Il capitano Rammesty notò le difficoltà che aveva Estellen a camminare e quando Stuard a tal proposito gli aveva domandato di indicargli una taverna dove avrebbero potuto alloggiare e riposare, gli aveva risposto poco convinto. A Langtree c’erano due taverne: “l’oca bianca” e il “buon mattino”. Tuttavia quelli erano i nomi che il barone pazzo aveva assegnato ad esse, ritenendo in questo modo di renderle meno spaventose e puzzolenti. In realtà erano bettole della peggior risma e gli avventori non erano certo meglio. Le risse e le amputazioni erano all’ordine del giorno, talvolta ci scappava pure il morto, pertanto il capitano si mostrò molto preoccupato per loro. Soprattutto per Estellen.
La giovane zoppicava, ma cercava di dissimulare il dolore meglio che poteva. Alla fine scelsero il “buon mattino”, che secondo il capitano era forse la migliore tra le due.
Estellen volle entrare per prima, ma fu costretta a indietreggiare e a reprimere un forte conato di vomito. Un puzzo di sudore, misto a vino stantio e vomito, le assalirono le narici, tanto da farla traballare indietro. Perfino Stuard ebbe difficoltà ad avvicinare il bancone per chiedere all’oste una stanza.
Fu un’esperienza terribile. Il giovane cavaliere aveva parecchio pelo sullo stomaco (suo fratello gli aveva fatto di tutto quando era piccolo), ma un olezzo come quello lo stava davvero uccidendo. Inoltre non ricordava di aver mai visto un essere umano tanto brutto come l’oste. Poi capì che si trattava di un mezzorco e cercò di dissimulare l’imbarazzo.
Kail rimase invece sull’uscio. I suoi sensi sviluppati faticavano ad abituarsi a quell’orrendo puzzo. Inoltre da quel punto poteva controllare la taverna, soprattutto i tre orchi che sedevano in fondo ad essa. Notò che dentro c’erano anche un gruppo di nani e di minotauri, ma soprattutto umani della peggior specie.
Quando Estellen si affacciò, affiancando il mezzelfo, il brusio della taverna cessò all’unisono e tutti gli sguardi si puntarono su di lei. Ora che ci faceva caso, Kail notò che non c’era nemmeno una donna in quella dannata bettola. Le cose stavano per mettersi male. Molto male.
Estellen notò gli sguardi lascivi degli astanti e un’ondata di nausea le premette sul cuore. Quando uno dei pirati, probabilmente ubriaco fino al midollo, si alzò per importunarla, ci volle tutta l’esperienza di Kail per evitare che qualcuno di loro si facesse del male per via delle sue due spade affilate. Infatti riuscì ad offrire da bere a tutti e a spostare l’attenzione su un argomento che perlomeno quei cialtroni potevano capire. Estellen la ringraziò con lo sguardo.
Quando però uno dei tre enormi orchi si alzò e, passandosi la lingua tra le fauci iniziò ad andare verso di lei, il mezzelfo temette il peggio.
Stuard però lo intercettò mettendosi in mezzo.
L’orco gli intimò di andarsene, ma il cavaliere tenne duro e anzi mise mano alla spada. L’orco allora afferrò un’enorme ascia da guerra che aveva dietro la schiena e senza pensarci due volte lo aggredì. Stuard fu veloce a sguainare la spada, che gli rimandò un bagliore verdastro, poi parò il potente colpo dell’orco. L’asciata l’avrebbe tagliato in due se la sua lama incantata non l’avesse bloccata, ma la forza del colpo l’aveva costretto ad inginocchiarsi. I due antagonisti lottarono per qualche secondo, mentre l’oste urlava di non sfasciargli il locale per l’ennesima volta. L’orco era certamente più forte, ma Stuard era stato addestrato da un vero maestro d’armi. Riuscì quindi a far leva con l’altra gamba e a tirar su la spada. Finché un secondo orco aveva estratto una rozza spada bastarda e aveva tutta l'intenzione di intervenire in favore del compagno.
Kail non si fidava a lasciare Estellen da sola, pertanto sfilò l’arco e si preparò a colpire gli orchi da lontano.
Inaspettatamente però Estellen tirò fuori dalla cintura un piccolo coltello di pregevole fattura, sgusciò oltre Kail e si preparò ad aiutare il suo amico Stuard. Il secondo orco aveva affiancato il giovane cavaliere e stava preparandosi a trafiggerlo da destra.
Prima di intervenire, Estellen chiuse per un secondo gli occhi e pregò Paladine di aiutarla in quel momento drammatico: non poteva permettere che il suo migliore amico venisse ucciso! Quando li riaprì, la testa del secondo orco era saltata via dal corpo, ed era schizzata via talmente forte da sbattere sulla parete dove c’era l’entrata e cadere poco distante il tavolo dove erano seduti i pirati.
Sia Stuard che il suo avversario smisero per un attimo di combattere, cercando di capire cosa fosse successo. Videro dietro l’orco un possente minotauro, con una grossa ascia da battaglia in mano che esclamò: ”Uno contro uno va bene. Due contro uno non è onorevole.”
L’uomo toro guardò con gesto di sfida l’avversario di Stuard e quello che era rimasto seduto, poi quando vide che l’orco stava tornando al suo posto, ripose l’ascia e tornò dai suoi compagni.
L’oste, disperato, cominciò a sbraitare per via del cadavere che aveva imbrattato di sangue la sua locanda, mentre Kail ed Estellen raggiunsero finalmente Stuard per poi salire le scale verso la stanza da letto. Prima di andare però Stuard volle offrire da bere al tavolo dei minotauri, che accettarono di buon grado.
Dire che quella stanza era un tugurio, significava fare un complimento ai tuguri. Tuttavia Estellen poté perlomeno aprire le finestre e respirare l’aria fresca della sera. Già questo le bastò a riacquistare il buonumore.
Stuard, che prima di salire, insieme alla birra per i minotauri, aveva chiesto anche del ghiaccio per Estellen, fece sdraiare la sua amica e notò che il piede le si era gonfiato parecchio. Tuttavia fu Kail a farle la medicazione, utilizzando olio di canfora e ghiaccio. Così i tre poterono riposare un po’.
La giornata era stata decisamente faticosa e dovevano assolutamente dormire. Il giorno dopo avrebbero incontrato “Ivor di Langtree”, il Barone pazzo.
Un nome un programma.