Le ore che passarono in attesa di partire furono piuttosto angoscianti per i nostri eroi.
Stuard sapeva meglio di tutti cosa li avrebbe aspettati lì sotto e più di tutti era impaziente di muoversi, malgrado il timore che manteneva nel cuore. Il cavaliere era decisamente consapevole che la maledizione scagliata dai figli di Takhisis era dannatamente pericolosa, per loro e per i soldati che li avrebbero seguiti. Tuttavia, non avendo altra scelta, non vedeva l’ora di scendere nel pertugio e non rimuginarci più sopra.
Estellen si era chiusa in se stessa, sentendosi in colpa per aver caldeggiato questa soluzione e non quella di procedere all’esterno, sfruttando il “passo del gufo”. Lei e Kail avevano discusso poco prima sull’argomento, ma la prediletta di Paladine non aveva rivelato all’amico i veri motivi che l’avevano spinta a preferire questa via all’altra. Non aveva confessato al mezzelfo di non possedere la forza per vedere i suoi amici trucidati da uno sciame di orchi inferociti. Di poter far ben poco per aiutarli, se questa fosse stata la minaccia da affrontare e quindi di sentirsi in quel caso inutile.
Di contro, Kail aveva intuito la pesantezza che le gravava sull’anima, aveva percepito che c’era un messaggio silenzioso e velato nei suoi occhi viola tenuti bassi, ma aveva deciso comunque di non approfondire la questione. Sapeva molto bene che un pericolo di cui si conosceva la natura, anche se letale, era molto spesso preferibile ad uno forse meno intenso, ma sconosciuto. Tuttavia, come sempre, si fidò del giudizio della sua compagna: questa era la sua sacra missione e lei aveva tutto il diritto di avere l’ultima parola su come la compagnia, che doveva difenderla, avrebbe dovuto morire.
Il nano e l’ergothiano non avevano invece detto una parola, rimanendo a girare intorno al cortile e attorno alla statua di Huma, come delle fiere in gabbia in attesa di essere liberate. Furono due ore davvero impregnate di tensione anche per loro.
Per fortuna, verso mezzogiorno, Lord Kanthor radunò i suoi soldati, affidò il loro comando a Sir Platus e si raccomandò con Sir Francis e Sir Sigrfrid di pattugliare costantemente l’area recintata attorno al passaggio: nessuno, a parte loro, avrebbe dovuto uscire all’esterno! Poi insieme a Stuard afferrò una torcia e si calò coraggiosamente nel condotto.
Il budello di roccia scavato dai nani era stretto e lungo e sembrava non piegare mai verso nessuna direzione. Il terreno era fatto di pietra e terra, mentre il soffitto arrivava circa a quattro metri d’altezza.
La prima cosa che saltò agli occhi di Stuard, che si era messo con i suoi amici davanti a tutti, fu l’interminabile fila di torce spente appese ad entrambi i muri, messe speculari a circa dieci metri le une dalle altre. Sospirando, il cavaliere decise di contarle tutte per provare a scaricare l’ansia, ma prima di muovere il primo passo in avanti, fu subito fermato da Estellen. La giovane infatti aveva intravisto nelle retrovie che qualcosa non andava.
"Si inizia bene…”
Pensò tra sé il cavaliere, mentre cercava di capire cosa stava succedendo. Facendosi largo tra i soldati, tornò dunque indietro con i suoi amici al seguito.
In buona sostanza, Brellan si era calato anch’egli nel cunicolo, ed ora stava discutendo animatamente con Lord Kanthor. L’anziano cavaliere stava implorando il suo comandante di permettergli di andare con lui in questa folle missione, ma Broadblade argomentava che non aveva intenzione di consegnarlo anzitempo all’abbraccio della morte.
“Mio signore, sono l’unico a sapere cosa davvero ci aspetta laggiù. Sapevo sarebbe arrivato questo momento e conosco i “tre anatemi” scagliati dai figli di Takhisis. Posso aiutare… davvero! Questa missione è vitale: liberare il passaggio, renderlo finalmente fruibile per tutti, vuol dire non solo arrivare alla “sacra fucina”, non solo sperare di riforgiare la “Dragonlance”, ma anche poter vincere la guerra, poiché attraverso questo passaggio sarà possibile trasportare “Lei e le sue sorelle” da questa parte e tosto prepararsi ad usarle per la battaglia imminente. Voglio solo dare il mio contributo… vi prego, mio signore…”
Le parole di Brellan toccarono il cuore dei nostri eroi che cercarono di persuadere Lord Kanthor a permettere al vecchio cieco di seguirli, ma fu solo grazie all’intervento di Estellen che egli si convinse e gli concesse di unirsi al gruppo. La giovane infatti “sentiva” che “la storia di Brellan” non si era ancora conclusa. Il vecchio cavaliere aveva ancora un ultimo capitolo da scrivere e non sarebbe stato affatto saggio lasciarlo nelle retrovie prima che lo avesse consegnato nelle loro mani. Inoltre i cavalieri non lo ammisero lì per lì, ma tutto sommato erano felici che il loro anziano cantastorie li avesse seguiti, allietando così il loro cammino con racconti sul coraggio e sul valore.
