“Sir Seraphin “Brightblade”, poi diventato “Broadblade”, era una persona davvero eccezionale. Egli, insieme a Gabriel “Di Caela”, al primo cavaliere “Vinas Solamnus” e a pochissimi altri eletti, lavorò sulla prima bozza del “Codice e della Misura”, quando ancora il “cavalierato” era una semplice mezza idea nella mente del fondatore “dell’Ordine”. Seraphin era un uomo colto, intelligente, ed il suo aiuto risultò prezioso a Solamnus nell’elaborare i dogmi che sarebbero divenuti poi patrocinanti per i cavalieri, anni più tardi. Quelli erano tempi difficili, in cui gli uomini combattevano tra di loro senza tregua, senza regole, senza controllo e c’era un assoluto bisogno dunque di trovare unità e collaborazione. Ecco perché i “figli di Paladine” fecero dono della “visione” al grande condottiero che avrebbe in seguito dato nome all’intera Solamnia. Loro sarebbero stati la sua guida, il suo punto di riferimento costante, attraverso un “Ordine cavalleresco” che avrebbe reso gli uomini dei potenti guerrieri al servizio del bene, dei loro dei e soprattutto della loro razza in preda al caos. Nacquero così i paladini.”
Stuard ascoltava la storia relativa all’avo di Lord Kanthor con grande interesse. Essendo stato anch’egli investito da poco del rango di paladino e avendo acquisito il favore di Kiri Jolith, era ovviamente curioso di capire come “quest’Ordine” fosse nato, come si fosse sviluppato nel corso degli anni e come poi fosse stato dimenticato dalla memoria del tempo.
“Il giovane “Vinas Solamnus” ed i suoi più fidati seguaci, furono “guidati” dalla sua gloriosa e divina visione nella parte più a sud dell’isola di Sancrist, ove trovarono una città nanica fiorente. Il suo nome, come già sapete bene, era "Baleph". Dagli antichi scritti sembra che essa si inserisse in una zona geografica, ormai scomparsa, chiamata “Namidia”. Le due culture si integrarono subito e con facilità: gli uomini condivisero con i nani il loro desiderio di unità e il sogno di creare stabilità e disciplina per la loro razza, mentre i nani promisero di aiutarli, erigendo templi per i loro “fratelli minori” e forgiando armi sacre di incredibile potere e bellezza… oltre a scolpire le, cito testualmente… “cinquantanove statue”…. a qualunque cosa esse potessero servire… “
Terminò Broadblade, inarcando perplesso un sopracciglio. Nessuno della compagnia si soffermò a raccontare al cavaliere le loro incredibili esperienze sull’isola di Crystine: l’incontro con il “genio” dell’aria, custode del posto e il ritrovamento delle “sessanta sculture”, ben nascoste in una sala sepolta dai crolli del maniero. Ritennero e non a torto, che Broadblade non avesse trovato nulla di tutto ciò quando si era recato in pellegrinaggio laggiù, pertanto preferirono tacere sull’argomento. Ovviamente essi sapevano molto bene a cosa quelle statue servivano: rappresentavano una mappa, che indicava la posizione esatta dove erano stati nascosti l’armatura e lo scudo di “Vinas Solamnus”! Era evidente che quelle pergamene non potevano riportare un segreto importante come questo, per questioni di sicurezza, ma loro ne erano venuti a conoscenza sul posto, attraverso una pratica affatto facile da capire.
Senza parlare del tempio sommerso, di cui Flint aveva riportato su carta le incredibili incisioni runiche presenti sulle pareti! Un dono inestimabile per il “re sotto la montagna”.
Insomma, loro avrebbero potuto aggiungere molti dettagli importanti a quelle informazioni, in parte imprecise, ma sarebbe stato rischioso. In silenzio, la compagnia lasciò pertanto che il cavaliere continuasse il suo racconto.
“… gli uomini, in cambio, aiutarono i nani a difendere i propri confini dagli orchi. Nacque così un’amicizia, un sodalizio adamantino, che durò per moltissimi anni. Solamente parecchio tempo dopo, probabilmente in seguito alla morte di “Solamnus”, accadde qualcosa di molto grave che incrinò questo fantastico rapporto tra le due razze, ma niente è citato a riguardo in nessuno dei miei manoscritti. Quindi bisogna dedurne che non lo sapremo mai… ”
Concluse un po’ amaro, mentre accatastava decine di pergamene, la maggior parte dal valore inestimabile.
“Tuttavia…”
Riprese subito dopo Lord Kanthor, impugnando un’altra pergamena.
