I nostri eroi tornarono così nella loro camerata, ciascuno riflettendo a modo suo su quello che aveva vissuto durante la giornata.
Nessuno della compagnia si rivelò poi molto ciarliero durante la cena, consumando il proprio pasto in quasi totale, religioso silenzio. Dopo aver mangiato, Kail accompagnò i suoi amici all’esterno e qui tutti poterono annusare gli intensi profumi provenienti dal mare, scortati dalla fredda brezza serale. In lontananza, vicino ai moli, erano già stati accesi gli allegri fuochi, attorno ai quali i cavalieri potevano passare un paio d’ore a gozzovigliare e a raccontarsi storie, dimenticando per breve tempo gli orrori vissuti durante il giorno.
Estellen passava tra i cavalieri un po’ imbarazzata, visto come essi la guardavano rapiti e la riverenza affatto voluta che le offrivano, ma poi anche lei riuscì a prendere posto attorno al fuoco assieme ai suoi amici. La compagnia (soprattutto Flint) bevve qualche birra di troppo e fumò un bel po’ di tabacco, aspettando con ansia che il vecchio Brellan spuntasse dal castello e finalmente raccontasse una storia che potesse tornare loro utile.
Tuttavia l’anziano cieco, dopo un’ora, non era ancora arrivato.
Un po’ spazientito, Kail si alzò e decise allora di andare a controllare. La sua vista elfica riuscì a scorgerlo vicino ad una catasta di ciocchi di legno, intento, con altri cavalieri, ad alimentare alcuni fuochi più esterni, quasi adiacenti ai moli.
Il mezzelfo decise di non avvicinarsi a lui da solo, ma di coivolgere anche i suoi amici. Se davvero Brellan aveva qualcosa di utile da raccontare, sarebbe forse stato meglio se avesse parlato con loro direttamente e non con tutto “Castle Eastwatch” al seguito.
Il vecchio cieco sembrava ignaro della presenza del mezzelfo, ma quando Estellen lo affiancò, smise immediatamente di spostare legname insieme agli altri cavalieri e prese a girare la testa di qua e di la, quasi stesse annusando l’aria o provando a mettere a fuoco un suono indistinto. Poi puntò la testa verso di lei, come se davvero riuscisse a vederla.
Il riflesso del fuoco che divampava sui suoi occhi vacui donavano ad essi uno strano colore, come di un rosso intenso che per un secondo inquietò non poco la portavoce di Paladine. Brellan lasciò andare il ciocco che aveva in mano e si avvicinò tosto a lei. Il suo passo non era frettoloso, ma comunque deciso. Stuard sapeva che era una cosa stupida, ma non riuscì a vincere quell’istinto: pose la mano sulla spada, poiché la figura che si stava approssimando riusciva in qualche modo a confonderlo e a metterlo a disagio. Estellen invece lo salutò cordialmente, non appena egli giunse a pochi passi da lei.
“Chi siete voi, dalla voce così melodiosa? Siete forse uno spirito?”
Brellan muoveva il capo in uno strano modo e questo offrì alla compagnia una nuova prospettiva per vederlo meglio in faccia.
Finalmente potevano notare cosa gli fosse successo.
Gli occhi del vecchio cavaliere erano stati cavati via a forza dalle orbite e il suo volto era pieno di orribili cicatrici, così com’era immaginabile che queste stesse deturpassero quasi l’intera superficie del suo corpo. La prima cosa che venne in mente a Kail, guardando quell’uomo alla luce del fuoco, fu che chiunque subisse quelle terribili ferite non poteva guarire in maniera naturale. Qual’era dunque il segreto di Brellan? Cosa nascondeva questo anziano e cieco cavaliere?
Estellen gli sorrise ma non disse nulla, limitandosi a passare solamente le piccole dita sottili sopra i profondi solchi che ancor oggi graffiavano le sue guance rugose. Poi sussurrò tra i denti che cosa mai poteva essergli capitato di tanto devastante, che riusciva a lasciare su un corpo umano delle cicatrici tanto evidenti.
“A ricordare il dolore di quei giorni, milady… la sola fortuna di cui ancor oggi ringrazio con tutto il cuore gli dei, è non possedere più gli occhi per poter piangere e disperarmi… tuttavia, se proprio “Voi” me lo chiedete, vi risponderò dicendo che nella mia memoria sono impressi in maniera indelebile “il freddo e il terrore” che ho provato. Dopo lo “scempio”, ero poco più di un guscio vuoto, molto più morto che vivo… poi il “bambino” mi ha trovato. Non potevo vederlo, ma la sua voce argentina non lasciava dubbi: era certamente un giovane fanciullo… che però mi aveva curato. Chi altri infatti avrebbe potuto farlo?” Concluse il vecchio cavaliere allargando le braccia.
