Nonostante tutti avessero una certa fretta e anche parecchia ansia di muoversi quanto prima da quella caverna, Kail volle consultare la mappa di Doug prima di prendere una decisione su dove andare.
C’erano infatti due strade diverse da poter prendere: una a est, da dove cioè era spuntato l’orco con la sua scorta. L’altra a nord ovest, da dove erano invece arrivati i due soldati umani. Il mezzelfo fece notare a tutti che quella parte di mappa era sfocata e sgualcita in più punti, ma sembrava che chi l’aveva disegnata avesse riprodotto in maniera rozza, ma abbastanza chiara, due letti all’interno di una piccola grotta situata poco più a nord est. Siccome quei due giacigli erano gli unici ad esser stati rappresentati sulla cartina, era abbastanza presumibile che si riferissero proprio a dove “alloggiasse” la famiglia di Sir Owen.
I suoi amici concordarono con lui su questo punto. Tuttavia, prima di muoversi, Stuard richiamò l’attenzione del suo amico dalle orecchie a punta a nord della caverna.
L’illuminazione era assai scarsa lì e la poca, fioca luce, che rimbalzava sui muri, proveniva da alcune torce vicino le pareti nord e nord ovest rispetto alla posizione del cavaliere. Kail raggiunse subito il suo amico, che gli mostrò parecchie casse, ammucchiate una sopra l’altra ordinatamente. Controllandone velocemente alcune, scoprirono che alcune erano piene di acqua dolce, carne sotto sale e liquori, mentre altre di armi, pezzi di armatura e scudi! La cosa inquietante era che entrambe le tipologie di casse sembrassero davvero troppe per una ventina di persone, tra orchi, goblin e mercenari umani: qui si parlava di scorte per almeno un piccolo esercito!
Stuard le fissava con odio: si leggeva chiaro nei suoi occhi che avrebbe voluto fare qualcosa in proposito. Ma cosa? Non si poteva certo portarle via o bruciarle. Non prima almeno di aver trovato la famiglia di Sir Owen. Estellen gli si avvicinò, mettendogli delicatamente una mano sulla spalla. Scavando ancor più in profondità dentro di essi, la giovane chierica vide inoltre, come se avesse avuto una terribile premoinizione, Welmet messa a ferro e a fuoco da odiose e crudeli creature malvage e cercò di rassicurarlo con parole dolci, ma invano. La sacerdotessa di Paladine sapeva molto bene che solo lei avrebbe potuto far qualcosa a riguardo, non solo per rassenerare il suo amico, ma per evitare un’ecatombe che sarebbe avvenuta molto presto. Tuttavia era anche consapevole che, se avesse rivelato interamente i suoi poteri, la loro presenza in queste caverne non sarebbe stata più segreta. Sospirando, non ci pensò su troppo: si concentrò e pregò questa volta Paladine di benedire queste armi nel suo nome. Qualunque creatura oscura, che le avesse indossate o impugnate, sarebbe stata arsa viva dalla sua ira. Una luce azzurra si levò su dalle casse e in quel preciso momento Estellen seppe che qualcuno di molto potente ed oscuro aveva percepito la sua presenza e che non sarebbe stato più molto saggio rimanere lì, ma muoversi e trovare al più presto un nascondiglio sicuro.
Theros li invitò ad imboccare in fretta il passaggio a nord ovest: dovevano pur rischiare qualcosa se volevano sperare di centrare il loro obiettivo e la via suggerita prima da Kail pareva quella più probabile.
Dunque si decisero a varcare il condotto, ove una rozza palanca di legno collegava i due ambienti, rischiarati appena, qua e la, da alcune torce sparse. Cautamente, si inoltrarono dunque oltre la trave di collegamento, capendo subito che il cunicolo qui non era del tutto naturale, ma che era stato ampliato successivamente da pirati, mercenari o forse dagli stessi orchi in questi ultimi mesi.
Tuttavia i nostri eroi non ebbero granché tempo di verificare appieno questi dettagli geomorfici, perché un drappello di nemici, composto da due orchi e tre mercenari umani, accorrevano veloci dal senso opposto, diretti verso la caverna alle loro spalle. Senza dire una parola, Kail indicò subito una rientranza sulla loro sinistra, abbastanza ampia da proteggerli dagli sguardi vigili della ronda avversaria.
Fortunatamente nessuno fece un fiato al loro passaggio, anche se il gruppo ponderò, ognuno di quegli interminabili dieci secondi, se fosse meglio tender loro un’imboscata ed ingaggiare un combattimento, oppure lasciarli andare oltre e pensarci in un secondo momento. Alla fine Kail optò per evitare lo scontro e sperare che, poco più avanti, nella caverna che riportava i due letti disegnati sulla mappa, potessero trovare sani e salvi i famigliari di Sir Owen. Se fossero stati abbastanza fortunati, sarebbero poi potuti scivolare via in silenzio, raggiungenedo di nuovo l’uscita della grotta, per poi risalire sulla costa grazie ai poteri divini di Estellen. Non tutti furono d’accordo con quella decisione, ma alla fine la accettarono.
