Lord Kanthor Broadblade accolse i nostri eroi con grande calore.
Ovviamente Sir Falstaff consegnò immediatamente al suo comandante la lettera di referenze scritte da Sir Owen prima di farli entrare e questo diede il tempo a tutti di ricomporsi dopo lo shock iniziale. La somiglianza con Sturm Brightblade era talmente marcata, che Estellen aveva creduto inizialmente che egli fosse suo padre, visto che qualche ombra di grigio spuntava qua e la, sui capelli, sulla barba e sui suoi lunghi baffi neri. Poi però si rese conto che al massimo avrebbe potuto essere suo fratello maggiore, visto che quell’uomo non poteva aver superato di molto i quaranta.
Quando Sir Falstaff fece segno con la mano che la compagnia poteva entrare ed accomodarsi, la strana sensazione di parlare con un vecchio amico invece che con il comandante di “Castle Eastwatch” non li abbandonò un minuto. I nostri eroi presero posto davanti a lui, si presentarono ad uno ad uno e attesero che i due cavalieri, che li avevano scortati fin lì, salutassero il loro leader e si ritirassero. Non passarono nemmeno tre secondi che Sir Francis aveva già richiuso la porta alle sue spalle.
Lord Kanthor si mostrò cortese, ma anche curioso nei confronti del nano e dell’ergothiano, che avevano scelto di viaggiare per miglia e miglia in compagnia di tre solamnici, poi fece un inchino rispettoso verso Estellen, come imponeva l’etichetta, ed infine regalò un paio di commenti molto positivi sulla casata degli “Uth Mohdi”, di cui Kail era l’ultimo erede. Tuttavia quando Stuard menzionò la sua, gli “Uth Breannar”, il comandante della fortezza ebbe un sussulto piuttosto evidente. Nessuno della compagnia faticò a notarlo. Egli non disse niente, ma si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, aggrottando in maniera assai perplessa le folte sopracciglia. Ovviamente Stuard, arso dalla curiosità, gli domandò per quale motivo avesse reagito in quel modo non appena aveva appreso le sue generalità. Inoltre ne approfittò anche per chiedergli se la sua casata dei “Broadblade” fosse in qualche modo imparentata con quella dei “Brightblade”.
La risposta di Kanthor, ad entrambe le domande, fu tanto inaspettata quanto evasiva.
Da quello che Stuard aveva intuito, pareva infatti che attorno ai “Broadblade” non fossero collegati soltanto i “Brightblade”, ma in qualche modo anche gli “Uth Breannar”! In parole povere, la somiglianza che aveva con Sturm non era affatto casuale e, a quanto pareva, non lo era nemmeno il legame che il suo antico primo avo aveva con quello della sua casata. Almeno questo era quello che aveva lasciato intendere.
“Questa storia ha a che fare con il capostipite della mia famiglia, giovane cavaliere. Non è qualcosa di cui amo parlare, ma siccome solo voi, per qualche motivo che non conosco, avete notato questa “somiglianza”, posso dire che si, queste due famiglie un tempo erano molto vicine….”
Notando che Stuard non avrebbe mollato l’osso così facilmente, sospirando, Broadblade si aprì giusto un po’ di più.
“Un tempo, “Seraphin e Benedict Brightblade” erano fratelli. In seguito al suo giuramento di paladino però, Seraphin decise di cambiare cognome in “Broadblade” per evitare problemi al fratello. Tuttavia… Sir Stuard… preferirei adesso affrontare la questione principale, che riguarda i motivi che vi hanno spinti fin qui. Avete la mia parola, dato il cognome che portate, che riprenderemo l’argomento in un secondo momento.”
Stuard aprì la bocca per commentare quanto non approvasse quella decisione, ma uno sguardo severo di Estellen gliela richiuse di scatto. Lord Kanthor li osservò entrambi e comprese immediatamente quanto forte fosse il legame che teneva unite quelle persone. Riprese in mano la lettera di Sir Owen, si schiarì la voce e cominciò:
“Ahem… dunque, signori. Ho letto dalla lettera, peraltro parecchio motivata affinché io prestassi la massima attenzione alle vostre esigenze, che siete diretti alla “Tomba di Huma”. Posso sapere perché vorreste rischiare le vostre vite per svolgere un semplice pellegrinaggio in quel luogo circondato da pericoli ed insidie?”
