I nostri eroi ed il piccolo William emersero infine nella grotta che tanto agognavano, ad est rispetto a quella assai più ampia all’entrata e tosto trovarono riparo dietro un grande masso sporgente. Sentivano provenire un gran chiasso dalla caverna difronte, ed intuirono da subito che stava succedendo qualcosa di importante laggiù.
Il gruppo aveva vagato per quasi mezzora per i cunicoli interni del complesso, poiché spesso i passaggi si erano fatti troppo stretti per Stuard e quindi erano stati costretti a provarne diversi prima di trovare quelli giusti che li avrebbero poi condotti a destinazione. D’altro canto la cautela diventava fondamentale in questi casi: avevano sentito troppe ronde sfrecciargli vicino, ed essendo i muri di pietra poco spessi, sarebbe bastato uno starnuto un po’ troppo vivace per mandare all’aria il loro ambizioso piano di uscire vivi di lì.
Kail fu il primo ad affacciarsi timidamente fuori dal loro improvvisato nascondiglio.
Il mezzelfo aveva il suo sesto senso tirato al massimo come poche volte gli era capitato prima, ed in qualche modo sapeva che doveva andare a dare uno sguardo da vicino a quella confusione frastornante che intravedeva o i peli sulle braccia gli sarebbero rimasti dritti in eterno. Silenzioso come un derviscio dunque, l’esperto scout scivolò oltre il riparo, passando da sperone in sperone, anfratto in anfratto, finché riuscì ad ottenere una visuale chiara di ciò che stava capitando nella “grotta delle due casse”.
L’intera caverna era illuminata a giorno da un cerchio di alte torce che erano state conficcate nel terreno. Il fumo denso e nero saliva su, in alto verso il soffitto, ma faticava a disperdersi perché non trovava alcuno sbocco praticabile. L’odore intenso di olio era pertanto quasi inosopportabile per il suo olfatto così delicato. Urla immonde echeggiavano rimbalzando caotiche sulle pareti e creando delle strane risonanze che dolevano agli orecchi, come se il mezzelfo fosse stato trasportato, da una mano malevola, ancora una volta nell’arena di Ishtar. Kail contò circa una quarantina di persone, tra orchi, goblin ed umani all’interno del cerchio di luci.
Inoltre, dettaglio che lo lasciò senza fiato, Flint e Theros erano stati catturati e torturati ignobilmente da Lord Hemmels ed i suoi scagnozzi! I due amici erano immobili sulle ginocchia, i polsi legati da una salda corda dietro la schiena. I loro volti erano segnati dal sangue causato dalle percosse e, cosa assai strana, erano stati spogliati dei loro vestiti, poiché indossavano abiti insoliti, più simili a stracci, tipici degli orchi e dei goblin. Il chiasso era troppo alto per comprendere le parole che il “signore dei draghi” stava riversando aspramente nelle loro orecchie, passando continuamente dall’uno all’altro in cerca di risposte. Sebbene non avesse riprova alcuna, lo scout poteva comunque immaginare che cosa il luogotenente di Takhisis stesse domandando loro: informazioni sulla posizione di Estellen e sul perché si fossero spinti fin laggiù.
Eppure c’era qualcosa che non gli quadrava in quella linea d’azione.
Gli eserciti dei draghi non interrogavano i prigionieri in quel modo. Non li interrogavano proprio a dire il vero, ma se avessero avuto un indispensabile bisogno di informazioni, ne avrebbero lasciato solo uno in vita. Il più sfortunato ovviamente, poiché avrebbe assistito prima al macello dei suoi compagni, per poi sbrigarsi a parlare il più velocemente possibile in preda ad un terrore accecante.
Tuttavia, assai più probabilmente, le loro teste sarebbero dovute essere affisse su dei pali in questo momento, come monito per i fuggitivi. Intimidazione e minacce: così ragionavano gli orchi e i loro altrettanto crudeli comandanti umani. Invece Lord Hemmels li stava solo strattonando un po’ per i capelli, prodigandosi ad evitare eventuali sventramenti, tenendo a bada la marmaglia oscura che si portava dietro.
