La terribile e scellerata decisione presa da Lord Hemmels aveva sconvolto tutti nel gruppo, tanto da cambiare drasticamente le carte in tavola. Kail non era più sicuro di niente e la strategia che si era disegnato in mente, improvvisamente, perse completamente valore. Appoggiandosi stancamente al grosso sasso, che per fortuna ancora li nascondeva, il mezzelfo parve invecchiato all’istante di mezzo secolo.
Erano soli e senza speranza ora: Flint e Theros erano morti (Hemmels li aveva davvero trafitti: non si trattava di un’illusione, perché il suo medaglione non aveva reagito in alcun modo) e nessuno sarebbe venuto in quel fetido pezzo d’abisso a salvarli. Prima o poi il comandante li avrebbe trovati e si sarebbe ripreso da solo la sua corona. Forse ci avrebbe messo giorni o settimane, ma alla fine li avrebbe messi all’angolo. Probabilmente lui ce l’avrebbe fatta a scappare, utilizzando la mappa, uscendo e rientrando dai cunicoli, ma i suoi amici sicuramente no: Stuard era troppo grosso e pesante, ed Estellen troppo impacciata per seguire il suo passo. Per non parlare poi del piccolo e terrorizzato William. Passandosi disperato una mano sul viso, Kail era quasi sul punto di arrendersi, quando un barlume di speranza sembrò riaccendersi improvvisamente.
E a innescare la miccia fu proprio lo stesso carnefice dei suoi due amici.
“Avete circa due minuti prima che i vostri compagni muoiano dissanguati. So che la vostra amica chierica potrebbe facilmente curarli se ne avesse il tempo. Decidete con calma, mentre io li osservo morire lentamente, affogando nel loro stesso sangue…”
Kail non riusciva a credere alle sue orecchie!
“Figlio di un cane! E’ un giocatore d’azzardo fenomenale…”
Pensò, con un sorriso storto che si faceva pian piano largo sulle sue labbra. Ammirando interiormente la fine astuzia del suo avversario, si scosse dal torpore e adattò subito un piano d’azione, strutturandolo velocemente nella sua mente. Il mezzelfo iniziò a dare veloci e secche disposizioni a William. Poi consultò la mappa e quindi si voltò verso Estellen e Stuard per dirgli cosa avrebbero dovuto fare. Purtroppo però le parole gli morirono in bocca.
La sacerdotessa di Paladine infatti, appena aveva appreso che Flint e Theros potevano essere ancora in vita, non perse un ulteriore secondo, uscendo dal nascondiglio e raggiungendo di corsa il cerchio di luci. Ovviamente il cavaliere l’aveva seguita. Il mezzelfo chiuse gli occhi sconsolato, pregando E’li che la storia non finisse come aveva immaginato.
“Molto bene, sembra che qualcuno di voi sia ragionevole allora. Me ne rallegro. Che nessuno osi toccarli o la mia spada berrà il suo sangue!”
Gridò Lord Hemmels, impedendo che due grossi orchi aggredissero Estellen e il suo corpulento amico dietro di lei. Nonostante fosse spoglio dell’armatura, Stuard aveva la mano sulla spada di sua sorella, pronto a sguainarla e a vendere cara la pelle. Probabilmente sarebbe morto, ma ne avrebbe portati un bel po’ con lui nel sacro regno dei defunti.
Estellen scansò un paio di goblin da davanti a lei in malo modo e si piegò poi sui corpi riversi ed insanguinati dei suoi amici. Notando che ancora rantolavano, ringraziò Paladine per questa grazia inaspettata e imponendo il suo potere divino sulle loro ferite, li guarì all’istante.
Hemmels rimase impressionato dallo sfoggio di potere di “Lindaara”. Ella non aveva chiesto l’aiuto del suo dio, ma aveva curato i suoi amici utilizzando la sua stessa natura ultraterrena. La sua stessa volontà. Era dunque un avversario formidabile, come Lord Ariakas gli aveva detto! Avrebbe dunque fatto bene a non sottovalutarla, a non farla adirare troppo o avrebbe rischiato parecchio quel giorno. Quando comprese che la ragazza si era calmata e che i suoi amici erano stati curati e si sarebbero presto ripresi, il comandante disse ad alta voce:
“Verrò subito al punto, signori: voi avete trafugato qualcosa di molto importante per i nostri piani e per il nostro signore Ariakas. Restituitecela e avrete salva la vita. Rifiutate e morirete tutti come cani!”
