I minuti passavano inesorabili, ma sembrava che chiunque nella compagnia fosse semplicemente troppo esausto per decidere qualcosa di risolutivo.
Aric ammise che gli restava sufficiente potere magico per lanciare soltanto un ultimo disperato incantesimo, ma con il drago che li spiava da sotto l’acqua, sarebbe stato inutile azzardare qualunque tentativo di passare dall’altra parte e sperare di fare in tempo a mettersi in salvo. Infatti lo stregone suggerì che poteva creare un portale mistico tra i due lembi della lastra di ghiaccio, distrutta astutamente chissà quando dal “grande bianco” e provare a tenere aperto il cancello magico per far passare tutti sul versante opposto. Ma a quale scopo? Il tempo di mettere i piedi sull’altra banchina di ghiaccio e il possente wurm avrebbe certamente realizzato la sua ultima minaccia: li avrebbe raggiunti e divorati seduta stante.
Tuttavia, rimanere lì senza fare niente, protetti ancora per poco dalla potente magia del bastone, sperando nel frattempo che quell’enorme e crudele rettile se ne andasse di sua iniziativa per la sua strada, era come credere alle favole dal lieto fine. Quel gigantesco e collerico mostro, non avrebbe schiodato nemmeno se Takhisis in persona gliel’avesse ordinato! Era troppo arrabbiato e frustrato per poter sperare che avrebbe potuto risparmiarli. No, sarebbe rimasto lì in eterno se fosse stato necessario, questo Estellen (Lindaara), lo sapeva fin troppo bene.
Che fare allora?
La compagnia si riunì, spendendo i preziosi minuti rimanenti alla fine del “Dragon Bane”, nel tentativo di stabilire una strategia valida, ma a parte una debole e poco convincente proposta da parte di Kail, di creare un diversivo suicida da parte di alcuni per distrarre il drago e permettere agli altri di passare, nessuno riuscì a suggerire altro. Finché il più debole e fragile della spedizione si fece avanti con un piano.
Il vecchio Brellan era infreddolito e lievemente ferito, ma era sopravvissuto, i più cinici aggiungendo anche: “in maniera assolutamente inaspettata”. Aveva resistito dapprima al freddo glaciale, poi all’attacco dei non – morti, ed infine a quello dei terribili Thanoi. Che fosse coraggioso nessuno lo aveva mai messo in dubbio, ma nessuno tra i suoi commilitoni l’aveva neanche mai preso troppo sul serio. Tuttavia, il fatto che adesso lui fosse ancora vivo e molti suoi “colleghi” cavalieri, più forti, più giovani e più aitanti, no, spinse i sopravvissuti ad ascoltare quello che aveva da dire, considerando anche che essi non avevano altre alternative.
Brellan si fece dunque avanti, rivolgendosi direttamente al mago.
“Vi prego, mio signore. So che le nostre risorse sono scarse e che, da quel che dite, vi resta solo un unico sortilegio per tirarci fuori da questo pasticcio, ma vi imploro: portate me dall’altra parte del corridoio ghiacciato… io posso salvarvi. Posso salvarvi tutti!”
Il silenzio scese come una ghigliottina sulla compagnia. Il “sogno” che Brellan avesse potuto tirar fuori un asso dalla manica, aveva romanticamente davvero infatuato la mente e il cuore di tutti. Sentirlo parlare in quel modo, fu invece come sottostare ad un amaro e triste risveglio.
Lord Kanthor iniziò a scuotere la testa deluso, così come Sir Platus e il resto dei cavalieri al seguito. Theros e Flint non dissero né fecero nulla, ma abbassarono gli occhi, anche loro poco convinti di quella improbabile proposta. Perfino Estellen sembrava parecchio perplessa. Brellan però non cedette. Afferrò il braccio di Aric e disse:
“Ve lo sto chiedendo non per un vezzo personale o perché sia un folle, giovane mago… ma perchè custodisco ancora un segreto dentro di me. Un segreto che potrebbe davvero tirarci fuori da questo guaio.”
Mentre quasi tutti gli altri avevano smesso di ascoltarlo, Aric, ma anche Kail, che avevano una mente più razionale dei loro amici, spronarono il vecchio cieco ad essere più specifico sull’argomento. Cos’era dunque questo segreto di cui parlava? Se avessero dovuto puntare tutto su di lui, dovevano farlo perché esisteva un motivo concreto per cui valesse la pena rischiare la vita dell’intera compagnia.
Brellan tirò fuori una piccola ocarina dal suo taschino. Un semplice strumento a fiato ricavato dal legno, che però lui non aveva mai osato suonare prima. Il vecchio cavaliere sospirò, lasciandosi andare a ricordi di molti anni indietro nel tempo.