La domanda quindi sorgeva spontanea. Perché il comandante stava agendo in quel modo?
Sfruttando il caos ed il baccano assordanti, Kail ripiegò facendo rapporto ai suoi amici. Stuard condivise le perplessità del suo compagno, avanzando ipotesi sulla possibilità che Takhisis volesse mettere le mani su Estellen, convertirla ai suoi oscuri voleri insomma. Tuttavia, in base all’ultima chiacchierata tra la loro amica e una frazione della volontà della dea oscura, la strada giusta non sembrava portare a quelle conclusioni: Takhisis anzi aveva chiaramente detto che, malgrado tutti gli affanni di Lindaara per arginare i suoi piani di conquista, un giorno, nemmeno troppo lontano, lei si sarebbe trovata al suo servizio e tutto ciò che avrebbe costruito adesso, avrebbe poi dovuto distruggere più avanti.
Forse dunque, non era Estellen ciò che Hemmels voleva.
Cosa poteva esserci di tanto prezioso dunque, per rischiare di perdere il controllo sui parecchio volubili orchi? Cosa poteva superare d’importanza la sua leadership, la sua immagine autoritaria innanzi ai suoi uomini, che rispettavano solo il sangue e la forza bruta?
Il gruppo rimase in silenzio qualche istante a riflettere, poi Stuard ripercorse mentalmente i loro movimenti in quel covo maledetto e regalò l’incipit che portò tutti a svelare l’arcano. Dopo aver salvato William infatti, essi avevano scelto di trafugare il contenuto della cassaforte di Lord Hemmels. Tuttavia, essa era stata trovata aperta, quasi incustodita, come se il contenuto non fosse poi così importante per lui, altrimenti sarebbe stato costantemente sotto chiave. Era certamente vero che il luogotenente delle forze s’invasione della dea oscura non si aspettava degli intrusi che potessero ficcanasare tra le sue cose, ma conoscendo l’indole sospettosa e caotica dei soldati di Takhisis, probabilmente non si sarebbe fidato nemmeno dei suoi uomini più vicini, se le carte che Kail e Stuard avevano trafugato fossero state davvero importanti.
Invece, quella strana corona l’aveva nascosta all’interno di uno scomparto segreto nel muro della sua grotta!
Un anfratto invisibile, che solo l’abilità quasi soprannaturale del mezzelfo era riuscito a percepire. La sua vena vagamente cleptomane l’aveva poi spinto ad afferrarla e portarla via, ma questa volta forse il furto aveva generato effetti positivi, regalando loro una chance per mercanteggiare con Hemmels.
Questa ipotesi parve a tutti la più probabile e generò speranza di salvare i loro amici. Avevano dunque capito che quell’oggetto, all’inizio solamente prezioso, visto come il comandante l’aveva nascosto, era invece ed evidentemente assolutamente indispensabile per il proseguo della sua stessa campagna militare. Altimenti perché tutta quella messinscena con Flint e Theros?
Stuard indicò il cerchio di luci.
Il vecchio nano e l’ergothiano erano stati spostati malamente alcuni metri più avanti, ed ora Lord Hemmels stava urlando a tutti di tacere. Il cuore di Estellen iniziò a battere furiosamente nel suo petto: l’ansia e la preoccupazione per la sorte infausta toccata ai suoi compagni erano diventate quasi intollerabili.
“Sappiamo che vi nascondete da qualche parte. Arrendetevi e avete la mia parola che nessuno vi farà del male. Perseverate e i primi a morire saranno i vostri compagni, adesso …”
Le parole pronunciate da Hemmels furono poche, ma parecchio eloquenti, tanto che Stuard si morse un labbro e fu seriamente tentato di fare qualcosa di molto stupido come uscire allo scoperto, spada in pugno, ed andare a salvarli. Tuttavia Kail gli chiese di pazientare: c’era qualcosa nel discorso di quel comandante che non gli piaceva affatto.
Stava mentendo palesemente!