Gli orchi sottolinearono quelle parole leccandosi sinistramente le labbra, come se pregustassero il loro sangue dolciastro sulle fauci affilate. Quasi pregando affinché i loro nemici non accogliessero l’invito di Lord Hemmels, iniziarono ad agitare le scimitarre e le asce davanti ai loro volti, spronandoli invece a combattere.
Tuttavia, né Estellen e né Stuard erano degli sprovveduti e non caddero nelle aperte provocazioni di quelle orribili creature oscure. Concentrandosi solo sulle parole del loro comandante, Stuard rispose che non c’era alcuna garanzia per loro di uscire vivi di lì, una volta che avessero consegnato la corona nelle sue mani.
Una scintilla di consapevolezza guizzò allora negli occhi astuti di Hemmels, che sorrise infido. Estellen dunque capì che fino ad un momento prima che Stuard parlasse, il comandante non era nemmeno sicuro che fossero stati davvero loro a rubare l’artefatto che tanto agognava. Una parte di lui sospettava che fossero stati invece i suoi stessi uomini ad impadronirsene e allora comprese perché un giorno, nemmeno troppo lontano, le forze del bene avrebbero prevalso su di loro, vincendo la guerra: laddove esisteva il sospetto, la mancanza di fiducia e l’assenza di compattezza, in poche parole laddove “il male” perdurava, il tracollo generale era l’unico sbocco possibile. Non esisteva vittoria di gruppo senza coesione e condivisione, ma solo caos e disfatta. Accarezzando il volto rugoso di Flint, la giovane portavoce di Paladine alzò gli occhi verso Hemmels, trasferendogli con il solo sguardo i suoi pensieri. Il comandante scosse per un secondo il capo, quasi stordito da ciò che lesse dentro. Poi continuò e disse aspramente:
“I piani del nostro signore per l’ovest sono cambiati. La guerra sta prendendo la piega che tutti ci aspettavamo nella Solamnia meridionale e centrale, ed in primavera, quando essa cadrà, il nostro signore verrà incoronato imperatore di Krynn, nel nome sacro della dea oscura!”
”Incoronato… interessante.”
Pensò Kail tra sé, riflettendo sulle precise parole che Lord Hemmels aveva scelto di pronunciare. Quindi richiamò William dai cunicoli, ordinandogli di cedergli la corona. Girandola e rigirandola tra le dita, si interrogò su quali poteri potesse mai avere questo artefatto all’apparenza così fragile. Infatti le maglie di ferro erano sottili e pieghevoli e potevano essere rotte con facilità. Il suo aspetto era semplice, essenziale, quasi fosse un giocattolo per bambini, eppure sembrava la chiave per determinare molte cose importanti per le forze del male.
Il mezzelfo valutò di offrire la propria vita pur di impedire che la corona potesse arrivare ad Ariakas, oppure rischiare di fuggire via con essa, dopo aver ottenuto la certezza che i suoi amici fossero stati al sicuro, ma erano comunque strategie troppo rischiose. Soprattutto per i suoi compagni. No, doveva seguire il piano che aveva in mente, senza azzardare nulla di improvvisato o la sacra missione di Estellen sarebbe fallita. Tornò dunque a prestare attenzione alla conversazione poco distante.
Stuard si mosse di qualche passo verso Hemmels, che istintivamente mise mano alla spada. Poi il cavaliere fece notare al comandante che loro stavano seguendo una via diversa rispetto a quella di Lord Gunthar, Parsalian o gli eroi di Solace. Dovevano svolgere dei compiti paralleli, dei quali sarebbe stato inutile da parte sua chiedere informazioni, perché semplicemente non ne avrebbe ottenuta alcuna e quindi avevano a cuore solo la loro sopravvivenza in questo momento e non quella dell’intero continente. Ovviamente Stuard si morse la lingua per evitare di far trasparire l’ansia che aveva per il destino della sua terra e della sua casa, che era stata invasa dalle forze della dea oscura. Si concentrò solo su quello che più interessava a lui in quel momento: la libertà per sé stesso e per i suoi amici, tenendo conto solo di quello che, di contro, potesse importare davvero al suo avversario, che stava adesso affrontando faccia a faccia.