“Questo oggetto mi fu donato dal bambino alla “Tomba di Huma”, dodici anni fa. Come vi ho già raccontato, egli mi salvò la vita quando i due figli della dea oscura mi aggredirono…”
“Blizzard e Bluster”, pensò tra sé Estellen annuendo poco distante, mentre rievocava mentalmente le parole pronunciatele da “Holy”: il potente drago di bronzo che aveva preso le sembianze di un fanciullo, ed aveva salvato la vita di Brellan nei pressi della tomba del grande cavaliere.
“… prima di andarsene, il bambino mi disse che avrei dovuto sopportare molto dolore negli anni che sarebbero seguiti… per via delle ferite che avevano squassato il mio corpo… ma che avrei dovuto farlo con gioia, perchè il mio compito in questa vita non era ancora finito. Avrei dovuto attendere il momento propizio per rivelare l’esistenza di questo posto alle persone giuste e quando la speranza sarebbe sembrata svanire, stretta nella morsa dei “tre anatemi”, quando il “bianco terrore con le ali” sarebbe stato ad un passo dal prendersi tutte le persone a me care, avrei dovuto “camminare da solo” e suonare questa piccola ocarina. Allora, “tra ghiaccio e morte”, sarebbe arrivata la salvezza. Vi prego, mio signore, vi imploro: credetemi!”
Aric schioccò le labbra nervosamente, poi si voltò verso il resto della compagnia e disse senza mezzi termini che l’incantesimo di protezione stava per svanire e che lui credeva alle parole di Brellan. Anche Estellen si affiancò al parere del mago, confermando che molti dettagli di cui il vecchio cavaliere aveva parlato rispondevano a verità, perché lei stessa in prima persona li aveva verificati. Con la portavoce di Paladine dalla sua parte, Stuard, Kail, Theros e Flint, si dissero d’accordo a seguire il piano dell’anziano cavaliere. Alla fine, mugugnando un po’ tra i denti, Lord Kanthor e i suoi soldati chiusero il cerchio.
Soddisfatto, Aric ordinò a tutti di fare qualche passo indietro. Poi iniziò a salmodiare parole arcane incomprensibili. Lentamente, dei filamenti brillanti iniziarono a comparire davanti a lui. Presto essi iniziarono a “scavare” l’aria innanzi al mago, creando una specie di scuro ed immobile portale mistico. Quindi lo stregone si voltò verso Brellan e gli disse di attraversarlo in fretta, poiché non sarebbe riuscito a tenerlo aperto per molto.
Il vecchio cavaliere sorrise a tutti i suoi compagni. Non poteva vederli, ma immaginava chiaramente i loro sguardi preoccupati e speranzosi. Tutto adesso tutto dipendeva soltanto da lui. Certo, almeno un grande vantaggio il vecchio cavaliere l’aveva rispetto ai suoi amici: era cieco e questo gli impediva di esser irretito dalla presenza malevola del drago. Non avrebbe potuto temerlo e questo gli avrebbe lasciato tempo per fare quello che doveva. Afferrò dunque l’ocarina e, aiutato da Estellen, attraversò il portale, finendo per magia dall’altra parte, a circa venti metri di distanza.
Uscì da un secondo mistico passaggio, identifico al precedente, proprio un secondo prima che Aric crollò al suolo sfinito. Anche la magia del bastone stava svanendo: i nostri eroi se ne accorsero immediatamente, poiché il gelo attorno a loro sembrò salire d’intensità. Ora le vite dei suoi compagni erano tutte nelle sue mani!
Il vecchio cieco portò il piccolo strumento alle labbra e ci soffiò dentro più forte che poteva. La melodia che generò fu sgraziata, ma anche assordante. Inoltre Aric sospettava che quell’oggetto non fosse affatto una comune ocarina, ma un artefatto ove era stato imbrigliato qualche sorta di incantesimo. Non uno potente magari, ma di sicuro risolutivo.
Tuttavia passarono diversi secondi, ma non sembrava accadere nulla.
Anzi, a dire il vero qualcosa successe: il drago bianco, preso alla sprovvista lì per lì dall’arrivo del solo Brellan e da quel suono fastidioso, tornò in fretta sulla piattaforma di ghiaccio e notando che il vecchio e cieco cavaliere era davvero solo, disarmato e insistentemente proteso a suonare quel suo chiassoso strumento, decise di spazzarlo via come una foglia secca. Un violento colpo di coda sferzò l’aria gelida, colpendo in pieno il povero anziano soldato, frantumandogli le ossa nell’urto violento con la parete.
Il possente wurm si voltò poi verso la compagnia, sogghignando sinistramente. Era chiaro che la sua espressione crudele e malevola volesse suggerire a tutti che loro sarebbero stati molto presto i prossimi a subire lo stesso destino del loro amico.
