Estellen crollò sul letto distrutta.
Nessuno a parte lei, su tutto Krynn, aveva idea quanto stancante fosse per un corpo mortale incanalare un potere divino, anche in minima parte. Ci si sentiva come se si avesse corso per dieci ore di fila, senza mai fermarsi a prendere fiato. Fortunatamente era molto giovane e questo le dava un vantaggio sui tempi di recupero, ma il tipo di miracolo che aveva effettuato poco prima era stato davvero dispendioso e adesso voleva solo riposare un po’: chiudere gli occhi e staccare ogni contatto con il mondo esterno.
Purtroppo però le urla dei cavalieri fuori e dentro “Castle Eastwatch” non la aiutavano affatto. Quando pensava di riuscire finalmente ad assopirsi, veniva continuamente destata da qualche fastidioso frastuono o inaspettato schiamazzo. Sospirando, cercò di attutire i rumori mettendo la testa sotto il cuscino, ma quando udì la voce di Kail spuntare prepotente da sotto le federe, chiedendole se “per caso stesse dormendo”, represse l’impulso di invocare la giustizia di Paladine su quel luogo così poco rispettoso per le persone affaticate e si tirò su sconsolata.
Il mezzelfo le riportò la sua recente conversazione con Brellan e la sensazione che il vecchio cieco gli aveva dato, che riuscisse cioè a vedere cose che gli altri non vedevano e che possedesse una conoscenza che gli altri non avevano. Infine le domandò se intendesse recarsi insieme a lui quella sera stessa ai moli, ove l’anziano avrebbe raccontato una delle sue famose storie sulla “Tomba di Huma”. Era sicuro che la compagnia avrebbe trovato giovamento dalle sue parole e non solo per il morale, ma anche per formulare il piano che dovevano ancora concepire. Ovviamente Estellen assentì, girandosi poi dall’altra parte come se nulla fosse e tornando a schiacciare il viso sul cuscino stropicciato. Kail inarcò un sopracciglio, un po’ sorpreso dalla sua reazione, poi si adagiò sul letto più silenziosamente possibile, con lo scopo di riposare qualche minuto e permettere soprattutto alla sua amica di riprendere sonno.
Nel frattempo Stuard aveva raggiunto Sir Silverglove, già spoglio dell’armatura e intento a recuperare dal suo esiguo equipaggiamento un pezzo di stoffa pulito per le abluzioni di cui aveva assoluto bisogno.
“Salve cavaliere, posso fare qualcosa per voi?”
Esordì Sir Platus, rivolgendosi ad uno Stuard visibilmente imbarazzato. Il cavaliere rispose che aveva delle importanti domande da porgli, ma Platus a sua volta ribatté che prima di rispondere ad esse, anzi, prima di fare qualsiasi altra cosa, doveva togliersi di dosso il sudiciume e il sangue di orco che lo imbrattavano oscenamente. Lo invitò dunque ad andare nei lavatoi comuni insieme a lui, se voleva velocizzare la pratica, ma Stuard preferì attendere il suo ritorno nella camerata. Così l’ufficiale si mise il panno in spalla e salutò con un sorriso sghembo il giovane cavaliere, immobile al centro del grande dormitorio comune.
Finalmente Estellen si era assopita, ma il mezzelfo non fece in tempo ad avvertire un eccitato Flint di ritorno anch’egli nella loro camerata. Theros, con lo sguardo affranto, lo seguiva da presso.
Diciamo che i nani non erano tra le creature più silenziose su Krynn e quel giorno l’intera camerata se ne rese conto. Flint fece talmente rumore infatti, nonostante Kail gli avesse fatto ogni genere di segno di fare piano, che anche i cavalieri fuori dal castello erano riusciti a sentirlo chiaramente.
Inutile descrivere la faccia esasperata di Estellen, quando si tirò su per l’ennesima volta.
Il nano si scusò di cuore con lei e, alla fine, sospirando, la giovane si destò definitivamente, sedendosi sul letto, scoraggiata. Dopo un attimo di assoluto imbarazzo, Flint spostò il peso del corpo da un piede all’altro e prese a parlare con una certa enfasi di ciò che aveva appena scoperto. Egli confermò che l’edificio era stato costruito dai nani, ma che questa non era l’unica cosa straordinaria che aveva riscontrato durante la sua ispezione: il fatto che fosse stato ricavato interamente dalla montagna, infatti, quasi fosse stato “scolpito su essa”, gli faceva pensare che “Castle Eastwatch” non fosse solamente ciò che loro “riuscivano a vedere”. Kail si sistemò meglio sul letto, poi domandò al nano di essere più preciso, perché la questione si faceva interessante, ma francamente ancora poco chiara. Flint si schiarì la gola, poi cercò di spiegarsi meglio, asserendo che secondo lui i nani avevano costruito in quel modo il castello per rendere più fruibile un passaggio che “dalla montagna andava verso qualche altro posto”.