“…quello che invece è ben conosciuta è la storia di Seraphin e del suo fido scudiero Braennar, che credo sia il nocciolo di questa piccola riunione… oserei dire "di famiglia”…”
Stuard sorrise alla battuta pungente del cavaliere, rispondendo sommessamente che sarebbe stata anche l’ora.
“Beh, Sir Stuard, la pazienza è una virtù importante. Non convenite? Comunque, come stavo dicendo prima di divagare, anche Seraphin Brightblade si sottopose, come molti altri grand’uomini di quei tempi fecero, alla prova da paladino. Solamente che la sua non andò come quella dei suoi compagni. Ovviamente, come quasi tutti loro, la superò brillantemente, anche se con fatica… diventando di fatto un "guerriero sacro"… tuttavia, alla sua conclusione, dopo l’investitura ufficiale, dichiarò di non esser stato scelto né da Habbakkuk e né da Kiri Jolith! Grande fu lo sconcerto tra i suoi pari, quando egli rivelò di aver infatti visto un terzo simbolo al posto di quello del bisonte e della fenice: un triangolo di luce iscritto in un cerchio bianco!”
Estellen mormorò sommessamente il nome di Paladine tra le labbra, ma non abbastanza da non farsi udire dal cavaliere, che commentò:
“Si, mia signora Estellen. Si trattava proprio di Paladine, il Drago di Platino! Seraphin raccontò di non aver seguito lo “spirito guida” attraverso la foresta durante il suo rito di passaggio, ma si era recato all’interno delle montagne adiacenti, attraverso il periglioso ed angusto "sentiero dei Troll". Egli fu l’unico, assieme al suo fedele scudiero, a passare così dall’altra parte, in una zona ritenuta inaccessibile. Aprì di fatto la strada alla costruzione di fiorenti cittadine marittime, oggi andate quasi tutte perdute a causa del “Cataclisma”, che staccò letteralmente quel lembo di terra creando l’isola di Crystine. Seraphin è stato, dunque, nonostante il lento scorrere delle ere successive, il primo ed unico paladino conosciuto di “E’li”, come Paladine viene chiamato nella lingua degli elfi. I suoi poteri erano inimmaginabili, superiori perfino a quelli di “Vinas Solamnus”, poiché oltre ad essere un guerriero formidabile, univa alle sue abilità da combattente anche quelle di un chierico del dio del bene più potente di tutti. Tuttavia questo status “privilegiato” non lo aveva reso “ben visto” all’interno “dell’Ordine”, poiché rappresentava un’anomalia nel progetto di riunificazione che Solamnus, Di Caela e perfino lui stesso, avevano pensato di realizzare per la razza umana, ormai completamente alla deriva. Il grande cavaliere sognò i “figli di Paladine” e non il Drago di Platino. Essi dovevano rappresentare i custodi “dell’Ordine” e Seraphin ne minacciava l’equilibrio con i suoi “incredibili doni”. Non fu dunque per invidia o per infamia che Seraphin e il suo scudiero furono allontanati, anzi le carte sembrano indicare che essi se ne andarono spontaneamente, ritenendo che fosse la cosa più giusta da fare. Da quel momento in poi e fino all’investitura di Braennar, paladino e scudiero girarono il mondo, finché alla fine si separarono. Tuttavia, mentre i “Broadbalde” rimasero in disparte attraverso i secoli, a quanto pare gli “Uth Braennar” invece non seguirono questa pratica… e per fortuna, aggiungerei.”
Concluse Lord Kanthor, mettendo da parte l’ennesima, fragilissima pergamena.
Stuard faticava a registrare tutte quelle incredibili rivelazioni sul suo progenitore e rammentò in quel momento che in effetti nessuno della sua famiglia amava particolarmente parlare dei suoi antenati più lontani. Né suo padre Marcus, né suo nonno Gerald. Perfino sua madre e sua nonna non gli avevano mai raccontato nulla su come si fosse creata la sua casata e perché si fosse stabilita proprio in quel punto, molto a sud della Solamnia. Valeva la pena dunque approfondire la questione quando fosse passato per il suo maniero. Ammesso e non concesso che fosse rimasto in piedi, visto che c’era la guerra da quelle parti.