I nostri eroi iniziarono a guardarsi l’un l’altro smarriti: Aric non aveva più magie, Estellen era svuotata da ogni energia e i guerrieri stavano anche peggio di loro. Il piano di Brellan non aveva funzionato e ora loro erano spacciati ed in balia del drago. Coraggiosamente Lord Kanthor sguainò la spada, così come fece Sir Platus e a seguire tuti gli altri. Il drago stava per tuffarsi in acqua per andare a prendersi finalmente i suoi trofei, visto che la magia del bastone di Aric era caduta, quando un violento terremoto scosse le fondamenta stesse del corridoio.
La compagnia finì in terra, il ghiaccio sulle pedane iniziò a spezzarsi e anche il “grande bianco” sembrava confuso e ciondolante, incapace di comprendere cosa stesse succedendo. Quando un enorme artiglio di bronzo uscì dall’acqua e lo afferrò per la testa fu troppo tardi per il crudele rettile dei ghiacci. Una creatura ancor più mastodontica lo trascinò in acqua e la compagnia vide il suo aguzzino dimenarsi per qualche secondo prima di sparire definitivamente nelle gelide profondità dell’oceano.
“Holy” era venuto in loro soccorso dunque!
Estellen sorrise e ringraziò mentalmente il suo vecchio amico, che aveva conosciuto secoli prima nei panni di Lindaara. Poi attese che tutti si fossero ripresi dallo shock di ciò che era appena accaduto e dal sacrificio di Brellan. Con la scomparsa del feroce wurm, la temperatura iniziò a diventare ancor più tollerabile, anche senza le preghiere della portavoce di Paladine.
Tuttavia, facendo la conta dei vivi, non c’era molto da rallegrarsi: erano partiti in diciotto per quella spedizione, ed erano arrivati a destinazione in nove. Il bilancio diceva implacabile: sei morti e tre dispersi. Due si sperava fossero tornati sani e salvi al castello e un altro, fuggito via in preda al terrore dei draghi, si pregava non avesse perso il senno durante il tragitto. Chi era rimasto vivo era comunque ferito più o meno gravemente e sfinito oltre ogni umana tolleranza.
Gli stremati sopravvissuti ripresero fiato, poi discussero su come arrivare dall’altra parte senza dover nuotare in quelle acque gelide e chiudere in bellezza la missione. La soluzione proposta da Kail, di usare le lance come remi e come picchetti e le zolle galleggianti di ghiaccio come zattere improvvisate, piacque a tutti e pian piano, lentamente, la compagnia riuscì ad arrivare sull’altro versante. Ci vollero diverse ore per riuscire nell’impresa, ma alla fine anche Flint raggiunse sano e salvo l’altro capo del corridoio.
La prima cosa che Estellen fece fu recarsi dal povero Brellan, il cui corpo, ormai irreparabilmente rotto, giaceva accanto una parete di ghiaccio. La giovane sacerdotessa era andata da lui per pregare Paladine affinché custodisse gelosamente la sua anima, visto il coraggio che aveva dimostrato. Tuttavia, con suo sommo stupore, verificò invece che il vecchio cavaliere era ancora vivo. Agonizzante ma vivo! Accarezzandogli il volto e pulendolo dal sangue, Estellen gli sorrise e a quel tocco gentile Brellan mosse la testa verso di lei e gli altri compagni accorsi accanto alla portavcoe di Paladine.
“Non siate tristi, amici miei. Sarei dovuto morire da solo… quel giorno di dodici anni fa. Ora muoio insieme ai miei amici… restituendo la vita che mi è stata donata per una causa più grande. Non è stato poi così infausto il mio destino…”
Bisbigliando queste poche ma intense parole, Brellan spirò poi sereno tra le braccia di Estellen.
I cavalieri si commossero profondamente per la sua dipartita e perfino il mago, che sembrava sempre cinico e disincantato, rimase molto colpito dal suo estremo sacrifico. Il corpo del vecchio cieco venne ricomposto con tutti gli onori, al pari dei suoi compagni caduti. Quindi Lord Kanthor giurò sul suo stesso onore di tornare molto presto sul posto, raccogliere i suoi resti e seppellirli insieme agli altri valorosi soldati che erano caduti per permettere ai loro compagni di arrivare a destinazione.
In silenzio, tutti seguirono Estellen nell’ultimo tratto di corridoio, che, dopo nemmeno un’ora di cammino, tornò ad esser composto soltanto da pietre e sassi. La portavoce di Paladine comunicò a tutti che la maledizione era stata definitivamente spezzata e che la via per la sacra forgia era stata finalmente aperta. La speranza stava dunque tornando su Krynn e tutti si augurarono che l’uomo dal braccio d’argento riuscisse adesso a compiere il suo destino.
Il sacrificio di Brellan.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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