Il gruppo discuteva a bassa voce ma animatamente all’interno dell’ampia grotta, nel tentativo di conciliare la volontà di ritrovare il piccolo William e la necessità di non morire provando a salvarlo.
Stuard rimaneva sull’uscio e il cavaliere era piuttosto preoccupato dal continuo andirivieni di persone a loro ostili che sentiva sciamare e gridare intorno a lui. Le esortazioni che stavano facendosi l’un l’altro, di stanarli e sventrarli il prima possibile, non lo avevano messo certo di buon umore.
L’unico che pareva essersi estraniato completamente da quella che doveva essere una decisione fondamentale da prendere per i nostri eroi, fu il vecchio nano. Flint infatti, già da qualche minuto aveva messo una mano su una parete e pian piano stava camminando lungo il perimetro della grotta, nel tentativo di capire cosa fossero quegli strani rumori che tutti avevano percepito provenire oltre quei ruvidi ed erosi muri millenari.
Ad un certo punto Stuard rientrò di corsa nella grotta, raggiungendo i suoi amici ed invitandoli a spostarsi ancora più internamente, verso la sua zona più buia. Alcuni ciondolanti goblin infatti, l’avanscoperta di una numerosa ronda, stava per arrivare da loro e quindi bisognava fare una scelta che sarebbe risultata importantissima per il loro prossimo futuro: decidere una volta per tutte se affrontarli o meno!
Ormai ognuno di loro sapeva bene che Estellen aveva pagato a caro prezzo l’aver manifestato palesemente i suoi poteri, ed erano certi che sarebbe stato molto più difficile ora utilizzare le sue benedizioni per agire in silenzio o mettere fuori gioco i propri nemici come aveva fatto finora. Adesso le forze di Ariakas erano preparate e sapevano della loro presenza: era solo una questione di tempo venir scoperti e dare dunque libero sfogo alle armi. Tuttavia, se avessero voluto trovare il ragazzo, ammesso e non concesso che fosse ancora in vita, agire con prudenza e senza dare nell’occhio erano i due presupposti necessari per il successo di questa cerca.
Quando Kail notò che le ombre allungate dei due goblin venivano proiettate all’interno della loro grotta, capì che non c’era davvero più tempo: mettendo una mano sull’antica spada elfica, si preparò quindi alla pugna insieme ai suoi amici.
Fu in quel momento che accadde l’imponderabile: una fulminea sagoma, alata e biancastra, piombò improvvisamente da sopra le teste dei goblin, aggredendoli e ferendo uno di loro in maniera seria. Si trattava certamente di Quill! La bianca civetta di Estellen infatti era venuta in loro soccorso, aggredendo i loro nemici e catalizzando la loro attenzione su di "lei". I goblin sibilavano e si lamentavano, ripiegando verso l’accorrente ronda, formata da uomini ed orchi, e tutti insieme presero ad inseguirla, armi in pugno, tra gli intricati corridoi dell’ampio complesso sotterraneo.
Theros esalò più di un sospiro di sollievo e quando l’ergothiano si voltò a guardare i suoi compagni, comprese finalmente cosa fosse successo davvero. La portavoce di Paladine infatti, riaprì gli occhi in quel momento, regalando un caldo sorriso ai suoi amici. Spiegò che aveva pensato che nessuno più del suo animale guida avrebbe potuto aiutarli in quella situazione disperata. Sottolineò il fatto che, finché fossero rimasti nelle zone buie di questo labirinto di caverne, le possibilità di trovare il figlio di Sir Owen sarebbero state molto più numerose. Perché solo questo doveva contare: trovarlo, vivo o morto, prima di lasciare per sempre questo posto oscuro e senza speranza!
Kail annuì, così come Stuard e Theros, ma la mappa che avevano a disposizione era molto limitata e l’essere stanati era semplicemente una condizione che prima o poi si sarebbe realizzata naturalmente, malgrado tutti i loro accorgimenti. Non potevano esistere dubbi su questo punto e quando fossero stati alla mercé dei loro nemici, William o non William, la loro sopravvivenza stessa sarebbe diventata estremamente difficile.
Estellen non ebbe il tempo di replicare però, perché Flint richiamò i suoi amici nell’angolo più a est della parete nord della caverna. Il vecchio nano disse che aveva sentito filtrare dei rumori sordi da questi muri, più che dalle altre parti della grotta. Poi si chinò e prese ad accarezzare dei grossi sassi appoggiati da quella parte. Smuovendone uno, annuì. Quindi si alzò e rivelò a tutti la sua teoria: secondo il nano, questi condotti sotterranei erano molti di più di quelli che si riuscivano a vedere esternamente. La maggior parte di essi infatti, si snodavano nelle sezioni interne dell’intero complesso stesso, probabilmente figli di uno scavo certosino da parte della lava di un vulcano attivo sottomarino. Afferrando poi il sasso sotto di lui, iniziò a smuoverlo e presto rivelò un piccolo pertugio, un anfratto basso e srtetto che dava l’accesso per l’appunto a nuovi e più intricati passaggi tra le rocce.
Intuendo che William avrebbe potuto sfuggire in questo modo alla presa e all’attenzione delle forze dei “Signori dei Draghi”, Kail si offrì di andare a dare un’occhiata a questi cunicoli e visto che Estellen era l’unica, insieme a lui, che aveva le dimensioni giuste per seguirlo, decise di accompagnarlo in questa escursione improvvisata.
Nel frattempo Stuard, Theros e Flint, si schiacciarono il più possibile dietro le pietre, sperando che Paladine continuasse a guidare i loro passi e a proteggere i loro destini.
