Sir Owen discese la via che conduceva al porto come una furia, seguito da presso dai suoi uomini e da Kail e Stuard.
Il cavaliere cercò di farlo ragionare lungo la via, ma il governatore pareva irremovibile. Alla fine si rassegnò e non gli disse altro. D’altronde, se si fosse trovato al suo posto, forse avrebbe fatto la stessa cosa, se qualcuno avesse condannato alla sofferenza eterna Deneva o Estellen. Anzi, probabilmente avrebbe fatto anche di peggio che ucciderlo. Quindi non poteva biasimarlo se alla fine avesse scelto di trucidare sul posto Strauss e il suo seguito di truffatori maledetti.
Kail invece aveva un tale, cupo cipiglio addosso, che in pochi ebbero il desiderio di avvicinarlo e scambiare due chiacchiere con lui. Il mezzelfo ribolliva di rabbia. Non tanto perché fosse così toccato per il terribile destino capitato a Therese, ma perché non riusciva davvero a sopportare questa vile organizzazione malavitosa, subdola e infame come nessun’altra avesse mai incontrato in vita sua. Non andava particolarmente fiero per quello che aveva fatto mesi prima al prelato Roderick, ma nemmeno si pentiva o si sarebbe mai pentito per aver deturpato il suo cadavere. Detestava chi era forte con i deboli e debole con i forti, ed aver lasciato la sua testa mozzata innanzi la sua chiesa era stato un messaggio forte ma chiaro. Un messaggio che diceva senza giri di parole che non tutte le persone erano sciocchi creduloni che si lasciavano abbindolare dalle loro chiacchiere melliflue e ingannatrici, ma anzi che erano in molti a conoscere i loro metodi coercitivi e le loro sconfinate ambizioni di ricchezza e potere. Utilizzare il bisogno della gente di credere in qualcosa, qualcosa che desse speranza come “gli dei”, era un atto davvero riprovevole.
Una fiaccolata composta da quasi venti persone arrivò tosto alla chiesa dei cercatori: una costruzione interamente in legno e mediamente grande, che spiccava sul lato mancino del largo viottolo che scendeva verso i moli di Welmet. Le persone che abitavano lungo la strada si erano quasi tutte affacciate dalle finestre, incuriosite dalla marcia dei cavalieri, domandosi cosa fosse successo di così grave da smuovere il governatore in persona a quell’ora del mattino. Tuttavia non dovettero attendere molto per capirlo. Sir Owen infatti srotolò la pergamena davanti all’entrata della “chiesa in giallo”, come era anche chiamata da queste parti e tenendola salda davanti a sé iniziò a parlare con voce alta e ferma:
“Alto Prelato Strauss e membri della congrega dei cercatori, ho recentemente rinvenuto un documento che dimostra chiaramente la vostra implicazione diretta nel rapimento di mia moglie e di mio figlio. Questi fogli mostrano, senza dubbio alcuno, che avete versato una grande somma di denaro nelle casse della “gilda dei ladri di Palanthas”, per svolgere questo infame compito che ha portato come conseguenza estrema la morte di mia moglie Therese. Pertanto dichiaro…”
Il governatore fece passare qualche attimo prima di concludere la frase. Attimi che lasciarono tutti con il fiato sospeso, anche Stuard che non avrebbe mai permesso atti di giustizia sommaria multipli al governatore. Quel giorno non sarebbe morto nessuno a parte forse Strauss.
“… dichiaro che ogni membro appartenente alla chiesa, venga immediatamente arrestato ed imprigionato nelle segrete della mia tenuta, in attesa di regolare processo, con le accuse di favoreggiamento e truffa aggravata… e che invece al solo prelato Strauss vengano attribuite, oltre a quelle citate, anche le ben più gravi imputazioni di tradimento, rapimento, e istigazione all’omicidio. Per tali condanne è prevista la pena di morte. Tuttavia, se il prelato Strauss si arrende senza condizioni, le autorità di Welmet potrebbero essere indulgenti con lui. Quindi arrendetevi spontaneamente, senza costringerci a venir dentro a prendervi!”
Sir Owen sguainò dunque la spada in maniera intimidatoria e così fecero all'unisono tutti i suoi uomini al seguito: cavalieri e miliziani. Dopo qualche intenso secondo, il governatore urlò di nuovo ai preti di uscire fuori o lui avrebbe ordinato di buttar giù la porta e arrestare tutti in maniera assai più dolorosa e coatta.
