Il nano parlò un pò con Estellen, ma la giovane non si rese conto se Dougan fosse in effetti un po’ "toccato", oppure se nascondeva dei segreti troppo profondi per essere portati a galla da lei. In alcuni momenti sembrava portasse sulle spalle delle verità inesplicabili, in altri invece si comportava come uno svampito che non sapeva nemmeno come si scendesse dal letto.
In ogni caso il gruppo era sfinito e dovevano trovare assolutamente un rifugio per la notte. Dougan disse loro di non preoccuparsi per questo, di prendere i feriti, pregare per i morti e muoversi verso la forgia.
Gli elfi, che rispondevano ai nomi di Selune, Nanuke, Silara, Dentae e i due ragazzi, Giltan e Portios, avevano nel frattempo risposto alle domande di Kail. Il mezzelfo aveva domandato loro come erano finiti prigionieri degli orchi e Selune, che sembrava l’elfa più grande o con più leadership, rispose che stavano fuggendo da Silvanesti a causa di un oscuro sortilegio che era calato da qualche mese sulla loro foresta e che aveva probabilmente l’epicentro nella capitale, a Silvanost. Lungo la strada per Langtree erano stati poi intercettati dagli orchi, che avevano sfruttato l’occasione prendendoli prigionieri. Tuttavia avevano notato subito che gli orchi non si stavano dirigendo nel Blode per venderli come schiavi, ma molto più a est, dove avrebbero dovuto catturare un nano importante per il loro sciamano, che avevano sentito chiamarsi Shantak. Queste informazioni le avevano reperite perché la sera prima era arrivato un emissario da Langtree, che portava proprio la lettera che il mezzelfo aveva in mano. Kail le domandò se era riuscita a vederlo in faccia, ma Selune rispose che l’uomo era stato ben attento a non farsi scorgere in viso. Il resto era storia.
Kail le domandò se una di loro sarebbe stata disponibile a scortarlo alla foresta se fosse servito, ma Selune rispose che solo il dono di Chislev avrebbe permesso ai non elfi di attraversare Silvanesti e che quindi avrebbe dovuto prima di tutto chiedere ausilio a lei. L’elfa gli segnò sulla mappa il luogo dove sorgeva il tempio della dea della natura e dei boschi, ma comunque restò disponibile ad aiutarlo a portarlo fin lì, qualora si fosse reso indispensabile. Poi Kail le chiese se conosceva un’elfa di nome Eyne Londelle, ma capì che lei e le sue sorelle erano troppo giovani per averla conosciuta. Tuttavia Nanuke gli raccontò un aneddoto interessante. Glli raccontò che aveva sentito molti anni prima più volte sua madre intimarle di non correre per i boschi di notte, altrimenti sarebbe arrivata “Londelle, la Dama Oscura”, a prenderla e a portarla via di casa. Kail rimase un po’ perplesso dal racconto di Nanuke, ma intuiva che non era andata poi troppo lontana dalla verità circa la natura di quell’elfa.
Stuard invece tentò di parlare con lo sciamano circa il contenuto della lettera, dove si parlava chiaramente di un complotto ordito da Roderick dei Cercatori e Shantak chierico di Hiddukel. La lettera diceva di "prendere il nano che serviva ai loro scopi", ma di lasciare in vita il resto del convoglio, ed ora lui voleva capire quali fossero questi scopi. Sia degli orchi, che della chiesa dei cercatori.
Purtroppo però Shantak si rivelò un osso duro: alle domande di Stuard, egli replicò scagliando un potente maleficio su Kail, che l’aveva maltrattato qualche secondo prima. Il mezzelfo per poco non morì soffocato a causa del sortilegio dell’orco. Solo grazie all’aiuto di Estellen riprese pian piano a respirare.
Decisero dunque di lasciarlo stare, anche se Kail, in quel momento, l’avrebbe volentieri fatto passare a miglior vita. L’avrebbero portato con loro a Langtree e lì, davanti al Barone, avrebbero smascherato il complotto di Roderick, anche grazie alla testimonianza di Rammesty.
Nel frattempo Dougan li stava aspettando davanti al portone e rivelò loro, nel suo surreale modo di parlare, un’informazione molto importante: gli orchi bramavano ciò che pensavano fosse custodito ancora nella forgia di Reorx: il martello del dio dei nani! Questo perché la Regina Oscura sapeva bene che se quel martello non fosse sparito dallo scenario di guerra che lei aveva immaginato, sarebbe esistita ancora la possibilità che qualcuno potesse forgiare di nuovo le dragonlance: le mitiche armi con cui il cavaliere Huma l’aveva ricacciata nell’abisso! Purtroppo gli orchi non potevano sapere che il martello del dio dei nani non era più custodito nella forgia, ma nella Tomba di Huma. Come il nano fosse a conoscenza di queste incredibili rivelazioni restava un mistero.
Tuttavia lui spronò i nostri eroi ad entrare nella forgia, attraverso il portone sigillato.
Kail fece notare a Dougan che nessuno di loro conosceva l’incantesimo per entrare nella forgia, ma il nano gli sorrise furbescamente di rimando, dicendo che non serviva alcun incantesimo per entrare nella casa di Reorx. Rivelò però che solo un chierico della luce poteva vedere la serratura mistica sulla porta, ma per fortuna il mezzelfo ne aveva uno proprio lì con lui.
Estellen si avvicinò dunque al portone e in effetti riuscì a scorgere una piccola serratura risplendere e poi manifestarsi su una delle due ante. Però lei non aveva la chiave.
Tutti guardarono interrogativi il nano a quel punto.
Roteando gli occhi e grattandosi la barba, come a vole sottolineare con poteva averla dimenticata, tirò fuori da sotto il cappello una piccola chiave d’argento. Estellen la prese e la infilò nella toppa che evidentemente solo lei vedeva. Quindi il portone di metallo si aprì con un lungo stridio e Dougan fece entrare tutti all’interno tranne l’orco. Shantak sarebbe rimasto davanti al fuoco, solo e imbavagliato fino al mattino. Se il suo dio l’avesse voluto, sarebbe certamente sopravvissuto altrimenti tutti se ne sarebbero fatti una ragione.
Rammesty fu messo vicino ai cavalli e gli elfi rimasero con lui a vegliarlo.
Dougan, Duncan e i nostri eroi invece si incamminarono lungo un profondo corridoio in granito nero. Larghe colonne svettavano da terra fino al soffitto e un’atmosfera solenne aleggiava su gruppetto di visitatori.
Quella era la casa di Reorx, il suo tempio più sacro e i passi che echeggiavano e rimbalzavano sulle pareti parevano i boati del suo martello sull’incudine.
Dougan spiegò che si erano trovati lì non per caso, che stavano seguendo un lungo e intricato disegno degli dei e che presto avrebbero dovuto fare una scelta. Questa scelta però non sarebbe stata tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato: entrambe le scelte sarebbero state giuste, ma ognuna di loro li avrebbe portati verso destini diversi. Insomma si sarebbero sottoposti ad un test caratteriale e nessuno li avrebbe giudicati per questo. Avrebbero dovuto solo riflettere sulle conseguenze che questa scelta avrebbero presto portato nei loro cuori e nei loro pensieri.
Giunti di fronte ad un’immensa fucina, Dougan gli mostrò due enormi arazzi affissi ai lati della forgia. Questo era il punto in cui avrebbero dovuto prendere la loro decisione e tutti, chi più e chi meno, furono presi da un senso di ansia e di preoccupazione.
Nella Forgia di Reorx.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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