Mentre Kail, Stuard ed Estellen, si erano infilati già da qualche minuto nella stretta rete di budelli che li avrebbe condotti, grazie alla sapiente guida di William, vicino o nei pressi della caverna di Lord Hemmels, Theros e Flint si erano finalmente decisi ad avvicinarsi all’uscita della grotta, scrutando con cautela se fosse il momento giusto per svicolare via o meno. Il vecchio nano aveva suggerito al cavaliere di lasciare a lui la sua armatura, ma Stuard aveva preferito non rischiare che essa potesse compromettere i suoi movimenti, già non troppo fluidi per natura, decidendo invece di sistemarla in uno dei cunicoli, in un punto preciso che avrebbe ricordato facilmente. L’avrebbe recuperata in seguito, almeno questo era quello che si augurava in cuor suo il cavaliere. Il nano fece un segno eloquente all’ergothiano, ed entrambi iniziarono a correre in direzione della pedana che dava alla grotta d’entrata: quella con le casse con il cibo e le armi. Tuttavia, dovettero subito fermarsi e trovare riparo dietro un costone di roccia, pregando di non venir fiutati dagli orchi, che sciamavano da quelle parti in lungo ed in largo.
William procedeva veloce attraverso gli angusti cunicoli sotterranei, passando da uno all’altro senza perdere un colpo e non ci mise molto infine a raggiungere una strozzata strettoia che conduceva evidentemente ad un ambiente abitato e parzialmente illuminato. Prima di andare ad esplorarlo, Kail volle però dare una breve occhiata al budello che conduceva invece alla “sala tattica” improvvisata del “signore dei draghi”. Strisciando verso l’alto, il mezzelfo si affacciò quindi dal pertugio, scoprendo che miracolosamente nella grotta non c’era anima viva.
“Un vero colpo di fortuna!”
Pensò, mentre tornava indietro dai suoi amici. Mettendo al corrente della cosa il cavaliere, stabilirono dunque una linea d’azione: loro due avrebbero provato ad accedere al covo di Hemmels, sperando di mettere le mani sulla cassaforte e il suo contenuto, mentre Estellen e il ragazzo sarebbero rimasti indietro, pronti a tutto, ma senza rischiare inutilmente le loro vite. Anche perché dal nuovo ambiente saliva uno strano rumore, come di un mantice che soffiava aria su un gigantesco camino. William era letteralmente terrorizzato da quel suono, la qual cosa non rasserenò certo la compagnia. Cautamente dunque, mani sulle armi, i due compagni si affacciarono sulla spaziosa caverna, ma quello che videro all’interno li fece seriamente dubitare se fosse davvero il caso di rischiare la sorte o meno.
Nonostante il tanfo insopportabile, che stava letteralmente facendo lacrimare gli occhi al mezzelfo, Kail notò chiaramente una creatura gigantesca che sembrava dormire della grossa in un angolo dell’ampia caverna. Lo scout bloccò per una spalla il suo amico umano, invitandolo alla cautela. La vista limitata del cavaliere infatti, non era riuscita a rendere definiti i contorni abbozzati di quell’ombra scura ed enorme che stanziava nella grotta. Stuard aveva semplicemente notato che c’era qualcosa laggù nell’oscurità, ma solo attraverso l’espressione preoccupata dell’amico intuì che fosse qualcosa di estremamente pericoloso. Fortunatamente per entrambi, seguì il consiglio del mezzelfo e si arrestò, rimanendo immobile. La grossa forma indistinta si muoveva ritmicamente, abbassandosi ed alzandosi in maniera cadenzata, mostrando infine ai due compagni esterrefatti cosa fosse quel suono cosi particolare e roboante. Si trattava del suo pesante respiro!
Il mezzelfo fece intendere al cavaliere di muoversi sfruttando quel rumore assordante a loro vantaggio, evitando di provocare involontariamente fracasso e rischiare di svegliare quel mostro dormiente. Kail non aveva mai visto prima una creatura del genere, ma aveva letto e sentito qualche storia interessante sulla sua specie. Si trattava di un gigante di collina: un mostro alto cinque o sei metri, non troppo intelligente, ma quasi invulnerabile, che soleva contendersi i territori in tempi andati addirittura con i draghi! Non era dunque il caso rischiare di destarlo per sbaglio.