Appena la ronda sparì nella grande caverna adiacente, il mezzelfo fece segno di muoversi velocemente, ed entrare tosto nell’ambiente di fronte. In fretta la compagnia uscì quindi dal riparo improvvisato e tagliò in due il corridoio, fiondandosi senza alcuna accortezza dentro la grotta, che si sperava fosse anche la loro mèta finale.
Stuard fu l’unico a rimanere sull’uscio, come vedetta. Due furono le cose che colpirono i nostri eroi quando si guardarono intorno nella maleodorante spelonca: la prima fu che essa doveva essere stata, fino a qualche passata settimana, arredata con mobili, armadi pieni di vestiti e cassettiere, finché qualcuno sopraggiungesse e distruggesse ogni cosa. La seconda fu che in effetti c’erano davvero due letti in un angolo della grotta, ma mentre uno sembrava composto e ancora in ordine, l’altro era stato invece spogliato da cuscini e coperte. Inoltre, un corpo giaceva sul letto buono, ma rimaneva immobile e rigido.
Il mezzelfo fece segno ai suoi amici di rimanere indietro, poi staccò una torcia dalla parete e si avvicinò per dare un’occhiata da vicino. Quello che trovò non fu un bello spettacolo per gli occhi: il cadavere decomposto di una donna giaceva infatti sdraiato sul letto! Vestita con abiti abbastanza eleganti, anche se in alcuni punti sporchi e laceri, doveva essere sicuramente una nobildonna. Il suo corpo era stato ricomposto e non presentava segni di ferite o lacerazioni. Il mezzelfo deglutì, pregando che non si trattasse di Therese, la moglie del governatore.
Prorpio mentre il ranger si era approssimato ancor di più alla salma, cercando di trovare qualche dettaglio che confermasse o allontanasse i suoi peggiori timori, le sue sensibili orecchie elfiche percepirono un rumore provenire dalle pareti. Un rumore come di passi sopra o intorno ai muri. Istintivamente, mise mano alla spada, ma alla fine concluse che doveva trattarsi solo della tensione, ormai salita alle stelle dopo quel macabro ritrovamento. Esaminando poi l’abito della dama, alla fine scorse quello che sperava tanto di non trovare: le insegne del grifone rampante di Sir Glendower, ricamato sul vestito, blasone associato direttamente a quello di Lord Gunthar. Non potevano dunque esserci dubbi sul fatto che quella donna fosse purtroppo proprio Therese.
Facendo un passo indietro, il mezzelfo spiegò a tutti quello che aveva dedotto e, abbassando il capo, chi fosse quella donna.
Il silenzio avvolse l’intera compagnia, che iniziò a domandarsi cosa fare giunti a questo punto. Estellen si avvicinò all’altro letto, quello spoglio da ogni copertura, cercando se ci fosse qualcosa, vicino o sopra di esso, che le facesse perlomeno immaginare quale destino potesse esser toccato invece al piccolo William. Fortunatamente, non c’erano tracce di sangue o altro, ma il fatto che di quel bambino non vi fosse alcun segno, non lasciava molto spazio ugualmente a molte speranze di trovarlo vivo.
Ancora una volta dei rumori sinistri salirono dalle pareti circostanti, questa volta ancor più chiari di quelli poco prima rilevati dal mezzelfo, che inarcò un sopracciglio per la sorpresa. La sensazione di essere osservati adesso divenne molto forte, tanto che Flint per il nervoso aveva estratto l’ascia dal fodero, preparandosi nella sua mente ad uno scontro imminente.
“Dunque Therese è morta, ed anche suo figlio William non ha molte possibilità di esser sopravvissuto…”
A quel pensiero, Estellen rabbrividì: forse allo sventurato figlio di Sir Owen sarebbe potuto anzi toccare un destino ancor peggiore di quello di sua madre. Ricordando infatti l’estrema barbarie perpetrata dagli orchi che aveva incontrato a Shrentak, inorridì soltanto a pensarci.
Tuttavia ardeva ancora una speranza in tal senso nel cuore del cavaliere suo amico: se il cadavere della donna non era stato smembrato e divorato dai goblin e dagli orchi, anche se morto da tempo, poteva significare solo che il luogotenente dei “Signori dei Draghi”, a capo di questa delegazione, lo aveva impedito. Pertanto c’erano buone possibilità che lo stesso destino fosse capitato al piccolo Glendower, anche se ipotizzare che fosse ancora vivo era comunque molto difficile.
Alla domanda su che cosa avrebbero dovuto fare adesso, nessuno però ebbe alcun dubbio: avrebbero continuato a cercarlo, anche se questo avrebbe significato probabilmente morire dentro quest’antro oscuro e maleodorante!
Un macabro ritrovamento.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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