I nostri eroi si guardarono un po’ indecisi. Ancora non erano certi di poter condividere ogni cosa con quell’uomo. Certo, era un cavaliere, dell’ ”Ordine della Spada” per giunta, ma la loro missione era importante e delicata e non era saggio esporsi troppo prima di apprendere qualcosa in più su di lui. Pertanto Kail rivelò ciò che era strettamente indispensabile per essere preso seriamente, dicendo che la compagnia faceva da scorta ad Estellen, che era un “antico chierico di Paladine”. Raggiungere la “Tomba di Huma” diventava fondamentale dunque, affinché grazie a lei si potessero ottenere le “giuste armi” per combattere l’oscurità e vincere la guerra.
Lord Kanthor lo guardò di sottecchi, assai poco convinto che quello era tutto. Poi spostò il suo sguardo penetrante su Estellen, che gli sorrise di rimando. Notando che era poco più di una bambina, il condottiero scosse la testa e riprese:
“Questa notizia che mi portate è assolutamente… incoraggiante… mi fa molto piacere apprendere che il ritorno degli dei su Krynn sia qualcosa di concreto e non solamente dicerie portuali…. mi state dando speranza e di questo vi ringrazio. Tuttavia, non credo che le abilità di dama Estellen saranno sufficienti a difendere le vostre vite “dall’orda”. Le montagne e la valle sono pattugliate costantemente da sciami di creature malvagie provenienti da Daltigoth. Se non fosse per questo avamposto e per gli elfi che impediscono a quei mostri di risalire da sud, tutta la zona sarebbe ormai caduta e alla mercé degli eserciti invasori.”
Un iniziale attimo di silenzio sembrava aver convinto Broadblade ad aver persuaso la compagnia a rinunciare.
Si sbagliava: Estellen stava solo riflettendo sulle sue parole.
La portavoce di Paladine gli rispose ben presto, sottolineando quanto i rischi per le loro vite non fossero importanti: la sopravvivenza del mondo intero dipendeva dal fatto che loro raggiungessero o meno la “Tomba di Huma” e “l’antica forgia”. Se non ci fossero riusciti, ogni cosa sarebbe andata perduta e quindi prima o poi anche le loro vite.
Lord Kanthor mise immediatamente le mani avanti.
“Esiste molta confusione su questo punto, mia signora Estellen. Le persone credono che nella “Tomba di Huma” sia presente anche la “sacra forgia” o magari un modo per accedere ad essa. Vi garantisco che dentro il “santo sepolcro” non c’è nulla che assomigli ad una fucina o ad una specie di passaggio o di condotto, che potrebbe fungere da collegamento con la “sacra forgia”. E’ un tempio consacrato, questo si…. pieno di “presenze mistiche” superiori. Io stesso ho assistito a più di un miracolo innanzi al sepolcro del grande cavaliere… ma “l’antica forgia” si trova da qualche altra parte, probabilmente non lontana, ma il cui accesso è andato dimenticato dopo il “Cataclisma”.”
Estellen abbassò tristemente gli occhi, un po’ sfiduciata da quelle parole. Eppure “sentiva” che Lord Kanthor ne sapeva di più sull’argomento. Notando che Kail era assorto in cupe riflessioni e pareva guardarsi intorno un po’ confuso, ed intuendo che in quel frangente il mezzelfo non l’avrebbe aiutata con la sua proverbiale diplomazia, la giovane sacerdotessa scelse la via diretta e ribadì al cavaliere che, malgrado tutti i suoi avvertimenti, ammonimenti e tentativi di farli desistere, loro non avevano alternative. Non potevano rinunciare. Potevano morire nel tentativo di arrivare alla tomba, questo si, ma abbandonare la loro missione non era proprio possibile.
“Mia signora, io comando un reggimento di appena 146 soldati. Ogni giorno rischiamo di morire per liberare le strade dai goblin e dagli orchi, per permettere il commercio con gli elfi e i piccoli villaggi più a sud. Attraversare le montagne, per arrivare a “Foghaven Vale”, è letteralmente un suicidio. Non conosco a fondo i motivi della vostra missione, né appieno le vostre capacità, anche se non ne sottovaluto certo il valore, ma non sacrificherò i miei uomini per inseguire una mera leggenda, ormai andata dimenticata…”
Stuard stava per rispondergli che loro non l’avevano certo chiesto, ma fu anticipato dalla sua amica, la quale provò a scavare a fondo nell’anima del condottiero, facendogli notare che avrebbe gradito sapere cos’è che egli stava tenendo per sé. Promise di non rivelare a nessuno quell’informazione, garantendo anche per i suoi amici.