Ora però era curioso di capire che cosa fosse questa “terza via del paladino” di cui aveva parlato Broadblade. Quindi domandò al cavaliere se c’erano dei documenti che raccontavano, anche in linea generale, della prova di Seraphin Broadblade. Lord Kanthor abbozzò un sorriso condiscendente, mostrando a Stuard un vecchio foglio di pergamena, che aveva l’aria di una deposizione, firmato proprio da Seraphin e tenuto con religiosa cura all’interno di una teca per impedire al tempo di rovinarne i contenuti. Delicatamente la siflò dal suo contenitore e disse:
“Questo è uno dei documenti più antichi della mia famiglia: il rapporto originale di “Sir Seraphin Brightblade” riguardo la sua prova per diventare paladino. Secondo quanto si legge qui, egli ebbe a disposizione una terza opzione quando si trovò a subire l’iniziazione…”
Stuard chiese a Kanthor se poteva dare un’occhiata al foglio, sicuro che avrebbe capito meglio se avesse letto con i suoi occhi il suo contenuto. Infatti, avendo anch’egli vissuto la stessa investitura, non gli fu difficile dedurre cosa c’era di diverso nella prova di Seraphin, rispetto alle due possibilità che egli si era trovato davanti, nei tre diversi scenari che aveva affrontato.
Nel primo infatti, anziché scegliere se salvare il chierico o la città dall’orda dei non morti che li minacciavano, Seraphin ebbe la possibilità di andare a scovare dove si era rintanato il chierico oscuro che li aveva evocati e, così facendo, pur perdendo la vita, riuscì a scampare entrambi, sia il prete che la città.
Nella seconda, anziché decidere se salvare i suoi amici dall’impiccaggione o i suoi alleati dalle lame dei draconici, fu in grado di scegliere una terza via: andare da solo con due arcieri nella radura del patibolo e affrontare direttamente gli esecutori. Perì in battaglia, ma sottrasse alla morte entrambi, sia i suoi amici che i suoi alleati.
La terza situazione risultò esser ancor più elaborata delle precedenti: anziché infatti limitarsi ad ammettere o non ammettere “nell’Ordine” il giovane rampollo di una ricchissima famiglia, figlio di un potente ma corrotto nobile dai modi molto discutibili, la terza via diede a Seraphin la chance di nominarlo generale degli eserciti del nord, accaparrandosi così l’aiuto dei suoi numerosi soldati e ottenendo altresì preziose sovvenzioni dalle sue ricchezze private. Tuttavia, prevedeva anche di fargli firmare un documento che l’esponeva ad una postilla ben camuffata, ma comunque presente nel suo "contratto". Questo piccolo cavillo diceva che se un cavaliere, senza eredi né congiunti (come il giovane era), fosse stato al comando di un contingente di paladini e fosse malauguratamente caduto sul campo di battaglia, i suoi beni sarebbero stati, espropriati e ridistribuiti dall’Ordine ai ranghi meno abbienti. Il cavillo valeva anche se fosse “sparito” improvvisamente in circostanze misteriose. In questo modo il giovane sarebbe stato spinto a guidare bene le sue truppe e a non ripiegare troppo su certi vizi di famiglia, poiché se fosse morto o semplicemente scomparso, insomma se avesse fatto il furbo, avrebbe perso tutto.
“Astuto…”
Pensò Stuard tra sé.
Soprattutto quest’ultima scelta rappresentava la vera via di Paladine, una via evidentemente non basata solo sulla forza bruta o sulla saggezza asettica, ma su l’equilibrio tra queste due qualità, egualmente indispensabili per essere un grande paladino. Un mix tra coraggio e virtù insomma.
Tuttavia Stuard comprese, al di la delle piccole differenze soprattutto storiche con lo scenario che aveva vissuto, anche il pericolo per “l’Ordine” nascente, rappresentata da questa terza via. Davvero pochi uomini si sarebbero rivelati infatti, soprattutto all'epoca, pronti per abbracciare la via del "Drago di Platino". Bisognava esser saggi, colti, astuti e forti insieme e quasi nessuno in quei tempi così disastrosi avrebbe manifestato contemporaneamente tutte queste qualità. Nemmeno "Vinas Solamnus" stesso. Ecco perché Seraphin si era allontanato spontaneamente.
Il giovane guerriero annuì soddisfatto e quando Lord Broadblade gli lesse la consapevolezza di aver compreso negli occhi, ripose di nuovo le sue cose al loro posto, ed invitò i suoi ospiti ad andare a mangiare e a riposare qualche ora. La compagnia accettò di buon grado il suo consiglio: tutte le loro curiosità si erano estinte per adesso, ed ora potevano iniziare a pensare alle cose importanti.
Per esempio, come fare a raggiungere la “Tomba di Huma” senza rimetterci la pelle.
La "terza via".
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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