“Un passaggio segreto, insomma…”
Commentò Kail a mezza bocca.
Il nano annuì eccitatissimo.
Kail schioccò le labbra scettico, poi chiese a Flint se avesse trovato conferma di queste sue riflessioni in giro per l’edificio, magari qualche zona sospetta, un punto anomalo che potesse far pensare di nascondere un condotto, un sentiero sottostante di qualche tipo, ma il nano scosse la testa. Aveva battuto centimetro per centimetro tutta l’area interna, ma non aveva trovato assolutamente nulla. Theros alzò gli occhi al cielo, commentando che forse il motivo del suo fallimento risiedeva nel fatto che lui si sbagliava e che non c’era alcun passaggio sotterraneo che era stato scavato nell’edificio. Tuttavia Flint non sembrava affatto d’accordo con lui e rimaneva fermo sulla sua convinzione: “Castle Eastwatch” custodiva un segreto, un segreto antico, oggi andato dimenticato con il passare dei secoli. Non aveva dubbi su questo punto e presto i fatti gli avrebbero dato ragione, ne era certo.
Stuard attese con pazienza Sir Platus, che quando tornò nella sua camerata aveva un aspetto decisamente più decente. Guardandolo meglio, da quando Estellen gli aveva rivelato che in realtà era una donna, aveva notato degli atteggiamenti un po’ "effemminati" in lui, anche se riusciva a mascherarli molto bene. Il fatto che non portasse i baffi non era un elemento determinante: non tutti i cavalieri li portavano e quindi questo dettaglio non bastava per accusarlo di essere una donna. Tuttavia, osservandolo con attenzione, il suo portamento, la maniera maniacale in cui curava la sua persona, se ne convinceva ogni momento di più.
“Dunque cavaliere, quali sono le domande che volevate pormi con tanta urgenza?”
Tagliò corto Silverglove, mentre si passava con cura un altro panno pulito sul collo.
Stuard iniziò con il chiedergli informazioni sul “passo del Gufo” e se, secondo la sua esperienza, esisteva una via relativamente sicura per raggiungerlo e percorrerlo interamente. Sir Platus lo guardò un po’ perplesso, poi replicò:
“No, cavaliere. Il passo è sempre pattugliato da orchi e goblin, che sciamano giù da Daltigoth. Non c’è modo di percorrerlo in sicurezza.”
Deluso, Stuard provò a domandare se conosceva una via alternativa per accedere a "Foghaven Vale".
“Si, esiste la via maestra. Quella che percorre il perimetro dei monti Lastgaard, fin quasi ad entrare nella foresta dei “Kagonesti”. Tuttavia anch’essa è controllata dagli orchi e non rappresenterebbe un percorso meno pericoloso per voi e per i vostri amici.”
Notando la profonda marezza sul volto del cavaliere, Sir Platus cercò di consolarlo, per quanto gli fu possibile.
Ad un certo punto entrambi furono assaliti da un certo latente imbarazzo, poiché ambedue sembravano volessero dire qualcosa l’uno all’altro, solo che non trovavano il modo opportuno di farlo. Alla fine fu Silvergrove a rompere gli indugi.
“Sir cavaliere, non so in che altro modo potervelo dire, ma quando la vostra compagna, la "santa donna", mi ha guardato, è come se avesse scavato nella mia anima e letto fino all’ultimo dei miei segreti più profondi. Immagino che voi adesso condividiate la sua stessa consapevolezza, pertanto non cercherò di confondervi con vili menzogne. Vi imploro però di aver discrezione sull’argomento….”
Stuard mise subito le mani avanti.
Egli le rispose che si, forse conosceva il suo segreto più intimo, ma non era giunto lì per smascherarlo innanzi ai suoi compagni o accusarlo di chissà cosa. Voleva solo sapere come c’era riuscito. Come aveva trovato il modo di farsi ammettere nell’Ordine, malgrado la sua condizione?
Sir Platus sorrise amaro.
“Essere una donna non è una “condizione”, Sir cavaliere… lo è invece essere dei bigotti, che pensano che le donne servano solo a pulire e rammendare e financo non a combattere.”