Broadbalde la guardò attentamente e scorse qualcosa di antico e saggio al di là quei lineamenti da adolescente. Non era certo se fosse davvero un'antica sacerdotessa di Paladine, come gli era stata presentata, ma di certo avrebbe pensato a lei se ne avesse dovuto immaginare una.
“Molto bene, lady Estellen, vedo che siete determinata quanto se non più dei vostri compagni. Vi dirò cos’ho nascosto nel cuore, sicuro che non sarò giudicato per ciò che penso. Prima dello scoppio della guerra, quando cioè la “Tomba di Huma” poteva ancora essere visitata, perlomeno da noi cavalieri, ho sempre sospettato come voi che essa avesse qualche legame nascosto con la “sacra forgia” e con le “Montagne del Drago” proprio lì di fronte…”
Stuard domandò subito cosa fossero queste “Montagne del Drago”. La risposta di Lord Kanthor fu immediata.
“E’ una poderosa rappresentazione di un drago, scolpita nella roccia da Paladine stesso. Almeno secondo la leggenda. Si dice che la magia del “Drago di Platino” ancora pervada “Foghaven Vale”… io stesso ne ho avuto testimonianza più di una volta durante i miei pellegrinaggi….”
Estellen azzardò a chiedere a che cosa si riferisse di preciso.
“Voci… voci potenti e rassicuranti e una volta anche l’apparizione fugace di un fantasma…”
Broadblade lasciò la frase spezzata, ed iniziò a fissare un punto nella stanza in preda ai ricordi. Notando poi che la dama bianca non cedeva di un centimetro, riprese tosto a raccontare il suo aneddoto.
“Un bambino, mia signora… un bambino apparso per pochi attimi tra le ombre. Egli mi ha guardato e sorriso. Non ha detto nulla, ma mi ha trasmesso grande forza… da quel momento seppi che un grande pericolo si sarebbe abbattuto presto su Krynn e che sarei dovuto stare attento. Tuttavia seppi anche che non sarei stato solo, perché Paladine era con me.”
Estellen annuì soddisfatta: non sapeva bene se quelle informazioni sarebbero state utili alla compagnia, ma almeno adesso avevano qualcosa su cui ragionare. Sopra pensiero, Broadblade pronunciò un’ultima frase, che in seguito non seppe spiegare a se stesso il perché l’avesse pronunciata. Forse era stato Paladine a suggerirgliela, chi poteva dirlo?
“Da quando la guerra è ufficialmente scoppiata, mia signora Estellen… questi luoghi… sacri… sono stati letteralmente invasi. Come se… come se le forze della Dea Oscura volessero impedire… impedire qualcosa quaggiù. Qualcosa di fondamentale, che si verificò secoli fa, ma che adesso, il solo crederci, rappresenterebbe una ben magra speranza nel cuore degli stolti.”
La portavoce di Paladine sgranò gli occhi, così come Stuard. Lord Kanthor aveva fatto centro, ma non ci fu il tempo di capire se fosse stato il caso a quel punto confessare che loro si trovavano lì proprio per quel motivo: per riforgiare la Dragonlance, per ridare la speranza ai popoli liberi di Krynn! Questo perché Theros si era alzato dalla sedia e aveva mostrato con orgoglio ciò che portava con sé.
“L’uomo dal braccio d’argento!”
Esclamò Broadblade alzandosi di scatto dalla sedia.
“C’erano giunte alcune voci dai cavalieri di Sir Windlow che l’uomo dal braccio d’argento fosse tornato, ma in pochi conoscono l’importanza di un simile evento. Solo i colti e gli eruditi ccustodiscono il vostro segreto, mastro Theros e fortunatamente questo vale anche per le forze della “Regina Oscura” o sareste stato ucciso immediatamente e già da parecchio tempo.”
Sentenziò il cavaliere, non riuscendo a togliere gli occhi di dosso alla meraviglia argentina che sostituiva il braccio dell’ergothiano. Theros abbassò lo sguardo mestamente e sussurrò:
“Si, mio signore… l’ho davvero temuto quando sono stato fatto prigioniero e torturato nei sotterranei di Welmet…”
Lord Kanthor a quel punto domandò cosa fosse successo laggiù e Stuard fu contento di fargli un breve riassunto di quelle vicende. Il cavaliere si rattristò moltissimo per la morte della moglie di Sir Owen: conosceva personalmente Therese e immaginava molto bene il dolore del marito per la perdita di una donna così brillante ed amorevole. Per fortuna però il piccolo William si era salvato dalla crudeltà della chiesa dei cercatori e solo grazie al loro intervento per giunta. Stuard cercò di essere il più succinto possibile, ma aggiunse che Sir Francis sarebbe entrato molto volentieri nei dettagli. Soprattutto riguardo il distaccamento di Lord Hummels stanziato proprio sotto Welmet e gli ordini che aveva impartito Sir Owen a riguardo. Lord Kanthor annuì, a dire il vero un po’ spaventato dall’idea di aver avuto il nemico così vicino senza saperlo.