Un bambino? Che andava farneticando quello strano individuo? Forse egli, nel suo delirio totale, causato dall’indicibile sofferenza che aveva provato in quegli atroci momenti, se l’era immaginato. Forse era soltanto un prodotto della sua fantasia. Forse... o forse no.
Stuard infatti rammentava molto bene che anche Lord Kanthor aveva parlato di una figura evanescente, dell’aspetto di un fanciullo, che aveva visto all’interno della “Tomba di Huma”. Esisteva dunque la possibilità che non si trattasse di un’improbabile coincidenza di due visioni distinte, ma di una vera e propria “presenza”, una sorta di “spirito” che aleggiava su “Foghaven Vale” e proteggeva in qualche modo i suoi visitatori.
“Anche voi pensate che sono solo un povero pazzo o che questa esperienza mi ha fatto solo immaginare le cose e quanto vi sto raccontando?”
Estellen gli rispose con dolcezza che aveva il dono di leggere nel cuore delle persone e che, grazie a questo dono, era sicura che non solo non stava raccontando fandonie, ma che non fosse nemmeno un pazzo visionario. Anzi, lo descrisse come "qualcuno che era stato toccato dalla grazia divina”.
“Grazie milady…”
Replicò Brellan con voce rotta.
“… forse siete voi il segno che attendevo da quasi dodici anni. Forse il segreto che custodisco nella mia mente da più di un decennio potrà aiutarvi, aiutare chi è davvero degno. Finalmente potrò condividere con qualcuno che mi crede le parole di quel bambino, cucitemi addosso per così tanto tempo... come le mie cicatrici … ”
Kail a quel punto invitò tutti a prendere la via per i moli e a camminare un pò per parlare con più tranquillità e senza potenziali interruzioni.
“Ci fu un tempo in cui la “Tomba di Huma” non era un luogo di pellegrinaggio solo per i cavalieri o per i saggi… ma un punto di raccoglimento per tutti coloro che smarrivano la retta via e che intendevano ritrovarla attraverso l’esempio di questo grande guerriero. Voi conoscete la vera storia di Huma, mia signora?”
Estellen guardò Stuard che fece spallucce. Poi ribatté che sarebbe stata onorata se lui avesse aggiunto qualche dettaglio in più, a quello che già sapeva, sulle gloriose gesta del più grande cavaliere di tutti i tempi.
Brellan annuì con fierezza, poi continuò:
“Dovete sapere, che quando Huma affrontò in combattimento la dea oscura, egli alla fine riuscì a sconfiggerla colpendola a morte con la sua lancia, sacrificando perfino il suo adorato drago per poterlo fare. Tuttavia, anziché ucciderla, decise di offrirle la grazia. Il cavaliere sapeva bene che l’equilibrio doveva sempre rimanere nel firmamento delle divinità, pertanto le propose un accordo: la sua vita, in cambio della sua promessa che avrebbe abbandonato per sempre il regno dei mortali, per non farvi mai più ritorno. Quando Takhisis accettò, Huma ordinò a Kaz, il suo fedele amico minotauro, di estrarre la “Dragonlance” dal suo corpo enorme… ma prima di tornare nell’abisso, infuriata come mai si era sentita prima, la sua gigantesca testa nera vomitò acido sul grande cavaliere, uccidendolo solo dopo giorni di straziante agonia. Ecco perché Huma è stato così importante per tutta la gente di Krynn e non solo per i cavalieri di Solamnia: perché egli è divenuto sì un simbolo di immensa forza, superiore perfino a quella del “male assoluto”, ma anche di infinita clemenza e saggezza. Un baluardo insomma per ognuno di noi: la dimostrazione evidente che nessuna avversità, neanche quella più terribile e soverchiante, rappresentata dalla dea oscura stessa, è fuori dalla portata degli uomini di buona volontà…”
Estellen aveva le lacrime agli occhi: quell’uomo, rotto e stanco nelle membra, era stato però illuminato nello spirito dal tocco degli dei.
