aric solo per pochi minuti e anche il mezzelfo poté assistere all’incredibile panorama che si apriva sotto la “Montagna del Drago”. “Foghaven Vale”: una valle incantata di una bellezza fiabesca. Aguzzando la vista, Kail scorse una costruzione poco distante su base ottagonale e decise subito dopo di riunirsi ai suoi amici, ritenendo che forse valesse la pena trovare il modo di andare a visitarla.
Il cavaliere invece aveva esaurito le opzioni, tranne quella di mostrare quelle lance lucenti ad Estellen e Theros, ma entrambi sembravano avere cose più importanti da fare. C’erano in tutto ottanta “Dragonlance” esposte nella rastrelliera, ma per quanto percepisse il potere sacro benedire quel luogo, rimaneva comunque perplesso circa la loro autenticità. Era stato perfino tentato di contattare Deneva per chiederle ausilio, ma per fortuna aveva cambiato idea: sarebbe stato troppo pericoloso per lei. Quando la civetta bianca gli girò attorno, riportandogli il messaggio di Estellen, fu felice e grato di dover lasciare per un po’ quell’enigma e tornare da lei. Velocemente, si incamminò per il livello più basso del Tempio.
La civetta continuò nel frattempo il suo giro, intercettando Aric ed infine Kail, prima di tornare indietro dalla sua padrona. Lo stregone in particolare, era rimasto sul “chi vive” quando aveva visto quell’insolito animale volargli impavidamente incontro: pur sapendo che niente poteva rappresentare un pericolo in un posto del genere, non si era certo aspettato una simile esperienza. Tuttavia, si rilassò un po’ quando Quill gli consegnò la parola di Estellen, continuando poi il suo volo solitario verso l’alto.
Certo che era parecchio strano questo gruppo di persone. Ognuno di loro sembrava una miniera inesauribile di cose inconsuete, di segreti strani ed insondabili. Quella donna poi, era un vero rompicapo. Ogni volta che aveva pensato di averla inquadrata, tirava fuori un asso dalla manica che aggiungeva carne al fuoco all’alone di mistero che la circondava. Era estenuante. Comunque, dopo aver ispezionato la “Balconata”, aveva già da solo ritenuto il momento giusto per riunirsi a lei e ai suoi amici e fare il punto della situazione. Anche senza l’aiuto di quella civetta bianca, che incredibilmente riusciva a comunicare empaticamente. Per carità, si sentiva a suo agio e protetto in quel luogo sacro e suoi nuovi amici gli andavano a genio, ma non voleva certo rimanere lì con loro per sempre.
Affacciandosi dalle scale a chiocciola, fece segno con la mano ad Estellen che presto l’avrebbe raggiunta. Infatti, dopo qualche minuto, Aric si riunì con lei, condividendo le esperienze vissute nei vari livelli dell’edificio. In particolare quella del mistico “portale” che aveva trovato nella “Galleria Superiore”. Portale che, in maniera assolutamente inaspettata, anche Estellen aveva rinvenuto su questo livello.
La portavoce di Paladine scortò subito lo stregone innanzi ad esso, lasciandogli qualche attimo affinché lui potesse esaminarlo meglio. Quando Aric stabilì che quel nero cerchio di vortici ondeggianti era esattamente lo stesso tipo di “varco” che aveva già studiato al piano superiore, la dama bianca gli rivelò solennemente che percepiva molto chiaramente la sua importanza: un’importanza che non poteva essere ignorata o sottovalutata, anche se per adesso non sapeva spiegarne né il funzionamento, né l’utilità precisa. Ecco perché c’era bisogno del suo aiuto e di quello degli altri: dovevano pensare insieme ad un piano che prima verificasse dove portava, evitando il rischio di finire chissà dove.
Il mago fece spallucce, poi lasciando la portavoce di Paladine ancora con la bocca mezza aperta, infilò prima una mano e poi il resto del corpo nello scuro e circolare pertugio, sparendovi all’interno con un grido strozzato!