Riponendo la mappa dentro la bisaccia, Kail annuì in direzione di Stuard, confermando all’amico che, secondo i suoi calcoli, procedendo a passo spedito e facendo meno soste possibili, sarebbero arrivati a destinazione in meno di ventiquattro ore. Tuttavia, l’espressione di Stuard consegnò al mezzelfo un parere abbastanza discordante dalle sue proiezioni. C’era qualcosa nell’aria, Kail glielo leggeva negli occhi, qualcosa che evidentemente lui percepiva meglio degli altri e che non riusciva a lasciarlo tranquillo.
Lord Kanthor diede dunque l’ordine ai cavalieri di accendere le torce dopo il loro passaggio. Questo avrebbe presto garantito un ambiente più luminoso, ma anche più caldo. Man a mano che si procedeva innanzi infatti, il freddo continuava a salire. Un freddo che si guardò bene dal riferire ai suoi uomini essere frutto di una magia nefasta, ma che presto sarebbe divenuto insopportabile se nessuno avesse applicato delle contromisure di carattere altrettanto soprannaturale. Preoccupato, Broadblade rimase in silenzio, stringendosi come tutti gli altri nel tiepido abbraccio del pesante mantello.
Nelle ore successive le cose peggiorarono.
I cavalieri cominciavano a sentirsi irrequieti, presi nella morsa di un gelo terribile che intirizziva non solo le loro membra, ma anche le loro menti.
“Mi ha dato del vigliacco…”
Urlò un cavaliere ad un altro, sfilando dal fodero la spada e colpendolo per fortuna solo di striscio ad una spalla.
“Ha rubato il mio zaino…”
Accusò un altro, per fortuna intercettato dai suoi compagni prima che potesse nuocere a qualcuno.
Dopo aver curato, su diversi cavalieri, tagli e contusioni vari causati dall’attacco inaspettato dei propri colleghi, Estellen intuì che quegli scoppi di estrema insensatezza ed alterazione mentale, non dipendevano solo dal freddo eccessivo, ma anche da qualcos’altro, molto più subdolo e pericoloso. C’era puzzo di caos in quel dannato condotto!
“Sussurri… sussurri, malefici…”
Bisbigliò spaventato Brellan, fissandola con i suoi occhi ciechi e vacui.
“... ecco il primo anatema…”
Concluse poi il vecchio cavaliere con una smorfia atterrita.
La portavoce di Paladine si alzò da terra e si concentrò su quelle parole, solo all’apparenza sconnesse e confuse: “sussurri malefici” e “primo anatema”. Chiuse gli occhi mortali, ed aprì il suo occhio divino, scovando tosto l’effetto della maledizione aleggiare gravida su tutti loro. Solo grazie alla sua natura soprannaturale ne era rimasta immune, ma vedendo i volti contriti dei suoi compagni, Estellen comprese quale immenso sforzo stavano facendo per resistere alla tentazione di scannarsi l’uno con l’altro. Propose a tutti quindi di pronunciare una preghiera insieme a lei, una cantilena che avrebbe esorcizzato questi stimoli malvagi, evitando che potessero trasformarsi in sangue e dolore.
Lo stratagemma della giovane funzionò per qualche altra ora di cammino, ma quando la volontà dei alcuni cavalieri cedette definitivamente, Lord Kanthor, in accordo con Stuard, decise di congedare alcuni di loro, permettendogli di tornare indietro e di preparare dunque al peggio i propri compagni al castello. Infatti i “sussurri” stavano cominciando a farli impazzire! Uno dei cavalieri esordì all’improvviso, inveendo addirittura contro Sir Platus:
“Mi ha detto di servire la dea oscura! Ora deve morire!”
