In buona sostanza la compagnia ebbe solamente l’ennesima conferma da parte del comandante della base riguardo i propri sospetti sull’argomento: esisteva un’unica statua conosciuta nella zona, ed era quella che svettava al centro del cortile, proprio davanti al castello. Se ce n’erano altre, Lord Kanthor non lo sapeva, quindi bisognava sperare che la “profezia di Brellan” si riferisse ad essa.
Certo, la statua era mancante di più pezzi (le intemperie nel corso dei secoli, l’aria salmastra e l’avvento del “Cataclisma” stesso, non erano stati certo clementi con essa), ma era ancora in piedi e valeva certamente la pena esaminarla meglio il giorno dopo. Pertanto, prima che Estellen svenisse per la stanchezza accumulata durante il giorno, la compagnia si ritirò nella propria camerata, ed entro pochissimi istanti, si addormentò.
Tutti meno Stuard.
Il cavaliere infatti continuava a fissare il soffitto inquieto, finché decise di tirarsi su e trovare conforto nella preghiera. Forse, pregare Kiri – Jolith, affinché egli, nella sua infinita saggezza, riuscisse a donargli un po’ di serenità, poteva rappresentare la soluzione giusta.
In effetti il “dio bisonte” gli fece dono di una sorta di premonizione, mentre Stuard giaceva assorto, con gli occhi chiusi ed un ginocchio a terra: c’era qualcosa di “sacro e benevolo” nella zona, il che avrebbe dovuto allietare l’animo del paladino, ma esso era anche fuso a qualcosa che invece era “malvagio ed insieme corrotto”, ed era questa effimera percezione, adesso resa chiara dal tocco rude ma risolutivo del figlio di Paladine, che evidentemente non riusciva a farlo stare tranquillo. Alla fine, sospirando, si alzò e si mise a letto, cercando un po’ di ristoro in qualche ora di sonno.
Il primo ad alzarsi il mattino dopo fu Kail, che, come suo solito, all’alba era già operativo. Il mezzelfo si occupò della colazione per i suoi compagni e quando Estellen aprì finalmente gli occhi per ultima, fu svegliata questa volta da un buon profumo di latte caldo e pane appena sfornato, anziché dalle urla dei cavalieri. Dopo aver mangiato, i nostri eroi si prepararono a ispezionare la statua, pertanto seguirono tutti lo scout al centro del cortile principale.
La scultura o ciò che ne rimaneva, era alta quattro metri, ma come Stuard aveva già notato diverse volte, era mancante della testa e degli avambracci. Se essa custodiva davvero il “segreto di Brellan”, cioè il passaggio sotterraneo che conduceva alla “sacra forgia”, loro dovevano prima di tutto scoprire se davvero essa rappresentava Huma, “il grande condottiero che vegliava immobile”, oppure un semplice soldato di guardia al castello, come invece sosteneva Lord Kanthor. L’unico modo per farlo era cercare di ricostruire la posizione originale della statua, cercando di immaginare cosa essa stesse facendo e che armi potesse brandire quando era stata costruita.
La gamba destra sporgeva in avanti prepotentemente, in una curiosa posizione plastica di guardia statica. Tuttavia il busto era dritto e non faceva pensare ad un atteggiamento aggressivo, quanto piuttosto ad uno moderatamente attendista. Il moncherino sinistro era quasi attaccato al fianco e limitava fortemente qualunque eventuale movimento della mano, mentre quello destro slanciava leggermente verso l’alto, come se brandisse qualcosa.
I nostri eroi passarono quasi due ore a girare intorno alla scultura, grattandosi il capo o sfregandosi la barba, cercando di carpire qualche dettaglio in più, ma l’unico particolare davvero curioso riuscì ad evidenziarlo Stuard.
Il cavaliere fece notare infatti, che al fianco sinistro della stessa era stata scolpita una spada lunga, tenuta però ancora nel fodero. Ovviamente l’erosione non rendeva chiarissimi i dettagli, ma l’elsa della spada sembrava emergere con spiccata chiarezza vicina la coscia del soldato. Questo particolare creò non poca confusione nei nostri eroi, che, a quel punto, azzardarono davvero ogni tipo di congettura.
Alcuni avanzarono l’ipotesi che il guerriero brandisse uno scudo nella destra e una spada nella sinistra, poiché la gamba destra avanti faceva pensare che fosse mancino. Tuttavia la posizione della spada sarebbe stata assolutamente innaturale tenuta in quel modo, tralasciando poi il fatto che essa avrebbe dovuto giacere ancora nel fodero, visto che per l’appunto il cavaliere non l’aveva affatto sguainata. Altri proposero di invertire le armi del guerriero, con la spada sulla destra e lo scudo nella sinistra, come un giovane scudiero, interrogato da Estellen, aveva suggerito e che riportava in linea generale l’interpretazione classica che tutti i cavalieri avevano sviluppato nel corso dei secoli sulla postura di quella statua.