Grazie all’aiuto del suo amico dalle orecchie a punta, Stuard riuscì a seguire la sua scia e ad uscire con lui da quella grotta, così disgustosa e al contempo pericolosa. Era normale che William avesse avuto paura di venire qui: un gigante di collina era un avversario ben oltre le loro possibilità, ed era terrificante solo a guardarlo. Sospirando per lo scampato pericolo, i due amici cercarono ora di orientarsi e trovare subito la grotta che cercavano.
Theros si schiacciò sulla parete il più possibile, tenendo il vecchio nano dietro di lui. Quando ben tre ronde accorsero da nord verso sud e passarono accanto a loro e poi oltre la pedana, capirono che erano molto poche le chance di passare inosservati. Sarebbe stato invece molto più probabile che avrebbero dovuto farsi largo con le armi, raggiungendo le scialuppe solo dopo aver allarmato l’intero complesso sotterraneo, ed aver rivelato al nemico la loro presenza e la loro posizione.
Tuttavia dovevano tentare lo stesso, per loro stessi e per i loro amici. Proprio mentre Theros stava azzardando una sortita: “o la va o la spacca”, una voce potente e dominante richiamò l’attenzione di tutte le ronde, invitandole a raggiungere subito la “grotta dei due letti”, poiché la “Regina Takhisis” aveva dei nuovi ordini per tutti loro. Questo perlomeno era il senso di quell’imperioso avviso.
Flint aveva dedotto che si trattasse proprio della caverna dove c’era il cadavere di Therese, quindi alle loro spalle, tenendo conto dei rimbalzi dell’eco di quella voce sulle pareti di roccia, pertanto rassicurò il suo amico: forse la fortuna si era decisa finalmente a girare nella loro direzione! Quando almeno una ventina di guerrieri, tra umani ed orchi, passarono loro accanto per rispondere alla chiamata del loro leader, ne ebbero la conferma. Strabiliati per aver ottenuto dal cielo una reale occasione per poter sopravvivere, i due amici annuirono e si tennero pronti per passare la pedana e raggiungere la grotta all’entrata, avvicinandosi così alla loro méta.
Kail e Stuard dovettero rischiare più volte di venir scoperti, prima di pervenire al covo di Lord Hemmels. Le ronde sembravano impazzite: correvano tutte ferocemente verso sud e Kail iniziò a preoccuparsi seriamente sia per Flint e Theros, che rischiavano di essere presi tra due fuochi, sia per loro stessi, che, quando sarebbe giunto il momento di ripiegare, sarebbero invece finiti dalla padella alla brace.
Tuttavia i loro sforzi almeno per il momento erano stati ripagati, avendo raggiunto finalmente il loro obiettivo. Pertanto Stuard andò subito alla cassaforte, scoprendo che stranamente essa non era stata chiusa a chiave. Il cavaliere trafugò quindi tutti i documenti, riproponendosi di guardarli più tardi, quando ne avesse avuto l’opportunità. Kail invece, si appropriò della mappa della zona, stesa e ancora incompleta in più punti, che Hemmels teneva aperta su una rozza scrivania. Sarebbe potuta tornare utile più avanti, magari per trovare strade alternative per la fuga, oppure per i cavalieri che avessero voluto scendere qui sotto a ripulire definitivamente questa feccia immonda.
In ogni caso, i due amici terminarono i loro “furti” contemporaneamente, ma mentre Stuard smaniava per fuggire subito di lì, Kail invece “sentiva” che c’era qualcos’altro di davvero importante in quella piccola grotta. Qualcosa di ben nascosto, ma che lui “percepiva” in maniera chiara. La stessa sensazione l’aveva provata nella “Torre di Fistandantilus”, quando aveva recuperato in maniera forse imprudente la “maschera dell’Apoc”. Il mezzelfo avrebbe dovuto imparare qualcosa da quell’esperienza infausta, invece continuava a cercare, quasi sospinto da una voce suadente e da una volontà ben più forte della sua. Finché, proprio quando il cavaliere stava tornando indietro per trascinarlo via con la forza, Kail smosse uno strano sasso sulla parete. Estraendolo d’istinto dal muro, rinvenenne un ampio foro che ospitava all’interno un oggetto particolare che aveva la forma di una rozza corona. Lo scout strabuzzò gli occhi e fece appena in tempo ad afferrarla e metterla nello zaino, prima che il suo ben più corpulento compagno lo strattonasse via dalla grotta in malo modo.