Per poi continuare, quando Estellen si mise in mezzo per farlo ragionare:
“Mia signora, mi parlava con il linguaggio nero…”
A quel punto l’ordine fu dato e i cavalieri che erano caduti vittima dei bisbigli suadenti dei draghi, furono divisi dagli altri.
Estellen infatti sapeva bene quanto fosse subdolo il loro potere. Quanto raramente preferissero la forza bruta al dominare in maniera più sottile le vite dei mortali. Ricordava perfettamente Cyan Bloodbane e in che modo il perfido drago verde avesse profanato la “Torre delle Stelle” a Silvanesti! Esortò dunque ad agire in fretta, poiché solo i più forti avrebbero potuto procedere oltre quel punto.
Mestamente dunque, i cavalieri meno pronti a quella terribile sfida si ritirarono, mentre il gruppo rimasto attivo, a fatica, si trascinò in avanti.
Dopo un altro paio d’ore, il freddo divenne così intenso che le torce sui muri non riuscivano più ad accendersi e di conseguenza a mandare luce e calore. Il morale era davvero basso, nonostante Brellan si prodigasse per incoraggiare il suoi più giovani amici. Il pavimento era completamente gelato e anche le pareti presentavano spesse lastre di ghiaccio.
Intuendo che presto sarebbero rimasti al buio, Kail suggerì ad Estellen di tralasciare ogni forma di prudenza e di illuminare con il suo “braccio di luce” la strada innanzi a loro. In fondo i cavalieri sapevano già "chi" o "cosa" fosse, ed egli non riteneva affatto che questo ennesimo miracolo da parte sua li avrebbe turbati più di tanto. Anzi. Forse avrebbe infuso in loro coraggio.
Pertanto Estellen si tolse il guanto, ed illuminò di luce sacra l’intera zona. Tuttavia, quello che i nostri eroi e la loro scorta videro tutto intorno a loro, li fece sussultare di stupore e spavento: un’orda di cadaveri infatti giaceva immobile, incastrata nel ghiaccio. Decine, forse centinaia di corpi, di razze diverse, erano state ammucchiate qui sotto.Ma da chi e perché? Questo era un condotto sigillato da secoli, come poteva essere accaduta una cosa del genere?
Fu allora che “Lindaara” venne in soccorso di Estellen, ricordandole che i draghi bianchi, i figli meno potenti, più stupidi, ma anche più crudeli di Takhisis, solevano congelare il proprio “cibo” in quel modo, conservandolo per quando la fame avesse attanagliato le proprie viscere.
Il silenzio scese inquietante sull’intera compagnia.
Un drago bianco? Un nemico del genere era ben al di la delle loro forze. Forse anche di quelle di Lindaara stessa. Non che avessero alternative, ma dagli sguardi che adesso si regalavano l’un l’altro i cavalieri, questa informazione minò pesantemente la loro volontà di resistere e riuscire nella missione.
Tuttavia Estellen sviò presto l’attenzione su questo deprimente pensiero, rivelando a tutti una cosa straordinaria: ella sentiva che c’era qualcuno vivo dentro il ghiaccio! Nonostante i tentativi di convincerla che ciò non poteva essere possibile, la giovane sacerdotessa ne era invece talmente sicura che adesso l’avrebbe dimostrato: individuando il suo obiettivo dietro ad una spessa lastra, seppur non riuscendo a vederne il volto con chiarezza, ci passò sopra le sue piccole dita luminose, osservandola poi divenire acqua e liberando tosto il suo prigioniero. Stuard lo afferrò al volo, depositandolo delicatamente a terra.
L’uomo era molto giovane, calvo, e, dettaglio più importante di tutti, indossava la veste rossa dei maghi di Wayreth!
I nostri eroi si guardarono per un attimo interdetti: i loro rapporti con le vesti rosse non erano stati infatti affatto idilliaci in passato, visto che uno di loro aveva provato costantemente ad assassinarli negli ultimi mesi. Gli unici un po’ più oculati e meno egoisti nelle loro scelte, erano parsi i due "cronomanti" che avevano incontrato: Dorian e Keegal. Per il resto, il commento che soleva sciorinare Stuard in questi casi: “odio i maghi!”, rappresentava anche il motto del gruppo.
Tuttavia tutti sapevano bene che Estellen non avrebbe lasciato mai morire un potenziale innocente e dunque la osservarono perplessi mentre infondeva in lui il “soffio di Paladine” per guarirlo. Quando però il mago aprì gli occhi, Kail mise ugualmente d’istinto la mano sulla spada.
Fidarsi era un bene, non farlo era decisamente meglio.
Il condotto maledetto.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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