Quando la compagnia, insieme a Sir Owen, uscì dal sottobosco e potè guardare il panorama dall’alto, non notò alcun gigante impazzito che stava terrorizzando la città o massacrando i suoi abitanti.
Fortunatamente.
Stuard annuì, compiaciuto per avere avuto, pochi momenti prima, la giusta intuizione: eliminato il “Wight”, il mostro sarebbe fuggito via, magari risalendo il crinale est e scomparendo tra le montagne. Per quale motivo fosse stato condotto lì, proprio al porto e in che modo, visto che sembrava esser spuntato dal nulla, il cavaliere però non sapeva dirlo.
Kail mugugnò dietro di lui.
Per il mezzelfo c’era qualcosa che non andava in quella spiegazione. Cioè, che fosse una trappola o meglio, una specie di diversivo pareva chiaro anche a lui, ma qualcosa non gli quadrava con le dinamiche con cui si erano svolti i fatti. Tutto gli sembrava esser avvenuto con troppa tempestività, come se ci fossero uno o più processi decisionali nascosti, che quel diversivo stava celando alla loro attenzione. D’altronde, che Lord Hemmels fosse una vecchia volpe, Kail lo sapeva fin troppo bene.
Sir Owen non perse troppo tempo ad osservare Welmet al chiaro di luna: sistemò meglio il fagotto che teneva in braccio e scese in basso verso il sentiero che portava ai moli.
Nonostante l’ora fosse decisamente tarda, c’era quasi tutta la cittadina per le strade. D’altronde, eventi importanti si erano succeduti velocemente quella sera e senza nemmeno far riprendere fiato: l’arresto dei cercatori, l’arrivo del gigante ai moli e ora il ritorno a casa del governatore, scomparso nel bosco ad inseguire un oscuro incantatore.
La folla si accorse quasi subito del rientro in città dei nostri eroi e corse, fiaccole alla mano, ad acclamarli come dei veri e propri salvatori. La gente sciamava loro incontro, dando pacche di approvazione e rivolgendo frasi ammirate a Stuard e i suoi amici, finché Sir Francis e alcuni altri cavalieri fecero un po’ di spazio tra le maglie della calca di persone, permettendo a Sir Owen di passare senza essere subire troppi scossoni.
Felice di rivedere il suo superiore ed amico, Sir Francis disse trafelato, anticipando qualunque domande da parte del governatore:
”Milord, il gigante ha sbatacchiato qua e la la “Di Caela” e poi si è inabissato… non ha causato danni e questo è stato davvero inaspettato: pensavamo davvero che questa volta si sarebbe messa proprio male e che quel bestione ci avrebbe fatto tutti a pezzi .“
Inabissato? Un gigante? Intuendo i suoi pensieri ricolmi di perplessità, Sir Francis aggiunse:
“Si, milord, si è tuffato in acqua e si è diretto da quella parte, verso il crinale ovest. Dobbiamo forse inseguirlo?”
Il suo sguardo sembrava quasi implorare Sir Glendower a rispondere negativamente.
In ogni caso, qualsiasi cosa avesse deciso di fare il governatore, restava un mistero che quella creatura, che odiava l’acqua tanto quanto un nano di montagna, avesse deciso proprio quella strategia. Sarebbe stato sicuramente più naturale che fosse fuggito via per i fitti boschi, sradicando alberi e scalciando via grossi massi dal suo cammino, ma mettendo pur sempre i piedi sulla solida terra. Invece si era immerso in acqua e nonostante il terrore che doveva aver provato, si era diretto verso un punto, un luogo preciso: il crinale ad ovest di Welmet!
“Avete fatto già abbastanza, cavaliere… “
Sentenziò Sir Owen, tranquillizzando subito il suo luogotenente. Poi gli ordinò di far rientrare nelle case la gente e di seguirlo alla sua tenuta.
“… soprattutto voi mia signora. Tuttavia vorrei chiedervi un ultimo sacrificio: potreste presiedere alla cerimonia, domani mattina, per dare un decoroso addio alla mia amata Therese? Ordinerò poi a Sir Francis di scortarvi subito a “Castle Eastwatch”, così da richiedere anche assistenza in caso che quel mostro ritorni. Anche se non credo che lo farà, se ho capito bene. Giusto?”
Concluse poi il cavaliere, con un pizzico di apprensione e guardando i nostri eroi ad uno ad uno negli occhi.
Estellen annuì, affermando che a suo parere Welmet non sarebbe stata minacciata dalle forze del “Signore dei Draghi”, perché così aveva deciso la loro sovrana Takhisis. A sentire di nuovo quel nome, che non udiva da quando era piccolo e solo nelle storie raccontate da sua nonna quando aveva fatto delle marachelle, Sir Owen rabbrividì: gli antichi dei erano dunque tornati e non tutti loro erano evidentemente benevoli nei confronti dei mortali. Ovviamente Estellen aggiunse anche che avrebbe officiato volentieri una cerimonia per garantire, da parte di Welmet, l’ultimo saluto a Therese. Sir Owen la ringraziò dal più profondo del cuore, poi tornò ai suoi cupi pensieri.
“Chissà cosa avranno voluto fare mandando qui quel gigante a sbatacchiare le nostre navi. Più ci penso e più non ne ho alcuna idea…”
Concluse il governatore tra sé, iniziando a salire il viottolo che conduceva alla sua casa.
I nostri eroi lo seguirono da presso.
