Proprio quando il mezzelfo stava per aspettarsi il peggio, un aiuto inaspettato arrivò dalla persona meno probabile della compagnia.
“Suvvia, non c’è motivo di scaldarsi troppo, Sir Owen. Penso che io e i miei compagni saremmo contenti di mettere in salvo la vostra famiglia… a patto che voi, Doug, ci riveliate perlomeno dove Strauss la tiene prigioniera. In questo modo, la gilda potrà continuare ad avere affari con la chiesa dei cercatori, per quanto ritenga che possano essere deprecabili e il governatore potrà avere indietro la sua famiglia. Inoltre, penseremo a fornire al cavaliere le prove che Strauss sia stato il mandante dei rapimenti, cosicché egli possa esercitare finalmente i suoi poteri e far arrestare quella vile canaglia. Che ne pensate?”
Il nano si era rivolto ad entrambi e con uguale intensità. Sia Glendower che Doug, poterono leggere nelle sue parole determinazione e sincerità assolute. Grattandosi il filo di barba con fare pensoso, Doug annuì. Facendo sparire il pericoloso pugnale da qualche parte nella sua casacca, rispose calmo:
“Uhm, non avevo pensato a questa soluzione intermedia. D’accordo, mastro nano. La vostra proposta sembra più morbida e gestibile di quella della bianca signora. Vi forniremo dunque la posizione precisa del luogo in questione. Ma badate bene: a voi e solo a voi…”
Il sicario guardò Sir Owen con un sorriso storto, ed una strana luce negli occhi, che non lasciavano adito a dubbi sulle sue intenzioni.
“… ma non avrete altro da noi e rammentate sempre del vostro patto signori: alla gilda non fa piacere essere ingannata. Questo vale anche se modificherete i termini dell’accordo tra noi, voi e Sir Owen. Dovrete essere voi a portare in salvo la famiglia del cavaliere. Sono stato sufficientemente chiaro?”
Continuò l’emissario della gilda, facendo chiaramente intendere a tutti cosa sarebbe accaduto se qualcuno fosse andato fuori dal seminato.
Stuard annuì e domandò, intuendo che Doug avrebbe presto abbandonato quel salotto improbabile, come avrebbero fatto ad avvertire lui o i suoi compari, quando l’ubicazione della “Tomba di Huma” fosse stata da loro scoperta. Il loro viaggio doveva per forza continuare e quindi il cavaliere preferì specificare da subito e chiaramente che non avrebbero potuto perdere tempo per andarli a cercare in giro per il continente. Il sicario schioccò le labbra e di nuovo annuì.
“Non temete, sappiamo della vostra missione e come vi avevo già detto, condividiamo i vostri propositi. Pertanto sarete contattati a tempo debito e quel giorno ci fornirete di una mappa dettagliata per raggiungere la tomba in questione. Su questo confido in voi, Kail Uth Mohdi… da quel che so, siete molto abile nel vergare mappe.”
Kail inarcò un sopracciglio e commentò che tale stima nei suoi confronti era forse mal riposta, visto che non era certo un Kender o un guardaboschi. Tuttavia il sicario ribatté che invece era certo che egli avrebbe fatto un ottimo lavoro.
Prima che la spia potesse sparire prendendo le scale, Sir Owen lo afferrò per un braccio. Senza guardarlo negli occhi gli sussurrò parole molto chiare, che tutti, perfino Theros e Flint, più distanti, riuscirono a cogliere nella loro interezza:
“Doug o chiunque voi siate. Sappiate che io vi troverò e vi ucciderò prima o poi. Avete la mia parola.”
Il sicario di rimando, invece, lo guardò con occhi gelidi come la morte. Bisbigliando appena, rispose caustico:
“Immagino che lo farete, Sir Owen… non oggi però.”
Con uno strattone Doug si sottrasse dalla presa del cavaliere e risalì le scale velocemente e senza mai voltarsi indietro. Il governatore di Welmet lo seguì con uno sguardo colmo d’odio. Poi si voltò verso la cella dei nostri eroi. Sospirando, disse:
“Molto bene signori. Pare che abbiamo un accordo. Aspetterò la notte per liberarvi, così sarà più facile “ingannare” Strauss. Appena vi sarà rivelato il luogo dove mia moglie e mio figlio sono tenuti prigionieri, vi farò scarcerare e vi restituirò le armi per portare a termine il vostro compito. A meno che vogliate lasciare a me l’incombenza di fare il lavoro sporco.”
Sir Owen pronunciò quelle ultime parole, colme di preoccupazione e tormento, come se cercasse accondiscendenza da parte di Estellen ed i suoi amici. Tuttavia, nessuno della compagnia riuscì realmente a capire cosa di buono il cavaliere cercasse di ricavare con la proposta che aveva appena avanzato. Kail ribadì infatti che Doug era stato molto chiaro a riguardo: nessuna interferenza da parte del governatore in questa “manovra di salvataggio”.