In effetti Flint aveva avuto ragione: i rumori erano più frequenti e cadenzati qui rispetto all’interno della caverna, pertanto il fine udito di Kail riuscì a guidare Estellen abbastanza facilmente attraverso quel groviglio di fitti e stretti passaggi naturali. Solo una volta la giovane sacerdotessa di Paladine era corsa in suo soccorso, correggendolo, ma era stato solo un caso sporadico. Per il resto del tragitto, il mezzelfo aveva seguito quei rumori come un vero segugio. Inoltre, l’ancella di E’li aveva pensato anche ad un ingegnoso “piano b” per ritrovare la strada per la grotta da cui erano partiti: aveva lasciato dei pezzi di stoffa ad ogni svolta, così da recuperare prontamente la giusta via, qualora la memoria di entrambi avesse improvvisamente ceduto.
Quei ritmici e cadenzati rumori alla fine svanirono, proprio a ridosso dell’ennesima curva, tuttavia questa volta il condotto non piegava verso altre sconosciute diramazioni, ma verso un vero e proprio ambiente naturale. Un piccolo anfratto da cui filtrava luce e odore sgradevole. Kail mise una mano sul pugnale: la prudenza non era mai troppa in quei casi, ma quando arrivarono in quel nuovo, minuscolo antro, non ci fu alcun bisogno di usare armi per fortuna.
Un giovanissimo e sporco ragazzino, giaceva seduto, rannicchiato in un angolo della grotta. Si teneva le ginocchia e dondolava su sé stesso, spaventato oltre ogni umana misura. Estellen incenerì il mezzelfo con lo sguardo, convincendolo senza proferire parola a riporre il coltello nella sua cintura. Poi offrì al piccolo un sorriso gentile e provò ad entrare nella grotta. Il ragazzo iniziò a tremare e quando la portavcoe di Paladine lo invitò a dirle quale fosse il suo nome, egli non le rispose, mostrando chiari segni di uno shock che ormai perdurava da mesi. Estellen si morse un labbro per la pena: “... chissà se quel bambino sarebbe mai riuscito a parlare di nuovo”. Pensò affranta. Dunque si fermò e cambiò strategia, offrendogli del cibo e dell’acqua, che il piccolo accettò molto volentieri.
Nel frattempo Kail si guardò un po’ in giro per la grotta, scoprendo dove erano finite le coperte dell’altro spoglio letto che avevano trovato accanto a quello che ospitava il corpo privo di vita di Therese. Inoltre notò molti altri utili oggetti che probabilmente avevano arredato la grotta dei due letti, come una lampada ad olio, un piccolo coltello, un piatto e un bicchiere e alcuni vestiti. Acqua e carne secca non mancavano nella caverna, segno evidente che William talvolta faceva delle pericolose sortite fuori dal suo rifugio per recuperare le cose principali che servivano a tenerlo in vita. “Un vero figlio di cavaliere…” Pensò tra sé il mezzelfo. Già, perché quel ragazzino doveva essere davvero William, visto il ricamo del grifone che aveva sui polsini ormai logori. Con pazienza, Estellen era riuscita ad avvicinarsi al ragazzo e a benedirlo, guarendolo e guadagnandosi tosto la sua fiducia.
Proprio mentre stavano uscendo dal suo rifugio, promettendo al bambino una rapida salvezza, Kail percepì rumori di battaglia, pertanto invitò sia l’amica che il ragazzo a seguirlo in fretta.
Tuttavia, come scoprirono quasi subito, il giovane William aveva altri programmi per loro.
Più o meno contemporanemante, Stuard e i suoi amici cercavano di vincere il nervosismo e l’ansia crescenti per la sorte avversa che avrebbe potuto abbattersi sui propri compagni, scambiandosi improbabili pareri tattici su come andarli a salvare in caso di bisogno. Tuttavia il loro bisbiglio venne interrotto molto presto da inquietanti voci di orchi e dal ringhio prolungato di una delle loro enormi bestie da caccia. Gli orchi non amavano molto utilizzare questi grossi segugi simili a lupi, preferendo ovviamente stanare le loro prede di persona. Tuttavia, quando si trovavano in ambienti poco conosciuti come quelli, si affidavano talvolta ai loro sensi più affinati e alla loro terribile ferocia per ghermire dei fuggitivi come erano diventati loro.
Flint deglutì dietro il suo nascondiglio: gli orchi erano entrati nella grotta e tenevano a stento la grossa fiera a freno. Sarebbero bastati pochi passi in avanti per notarli, nascosti nella penombra della parte più interna della caverna.
Eppure essi non si muovevano.
Continuavano a scambiarsi dei pareri, spesso discordanti dal tono delle loro voci, ma nessuno di loro osava muovere un muscolo oltre quel punto.
Stuard assottigliò gli occhi.
Perché quelle oscure creature, fin troppo spesso zelanti quando cacciavano, non ispezionavano oltre la grotta? Sembrava come se avessero paura di qualcosa, ma di cosa? Cosa poteva mai intimorire gli orchi? In quella caverna non c’era niente che potesse spaventarli così tanto. Perplesso, il cavaliere cambiò posizione e quel piccolo movimento venne purtroppo rilevato dal lupo, che alzò un orecchio e cominciò ad abbaiare ferocemente nella sua direzione.
Malgrado le pressioni dell’animale, i due orchi preferirono lasciar andare la fiera da sola, che accompagnarsi ad essa e scoprire perché stesse ringhiando in maniera così ossessiva. L’ultima cosa che videro, prima che essa sparisse nell’oscurità, fu uno scintillio di luce verdognola che salì dal fondo della grotta.
Poi un guaito e nulla oltre.
Braccati nelle caverne.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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