Non nella sua motivazione di fondo, che era sempre quella di tornare a mettere le mani sulla corona, ma sul fatto che se si fossero arresi, nessuno gli avrebbe fatto del male. Era assolutamente certo che, non appena avesse sottomesso Estellen, i suoi amici avrebbero fatto l’impossibile per evitare che alla sacerdotessa di Paladine fossero accadute cose indicibili. Poi, una volta che avesse ottenuto la corona, li avrebbe uccisi tutti. Quindi avrebbero dovuto agire con prudenza ed astuzia.
Kail mandò William dentro al tunnel e gli ordinò di restare nascosto con la corona finché non l’avesse richiamato a sé. Poi volle vedere se la sua teoria era corretta e che Hemmels stesse solo bluffando, minacciando le vite del nano edell’ergothiano.
Il comandante, in armatura completa di piastre con sopra evidenti le insegne di Takhisis, era davvero spaventoso. Non era la prima volta che ne avevano affrontato uno e l’ultima volta ci vollero le loro forze congiunte per riuscire a stento a sconfiggerlo. Come avrebbero fatto ad affrontare lui e il suo piccolo esercito, se le cose si fossero messe male? Stuard scuoteva la testa a questi cupi pensieri, ma non avevano altra scelta: dovevano trovare la chiave di volta per fare la loro proposta. Per poter mercanteggiare. La lotta avrebbe portato la fine della loro sacra missione. Tuttavia sarebbe bastata una virgola fuori posto, un soffio di vento nella direzione sbagliata e tutti sarebbero stati trucidati senza pietà.
“Non avete scampo. So che c’è un vero chierico con voi, ne avverto la presenza, ma non potrà proteggervi in eterno. Venite fuori, così potremo parlare. La mia pazienza si sta esaurendo, vi avverto.”
Continuò imperiosa la voce di Hemmels, dopo qualche intenso minuto d’estrema angoscia. Il comandante agitava lo spadone intorno ai colli di Flint e Theros, invitando un grosso orco, che brandiva un’ascia bipenne, a fare altrettanto. Kail si grattava la corta barba pensosamente, mentre Estellen colse un’emozione molto forte in quell’uomo malvagio. Una condizione mentale che in quel momento guidava tutte le sue azioni: la disperazione! Balbettando queste conclusioni ai suoi amici, commentò anche che, spesso, quando si era disperati, si facevano cose folli. Cose folli e stupide. Alzando gli occhi per incontrare quelli di Kail, la portavoce di Paladine sentenziò che bisognava fare in fretta o le cose sarebbero precipitate. Qualunque strada avessero scelto di intraprendere, perché il comandante era vicino al crollo nervoso.
“Questo è il mio ultimo avvertimento, poi lascerò che gli orchi si divertano con i vostri amici. Avete dieci secondi per decidere …”
Il gruppo si guardò intensamente l’un l’altro. Sapevano che perdere i due ostaggi era certamente sconveniente per Lord Hemmels, ma loro erano ancora intrappolati in quel dannato dedalo di caverne e lui avrebbe mantenuto ancora saldamente il coltello dalla parte del manico.
Kail stava per alzarsi ed andare incontro al comandante con le mani in alto, convinto dalle parole monitrici della sua amica, ma, urlando la sua frustrazione verso il soffitto, il luogotenente di Takhisis non gliene diede il tempo. Mettendosi dietro i suoi prigionieri, li trafisse da parte a parte entrambi con due colpi precisi della sua spada!
Il mezzelfo dovette reggersi per non finire in terra, mentre un terrore senza freni afferrò i polmoni di Estellen, sgonfiandole il respiro per quasi un minuto. Flint e Theros caddero a terra, afflosciandosi lentamente come foglie secche. Pulendosi il sangue dei suoi nemici sulle piastre metalliche di un avambraccio, Lord Hemmels fu accolto dalle urla acclamanti dei suoi sottoposti, che iniziarono ad agitare le armi come presi da un sacro furore.
Stuard non riusciva a credere che i suoi amici erano morti. Guardava solo in basso, profondamente rammaricato per il fatto che non aveva potuto far niente per salvarli.