Egli inoltre superò l’obiezione "dell’arma tenuta nel fodero", chiarendo che molti guerrieri portavano con loro due spade in battaglia: una lunga al fianco e una bastarda sulla schiena. Tuttavia anche questa interpretazione non riuscì a convincere molto la compagnia.
Intanto perché la dinamica del “suo atteggiamento marziale” non pareva proprio quella di un soldato intento a combattere uno o più nemici e poi perché Flint, anch’egli abilissimo scultore, spiegò molto bene come la spada bastarda, più lunga di quella che il soggetto manteneva nel fodero, considerando l’inclinazione del braccio che avrebbe dovuto brandirla, avrebbe certamente cozzato contro lo scudo, creando un’improbabile posizione che nessun artigiano si sarebbe mai sognato di realizzare. Secondo il nano, ci doveva essere per forza un’altra spiegazione, ma davvero sembrava che nessuno riuscisse a trovare uno spunto interessante per trovarla.
A meno che quel soldato fosse stato davvero Huma!
In quel caso, qual’era il simbolo che più rappresentava il più importante e famoso cavaliere di Solamnia? La risposta sembrava semplice: la “Dragonlance”! Solo che Theros frenò immediatamente facili entusiasmi: la “Dragonlance” era una lancia benedetta lunga quattro metri, interamente composta d’oro e platino. Impossibile da trasportare per un uomo solo: troppo pesante, troppo ingombrante. Quindi, se quella statua avesse dovuto riprodurre il grande condottiero, forse era stata concepita in una posa celebrativa, che ispirasse coraggio e fierezza nei cavalieri, che ogni giorno l’avrebbero avuta davanti agli occhi.
Forse Huma non brandiva una “Dragonlance”, ma una semplice lancia lunga!
All’inizio Stuard si lanciò in improbabili descrizioni su come egli avesse dovuto impugnarla con la mano destra, ma in ogni descrizione, c’era qualcosa che non andava. La lancia non era un giavellotto e la scultura non aveva il moncherino in una posizione intenta a scagliarla contro qualcuno. Né poteva averla messa davanti a sé come se si stesse proteggendo da un attacco: la lancia era ingombrante e, usata ad una mano, serviva a poco come protezione da eventuali armi nemiche.
A quel punto Kail suggerì candidamente che Huma potesse averla impugnata con la sinistra. Quasi come si stesse appoggiando ad essa.
Il nano annuì gravemente, così come pian piano fecero tutti.
In effetti, la lancia nella sinistra, utilizzata come un lungo bastone d’appoggio, sembrava l’arma più adatta a spiegare l’assetto sia del moncherino, così innocuo, che del busto, esageratamente ritto e a riposo. Certo, giustificava meno la posizione della gamba destra, protesa in avanti, ma Flint suggerì di procedere un passo alla volta.
Scartando la spada bastarda come soluzione per la destra, rimaneva solo lo scudo. Ma se il cavaliere stava assumendo una posa plastica, con la lancia in una posizione di riposo, che senso avrebbe avuto avere uno scudo lievemente alzato? La scultura non pareva affatto minacciata. Fu allora che Estellen e Stuard rammentarono le più classiche rappresentazioni di Huma che avevano visto da bambini sui libri.
Quella più gettonata rimaneva certamente quella in cui il grande cavaliere era a dorso del suo bel drago d’argento, puntando la "Dragonlance", saldamente collegata alla sella, in direzione di Takhisis. Tuttavia, spesso egli era stato raffigurato anche con la bionda chioma al vento e l’elmo tenuto sotto braccio, alzato o abbassato, a secondo del contesto, a sottolinearne l’audacia e la fierezza.
Quando Estellen fece notare:
“E se fosse un elmo?” , tutti capirono che quella doveva essere per forza la spiegazione giusta.
Huma teneva la lancia nella sinistra e lo scudo sotto il braccio destro, leggermente rialzato. In quel preciso momento tutti riuscirono ad immaginarlo perfettamente nella loro mente: alto, fiero, slanciato e con i capelli al vento, mentre si appoggiava alla lancia che lo rappresentava e mostrando il suo volto impavido senza bisogno di alcuna protezione. Un vero baluardo e fonte d’ispirazione: come egli era stato per tutta la sua vita e anche dopo la sua morte.
La scultura non aveva più la testa, ma la compagnia riusciva chiaramente a vederla adesso: girata verso est, verso il sole e le montagne, quasi ad indicare il percorso verso la sacra forgia! Il silenzio assoluto dei nostri eroi, non lasciava più adito a dubbi: quella era la forma originale della statua. E quella era incontrovertibilmente la statua di Huma!
Purtroppo però questa consapevolezza portò con sé conseguenze inaspettate e, per brevi istanti, spiacevoli. Estellen infatti perse i sensi qualche secondo dopo aver avuto la sua epifania e fu per puro miracolo che Stuard, fortunatamente sempre vicino alla sua amica, riuscì a prenderla al volo, evitandole di farsi male cadendo.
La statua di Huma.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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