I due amici ripercorsero lo stesso tragitto al contrario, ma questa volta, forse a causa del fatto che il mezzelfo appariva un po’ distratto, una ronda li scorse da lontano e diede purtroppo l’allarme! Facendosi sfuggire un’imprecazione poco dignitosa, il cavaliere spinse lo scout ad abbandonare ogni forma di prudenza e a darsela a gambe senza voltarsi indietro. La strategia del cavaliere funzionò abbastanza bene, ma quando il chiasso che era esploso iniziò a destare il gigante, i due amici non seppero se avrebbero fatto bene a sperare di raggiungere il pertugio in fondo alla grotta, oppure fermarsi e tornare indietro, preferendo invece ingaggiare le ronde. Al gigante sarebbe bastato infatti allungare una mano per afferrarli entrambi e stritolarli sul posto.
Stabilendo alla fine di seguire il piano originale, i due compagni sfrecciarono coraggiosamente oltre l’enorme creatura, per fortuna ancora confusa per il baccano che l’aveva appena svegliata. Mentre gli passava davanti, Kail gli mostrò il ciondolo maledetto e consacrato a Takhisis, farfugliando che coloro che li stavano inseguendo erano nemici della “Regina delle Tenebre”! Scegliendo saggiamente di non rimanere sul posto a controllare l’esito del suo stratagemma, i due fuggitivi si infilarono tosto nel budello e si ricongiunsero con Estellen e William. Spronandoli a muoversi subito da lì, il gruppo raggiunse una zona più a est, sfruttando la mappa che Kail aveva sottratto a Lord Hemmels. Grazie ai cunicoli che William aveva esplorato negli ultimi mesi, la compagnia saltò a piè pari la zona calda del complesso sotterraneo, sbucando direttamente nella grotta a est, limitrofa a quella all’entrata. Tuttavia, malgrado le loro speranze di potercela fare ad uscire vivi sembrassero di molto aumentate rispetto alla caverna del gigante, ciò che videro nella grande grotta delle casse, li lasciò atterriti e insieme sconfortati.
Flint e Theros passarono finalmente la pedana e trovarono un riparo provvisorio dietro dei grossi sassi nella parte ovest della caverna. Contarono tre pciccole ronde armate che pattugliavano l’ambiente, ma il problema non stava tanto nel riuscire ad abbatterle o meno, quanto a passare oltre inosservati. Infatti le ronde erano troppo vicine le une alle altre e sarebbero state attratte dai rumori di un eventuale scontro prolungato. E anche se le avessero sopraffatte tutte, presto ne avrebbero richiamate sul posto delle altre e alla fine sarebbero stati scoperti e quindi uccisi o fatti prigionieri.
A meno che non avessero agito d’astuzia.
Notando che un orco ed un goblin stavano per passare proprio lì vicino, Theros illustrò il suo piano al vecchio nano che annuì e afferrò la sua affilata ascia, pronto a tutto. Quando l’orco e il suo nauseabondo compagno furono a tiro di lama, i due amici, armi in pugno, li eliminarono colpendoli alle spalle in fretta, trascinando poi i loro cadaveri nella parte buia del nascondiglio. Poi li spogliarono dei loro abiti e tentarono di adattarli alle loro misure ed esigenze.
Non dovevano diventare un orco o un goblin, dovevano solo apparire simili ad essi a chi non guardava a loro con attenzione. Bastava dunque rimanere distanti abbastanza dal resto delle ronde per fare un ampio giro della caverna, per poi infilarsi velocemente nel cunicolo che dava alle scialuppe e aver centrato l’impresa. Poi sarebbero rimasti ben nascosti fino all’arrivo dei loro amici, decidendo con loro come fuggire da quell’incubo.
Tutto sembrò andare liscio: le altre ronde sembravano non aver notato nulla di strano in loro, ma quando stavano per varcare il traguardo finale, introducendosi alla chetichella nel tunnel d’entrata, una brutta sorpresa li attese paziente, complicando forse irreparabilmente i loro piani e togliendogli del tutto il sorriso dalle labbra.