Estellen si passò una mano sul viso, tentando di ripetersi più volte che non poteva essere successo per davvero. Sperava di trovare saggezza e conforto in quel mago, ma scoprì amaramente che egli era invece avventato ed impaziente. Tutte qualità che lo rendevano pericoloso, per lei e per i suoi amici.
Quando anche Stuard e Kail giunsero da lei, raccontò velocemente e concitatamente cosa fosse appena successo e di come lo il mago rosso fosse stato “risucchiato” dentro quella “macchia scura” nel muro a causa della sua avventatezza. Kail scosse la testa, poi assottigliò gli occhi e si avvicinò a grandi passi al varco, con un atteggiamento troppo determinato che insospettì subito Estellen. La giovane sacerdotessa riuscì a trattenerlo dal fare la medesima cosa di Aric solo per un soffio.
“Allora non ci siamo capiti…”
Esordì Estellen esasperata,agitando un dito ammonitore davanti al viso del mezzelfo. I suoi amici avrebbero dovuto badare a lei, visto che era la più giovane, mentre troppo spesso si trovava a fare a tutti da chioccia, nemmeno fosse stata la loro madre. Questa volta non bastarono a Kail le sue giustificazioni: il fatto che fosse uno scout, non c’entrava proprio niente con i portali mistici e c’era ben poco che lui potesse argomentare con la sua proverbiale parlantina che avallasse la sua improbabile causa.
Stuard fece notare che non potevano comunque abbandonare Aric al suo destino, anche se immaginava che ben poco in quel luogo potesse davvero attentare alla sua incolumità.
Estellen lo guardò un po’ contrita, “…come se avessi mai lasciato indietro qualcuno…”, pensò tra sé, stizzita. Poi invitò tutti a prepararsi per andare, ma rimanendo vicini, ed agendo sempre come squadra. Da vero leader, la portavoce di Paladine avvisò per prima cosa Theros e Flint che si sarebbero allontanati per un po’, ma che molto presto sarebbero tornati, poi prese per mano i suoi compagni, ed infine varcò la porta sperando di non finire tra le fauci di un drago bianco!
Aric fu letteralmente “inghiottito” e “sparato” su e giù lungo un budello all’apparenza senza fine, che lo lasciò senza fiato per diversi, lunghissimi secondi. Se avesse saputo prima ciò che lo aspettava, si sarebbe anche potuto divertire a percorrere quella specie di “scivolo magico” (un bambino avrebbe implorato la madre per fargli ripetere l’esperienza), ma nel suo caso, preso del tutto alla sprovvista, si sentì lo stomaco in gola per tutta la durata del percorso. Finalmente, dopo quella che gli sembrò una corsa estenuante ed interminabile, iniziò a decelerare fino a fermarsi del tutto. Lo stregone riuscì poi e con difficoltà a mettere i piedi su qualcosa di solido: una insolita pedana rialzata e sospesa nel vuoto.
Fortunatamente Aric non era claustrofobico, perché la magia dello “scivolo” l’aveva tirato su e rimesso sulle sue gambe, ma adesso si trovava in una specie di stretto compartimento cubico, la cui unica uscita sembrava essere una volta semovibile di metallo che aveva sopra la testa. Il giovane mago non era certo famoso in tutta Ansalon per la sua forza, ma tirar di lato quella placca di ferro non fu particolarmente difficile: la lastra si spostò infatti con un suono sinistro e stridente, ma senza una fonte di luce non avrebbe potuto dire cosa avesse appena rivelato. Dall’odore di chiuso che sentiva, pareva un edificio sigillato da anni e quando la luce del suo bastone illuminò la scena ne ebbe conferma.
“Shirak!”
Disse lo stregone, mentre il teschio del suo bastone regalava finalmente una forma alle cose che aveva intorno.
Ovunque adesso si trovasse dunque, non sfuggiva alla portata dell’incantesimo del tempio, altrimenti la sua staffa sarebbe tornata al suo consueto camuffamento. Questa consapevolezza ebbe comunque l’effetto di rinfrancarlo un po’, mentre si issava su con le braccia per esplorare questo nuovo ambiente.