Molte persone del circondario stavano cominciando ad avvicinarsi alla chiesa per capire cosa stesse accadendo, ma la curiosità non era affatto salutare in quell’occasione. Sir Owen ordinò dunque a due miliziani di tenere lontana la gente, perché qualcuno avrebbe potuto farsi male da lì a poco. Attese inoltre che alcune luci iniziassero ad accendersi nella struttura, soprattutto quella più in alto, che illuminavano le stanze del prelato Strauss. Il grassoccio omuncolo si avvicinò tosto alla finestra e scrutò quasi annoiato la situazione. Poi spalancò con rabbia le due ampie ante di legno e si sporse quel che bastava per farsi sentire chiaramente da tutti:
“Governatore Glendower… vorrei poter dire che è un piacere vedervi a quest’ora del mattino, ma purtroppo non è così. Arrivate qui, al cospetto alla sacra “chiesa dei cercatori”, con la vostra indisponente tracotanza, con le vostre accuse infamanti, sperando di instillare il germe della paura in me e negli altri fedeli… vi dirò una cosa governatore: voi non ci fate paura! Presto il capo della nostra santa chiesa verrà informato della vostra ridicola accusa, che sostenete avallata da quel pezzo di carta che potrebbe aver vergato chiunque. Il nostro santo padre farà mettere voi ai ceppi, ed il vostro veleno e le vostre calunnie vi si ritorceranno così contro. La gente per bene conosce perfettamente il vostro odio nei miei confronti, sebbene io abbia sempre mostrato compassione ed amore nei confronti vostri e della vostra famiglia. E voi, brava gente di Welmet: non prestate ascolto a quest’uomo… solo, ormai… provato dalla sua posizione e dalle sue perdite recenti da aver perso ogni barlume di saggezza e moderazione. Tornate nelle vostre case e non credete a queste vili menzogne: la “chiesa dei cercatori” vi ama e vi guiderà sempre attraverso le fiamme della perdizione eterna, finché troveremo la vera felicità e la liberazione totale dai piaceri della carne!”
Kail inarcò un sopracciglio: doveva ammettere che Strauss era davvero un serpente a sonagli, molto abile con le parole. Eppure, guardando Sir Owen, non pensava affatto che il cavaliere avrebbe ceduto così facilmente. Infatti urlando a squarciagola tutta la sua indignazione per quel discorso infamante, egli esplose affermando che suo figlio era vivo, ed era per fortuna tornato a casa. Egli avrebbe presto redatto una confessione scritta, sotto giuramento, sulle circostanze del suo rapimento e la descrizione precisa sulla morte della madre. Pertanto intimò nuovamente al prelato di arrendersi subito e consegnarsi spontaneamente e forse avrebbe avuto salva la vita.
Tuttavia l’arroganza senza fine del corpulento prete, prese il sopravvento, inveendo contro Sir Owen un’ultima volta e sbarrando poi le finestre, dando la sensazione di volersi barricare ad oltranza nelle sue stanze. Tuttavia, prima che il governatore potesse dare l’ordine di abbattere le porte d’accesso della chiesa e fare irruzione all’interno, un giovane prete aprì ai cavalieri, venendo subito sopraffatto e costretto ad inginocchiarsi innanzi a Glendower.
Il ragazzo aveva lo sguardo impaurito e confuso, di chi non aveva proprio alcuna idea di cosa stesse accadendo attorno a lui. Stuard lo aiutò ad alzarsi e guardò con ferocia Sir Owen e gli altri cavalieri, sfidandoli a far del male a quel ragazzo inerme. Sir owen passò oltre indifferente e ordinò ai suoi uomini di procedere. Quindi la milizia entrò a forza nell’edificio e ben presto, lavorando insieme ai pochi cavalieri disponibili, arrestarono ogni membro della “chiesa dei cercatori” presenti nella struttura.
La maggior parte di essi erano molto giovani, probabilmente dei chierichetti che si occupavano di ogni tipo di necessità dei preti più anziani. Questi ultimi erano pochi, ma avevano la stessa arroganza e superbia del loro capo Strauss. Questo particolare disse molto al mezzelfo. Evidentemente molti giovani eruditi credevano alla genuina validità e santità di questo “Ordine”, ma poi venivano corrosi all’interno dal desiderio e dalla bramosia di potere e non c’era modo di salvarli dalla perdizione.