Stuard annuì e si scusò: non era ovviamente stata sua intenzione mancargli di rispetto, aveva solo fatto un cattivo uso delle parole. L’ufficiale sospirò, poi disse:
“Se volete sapere come ho fatto, dovreste parlare con Lord Kanthor. Lui mi ha trasformata in ciò che sono oggi e gli sarò grata per sempre!”
Stuard sorrise condiscendente. Nel suo cuore sapeva bene che quell’argomento era stato da lui cercato solamente per capire se poteva esserci un futuro alternativo per sua sorella maggiore Eleanor, cavaliere più di lui nello spirito ma purtroppo non nei fatti e non per mettere Silverglove in difficoltà. Purtroppo però, dalle sue parole, sembrava che Broadblade l’avesse resa cavaliere non tramite un “atto ufficiale”, ma attraverso una sua decisione arbitraria. Sir Platus quindi, a dispetto di quello che sapevano di lei i suoi colleghi qui a “Castle Eastwatch”, non era di fatto un vero cavaliere. Almeno non per l’Ordine e questo “piccolo dettaglio” costituiva in realtà una negligenza gravissima. Era prevista la pena di morte per un atto del genere, per lei e per Lord Kanthor stesso, con le pesanti accuse di vilipendio alla “Misura” e alle antiche istituzioni. Stuard quindi avrebbe dovuto essere molto attento con chi parlarne in futuro.
Il giovane cavaliere salutò Platus, giurando sul suo onore che non ne avrebbe fatto menzione con nessuno, a parte i suoi amici e Lord Kanthor stesso e tornò tosto nella sua camerata. Qui radunò i suoi compagni, ed insieme a loro si recò immediatamente allo studio di Broadblade.
Il comandante del castello fu cordiale con loro, come al solito, ma quando Stuard venne al punto, si mostrò piuttosto scettico sull’apertura del cavalierato alle donne (così come ai mezzelfi d’altronde, come sottolineò giustamente anche Kail).
“Il suo vero nome è Plata, Sir Stuard. L’ho trovata in un villaggio umano, sterminato dagli orchi, poco meno di venti anni fa.... quando era una bambina. L’ho cresciuta come una figlia e già poco più che adolescente, era migliore della maggior parte dei giovani cavalieri distaccati in questo angolo d’inferno. Le ho detto subito che se avesse voluto diventare un cavaliere, avrebbe dovuto tenere nascosta la sua vera natura: doveva vestirsi come un uomo e comportarsi come un uomo. Solo così avremmo potuto mascherare il suo status e permetterle di offrire il suo contributo in questa guerra continua contro gli invasori dall’est e contro chi gli aveva ucciso la famiglia…”
Raccontò di lei Lord Kanthor.
Estellen annuì, anche se c’era amarezza sul suo volto stanco. Stuard però continuava ad insistere: doveva pur esserci una soluzione, qualcosa che si poteva fare per cambiare le cose. Magari qualche strada mai battuta, per mostrare al cavalierato quanto una donna potesse essere preziosa anche in battaglia.
Broadblade tornò a sedere. Intrecciando le mani sulla scrivania, disse:
“Se avessi l’appoggio di un altro paio di nobili ed influenti famiglie, potrei proporre la mozione di far accettare le donne nell’Ordine. Di certo Plata è una dei combattenti migliori che abbia mai avuto e le sue gesta eroiche sono note a tutti. Ci vorrebbero però altre “prove” del genere…”
Stuard domandò al comandante che cosa intendesse di preciso con "prove" e lui commentò così:
“I cavalieri apprezzano il valore ed il coraggio sopra ogni altra cosa, Sir Stuard. Se potessimo aggiungere a ciò che Plata ha dimostrato negli anni, le sue infinite battaglie contro gli orchi, vinte con il suo sudore ed il suo sangue, quelle di altre donne valorose, allora forse avremmo una possibilità per far cambiare idea ai tre capi dell’Ordine.”
Stuard apprezzò molto quelle parole, perché nascevano dal cuore e soprattutto perché gli suggerirono che lui poteva fare davvero qualcosa in merito. Intanto perché conosceva le persone giuste ai vertici del cavalierato e in secondo luogo perché già gli venivano in mente almeno due donne sicuramente adatte a mostrare a tutti il proprio valore.
Uscì dallo studio con un inchino, con la compagnia al seguito, rimandando ulteriori discussioni di fuori, magari davanti ai fuochi al molo.
Lady Plata Silverblade.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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