Hemmels assottigliò gli occhi e guardò meglio quel ragazzo che nemmeno indossava un’armatura. Ci mise poco a capire che non era una persona qualunque: anche quel giovane guerriero portava con sé una scintilla divina e per questo anch’egli era molto pericoloso. Gettando poi uno sguardo alla donna, che ancora era inginocchiata sui corpi immobili dei suoi amici, intuì che forse avrebbe vinto quel giorno se avesse scelto di combatterli, ma il prezzo che avrebbe pagato sarebbe stato molto alto. Forse troppo. Quando poi udì la voce del mezzelfo, percependo immediatamente la sua aura oscura, ne ebbe la conferma. Egli teneva vicino a sé un bambino, ed Hemmels finalmente comprese che fine avesse fatto il “piccolo William”, citato nel contratto trafugato dalle mani, successivamente mozzate e divorate dagli orchi, di Maxime Joussef, capo del gruppo di mercenari pagati dalla chiesa dei cercatori per “custodire” lui e sua madre in questi tunnel sotterranei.
“Ecco chi era il fantasma che faceva sparire cibo ed acqua!”
Si disse, annuendo e sorridendo sinistramente in direzione del coraggioso ragazzino. Il mezzelfo teneva la corona davanti a sé, mostrando chiaramente al suo avversario che se avesse fatto qualcosa di stupido, qualunque cosa, lui l’avrebbe spezzata in due come una ciambella di pastafrolla.
Poi spiegò con estrema calma e chiarezza quale fosse il punto sul quale dovevano accordarsi: loro non avevano garanzie che avrebbero avuto salva la vita una volta consegnata la corona e lui non avrebbe avuto la certezza che i cavalieri fossero scesi quaggiù a spazzarli via, una volta concessa loro la libertà.
Hemmels ci pensò su un attimo, intuendo che Kail era diverso dai suoi amici, più simile a lui insomma. Finalmente avrebbe potuto parlare con estrema franchezza dunque.
“Se è questo ciò che ti preoccupa mezzelfo, ti dico invece come andranno le cose dalla mia parte. Poi sarà la tua saggezza a stabilire se sto dicendo la verità o meno: tu e i tuoi amici avvertirete di certo Sir Owen una volta fuori di qui, il quale però non verrà certo a stanarci con un pugno di cavalieri o con la milizia cittadina… avete appreso, immagino, che disponiamo di un gigante di collina tra le nostre fila…. manderà invece Sir Francis a richiamare la flotta e poi ad avvertire del pericolo Sir Broadblade a Castle Eastwatch. Ci vorranno dunque circa un giorno affinché Sir Windlow arrivi qui e tre o quattro per il ritorno di Sir Francis con i rinforzi. Nel frattempo, noi ci saremo dileguati già due giorni prima: come ho detto, c’è stato un cambiamento di piani. L’ovest non interessa più la nostra regina Takhisis. Resta solo da stabilire adesso quanto voi siete disposti a rischiare alla luce di queste informazioni.”
Kail guardò la corona, poi il piccolo William, ed infine i suoi amici. Quindi proprose l’unica strategia possibile: Lord Hemmels avrebbe rilasciato tutti, meno che lui. Avrebbe concesso ai suoi amici dieci minuti per lasciare quel posto orrendo, poi avrebbe potuto avere la corona e qualunque altra cosa fosse riuscito ad ottenere con le sue forze. Se qualcuno si fosse mosso di un passo prima di quei dieci minuti, tutti loro sarebbero probabilmente morti, ma l’artefatto sarebbe andato distrutto. Prendere o lasciare.
Il comandante ci pensò su qualche secondo, poi accettò: sapeva bene che il mezzelfo non stava bluffando: glielo leggeva chiaramente nei suoi occhi vagamente obliqui.
Lentamente dunque, Stuard ed Estellen aiutarono i loro amici a rialzarsi da terra e a prendere la via per le scialuppe. Kail annuì quando Estellen lo guardò e la giovane sacerdotessa, abbassando mestamente gli occhi, accettò così la decisione dell’amico.