Certo che la situazione era assai strana: in prima istanza sembrava che fosse stato il “Wight” a controllare il gigante, almeno secondo le indicazioni fornite dalla spada incantata di Stuard. Una volta sguainata infatti, aveva rimandato due bagliori distinti: uno verde che puntava il mostro sul pontile e l’altro rosso che finiva nella radura. Dopo aver abbattuto il non morto, ci si sarebbe dunque aspettato che la possente creatura si fosse liberata del suo influsso mentale e avesse reagito fuggendo via per la scarpata o frantumando ogni cosa che gli si fosse parata davanti. Non certo che decidesse di farsi un bagno gelato nell’oceano. Soprattutto se, a quanto pareva, si era proprio diretta verso il crinale ovest, ove sorgeva la tana di Lord Hemmels e i suoi uomini.
Insomma, tutto faceva pensare che a muovere i fili di quella “devastazione ambulante” fosse stato qualcun altro e non il “Wight”, ma Stuard, non avendo più estratto la spada dal fodero dal momento in cui aveva messo piede nella radura, non poteva fornire alcuna conferma o smentita di questa ricostruzione dei fatti. Kail suggerì che forse era stato proprio Lord Hemmels a controllare il gigante, richiamandolo indietro quando si era assicurato che nessuno di loro, Estellen in testa, avrebbe potuto più ostacolare la sua fuga. Interpretazione audace e interessante, ma Stuard ammise che erano troppe le lacune che avevano di tutta questa storia per intuire davvero dove risiedesse la verità. Meglio dunque concentrarsi sul futuro e affrettare la loro partenza per “Castle Eastwatch”. Il tempo era tiranno e lui smaniava per abbandonare il prima possibile questa città e gettarsi finalmente nel vivo della loro missione .
Il corteo di cavalieri e miliziani si spense alla tenuta Glendower, ove il governatore diede precise disposizioni affinché venissero assegnate delle camere per i loro ospiti, cosicché potessero riposare almeno qualche ora. Poi organizzò una processione per far si che l’indomani, nella prima mattinata, si accompagnasse tutti insieme il corpo tumulato della moglie Therese in chiesa, così da regalarle l’ultimo caloroso addio da parte della città intera. Egli fece chiamare dunque il becchino e l’imbalsamatore, affinché uno si occupasse della sua bara e l’altro di ricomporre il suo corpo, davvero in condizioni terribili.
A tale scopo la salma di Therese fu portata nelle sue stanze da Sir Owen in persona, che si assicurò che il piccolo William non venisse svegliato in alcun modo da rumori sospetti ed inquietanti. I due professionisti lavorarono alacremente su di lei e alla fine il suo corpo venne vestito, truccato e coperto in quei punti in cui nemmeno l’abilità dell’imbalsamatore poteva far nulla per celare la mancanze della carne e di organi molli sul suo volto martoriato. Quindi venne adagiata nella bara, ed issata sul carro che già aspettava il suo macabro fardello, fuori dal cancello, dalle prime luci dell’alba.
La compagnia, riunitasi finalmente con Flint e Theros, seguì la processione fino alla chiesa dei cercatori. La bara di Therese fu portata in spalla all’interno della struttura e il governatore, dopo un breve discorso di apertura, dove mostrò a tutti cosa era rimasto di sua moglie, ribadi ancora una volta aspramente la responsabilità di Strauss in questa triste e dolorosa vicenda. Nel cuore del cavaliere albergava sempre la speranza che i più facinorosi avrebbero abbandonato le loro velleità di protesta riguardo all’arresto dei cercatori, se avessero visto con i loro occhi cosa era accaduto alla sua compianta moglie.
Sir Owen teneva stretto il piccolo William per le spalle, mentre con voce rotta parlava alla folla in lacrime. Poi chiamò Estellen a benedire la salma e a dedicarle l’ultimo saluto. La presentò come un chierico degli antichi dei e, nonostante il confuso brusio degli astanti, si augurava davvero che la portavoce di Paladine palesasse qualche suo effetto speciale per condizionare in maniera bonaria i cittadini di Welmet.
Tuttavia, la giovane sacerdotessa si espresse invece con poche essenziali parole e non diede spazio né a brillamenti di luce divina, né ad altri tipi di effetti pirotecnici. Benedì la salma in silenzio, tenendo gli occhi chiusi e le mani sulla sua sua fronte coperta da un foulard rosa. Un po’ deluso, Sir Owen la ringraziò ugualmente e le offrì una lettera di raccomandazione indirizzata all’attenzione di “Lord Kanthor Broadblade”. Poi affidò la compagnia a Sir Francis, il quale, intorno a metà mattinata, scortò i nostri eroi e un altro pugno di cavalieri alla “Di Caela”.
Estellen regalò qualche parola di conforto per il piccolo William prima di imbarcarsi, augurandogli il meglio e di mantenersi sempre in quel modo: coraggioso e pieno di speranza, perché era la speranza che teneva insieme il mondo, quando l’oscurità più cupa avvinceva i cuori dei buoni.
Quindi la nave salpò e iniziò un nuovo capitolo di avventure per i nostri eroi: “Castle Eastwatch” avrebbe aperto le porte alla “Tomba di Huma” e la tomba del grande cavaliere alla “Sacra Fucina”, ove Theros avrebbe potuto forgiare la “Dragonlance”. Grazie ad essa, sarebberi nata la speranza, che avrebbe tenuto insieme il mondo, quando l’oscurità più cupa avrebbe avvinto i cuori dei buoni.
Un ultimo dolce addio.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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