Si trattava certamente di un sepolcro. Infatti, una tomba decorata, la cui lapide riproduceva un cavaliere di Solamnia con gli occhi chiusi e i baffi lunghi e folti che imbracciava una spada capovolta stringendola gelosamente al petto, spiccava come elemento principale in questa camera commemorativa. C’erano delle vecchie torce intorno ai muri di semplice granito e un solo piccolo inginocchiatoio, con innanzi ad esso un altare rialzato in marmo bianco. Il pavimento era fatto interamente a lastoni in pietra lavica levigata.
Nel complesso non pareva quindi una cappella di un cavaliere ricco e influente, ma, dall’aria solenne che sembrava avere nel bassorilievo che lo rappresentava, doveva essere comunque qualcuno particolarmente importante. Uno di quelli che badava alla sostanza e non alla forma.
Lo stregone si era fatto un’idea precisa di chi potesse essere quell’uomo, visto ciò che recentemente aveva appreso riguardo quella zona, ma il frastuono causato dai suoi amici, che nel frattempo erano sopraggiunti, lo spinse prima ad andare ad aiutarli e poi provare a verificare la sua teoria.
I nostri tre eroi arrivarono stravolti. Non solo il “viaggio” li aveva sconvolti, sbatacchiandoli qua e la e facendogli ritornare in gola quel poco che avevano mangiato nelle ultime ore, ma essendo partiti insieme, mano nelle mano, li aveva anche costretti ad una vicinanza un po’ troppo intima per i loro gusti, soprattutto per quelli di Estellen.
Tuttavia la giovane sacerdotessa di Paladine ci mise poco a riprendere il suo proverbiale contegno, intuendo molto bene dove fosse finita e dopo una breve e solenne pausa, in cui aveva chiuso lentamente gli occhi, si lasciò cadere in ginocchio sprofondando in una preghiera intensa e devota. Quel sepoclcro, quella tomba, erano il luogo infatti ove riposava il corpo di Huma: il più grande cavaliere di tutti i tempi!
Aric fece un’espressione tra il serio e il faceto, come per dire: “potevo dirvelo io senza fare troppe scene…”, poi però lasciò la giovane chierica e anche il paladino, che si era unito alla sua compagna, alle loro orazioni.
Dopo qualche secondo, insieme a Kail, si diresse verso l’uscita, spalancando con facilità le porte di legno della cappella e facendo entrare nella tomba un pò d’aria fresca mattutina.
Il mezzelfo ritrovò così la sua pianta ottagonale, scorta dalla “Balconata”, mentre il mago si voltò verso sud per avere conferma su dove si trovasse, notando chiaramente, nonostante la nebbia, la maestosità della “Montagna del Drago”. Entrambi ebbero soddisfazione: quella era davvero la piccola costruzione che ambedue avevano visto dalla parte più alta del gigantesco edificio che ospitava la “Sacra Forgia”.
I due compagni si confrontarono qualche minuto sull’argomento: un tempo la "Sacra Forgia"era stato un luogo di pellegrinaggio per migliaia di persone: poteva avere un senso dunque, creare quel sistema di collegamento veloce con la “Tomba di Huma”, per “smaltire” così tanta gente in attesa di visitarla e farlo in tempi brevi. Chi avesse creato quel “varco” e quello “scivolo” però restava un mistero, che a dire il vero importava molto poco riuscire a svelare.
Tuttavia, mentre riflettevano sul da farsi, aspettando pazientemente che gli uomini e le donne di fede si sbrigassero a fare le loro preghiere, Aric avvertì il mezzelfo che percepiva una fonte potentissima di magia a qualche chilometro di distanza verso sud ovest. Probabilmente la matrice stessa che alimentava e proteggeva tutta “Foghaven Vale”. Forse valeva la pena verificare prima di andarsene via da quel posto: lo stregone era davvero sicuro che fosse importante. Poi i due si voltarono contemporaneamente, perché quando Stuard ed Estellen si stavano rialzando, una figura traslucida, eterea ma imponente, si manifestò innanzi ai loro sguardi attoniti.
Probabilmente il primo dei mille interrogativi che circondavano di mistero quei luoghi sacri, si sarebbe presto svelato da solo.