Il cavaliere si schiarì la gola e si avvicinò di un passo alle sbarre con aria complice.
“Voglio dire, potrete sempre rivelarmi dove è nascosta questa prigione, così che possa essere io a svolgere il lavoro per conto vostro. Sappiate che, una volta liberati i miei famigliari, Strauss e l’intero stuolo di preti corrotti e infami, verranno imprigionati, processati e giustiziati, grazie alla vostra collaborazione. Inoltre, in questo modo, voi non correrete rischi inutili, per voi stessi e per la vostra missione: non c’è bisogno che mettiate a repentaglio le vostre vite, se potete facilmente evitarlo. Giusto? Che cosa mi dite a riguardo?”
Kail spiegò al cavaliere che, per quanto allettante, la sua proposta nascondeva delle insidie affatto trascurabili. La “Gilda di Palanthas” non era infatti un’organizzazione malavitosa composta da ragazzini alle prime armi, ma una vera e propria “setta” che aveva tentacoli ovunque e che aveva membri insospettabili, anche in posizioni sociali rilevanti, in ogni città principale su Krynn. Non conveniva a nessuno dunque farseli nemici, nemmeno a lui che, per quanto rispettabile e potente in quanto cavaliere di Solamnia, non era certo immune alle lame e ai coltelli di qualche assassino che amava uccidere abitualmente nel sonno.
Anche Estellen provò a far capire al cavaliere che se avessero deviato dagli accordi originali, non solo avrebbero avuto problemi nel proseguo della loro missione, ma anche la famiglia stessa del cavaliere non sarebbe stata al sicuro dopo un simile gesto di aperta sfida da parte sua. Ammesso e non oncesso che fosse riuscito a liberarla infatti, nessuno poteva garantire sulla loro sorte da quel momento in poi. La forza della gilda infatti era l’anonimato: chiunque poteva essere un loro sicario, un loro mandante, una loro spia. Kail abbozzò un sorriso storto: se il destino non l’avesse condotto da Estellen, probabilmente non gli sarebbe dispiaciuta una vita come membro di questa gilda. Magari come ospite “ad honorem” o collaboratore esterno. La sua anima, per metà oscura, avrebbe avuto di che foraggiarsi attraverso la Gilda di “Palanthas”.
Nonostante gli inviti alla ragionevolezza, Sir Owen non pareva ancora convinto a lasciare il pallino della situazione nelle mani della compagnia, causando il risentimento immediato da parte di Kail ed Estellen. I due amici, a quel punto, non sapevano più cosa dire al cavaliere per spingerlo a rassenerarsi. Fu Stuard alla fine, che aveva taciuto fino a quel momento, che invece riuscì a cogliere le sfumature emotive nelle parole di Sir Owen: la paura e l’angoscia per la sua famiglia, la cui sopravvivenza era adesso affidata a cinque sconosciuti ancora prigionieri nelle sue segrete. Il giovane cavaliere affermò di ben comprendere il suo scompiglio e la sua agitazione interiore, ma con voce ferma giurò di fronte a Kiri – Jolith, che lui avrebbe salvato i suoi cari, ed offrì una stretta di mano tra cavalieri per sigillare quel patto. Sir Owen ebbe un baluginio di orgoglio nei suoi splendenti occhi azzurri. Osservò Stuard e la mano che gli era stata offerta per alcuni secondi, poi fece alcuni passi avanti e la strinse con forza. Il giovane cavaliere gli sorrise, poi aggiunse:
“Non abbiate timore, Sir Owen. La vostra famiglia tornerà da voi sana e salva.”
Senza dire altro, il governatore annuì ed uscì dai sotterranei, lasciando i nostri eroi ancora una volta soli per la notte.
Fortunatamente, la loro solitudine non durò poi molto.
Molto prima dell’alba infatti, un uomo incappucciato, che non aveva causato alcun rumore quando li aveva raggiunti nei sotterranei, si materializzò davanti le sbarre della cella di Kail e dei suoi amici. Il mezzelfo trasalì: nemmeno il suo fine udito elfico aveva sentito il benché minimo rumore prodotto da quell’uomo.
Egli si avvicinò, non pronunciò parola alcuna e fece due cose: recapitò una pergamena nelle mani del mezzelfo e recuperò la runa, ancora appesa sopra la loro segreta. Finalmente Estellen tornò a sentire la luce di Paladine scorrere in lei, ma non riuscì più a mettere a fuoco l’uomo in nero oltre le sbarre, quando riposizionò lo sguardo su di lui, poiché egli era già scomparso, fondendosi con le ombre.
Perplessa, si tirò su e si avvicinò al suo compagno mezzelfo.
“Geniale…”
Bisbigliò semplicemente Kail tra sé, dopo aver esaminato la mappa, ma né Estellen e né Stuard, capirono a cosa il mezzelfo si stesse riferendo.
Accordo tra cavalieri.
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- Scritto da Mike Steinberg
- Categoria: Krynn
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