Hemmels era perfettamente consapevole che dieci minuti non sarebbero stati sufficienti ai suoi nemici per mettere a mare una scialuppa e fuggire via dalla sua tana. Tuutavia, non poteva conoscere la complessità e la duttilità delle abilità di Estellen. Pertanto li lasciò andare, convinto di avere ancora qualche soddisfazione da togliersi prima che il sipario fosse calato. Ciononostante, dovette faticare non poco per tenere in riga i suoi uomini, che scalpitavano per fare la festa ai nostri eroi.
Quando il gruppo sparì nel budello che portava alle scialuppe, Kail riprese a parlare con Hemmels, che però rimase evasivo, impaziente di vedersi restituita la corona. Più di un orco provò ad avvicinarsi a lui, ma Kail fece chiaramente intendere di rompere in due l’artefatto se il comandante non avesse fatto rimanere al loro posto i suoi sgherri. Poi, quando il signore dei draghi affermò che il tempo era scaduto, Kail fece finta di temporeggiare qualche altro secondo, poi afferrò meglio la corona e la scagliò il più lontano possibile, verso la parte buia della caverna.
Ovviamente scoppiò il finimondo nella grotta, ed il sorriso astuto e crudele di Hemmels, che prometteva una morte atroce al mezzelfo ed ai suoi amici, si trasformò in un’espressione angosciata ed insieme preoccupata. Kail si voltò e prese a correre verso nord. Poco prima di entrare in scena con William, il mezzelfo aveva consultato la mappa di Hemmels, studiando un percorso che fosse andato in superficie, ma non troppo lontano dal punto in cui si trovava adesso. Aveva il cuore in gola, ma grazie alla sua memoria fotografica e alla sua velocità, di gran lunga superiore a quella di orchi, goblin ed umani, guadagnò dopo qualche minuto uno sfogo verso l’esterno, risalendo per uno stretto corridoio che si inerpicava verso l’alto. Quando uscì faticosamente alla luce della luna, scavando con le dita, terra ed erba, fu come se fosse emerso dalla sua stessa tomba e come uno zombie vagò per diversi secondi prima di capire dove si trovasse esattamente. Prendendo poi fiato ricominciò a correre, consapevole che nessuno l’avrebbe inseguito se avesse raggiunto in fretta la città.
Nel frattempo Stuard e i suoi amici arrivarono alla grotta d’entrata e quando tutti finalmente poterono di nuovo annusare l’aria pura e fresca della sera, si sentirono come se avessero ricevuto un dono divino. William sembrò non credere ai propri occhi quando l’acqua del mare gli bagnò i piedi nudi. L’acqua stava lavando via lo sporco, come forse il tempo avrebbe fatto con la sua anima adesso velata di oscurità. Guardando Estellen, per la prima volta da molti mesi, tornò a sorridere. La portavoce di Paladine gli sorrise di rimando, poi alzò le braccia verso il cielo ed invocò questa volta il potere del suo dio. Richiamando a sé i venti, ordinò loro di sollevarli e portarli sani e salvi sul crinale. Obbedienti, essi assecondarono il suo volere, scortando finalmente in salvo i nostri eroi. Restava una ripida discesa di un paio d’ore da fare, ma il peggio era alle loro spalle.
Se ne accorsero molto presto gli uomini di Lord Hemmels, che entrarono come furie nel budello delle scialuppe, convinti di prendersi facilmente le vite dei loro nemici, ma appurando invece che essi erano spariti, senza aver toccato nemmeno un’imbarcazione. Il comandante recuperò infine la sua corona, ma ribollì di rabbia: non solo Ariakas gli aveva tolto il privilegio di conquistare l’ovest, ma i suoi nemici, coloro che l’avevano sbeffeggiato davanti al suo piccolo esercito, erano riusciti a fuggire.
Ancora una volta li aveva sottovalutati.
Tuttavia era sicuro che li avrebbe incontrati di nuovo, un giorno, magari a Neraka stessa e quel giorno si sarebbe vendicato di loro. Non avrebbe avuto pace finché non l’avrebbe fatto! Lo giurò sulla sua stessa vita!
Giocare d'azzardo con il diavolo.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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