Poi abbozzò un sorriso, ed alzò le mani in segno di resa: d'altronde, chi era lui per frapporsi tra la Dragonlance e il suo cavaliere? Certo, erano necessari i draghi per poter utilizzare le lance e lui non aveva saputo niente ancora sul loro ritorno, ma sarebbe passato davvero poco tempo prima che le voci dal mare avessero portato questa notizia in questo angolo dimenticato dagli dei. Per adesso ci pensarono Estellen e Stuard ad aggiornarlo circa il ritorno dei cromatici e la speranza sul conseguente, prossimo, arrivo dei metallici.
Broadblade spalancò la bocca incredulo.
Il cavaliere ci mise un po’ a digerire quell’incredibile informazione. Alla fine però si scosse e rivelò che per raggiungere la “Tomba di Huma”, bisognava arrivare alla “valle nebbiosa”, passando per un nascosto sentiero tra i monti Lastgaard. Normalmente non sarebbe stato un viaggio lungo o difficile, ma in questi tempi bui sarebbe stato invece praticamente impossibile: troppe pattuglie, troppi orchi. Avrebbero fallito sicuramente se avessero tentato questa sortita. Perfino se avesse fornito loro un’intera guarnigione di cavalieri. Infatti, secondo il suo parere, anche la “Regina Nera” cercava la forgia, a questo punto pareva chiaro che fosse proprio per impedire ciò che loro avevano intenzione di fare. Sfortunatamente, se anche ci fosse stato un altro modo per arrivare al “sacro tumulo”, nessuno ne era a conoscenza.
Lord Kanthor però aggiunse, con un pizzico di orgoglio, che la valle era ancora oggi un luogo mistico potente e benigno: nessuna creatura malvagia poteva entrarvi! Ecco perché le pattuglie di orchi sciamavano in lungo ed in largo e senza sosta per quasi tutta la catena montuosa, ma senza poter assediare direttamente il "santo sepolcro".
Estellen ringraziò di cuore il cavaliere, dicendo che avevano apprezzato davvero tanto queste informazioni. Adesso avrebbero cercato un modo di capire come utilizzarle al meglio e poi gli avrebbero fatto conoscere il loro piano, sperando che egli li avrebbe supportati con ogni mezzo disponibile.
Broadblade annuì nuovamente. Poi spostò gli occhi sul mezzelfo, insolitamente taciturno. Kail ammise che stava riflettendo su qualcosa che aveva notato nella stanza: qualcosa che era molto strano si trovasse qui, visto dove l’aveva vista prima. Si trattava di una targa, che il mezzelfo indicò al cavaliere e che recitava così:
“Qui, tra le rovine di Baleph, è custodito un segreto antico. Un segreto che solo un cavaliere di Solamnia può riportare alla luce. L’antica e ormai perduta usanza di quando erano gli dei a scegliere i propri seguaci e non il contrario. Quando tutti i cavalieri erano baciati dal favore degli dei e quando l’oscurità era lontana dai loro cuori!”
La stessa targa era stata da loro ritrovata nel maniero abbandonato sopra il tempio perduto di Baleph, laddove era custodito l’antico trespolo che sorreggeva un tempo l’armatura di “Vinas Solamnus”. Inutile dire che questa scoperta aveva confuso non poco Kail, che stava cercando come interpretare questo fatto.
“Quello è un antico documento, Kail Uth Mohdi, scritto dal mio, bis, bis bis, avo, a sua volta copiato da un altro documento che avrebbe dovuto riferirsi ai tempi andati di “Vinas Solamnus”. Insieme al grande fondatore dell’Ordine e a “Gabriel di Caela”, c’era anche un mio antenato: “Seraphin Broadblade”… tuttavia, come ho detto prima, egli non godeva di troppa considerazione da parte del cavalierato e dunque la mia famiglia non ne parla mai con piacere…”
A questo punto Stuard non riuscì più a tenere a freno la sua logorante curiosità e anche se avesse rischiato di contrariare Estellen, lo scongiurò di raccontargli tutto ciò che sapeva sull’argomento. Almeno le cose collegate al suo progenitore.
