Il viaggio a cavallo durò circa otto ore e il gruppo eterogeneo di avventurieri si domandò più volte se fosse il caso fermarsi da qualche parte prima che fosse sopraggiunta l’oscurità e quindi il pericolo.
Il territorio si mostrò perlopiù arso dal sole e collinoso, anche se durante la cavalcata incontrarono anche diverse macchie di alberi in cui potersi eventualmente riparare e accampare. Dopo averne parlato, decisero però di raggiungere almeno il punto dell’agguato, che non si trovava proprio vicinissimo alla “Forgia di Reorx”, poi si sarebbero regolati in base alla luce che avrebbero avuto a disposizione.
Nel frattempo Stuard e Kail fecero alcune domande di natura tattica al capitano. La prima domanda riguardava le circostanze dell’agguato e Rammesty confermò che gli orchi sembravano sapere molto bene il momento in cui lui e la scorta dei nani sarebbero passati in quella zona. Inoltre aggiunse che la loro proverbiale ferocia si era molto attenuata una volta messe le mani sul nano che gli interessava. Il che era molto strano e apriva diversi interessanti scenari su questo personaggio.
Secondo Durcan e Duncan, Dougan Redhammer era un mercante itinerante, famoso in ogni angolo di Krynn. Egli era affascinato da Reorx e le leggende che circolavano su suo conto e aveva deciso di organizzare quell’anno il proverbiale pellegrinaggio alla “Forgia” completamente a sue spese. I nani non sapevano altro su di lui, quindi, se Dougan poteva avere qualche altro valore specifico per gli orchi nessuno poteva immaginarlo.
Kail appariva abbastanza sicuro che qualcuno nei piani alti di Langtree avesse tradito, spifferando agli orchi i movimenti del capitano, della sua scorta e dei dignitari nani al seguito. Stuard sembrava d’accordo con lui e non faticava ad immaginare chi potesse aver ordito una trama del genere. Solo non capiva il perché. Era tutto molto strano.
Il capitano Rammesty condusse la compagnia a nord est oltre la “Forgia di Reorx”, smontando da cavallo qualche minuto prima delle sei di pomeriggio. Mostrò un’area antistante una piccola radura e lì Kail poté fare le sue ricerche. Il mezzelfo lavorò qualche minuto in mezzo all’erba e alla sabbia e scoprì diverse cose interessanti. Intanto che gli orchi erano sei, poi che con loro c’era anche un nano e più avanti notò le tracce di almeno cinque o sei elfi, probabilmente prigionieri.
Kail e i suoi amici puntarono dunque verso est, in direzione del luogo sacro ai nani e lo fecero a passo svelto perché sapevano bene che non dovevano attardarsi: gli era rimasta non più di un’ora, forse un’ora e mezza di tempo prima che venissero avvolti dall’oscurità.
Quindi il mezzelfo risalì sul cavallo e guidò i suoi compagni, seguendo le orme degli orchi.
Da quello che capì, anche confrontandosi con i nani, i loro nemici avevano fatto un giro strano. Era come se Dougan stesse prendendo tempo, allungando il più possibile agli orchi l’arrivo alla Forgia. Duncan spiegò che il suo comportamento era perfettamente normale: nessun nano avrebbe accompagnato volontariamente un gruppo di orchi in un luogo sacro a Reorx. Soprattutto perché non era infrequente che tra di loro ci fosse un adoratore di Hiddukel, mortale nemico del dio dei nani.
Dopo circa un’ora di cammino, le tracce si infilavano in una piccola macchia di alberi, oltre la quale si celava una radura che avrebbe rivelato su un grosso e sigillato portone di metallo incastrato all’interno delle pareti di una collina.
Il gruppo scese da cavallo e Kail andò in avanscoperta.
In alto, su un albero, un corvo si era appollaiato su un ramo, ed Estellen interpretò quel segno come qualcosa di non buono che sarebbe capitato a breve. Quando la giovane chierica si mosse verso di esso, fissandolo con i suoi occhi violetti, l’uccello gracchiò e volò via. Estellen rimase impietrita e Stuard la dovette richiamare due volte prima da destare la sua attenzione. C’era qualcosa laggiù, oltre gli alberi. Qualcosa di oscuro e malvagio. Stuard sguainò subito la spada e notò che questa volta ben due delle gemme sulla lama si erano accese. Quella smeraldina e quella bluastra vicino l’elsa. Era la prima volta che aveva notato risplendere la gemma blu e rimase perplesso su ciò che questo dettaglio avrebbe dovuto significare.
Il capitano disse a Kail di essere cauto mentre andava in ricognizione: se gli orchi l’avessero scoperto, per lui non ci sarebbe stata alcuna speranza di salvezza.
Kail si mosse velocemente e in silenzio, come solo la sua gente sapeva fare e arrivò ad un accampamento.
Nascondendosi in mezzo ai cespugli si fece un chiaro quadro della situazione. C’erano sei orchi guerrieri, quattro stavano controllando il portone di metallo alle loro spalle, uno era di guardia a sei elfi prigionieri vestiti di stracci, a prima vista donne e bambini, mentre quello più grosso stava parlando con un settimo orco, ma diverso dagli altri. L'orco diverso era più basso degli altri, vestito interamente di nero e ricoperto da ninnoli inquietanti. Emanava un’aura estremamente negativa, oscura. Gli ricordò il sacerdote di Sargas, Tyshek, ma quello che aveva davanti sembrava molto più malvagio del minotauro che aveva incontrato sulla Perechon.
Avrebbe giurato si trattasse di un seguace di Hiddukel.
Infine seduto tranquillamente su un tronco di un albero c’era un nano vestito con colori sgargianti e un cappello con piuma.
L’orco nero cercava di comunicare con il nano, ma egli continuava a dirgli che non si poteva entrare nella Forgia di Reorx: serviva un potente incantesimo per farlo e lui certamente non conosceva tale incantesimo. Aggiunse anche che se avessero continuato a sfidare la pazienza di Reorx, prima o poi il dio dei nani avrebbe scagliato il suo potente martello su di loro. Gli altri orchi sembravano intimoriti dalle sue parole, ma quello vestito nero non sembrava esserne toccato in maniera particolare e cominciò a minacciarlo pesantemente.
Kail intuì che c’era poco tempo per pensare e molto di meno per agire. Ripiegò dunque verso il punto d’incontro con i suoi compagni e spiegò loro la tragica situazione.
O si agiva subito o ben presto di Dougan Redhammer sarebbe rimasto solo un cadavere senza vita. Il tempo era davvero tiranno!