Estellen nel frattempo si stava pettinando i lunghi capelli rossi, illuminata solo dalla stessa luce divina che il proprio braccio irrorava di continuo. Sollecitata dal chiasso che stava salendo dalle strade, sospirò e decise di raggiungere i suoi amici. Magari qualcuno del popolo poteva farsi male, ed era meglio quindi che lei si decidesse ad andare a tenere sotto controllo la situazione. Pertanto utilizzò qualche vestito pulito fornitole da Jacline e, anche se fu costretta ad adattarlo alle sue misure, decisamente meno prosperose della cuoca, riuscì alla fine a mantenere un aspetto perlomeno decente. Quindi si sbrigò a scendere le scale e ad uscire dalla tenuta. Si mise dunque a correre verso la chiesa fino a raggiungere in pochi secondi la moltitudine di persone assiepate ormai attorno all’edificio.
I miliziani tenevano lontana la folla, mentre nel cortile della chiesa erano stati sistemati i preti e i loro giovani subordinati.
Estellen si ricongiunse a Stuard, che brevemente le riassunse la situazione. La giovane annuì, quando osservò le lacrime dei giovani adepti della “chiesa in giallo”, ma quando uno dei preti anziani la riconobbe, afferrò una pietra e la scagliò violentemente contro di lei, additandola come una strega! Stuard frappose il suo scudo, ed intimò all’uomo di finirla o sarebbe stato costretto a fargli del male. Sir Owen osservò la scena e con gli occhi feroci di chi aveva superato da tempo il limite della sopportazione, entrò a grandi passi nella struttura, dando ordine a tutti, anche a Stuard di tenere sotto controllo i prigionieri.
Urlando il nome di Strauss, si mise a setacciare l’edificio.
Nessuno osò seguirlo, poiché tutti immaginavano cosa avrebbe fatto Glendower quando l’avesse incontrato e preferirono non mettersi in mezzo. Anche Estellen. Invece Kail volle andare con lui, pensando che forse avrebbe potuto essergli utile nella sua cerca.
Il mezzelfo seguiva da presso il cavaliere, ma non proferì parola. Finché, in una specie di sagrestia apparentemente vuota, notò una piccola scala nascosta proprio sotto l’architrave superiore. Aguzzando meglio la vista, si accorse che c’era un soppalco sopra l’architrave e lo fece notare anche al cavaliere. Egli, che era già uscito dalla stanza, rientrò di corsa, sistemò la scala e ci salì sopra in fretta. Spada in pugno fece capolino sul soppalco, dove però l’aspettava una brutta sorpresa.
Insultandolo con parole indicibili, Strauss lo stava attendendo con una grossa pala tra le mani! Fortunatamente, l’addestramento di Sir Owen gli salvò la vita: frapponendo istintivamente il braccio, riuscì ad attutire il colpo, ma la violenza dell’urto gli fece perdere la presa sulla scala e finire per terra, due metri e mezzo più sotto, slogandosi una spalla.
Infuriato, Kail lo ignorò. Sguainò invece la sua spada elfica e si tirò sul soppalco con estrema destrezza. Strauss aveva ancora la pala in mano, ma vedendo la strana luce omicida negli occhi del mezzelfo, la gettò subito di lato, implorandolo di non ucciderlo. Kail gli rispose calmo che ne aveva già fatto fuori uno di uomini insulsi come lui: l’alto prelato Roderick, della chiesa di Langtree in provincia di Vantal! Pertanto non avrebbe avuto scrupoli a ucciderne un altro qui, in quello stantio soppalco, se non avesse fatto esattamente come gli avrebbe detto.
Strauss sgranò gli occhi quando sentì quelle parole al veleno sul prelato Roderick e soprattutto quelle minacce dirette alla sua persona. Inginocchiandosi, annuì frignando come un bambino.
Kail gli ordinò di alzarsi e di scendere giù per le scale. Il mezzelfo lo seguì da presso. Scesi in basso, si avvicinò a Sir Owen e con un movimento secco delle mani, gli rimise a posto la spalla. Quindi gli passò la spada e lo aiutò ad alzarsi. Gli disse solo di decidere bene cosa fare della propria anima, adesso che aveva il coltello dalla parte del manico. Non esistevano seconde occasioni: un omicida rimaneva tale per sempre. Quindi lo guardò un’ultima volta negli occhi, ed uscì poi dalla chiesa.
Raggiunse i suoi amici, ed insieme attesero di capire cosa ne sarebbe stato del prelato Strauss: un uomo della peggior risma, ma forse non meritevole della giustizia sommaria del governatore.