“Beh, dagli scritti pare che “Seraphin”, ed un altro… “cavaliere”… siano andati un po’ troppo sopra le righe…”
Stuard non riusciva a capire a cosa si riferisse Lord Kanthor, ma molto presto tutti i puntini si sarebbero collegati nel giusto modo.
“Dovete sapere … che, agli albori del cavalierato, esisteva un unico “Ordine”... davvero “speciale”. Un “Ordine” che seguiva una “particolare pratica” che portava a diventare dei veri e propri “paladini di Kiri Jolith e Habbakuk”, secondo la visione originale donata dai figli di Paladine a “Vinas Solamnus”. Sembra però che questo mio avo ed il suo scudiero, avessero invece scelto di seguire una terza strada, ma dai documenti non si capisce molto bene il perché della loro decisione. Non si sa cioè, se fossero stati loro a scegliere questa via o questa via a scegliere loro. Tuttavia, in pochissimi conoscono la verità sul mio avo e quest’altro cavaliere, ma a questo punto converrebbe che io vi mostri qualcosa di importante, Sir Stuard. Sempre che non vi sia venuto appetito o vogliate riposare prima qualche ora.”
Inutile dire che nessuno si oppose a questa proposta, lasciando che Lord Kanthor facesse strada fino al terzo piano, dove, egli spiegò, era custodita quasi per intero la storia della sua famiglia.
“Potrebbe essere una coincidenza, Sir Stuard, ma egli si chiamava “Breannar”, ed era lo scudiero del mio avo, prima di diventare a sua volta cavaliere.”
Continuò pacato Broadblade, scortando infine la compagnia dentro una grande sala piena di oggetti d’epoca, che riguardavano principalmente araldica, elaborati stemmi di famiglia e soprattutto libri. Tanti antichi libri.
“La mia piccola biblioteca di famiglia è sopravvissuta ai millenni e alle guerre, perché i Broadblade hanno sempre servito il cavalierato in avamposti distaccati dalla Solamnia, lontani dagli intrighi e dalle cospirazioni così care ai cavalieri. In questo modo, il nostro patrimonio, la nostra storia, è stata preservata da incendi, furti e atti rovinosi su commissione.”
Il cavaliere portò i suoi ospiti vicino ad un grande tavolino in mogano, sul quale era aperto un voluminoso ed impolverato tomo.
“Questo è il nostro libro di famiglia, tramandato di generazione in generazione. Tutti i Broadblade conosciuti sono riportati qui…“
Lord Kanthor sorrise amaro e a quel punto Stuard ritenne di dovergli parlare della sua recente esperienza sull’isola di Crystine. Gli raccontò delle prove per diventare paladino, il cui percorso aveva ritrovato personalmente nella foresta e delle nicchie con gli inginocchiatoi nell’antico "tempio di Baleph". Gli raccontò dei nani e delle dodici statue, ma per adesso evitò di rivelargli che si era anche sottoposto al rito d’iniziazione e che Kiri Jolith l’aveva infine scelto come suo portavoce.
Broadblade però non sembrò reagire a queste incredibili, preziose informazioni, come il giovane cavaliere si era aspettato. Egli aveva un atteggiamento distaccato e consapevole di chi si attendeva che una cosa del genere poteva accadere in quel posto. Era più che altro stupito del fatto che fosse finito laggiù con i suoi compagni per un motivo all’apparenza casuale e che anche loro avessero di fatto “rinvenuto le rovine sotterranee del Tempio di Baleph”: tutti coloro che si erano infatti recati sull'isola di Crystine, portando nel cuore questo obiettivo, non avevano trovato nulla: solo rovine, ruderi e sassi, senza alcun significato e valore.
Tutti tranne lui e quel ragazzo.
Entrambi infatti avevano portato alla luce qualcosa. Qualcosa di “sacro, antico e dimenticato”, che in qualche modo adesso avrebbero potuto condividere tra di loro e forse anche con gli altri cavalieri. Quel guerriero risoluto era giovane, ma era evidentemente seguito con tanta attenzione ed interesse dai figli di Paladine. Sospirando, Lord Kanthor annuì ancora e poi iniziò a raccontare ciò che sapeva su “Seraphin Broadblade”, sul suo scudiero “Breannar” e sulla “terza via”, che essi intrapresero per volontà di un “terzo dio”.