“… ed ecco perché, mia signora, “Castle Eastwatch” venne dotato di un passaggio segreto… sotto le fondamenta stesse dell’edificio, che collegava direttamente alla sacra forgia… e alla Dragonlance: la rappresentazione più grande della sconfitta del male incarnato su questa terra mortale, da parte dei mortali stessi! La “fucina benedetta”, così come la “Tomba di Huma”, in questo modo potevano esser visitate da chiunque. Ogni uomo o donna cioè che, giunti qui a “Castle Eastwatch”, avessero manifestato l’ardente desiderio di ritrovare la redenzione e la fede smarrite. Inoltre al tempo era conosciuto anche il sistema, di mistica natura, che collegava direttamente la stessa “Tomba di Huma” alla “Sacra Forgia”...”
Mentre Flint gongolava e aveva appena piantato con forza un gomito sulla coscia del suo amico ergothiano, Estellen domandò al vecchio cieco di dirle di più su questo condotto segreto, nascosto proprio qui, sotto il castello e magari anche sul mistico passaggio che congiungeva la tomba alla forgia. La risposta di Brellan non tardò ad arrivare.
" - Rammenta bene ciò che ti dirò, cavaliere, poiché da questo segreto potrà dipendere presto la salvezza di tutta Ansalon - Queste furono le prime parole pronunciate dal bambino su ciò che mi chiedete, mia signora.”
Disse Brellan, solenne. Poi aggiunse con enfasi crescente:
“... e queste le sue ultime: il passaggio giace ove il condottiero muore, ma anche ove egli veglia immobile.”
Concluse il vecchio cavaliere, creando il silenzio più assoluto attorno a sé.
“Ci mancava proprio un indovinello…”
Pensò Kail, alzando ad un certo punto gli occhi al cielo. Tuttavia Brellan non aveva ancora finito.
“Mi duole davvero il cuore dirvi, mia signora, che, se infine riuscirete a trovarlo, il passaggio non sarà scevro da insidie: un’oscura maledizione è stata gettata laggiù dai figli di Takhisis. "Freddo e morte"… "morte e freddo". Due ombre scure, calate su di me, molti anni fa.”
Brellan sembrò davvero intristirsi innanzi a quegli oscuri pensieri. Sembrò come stesse sprofondando lentamente dentro insidiose sabbie mobili, dalle quali la sua mente, ormai stremata, ogni volta cercava di liberarsi per evitargli la follia. Riuscì solo a balbettare a fatica:
“Riguardo il mistico condotto… che legava un tempo i due luoghi sacri… il fanciullo non disse niente. Mi dispiace... mia signora...”
Estellen lo baciò sulla fronte e lo benedì, lasciando che i suoi compagni cavalieri si occupassero di lui e lo facessero riemergere dagli anfratti oscuri in cui adesso galleggiava inerte.
Nel frattempo Stuard ebbe un brivido freddo che gli squassò le ossa quando ripensò alle parole e soprattutto all’espressione atterrita dell’anziano cavaliere. Rammentava molto bene quel tipo di “Terrore”, che lui aveva descritto con grande accuratezza, mentre parlava della sua oscena esperienza. L’immagine chiara di “Soffionero” o della eburnea cavalcatura alata di Ariakas, che aveva solo intravisto nel cielo plumbeo sopra la città nave, riemersero prepotenti nella sua mente, calzando perfettamente con quel genere di paura innaturale che aveva notato chiaramente sul suo volto atterrito: la paura sfrenata ed incontrollabile dei Draghi!
Fortunatamente, Kail, più pragmatico, stava già spostando l’attenzione su come interpretare l’indovinello che Brellan aveva appena raccontato e, dopo aver ascoltato le diverse interpretazioni dei suoi amici, insieme a loro convenne che quella più probabile fosse che stesse riferendosi a qualche sorta di statua. Tuttavia, l’unica presente da quelle parti era quella mezza rotta del cavaliere davanti al castello. Purtroppo però, l’indovinello parlava di un condottiero (probabilmente Huma stesso) poi morto in battaglia, mentre secondo i cavalieri del posto, la statua rappresentava un semplice soldato di guardia al castello. Almeno dall’interpretazione che era stata data della sua postura, visto che mancavano molti suoi pezzi. Insomma, c'erano delle incongruenze che andavano chiarite.
Forse Lord Kanthor poteva aiutarli su questo punto e vedendo che il comandante del castello si era appena unito ai suoi compagni cavalieri, i nostri eroi decisero di andare di nuovo ad interpellarlo.